IL COSA ED IL DOVE
IO VINO torna a Roma nella location dell’Hotel ERGIFE con un importante Evento dedicato a Marche e Campania.
Francamente un accostamento un po’ fuori dagli schemi ma, in fondo: a noi checcefrega?
Anzi!
Sperimentare e svecchiare è bello e fa piacere.
In ogni caso, una gran bella manifestazione, ben organizzata e che ha riscosso un bel successo di pubblico.
Se posso permettermi di fare un appunto, i Produttori erano davvero tanti, troppi forse per una sola serata.
Con i costi e gli sbattimenti del caso, forse, organizzare due focus distinti avrebbe consentito di assaggiare di più e meglio.
In ogni caso GRAZIE a IO VINO (ed a Manilo) per l’impegno profuso.
GLI ASSAGGI
LE MARCHE
TENUTA DI FRÀ
Certo che gli altoatesini che decidono di mettersi a fare vino nelle Marche non mi erano ancora capitati!
Che bella scoperta!
10ha tra Falconara e Senigallia dedicati a Verdicchio, Lacrima e Montepulciano.
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI CLASSICO SUPERIORE DOC “LORENZO” 2020: si propone con didascaliche sapidità e freschezza cui rende omaggio, aumentandone la complessità, una sorta di piacevole dolcezza diffusa.
Eleganti vegetalità sono scalfite solo in piccolissima parte da soffi di ananas poco “local”.
Dinamico il sorso, coerente e calibrato.
LACRIMA DI MORRO D’ALBA SUPERIORE DOC “MARTALIE” 2018 :un inizio col botto!
Orientali speziature dolci si accostano al frutto in un sorso modernissimo reso vieppiù intrigante da sbuffi balsamici e note di macchia mediterranea.
Sapido ed avvolgente il sorso ed intrigantemente peposo il finale.
LANDI LUCIANO
Piccola realtà a conduzione famigliare, 20ha di cui 6 dedicati al Lacrima di Morro d’Alba e 7 al Verdicchio sulle colline vista mare a Nord di Jesi.
SPUMANTE BRUT ROSÉ “LACRIME DI GIOIA”: Charmat corto dal sorso fragoloso ed ammiccante.
Fresco e dinamico saprà farsi apprezzare dal pubblico più giovane.
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI CLASSICO SUPERIORE DOC “TERRE DEL ’91” 2019:1 anno di acciaio e tanta bottiglia per aggiungere rotonda sostanza ad un sorso di importante sapidità ma elegante ed aggraziato nel suo abito di sopite dolcezze.
Ammiccante.
LACRIMA DI MORRO D’ALBA SUPERIORE DOC “GARIGLIANO” 2020: l’affinamento di una parte della massa in barrique, regala una particolare interpretazione in cui, tannini ancora indomiti, fanno prevedere interessanti evoluzioni e facilitano la beva.
“PASSITO” DI LACRIMA DI MORRO D’ALBA DOC: forse troppo freddo, stenta a far risaltare frutto e sostanza.
Cenni di rosa e spezie si affacciano timidi dalle tende del palcoscenico.
Da riassaggiare.
ROMAGNOLI
Le etichette raccontano di Federico II (“IL” Barbarossa)
15ha di cui 6 dedicati a quel Lacrima Nera che, osannato dagli imperatori, rischiava di scomparire agli inizi degli anni ’80 del Secolo scorso.
VINO SPUMATE DI QUALITÀ MARCHE IGT ROSATO “1934” METODO CLASSICO (24 MESI) BRUT MILLESIMATO 2017: una bolla davvero interessante.
Un Metodo Classico che non snatura le peculiarità del vitigno
Colpisce subito una sapidità che, nel breve, una verticale freschezza riesce a pareggiare.
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC CLASSICO SUPERIORE “CANTUS MAJA” 2019: dedicato a Maja ed al Cantamaggio, propone un sorso importante che si apre su delicate tostature di caffè che solo in parte possono contrastare l’onda lunga di marine sapidità.
