IL COSA ED IL DOVE
Altro giro altra corsa.
Un nuovo appuntamento con DUE PASSI IN VIGNA e con i “ragazzacci” di VINARIO4 è andato in onda nella consueta location del MERCATO CENTRALE di Roma.
In verità, andrebbe definita “consueta” solo parzialmente.
Stavolta, infatti, ci siamo fermati al piano terra del Mercato, più vicini a quel cibo che, naturale accostamento al vino, troppo spesso dimentichiamo a favore del secondo.
Confesso che la cosa mi ha spiazzato non poco e, perdonate l’ardire (sapete benissimo che non riesco a tenermi nessun “cecio in bocca”), lasciato perplesso.
Davvero è stato mooolto complicato assaggiare facendo la tara ad effluvi di frittura di pesce, nuvole di origano su pizza marinara e/o gli arrembanti sentori di porchetta.
Comunque un’esperienza e, comunque, un bel successo di pubblico.
Vecchie conoscenze, diverse novità, qualche “scivolone” e tanta Qualità.
Mo: waiting for il prossimo appuntamento!
GLI ASSAGGI
IL PIEMONTE
AZIENDA AGRICOLA LUIGI VICO
Di questa bella Azienda, andateVi a leggere quanto già scritto qui.
In questa occasione, causa tempi stretti, mi sono voluto regalare soltanto un altro assaggio del loro VERMOUTH DI TORINO (base Moscato Bianco) di cui serbavo un gran bel ricordo (veramente, anche di tutte le altre etichette, ma…).
Un assaggio che mi riporta all’infanzia ed a quegli aperitivi di cui oggi si è persa memoria.
All’impronta tipica del Moscato, si aggiungono frutta candita, spezie ed un incantevole merletto di note amaricanti di salvia, china e radice di genziana.
Questo, con quei formaggi erborinati che c’ho in testa spacca davvero!
Già c’avevo fame da un po’, mo mi si è spalancata una voragine nello stomaco!
LA TOSCANA
MONTECIVOLI
5ha di Maremma che mi assaggio volentieri dopo aver visto uno che, posta la domanda: “ma questo, è biodinamico”? ha girato i tacchi e se n’è andato.
MAREMMA TOSCANA DOC VERMENTINO 2020: carico dei colori di un EVO e del sole della maremma propone un assaggio vista mare ed un naso marcatamente tirrenico.
MORELLINO DI SCANSANO DOCG 2019: dalla botte grande, un Sangiovese di cui troppo spesso si dimenticano le tipicità.
Alla faccia del “base”!
MORELLINO DI SCANSANO DOCG RISERVA 2015: tonneaux vecchi per un vino prodotto dalla selezione di uve dello stesso vigneto del “base”.
Una carrellata di spezie ad arricchire frutta calda e “sciropposa” in un vino dall’assaggio carnoso.
Un sorso “da mangiare” che mantiene comunque freschezze di bosco ed agilità di capriolo (forse per via della fauna selvatica che rompe non poco le scatole).
FATTORIA LA MALIOSA
Storia complessa quella che sta dietro la nascita della FATTORIA LA MALIOSA, e magari ci sarà modo di approfondirla in altra sede.
Siamo a Manciano, dietro Saturnia, Maremma grossetana e quasi Lazio.
160 gli ettari tra boschi, seminativi, uliveti e vigneti.
Circa 25000 le bottiglie e vini che vanno oltre il BIO prodotti secondo il “Metodo Corino”…
TOSCANA IGT “SATURNALIA BIANCO” 2020: Procanico e Trebbiano Toscano (che sono “gemelli diversi”).
Un “orange” dal naso che, dimesso, apre le porte ad una interessante balsamicità.
Assaggio caldo di sole, stoppie e frutta molto matura.
Richiami di mielose dolcezze equilibrano la buona acidità.
TOSCANA IGT “SATURNALIA ROSSO” 2019: 6 mesi di legno per questo blend di Ciliegiolo, Sangiovese e Cannonau Grigio (su piede franco).
Decisamente più “pulito” del precedente, se la gioca tutta sull’ammiccante frutto rosso, lasciando la parte di co-starring a qualche mazzo di rose.
Un vino di fresca beva e buon equilibrio, fedele compagno delle nostre giornate.
TOSCANA IGT “LA MALIOSA” ROSSO: un anno di legno e quasi tutto Ciliegiolo con il giusto di Sangiovese e Cannonau Grigio.
Ciliegiolo di nome e di fatto, mette sul piedistallo marasche ed amarene aprendosi poi ad una sottile balsamicità che dischiude le porte a terziari di cuoio (peccato per una nota laccata non troppo elegante).
Assaggio decisamente più dinamico, di ferrosa consistenza e maremmana mineralità terrosa.
TOSCANA IGT “STELLATA”: Cannonau raccolto “con molta calma”.
