IL COSA ED IL DOVE
GoWine colpisce ancora e questa volta pone l’accento sulla Campania.
FOCUS CAMPANIA è andato in onda lo scorso 24 Novembre nell’ormai consueta location dell’Hotel Savoy di Roma proponendo al gran numero di appassionati presenti le eccellenze di 15 Aziende.
Molti nomi nuovi accanto a realtà più conosciute, conferme, scoperte e tante emozioni.
Una Regione che si conferma di livello assoluto nel panorama vitivinicolo nazionale e che dimostra grande attenzione al futuro pur mantenendo i piedi ben piantati nella tradizione.
Peccato aver avuto poco tempo a disposizione e non essere riuscito ad assaggiare di più, ma ci saranno altre occasioni, ne sono sicuro.
GLI ASSAGGI
CANTINE TEMPERE
3ha di vigneto per questa piccola realtà dell’Alto Cilento.
Un’Azienda Familiare con profonde radici nel passato ma, proprio per questo, assolutamente proiettata nel futuro.
Tra le poche realtà della zona che, nell’immediato “dopo fillossera” continuarono a credere nella vite senza convertirsi all’olivicoltura.
Prima annata la 2006.
Stasera mancava il Fiano e tutto il palcoscenico è per quell’Aglianico che loro lavorano “Taurasi style”, con lunghi affinamenti in botte di secondo e terzo passaggio.
Si inizia dall’”ETICHETTA ROSSA” 2016, una bella annata.
Dopo aver iniziato a lavorare con i lunghi affinamenti in testa, questo è il primo vino a non farne (qui tonneau e botte grande da 20hl) quasi avessero ripensato al modus operandi.
Il risultato è brillante, dinamico e vivace quasi contraddicendo l’austerità dell’Aglianico del quale non tradisce però la grande estrazione.
Freschezza e sapidità giocano un ruolo fondamentale nel gestire le complessità gusto-olfattive giocate su tabacchi e spezie ancorchè sui piccoli frutti rossi in confettura.
Passando all’”ETICHETTA NERA” 2015 la prima singolarità e che di questo vino sia stata fatta solo una riserva.
Ad un naso di una complessità disarmante, dove le visciole sono annichilite da tabacco, chiodi di garofano, liquirizia, terra bagnata e nuvole balsamiche corrisponde poi un assaggio di freschezza disarmante e forse maggiore di quella del precedente, sorretto da tannini ben vispi ed ancora non del tutto integrati anche se di serica consistenza.
Intriga per il fatto di imergerVi in una atmosfera di scure sensazioni sorprendendoVi poi con un assaggio birichino.
L’ultimo dei moschettieri è l”ETICHETTA NERA” 2011.
Frutto di un’annata “strana”, si presenta con quel non so che di mistero che mancava alla 2015.
Il frutto indossa la fascia da capitano e le spesie fanno un bel gioco di squadra, ma quello che colpisce è quella sensazione di “soffitta” misteriosa.
Un baule pieno di ricordi da sfogliare, un contenitore di emozioni che fanno battere forte il cuore.
Fresco l’assaggio e lungo e sapido il finale.
ROSSOVERMIGLIO
18ha (e 70000 bottiglie) di Beneventano a Paduli.
L’unica cantina del Beneventano a trovarsi ad Est di Benevento.
Territorio, passione e cura sono il fulcro attorno al quale ruota l’Azienda.
Lo stile?
Dichiaratamente “francese” ed ispirato a quel Dubordieau meglio noto come “il papa dei vini bianchi”.
Cura estrema anche in cantina a partire dalla scelta delle uve effettuata maniacalmente tramite scansione ottica dei singoli acini.
Iniziamo da “FRENESIA”, una Falanghina Brut spumantizzata in casa (lo spazio non manca).
Una bella dimostrazione di quanta attenzione ci sia in vigna.