“LACRIMA DI MORRO D’ALBA” DOC 2020: gioca le sue carte affidandosi alla frutta ed accostandovi una sottile speziatura che lo rende più interessante.
14° a parte, con qualche grado (di temperatura) in meno, lo accosterei anche a pesci.
LACRIMA DI MORRO D’ALBA DOC SUPERIORE “MIRUMMUNDI” 2019: dedicato a Federico II, nasce dall’idea di appassire per un paio di mesi il 10% delle uve.
Ne esce un mix di spezie e amaricante chinotto ben integrati nella diffusa sapidità.
Impegnativo ma non pedante.
LACRIMA DI MORRO D’ALBA DOC SUPERIORE “++” 2017: un vino che dà da pensare.
Luminoso al naso e decisamente più introverso in bocca.
Sicuramente più equilibrato del precedente ma meno sbarazzino.
LACRIMA DI MORRO D’ALBA DOC PASSITO “FEDERICUS” 2018: con lui, i formaggi sono di casa e gli amici non ve li toglierete più di torno.
LUCA CIMARELLI
8ha e 50000 bottiglie in una delle zone più vocate tra quelle dell’areale “classico” del Verdicchio.
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC CLASSICO SUPERIORE 2020: dopo dolcezze di frutta, si dimostra sapido e tagliente, porgendo infine mazzi di fiori da una solida base minerale.
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC CLASSICO SUPERIORE “FRÀ MORIALE” 2019: complesso e sbarazzino al contempo,.
Ad anice e frutta secca, aggiunge delicate tostature a freschezze di prato falciato (che sia merito del cemento?).
Salmastro e mineralmente deciso.
Di sicuro interesse.
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC CLASSICO RISERVA “SELEZIONE CIMARELLI” 2019: da un piccolo CRU ad E della vigna del precedente e da impianti del 1970.
Mela golden e poi macchia mediterranea ed un adriatico salmastro che caratterizza anche il lungo finale.
Paradossalmente più fresco e meno impegnativo del precedente non dubito possa trovarsi a suo agio tra calici tintinnanti.
CANTINA MA.RI.CA.
15ha dedicati al Verdicchio ed al Lacrima di Morro d’Alba.
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC CLASSICO “TREGASO” 2020: difficile non soccombere alle sapidità ed al lunghissimo finale di mandorla fresca.
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC CLASSICO SUPERIORE “TOSIUS” 2019: anche se siamo a 400m slm, aggiunge calore al sorso del precedente.
E poi quelle sottili tostature…
Tutte da sfogliare, con calma e per piacere.
LACRIMA DI MORRO D’ALBA DOC “RAMOSCETO” 2020: classicamente didattico, riesce ad essere moderno nel suo essere tradizionale.
LACRIMA DI MORRO D’ALBA DOC SUPERIORE “CASTELLO DI RAMOSCETO” 2019: uno spettro olfattivo fatto di piccoli frutti neri ed intarsi di viole e roselline.
Quel 15% di passito aggiunge complessità, calore ed eleganza ad un sorso che si mantiene, comunque piacevolmente dinamico.
LACRIMA DI MORRO D’ALBA DOC PASSITO “FLORES LACRIMAE” 2013 fresco ed astringente, propone un sorso ben accordato al naso in cui note floreali e fruttate si danno di gomito.
Elegante ma non spocchioso.
CANTINA SANT’ISIDORO
13ha di vigna (su 40 aziendali) nella Valle del Chienti.
Gli autoctoni al centro del palcoscenico e, a giudicare dagli assaggi di oggi, ancora tante potenzialità.
COLLI MACERATESI DOC RIBONA “PAUSULA” 2020: qui si riescono a capire le potenzialità del Ribona.
La freschezza ce la mette tutta, si impegna, ma non riesce a raggiungere la minerale sapidità.
Da spiaggia.
COLLI MACERATESI DOC RIBONA “METODO CLASSICO” DOSAGGIO ZERO 2018: Pas Dosè 24 mesi caldo e pieno già all’occhio, riesce a mantenere tutto il bagaglio aromatico senza che i lieviti lo scalfiscano.