Un tantino “fragoloso”, nasconde buona parte delle proprie carte di erbe aromatiche e spezie.
Assaggio croccante, giocato su dolcezze forse troppo “femminili” e di onesta lunghezza.
Vabbè, non sono i “miei” vini ma, forse, dovrei solo riassaggiarli con più calma.
In calce, una personalissima nota su un packaging che, beh…quelle etichette bianche…
L’UMBRIA
TENUTA PONZIANI
Una piccola realtà di 3.5ha a 14km da Orvieto con il “plus” di una gran bella struttura ricettiva.
Quattro etichette dedicate al passato etrusco dell’Umbria e già diversi riconoscimenti al collo:
UMBRIA IGT “VELIA” 2020: blend di Chardonnay e Grechetto caratterizzato da interessanti mineralità che colpiscono il naso ampliate da una sorta di piccantezza e note salmastre.
L’assaggio aggiunge note aromatiche di salvia.
Decisamente importante il contributo dello Chardonnay, con il Grechetto che si occupa di aggiungere ben più di un pizzico di sale.
UMBRIA IGT CHARDONNAY “VEITHA” 2018 è solo Chardonnay che se n’è stato un annetto in legno.
Perde il brio del precedente ma acquista complessità speziate di giallo e dolcezze pasticcere di caramello.
Il rovere fa il suo lavoro senza far danni in un vino che perde parte della mineralità del “VELIA” e che mi piacerebbe riassaggiare con più calma e qualche grado in più.
UMBRIA IGT “FASTI” 2019: Cabernet Sauvignon e Merlot.
Il primo marca l’assaggio senza riuscire però a nascondere completamente il pamplet dii frutto rosso del secondo che va piano piano perdendosi nell’allungo di foglia di peperone del Cabernet ed in note scure di china uscendone comunque a testa alta.
Forse, e dico forse, un blend non completamente riuscito: sembra di assaggiare due vini diversi contemporaneamente.
Vince il mio premio “SEPARATI IN CASA”.
UMBRIA IGT MERLOT “NORHIA” 2018: è invece solo Merlot e si presenta come un “VEITHA” in abito rosso.
Singolarmente, riesce a nascondere il frutto dietro un sipario di spezie gialle (cannella, cumino e noce moscata).
In chiusura: COMPLIMENTI (anche per la cortesia dimostrata nella condivisione degli assaggi)!
IL LAZIO
I PAMPINI
Praticamente vista mare, quasi 7ha di sabbie ed argille tra il Vulcano Laziale ed i Monti Lepini.
VINO FRIZZANTE VARIETALE SIRAH ROSÉ “ENOTEA”: un rosato da Sirah rifermentato in bottiglia che sprigiona note di melograno e fresia a contorno di un palcoscenico amaricante di rabarbaro.
Per una beva davvero fresca e sbarazzina.
LAZIO BIANCO IGT “BELLONE” NON FILTRATO: davvero ben fatto!
Acido che, considerando il terreno da cui proviene, non mi sarei aspettato.
Agrumi e frutta matura si spartiscono il naso con erbe aromatiche e mineralità.
Assaggio coerente e dal lungo, sapido, finale.
LAZIO ROSSO IGT “IL CAPITANO” 2014: è un Cabernet Sauvignon che esce da botti grandi di secondo passaggio con un naso spiazzante.
Al naso il frutto riesce a coprire quelle vegetalità tipiche del vitigno che escono poi, però, all’assaggio unitamente ad un crescendo di visciola sorprendente.
Nel complesso mi ha fatto davvero piacere riassaggiare un’Azienda scoprendone la significativa crescita qualitativa.
BBravi!
CANTINA MORICHELLI
5ha in quel di Bracciano ed appena le bottiglie per casa.
LAZIO IGT “CARDO” 2021: un Vermentino di vulcaniche mineralità impreziosite da fiori e frutta a polpa bianca.
Lungo il finale di mandorla fresca screziato di note dolci.
LAZIO IGT “ANTHEIOS” 2021: in questo Incrocio Manzoni (che alza il tiro su complessità e sapidità rispetto al “CARDO”), fiori gialli e sale duellano avvolti in una atmosfera amaricante di erbe aromatiche.
Lontani ma non sommessi richiami di frutta tropicale e limone completano il panorama.
LAZIO IGT “FENICE” 2020: frutto della prima annata “post-incendio” che, nel 2019 ha decimato l’impianto del Syrah, accosta a questo il Violone (leggasi “quasi” Montepulciano).
Francamente, non mi sembra siano proprio in sintonia: ma mica devono per forza andare d’accordo!
Vincono il primo, la beva e noi che lo assaggiamo.
LAZIO IGT “VIOLO” 2019: solo e soltanto Violone che passa due anni in legno di secondo passaggio.