Nonostante sia ancora birbante perchè appena imbottigliato, 12 mesi di affinamento sui lieviti la rendono sorprendente per aromaticità e capacità di raccontare con dovizia di particolari gli aromi primari dell’uva a cominciare da una marcata nota vegetale e di mela verde che introduce a freschezze e mineralità.
Rispondente l’assaggio di buona persistenza e sapida chiusura.
“ANIMANERA” è invece la bolla rosato da Aglianico ed è Extra Dry.
Ciliegioso l’assaggio con una punta di erbe aromatiche e pompelmo rosa che cerca di renderlo più vispo.
Morbido l’assaggio e moderatamente sapido il finale.
Un po’ troppo “da femmina” per i miei gusti, ma di scontato successo in un Wine Bar; inizialmente l’avevo pensato per qualche crostaceo, ma mi sembra più adatto a qualcosa di più “rude” come una tiella di riso e cozze.
La “FALANGHINA DEL SANNIO” 2019 ricorda davvero un prato verde.
Salvia e lemongrass a governare uno sfondo salmastro, un naso verticale ma al contempo cremoso.
Assaggio rispondente e lungo finale.
“FIANO DEL SANNIO” 2017 dimostra molta più struttura e sfericità.
La frutta bianca rimanda più ai tropici che all’Italia ma mandorla e buona mineralità mi fanno dimenticare questa “deviazione”.
Decisamente più equilibrata la componente fresco-sapida.
Il “GRECO DEL SANNIO” 2018 è la prima sorpresa della serata!
Un naso complesso che va dalla pesca gialla alla menta, calore e freschezza si danno di gomito.
In bocca è morbido e rotondo ma, al contempo, sorprendentemente dinamico e guizzante.
GRECO!
Di nome e di fatto!
Vince il mio personalissimo premio “D” per essere: Dinamico, Dualistico, Democratico, Dialettico, Dolce, Dirompente…
Pensate che mi sono anche azzardato a dargli un punteggio (che però non Vi svelo)!
Da ultimo tocca all’”AGLIANICO DEL SANNIO” 2017.
More, prugne ed un mazzo di viole, ma soprattutto china, rimandi di tabacco, intriganti note vegetali ed un pizzico di cannella.
Tannini ancora pistoleri governano un assaggio fresco e coerente.
OCONE VINI
Prima ancora di parlaVi dell’Azienda, le assegno subito il mio personalissimo premio “ACCHIAPPO” per la cura del packaging: etichette così NON possono passare inosservate!
Comunque: 3ha di proprietà che arrivano a dieci volte tanto considerando i soci conferitori.
Oltre cent’anni di storia e grande attenzione agli autoctoni.
Rivedrei il commerciale che mi presenta i vini se è vero, come è vero, che mi sparava vitigni a caso che, ovviamente, non ritrovavo all’assaggio.
“BOZZOVICH BIANCO” 2020 mette insieme Falanghina, Fiano e Greco per un assaggio che potrei definire tannico.
Interessantissimo connubio di fiori e frutti al naso che diventano verticalità ed orizzonti all’assaggio.
Appagante.
“GIANO” 2017 è Greco.
E per la seconda volta stasera è il Greco a stupirmi!
Lo so che sembra una bestialità ma l’idea del gelato al gusto Malaga è la prima che mi si è accesa in testa appena c’ho ficcato il naso dentro!
C’è la frutta sotto spirito, la mandorla e tantotanto estratto a rimarcare un sorso masticabile ed equilibrato.
“VIGNA DEL MONACO” 2017 è Falanghina, CRU e Toponimo tutto nello stesso bicchiere.
Acciaio e poco legno riescono a richiamare le peposità del cemento.
Fumè l’atmosfera e piccante la sensazione tattile che comunica questo vino.
Un vino che alza l’asticella!
“BOZZOVICH ROSATO” aggiunge un 10% di Piedirosso all’Aglianico, quel tanto che serve a farne perdere grinta e trasformarlo in qualcosa di più “piacione”.