Ouverture agrumata e trama sviluppata sui toni della frutta secca da pasticceria per arrivare ad un finale di gessosa mineralità.
Una bella interpretazione che non snatura le peculiarità del vitigno.
COLLI MACERATESI DOC RIBONA “PAUCIS” 2019: una decina di giorni in più in pianta ed un po’ di legno accostano complessità alla beva.
Profumi tutti da sfogliare per un vino che vuole tempo ed attenzione e che riesce ad essere, anche nel breve, sempre differente.
A questo vino assegno il mio personalissimo riconoscimento “TOMO“, per aver saputo dimostrare quanto la Ribona, nella sua semplicità, possa regalare pagine di emozioni tutte da sfogliare.
MARCHE BIANCO IGT “ISIDORO” 2020: un Pecorino ben gestito nelle spigolosità e nel grado alcolico in cui identitarie sapidità e freschezza duellano a lungo prima di riappacificarsi nel piacevole sorso e nel lungo finale ammandorlato.
“ISIDORO ORO” 2021: fermenta in barrique e non perde sprint pur nella sua maggiore eleganza.
ROSSO PICENO DOC “PINTO” 2020 un Rosso Piceno con “una lacrima” di Lacrima che però lo caratterizza.
Attacca di more, gestisce con rose e viole difende con spezie e mineralità.
Fresco da grigliata estiva.
MARCHE ROSSO IGT “MONTOLMO” 2018: tagliente e fresco, va preso in parola ed aspettato ancora qualche annetto, chè al momento è “sarcastico”.
SAPUTI
20ha + 5 in affitto di cui 6 dedicati alla Ribona (vitigno precoce rispetto al Verdicchio e con una esuberante acidità da tenere sotto controllo con sapere di vignaiolo).
In quel braccio di terra che dai Monti Sibillini degrada verso l’Adriatico.
Quattro le generazioni che si sono avvicendate alla cura della Ribona (la prima ce l’aveva, promiscua, il bisnonno di Leonardo).
Oggi è gioventù in vigna ed in cantina.
COLLI MACERATESI DOC SPUMANTE EXTRA DRY: Metodo Martinotti prodotto per “scaricare” il vigneto del “base”, propone un naso di mela Fuji ancora verde e croccante e profumi lunghi e costanti.
COLLI MACERATESI DOC RIBONA SPUMANTE METODO CLASSICO BRUT NATURE “VIGNA MONTE” 2016: 44 mesi di riposo per un prodotto nato dal bisogno di “scaricare” il vigneto dove viene prodotta la “riserva” che sta a 30mt di distanza.
Un pas dosè che aggiunge la croccantezza della crosta di pane senza sottrarre profumi allo spettro olfattivo.
Interessantissimo.
COLLI MACERATESI DOC “RIBONA” 2020: mandorla fresca e susina si fondono in dolcezze da pasticceria semifredda.
Le erbe aromatiche e la calcarea mineralità fanno da contraltare rendendo più complesso lo scenario.
Freschezza e sapidità esuberanti fanno a braccio di ferro accompagnando il lungo finale fruttato.
COLLI MACERATESI DOC RISERVA “CAMURENA” 2020: qui il palcoscenico è più rotondo, l’atmosfera elegantemente boisè ed il cemento dà una bella spinta.
Mela, pesca, scorzette di cedro ed una mandorla esuberante aprono il sipario.
E poi sbuffi di timo e richiami minerali.
Sorso sferico, coerente, di spiccata dinamicità e lungo, sapido finale.
ROSSO PICENO DOC “CASTRU VECCHIU” 2016: Montepulciano e Sangiovese se ne stanno insieme per un annetto in tonneaux vecchi.
Sorso di ciliegia, marmellatoso ma garbato.
Poi i cespugli ed il mare.
Educati tannini rendono agile ed intrigante il sorso.
Sapido l’allungo finale che non dimentica la frutta.
A loro il mio premio “NEVER STOP“, perchè pur essendo nati “Saputi”, non smettono di impegnarsi per saperne sempre di più.