Compendio di rossi frutti di bosco arricchito da cuoio e tabacco
Bello il lavoro del legno che arrotonda parzialmente senza snaturare le spigolosità.
Fresco e coloratissimo aiuta a chiarire il sorso del precedente (ma questo solo ai “tardi” come me).
AZIENDA AGRICOLA G. IACHETTI
6ha di Agro Pontino gestiti in “scapigliata gioventù” da Gianmarco enologo cui non manca certo l’estro.
LAZIO BIANCO IGT “COLLE SAN LORENZO” 2020: per metà Trebbiano Toscano, lascia Bellone e Greco a spartirsi il resto in parti uguali.
Singolarissimi e ben delineati i descrittori di pera e “formaggio” del Bellone ben integrati con le note di frutta secca sotto miele del Greco.
Dai vecchi impianti a tendone, il Trebbiano estrae le giuste vegetalità che accompagnano il lungo finale.
LAZIO ROSSO IGT “COLLE SAN LORENZO” 2020: tre quarti di Merlot a fare l’unità con il resto di Cesanese.
Ben marcati, frutto e sostanza del primo si arricchiscono del tannino del secondo.
Lungo, fruttato e saporito, il finale.
Decisamente troppo “ragazzino”
VIGNE TONICHE
Un’Azienda che è una collezione di NO: NO alle denominazioni, NO al sughero…NO a tutto!
2.5ha ad Esperia (FR), Territorio consacrato al vino sin dal tempo dei Romani, azienda “vecchia” ma dal cuore nuovissimo.
Tanta attenzione, tanta passione ed anche il merito di aver creduto fortemente nella riscoperta e valorizzazione di due vitigni da pochissimo a Registro: il Reale di Esperia e l’Olivello di Esperia.
VINO BIANCO “REALE” 2019: al di là del vino, prodotto da impianti di quarant’anni provenienti da una selezione massale che mantiene la famiglia senza uniformare gli individui (no cloni), sono rimasto davvero colpito dal modo di raccontarlo.
Tanto Sapere, tanta Cultura e tanta Modestia: praticamente il massimo!
Comunque il naso parla tropicale (mannaggia, ananas e banana non sono di casa nel Frusinate, ma questo è) e si apre poi su campi fioriti e sbuffi di dolcezze pasticcere.
L’assaggio di freschezze e l’allungo di mandorla fresca sono garanzia di altri bicchieri.
VINO ROSSO “HESPERUM” 2019: Olivello di Esperia in purezza, sorprende per bevibilità e complessità.
Attacca di amarena, porge rose e colpisce, inaspettato, di cuoio e caffè.
Parola d’ordine: di birbante eleganza, vince per la complessa semplicità.
CANTINA FERRACCI
Che sia il “biodinamico” che cercava quello di prima?
Boh!
Io però mi ci sono fermato per caso e “a naso”.
Cantina in quel di Castel San Pietro Romano ed 1ha di vigna soltanto.
2000 bottiglie per ciascuna etichetta (praticamente il vino per casa) da 2 vigne: una di novant’anni ad Olevano ed una di 60 a Piglio.
LAZIO IGT PASSERINA “QUIPÈ 2019: vendemmia posticipata per questo “trebbianaccio” che al secolo va sotto il nome di Passerina del Frusinate.
Davvero profumata per essere il vitigno che è!
Un bel compendio di fiori di campo interseca dolcezze di miele e sbuffi minerali.
L’assaggio della 2020 rivela un vino totalmente differente, giocato su freschezze di cedro.
LAZIO IGT “AVE PETRUS” 2019: quello Comune e quello di Affile fanno a “mezzi” per un assaggio che sa di prugne, ciliegie, mazzi di viole e foglia di rabarbaro.
Più macerazione per l’annata 2020, con il risultato di un vino decisamente più rotondo ed imperniato in primis sulle spezie e con il ciliegioso frutto a fare da ballerino di fila.
Nell’uno e nell’altro è ben riconoscibile un’impronta Aziendale che sa di tradizione, identità e voglia di distinguersi.
Qualche altra piccola “aggiustatina” al tiro e poi…VIA!
Magari, se dovessi andare al prossimo VIGNAIOLI NATURALI A ROMA avrò modo di riassaggiare ed “aggiustare” un po’ anche il mio tiro.
CANTINA IL BOTTINO
Intanto gli affibbio il mio premio “CORAGGIO” per essersi presentanti ad una manifestazione come questa non solo con la prima annata in produzione (praticamente una “prova d’autore”), ma portandosi dietro anche l’EVO (sul quale, però, hanno ancora molta strada da fare).
10ha di vigne di settant’anni per 25000 bottiglie.
LAZIO IGP “AVVIO” 2020: fermentazione spontanea per questo blend di Malvasia di Candia e Bellone.