Personalmente direi “NI”, ma per fortuna del Produttore, il mercato viaggia in direzione opposta alla mia; credo quindi che riserverà un grande successo a questa etichetta.
“BOZZOVICH ROSSO” un’idea di botte grande per questo Aglianico chinoso e fruttato, di grande freschezza e lungo finale di equilibrata sapidità.
“VIGNA PEZZA LA CORTE” 2014 è un vino da aspettare, nel bicchiere e nel tempo.
Un Aglianico giocato tra spigoli e tannini, olive e ciliegie in una atmosfera di nebbie misteriose.
“ANÀSTASI” 2017 è invece un cesto ricolmo di frutta!
E poi arrivano i tannini, quadrature di cerchi e rotonde spigolosità, discese agli inferi e resurrezioni.
Un vino birbante.
ViTI (Vignaioli in Terre d’Irpinia) è un riuscitissimo esempio di come si possa fare Cultura della Qualità facendo sistema.
Tre cantine, a ciascuna il proprio vitigno, per un’unica filosofia produttiva riscontrabile all’assaggio senza alcuna difficoltà.
CANTINE DELL’ANGELO
“TORREFAVALE” 2019 è Greco dall’omonimo CRU e, propone Belzebù nel bicchiere.
Un naso in cui, tra frutta bianca e mentuccia, lo zolfo si prende il suo spazio ed il mare dice la sua.
Salato l’assaggio (“margarita style”) di questa che è la seconda sorpresa della serata.
“MINIERE” 2019 è ancora Greco ed ha pure lui un naso sulfureo che governa un mix di agrumi.
Morbidezza e piacevolissima sapidità guidano un assaggio dal finale piacevolmente agrumato.
Forse meno intenso e persistente di “TORREFAVALE” ma assolutamente identitario.
CANTINA DEL BARONE
2.5 ettari di vigna a Cesinali (AV).
“PAONE” è Fiano proveniente da una vigna esposta E-W a prendere venti ed aromi.
Tra i fiori bianchi e gli agrumi, spuntano un singolare richiamo a frutta rossa acerba ed una interessante nota proteica che fanno di questo vino verticalissimo una proposta davvero accattivante.
Ancora Fiano per “PARTICELLA 928” 2019 che è invece prodotta da impianti esposti a N.
Un vino di complessità che vogliono pazienza.
Un vino “duro” sin dal naso.
Un vino che cresce nel calice ed arriva al precedente ma aggiungendovi tanta più ciccia ed un non so che di mistero ad avvolgere il palato ed accompagnare l’assaggio verso il lungo finale.
Entrambi si meritano un bel “PIÙ” per quella “spinta tannica” che non dovrebbe ma c’è.
Curiosa l’idea di imbottigliare le due etichette nello stesso giorno per azzerare quanto più possibile la “variante umana”.
IL CANCELLIERE
Da Montemarano (AV) arrivano tre proposte di Aglianico:
“VENDEMMIA” 2019, “GIOVIANO” 2018 e “NERO NÈ” (Taurasi) 2016.
Una cantina le cui profonde radici nella tradizione rendono dannatamente moderna sul piano filosofico-produttivo.
Solo acciaio il primo, che si propone con una beva inaspettata per un vitigno di tale potenza.
Fresco, tannico il giusto e rotondo quanto serve per far prendere dimestichezza con il prodotto.
“GIOVIANO” mi ha azzerato completamente!
Un anno e mezzo in legno grande di Slavonia regalano un naso selvatico di pelle e cuoio, “amarezze” di liquirizia e dolcezze di frutta matura.
Il sorso riempie ed il tannino non vuole ancora saperne di starsene tranquillo.
Equilibrio e persistenza didattici.
“NERO NÈ”, vigne vecchie e botte grandegrande!
Quante spezie conoscete?
Qui le trovate tutte ed è divertente andarsele a sfogliare!
E poi frutta matura, legno, cuoio e tabacco di quello buono.
Tannini strepitosi e sorso che seduce con la freschezza ed acchiappa con la sapidità.