PODERE SABBIONI
Dentro la Riserva Naturale dell’Abbazia di Fiastra, il vigneto stringe la mano ad un bosco millenario e la cantina nasce dall’antico mulino ad acqua di famiglia riadattato.
Tanta attenzione a quella Ribona (parente stretto del Verdicchio) coltivata ormai solo nel Maceratino ed al Territorio (l’Azienda di Maria Grazia e Massimo aderisce al progetto V. I. V. A.).
COLLI MACERATESI DOC “RIBONA” 2020: l’acidità, meno spiccata rispetto al Verdicchio, è qui sostenuta da una importante sapidità.
Nonostante il poco naso, non è difficile apprezzare un banco di mele croccanti in gran varietà ed un mix di erbe aromatiche (salvia e rosmarino anche con il loro essere amaricanti).
Tutt’altro che banale!
COLLI MACERATESI DOC RIBONA “FAMIGLIA” EDIZIONE LIMITATA 2020: è il miele a fare da legante tra le scorzette di agrumi ed i mazzi di fiori bianchi.
Larga spalla acida ed importante mineralità si danno di gomito in un vino cui struttura ed equilibrio non mancano affatto.
“ROSSO PICENO” DOC 2019: frutta matura è la parola d’ordine, ma l’intrigo sta nelle vanigliate dolcezze che contrastano la polvere di cacao.
Arrembante freschezza e lungo finale sapido arricchiscono il sorso caldo di un vino che vuole compagnia.
Una bella esperienza ed un gran parlare di storie e storia del territorio e del vino, una cantina TOPP (grazie ad Umberto Gagliardi per il consiglio).
DOTTORI
Sulle argille di Cupramontana, un vigneto nato dalla selezione massale di impianti di sessant’anni
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC CLASSICO “NARDÌ” 2020: (con l’accento sulla “I”) è una dedica a colui che faceva il vino quando Edoardo era bambino.
Solo fermentazioni spontanee, naso rustico e sorso decisamente più elegante.
Una particolarissima idea di balsamico ne aumenta l’interesse.
Le spiagge di San Paolo di Jesi stanno poco a Sud e, l’etichetta, è perfetta per un vino che, senza volerlo sminuire, sotto l’ombrellone “spacca”!
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC CLASSICO SUPERIORE “KOCHLOS”: un po’ di surmaturazione da un clone spargolo.
Me l’aspettavo più “arrembante” ma forse sta proprio in questa sorpresa la sua eleganza di mare fossile.
Interessantissimo.
MARCHE ROSSO IGT “RIBÈ” 2019: Montepulciano, Vernaccia Nera e Lacrima parzialmente surmaturati in pianta.
Il vino del nonno, quello con le damigiane ed il tubo di gomma per svinare, qui si mette il cravattino ed assume l’eleganza di un Petrolini.
Dolcezze inaspettate da un Montepulciano che, forse proprio per questo, è di grande interesse.
LA CAMPANIA
CAUTIERO
Siccome da qualche parte dovevo pur iniziare ad assaggiare la Campania, mi affido all’occhio (o al caso) e finisco sul Taburno, ad assaggiare la fresca “maggiore età” di una Azienda che mi pare essere fedele interpretazione del Territorio.
5ha in conduzione BIO e quasi più etichette che bottiglie.
CAMPANIA IGP FIANO “ERBA BIANCA” 2019: in un ampio quadro floreale ed aromatico, astringenza e “tannini” fanno da sostegno a sostanza ed agrumi.
Una nota di dolcezza introduce a sapidità vulcaniche.
Un assaggio inaspettatamente “voluminoso”.
CAMPANIA IGP FALANGHINA “FOIS BIANCO” 2019: fiori, agrumi e note erbacee in perfetto equilibrio e poi, una sorta di residuo di carbonica che non fa altro che aumentare la piacevolezza di un vino che andrebbe acquistato a bancali.
CAMPANIA IGP GRECO “TROIS” 2019: dialettico?
Vuole che se ne parli per essere capito fino in fondo.
Acidità e sapidità da sfogliare su uno sfondo di dolcezze pasticcere.