Due vitigni non “brillantissimi” all’olfatto che però, qui, sembrano andare molto d’accordo esaltandosi a vicenda.
L’imprinting è quella di mela molto matura, ma l’attesa Vi regalerà un panorama decisamente più complesso di spezie chiare e scure.
Un pochino di alcol è peccato veniale in un vino “scontroso” che vuole il suo spazio nel bicchiere ed in tavola (dove non teme affatto piatti di sostanza).
AZIENDA VITIVINICOLA ETRUSCAIA
5ha quasi sul mare di Tarquinia.
LAZIO IGT MALVASIA “BIBI” 2021: da tendoni con resa 50 q.li/ha!
Ben delineata la tipicità del vitigno (Malvasia del Lazio) ma intrisa di marina Toscana.
400 i metri slm per mettere insieme le dolcezze Toscane con le durezze etrusche.
Fresco di frutta (peccato per quella tropicale) ed intrecci di miele.
Assaggio fresco e di marina sapidità.
LAZIO IGT VIOGNIER “VIÒ” 2021: più fresco, più sapido e più rotondo…
Un palcoscenico minerale su cui si esibiscono nette sensazioni di mela e pesca croccanti.
Assaggio anglosassone e dinamico.
LAZIO IGT ROSSO “OTTO” 2021: 80% di Merlot con un 20 di Sangiovese (giusto quel “quid” che serve a renderlo un po’ più dinamico).
Una beva prontissima e “piaciona” incentrata sul frutto del Merlot che poco concede alle spezie e lascia invece spazio a liquirizia, tabacco e tostature.
Assaggio fresco e sapido che aggiunge trame di frutta secca.
LA CAMPANIA
REGINA VIARUM
Un secondo incontro dopo quello veloce di IO VINO 2022 (perchè in “zona Cesarini” e di cui potete leggere qui), per il piacere dei vini, per quello di essere ricordato e per cogliere l’occasione di assaggiare quanto persomi la volta precedente.
ROCCAMONFINA IGP ROSATO “PETALI”: è rosato da Primitivo fresco e sapido.
Un assaggio che sa di altezze e sguardi verso il mare.
Masticabile ma birichino.
FALERNO DEL MASSICO DOP PRIMITIVO “ZERO 05”: è perfetto per capire le potenzialità del vigneto da cui proviene il rosato.
Un Falerno del Massico che richiede la Vostra pazienza per una crescita che non Vi sareste aspettati. (vv.qui)
FALERNO DEL MASSICO DOP PRIMITIVO “VIGNA BARONE” 2016: finisce un anno in tonneaux dopo essere stato raccolto (da quel vigneto storico dal quale è partita la selezione per gli altri) a fine Settembre (15gg dopo la fine della vendemmia).
Prodotto solo nelle annate “giuste” per emozioni nel calice e nel cuore.
LIQUORE DI VINO “DULCIS EM”: Primitivo, amarene, zucchero ed acqua q.b.
Un assaggio netto di amarena, tabacco e mandorla che vorrebbe una temperatura di -19°C e che quindi…mi toccherà ripetere.
AZIENDA AGRICOLA FABIO DE BEAUMONT
In affiancamento a quella bella scoperta fatta grazie a GO WINE (qui) che va sotto l’acronimo di V.i.T.I.
Siamo nel territorio del Feudo di Castelvetere (AV), un’Azienda che affonda le proprie radici nel ‘600.
“LA BARONESSA” è uno “scontroso” rifermentato di Fiano.
Figlio di una annata difficile, scalcia al naso ed ancor di più in bocca, ma forse, proprio per questo, risulta essere maledettamente interessante.
Lieviti e frutta secca riempiono prima il naso e poi la bocca.
L’etichetta si merita il mio personalissimo premio “LUCC”.
CAMPANIA ROSSO IGT “MACCHIUSANELLE” 2018: un nome che è quello della contrada per 4000mq di vigneto di Barbera, bicentenario e a piede franco, richiesto specificatamente dalla Baronessa…per lei e per nessun altro!
Un impianto tipicamente piemontese che, sabaudo in terra di Borboni, assume la forma di pergola avellinese.
Prugna che emerge da un palco di erbacea vegetalità e che accompagna definite note di timo e liquirizia.
Assaggio anglosassone.
In due parole: TANTA ROBA!
E mentre aspetto con ansia la possibilità di riassaggiare tutto con la meritata calma, all’Azienda assegno pure il mio premio “BELLA SCOPERTA”!
ED ORA?
Mentre aspetto la prossima puntata di questo appuntamento che sta avviandosi rapidamente a diventare un classico, mi appunto tutto quello che avrei intenzione di riassaggiare (per dovere ma soprattutto per voglia) e, a ben guardare è davvero un sacco di roba!
Sarà un lavoraccio ma, come nella migliore tradizione, qualcuno dovrà pur farlo!