Tanto di agrumi ed un interessantissimo non so che di fumè.
Succosissimo!
“VENTI DI FRASSO” 2020: Fiano e Greco in parti uguali per festeggiare i quattro lustri dell’Azienda.
È il greco a menare le danze in questo vino che è davvero tanta roba da sfogliare con cura.
Un vino che fa di della sapidità e delle complesse dolcezze l’arma vincente.
Un vino semplice nelle sue complessità.
VINO BIANCO “COMM’ERA” 2019: è Falanghina con un po’ di Greco e di Fiano e rivela un agrume di confettura che: “versamene un po’ un altro bicchiere che il primo non l’ho capito”!
VINO ROSATO FRIZZANTE “EGGÀS”: rifermentato dalla massa del precedente.
Naturale?
Boh?
Di sicuro molto modaiolo.
CAMPANIA IGP ROSATO “VITA NUOVA”: Aglianico con un quid di Piedirosso è un rosato tutto da studiare…
CAMPANIA IGP ROSSO “VIVOROSSO”: Piedirosso ed Aglianico si compensano senza ostacolarsi fornendo, ciascuno per le sue competenze, colore e calore.
CAMPANIA IGP ROSSO “ZEROSETTEDICIASSETTE”: Piedirosso, Aglianico e qualcos’altro escono dalle barrique usate e, dopo aver sciorinato un intero palinsesto di viole e mirtilli, parlano di spezie e di calore in bella progressione.
Marino più che vulcanico, di inaspettata beva.
CAMPANIA IGP “FOIS ROSSO” 2017: riposa invece in botte grande.
Rustico?
Forse, ma di elegante freschezza e marine sapidità.
Chiuso in sè stesso, esprime un ampio catalogo di frutti neri croccanti ed abbisogna della Vostra pazienza per rivelarsi.
In chiusura: come non assegnargli il premio “AMMAZZA!” per le etichette più fighe che ho visto oggi!
Grafica di grande “acchiappo” e nomi che raccontano.
CANTINE DI MARZO
Dal 1647, “LA” storia del Greco di Tufo.
Un minimo di riconoscenza, a Scipione Di Marzo, per aver traghettato le barbatelle di Greco del Vesuvio da San Paolo Belsito a Tufo, gliela dobbiamo.
Ufficialmente a registro dal 1833, sono le cantine più vecchie della Campania.
Zona Classica e 3 CRU
“GRECO DI TUFO” DOCG 2020: didattico nella sua semplicità
GRECO DI TUFO DOCG RISERVA “VIGNA ORTALE” 2019: non so se questo vino possa essere considerato “LA” storia del Greco di Tufo, ma di sicuro ha davvero tanto da dire.
Luminoso e floreale, in una nuvola sulfurea, demanda ad erba limoncella e zenzero le sfumature citrine (peccato per quell’ananas che a Tufo non ce la vedo proprio!).
Sorso coerentemente complesso e di insolita morbidezza tenuto conto del suo sviluppo verticale.
GRECO DI TUFO DOCG “VIGNA SERRONE” 2019: un intero banco di frutta non riesce a coprire la spinta di spezie gialle.
Impianti di sessant’anni esposti a SW regalano una inaspettata freschezza ed una persistenza senza pari in un quadro di morbide eleganze.
Nonostante l’anima sulfurea, lo definirei marino più che vulcanico.
GRECO DI TUFO DOCG “VIGNA LAURE” 2019: qui siamo a N e qui si raccolgono anche le basi per gli spumanti.
Tanta frutta, il giusto di mandarino, un po’ di finocchietto selvatico e macchia mediterranea.
Più ciottoli e meno sabbie regalano un assaggio sapidissimo che avrei invece creduto più fresco.
A loro assegno il mio premio “SATURNINO” non solo per le etichette che mi riportano con la mente ad uno sceneggiato di quand’ero bambino, ma soprattutto per i “viaggi” che i loro vini mi hanno fatto intraprendere.
CANTAVITAE
7Ha tra i Campi Flegrei e l’IGP Campania, un mosaico di territori e vitigni autoctoni le cui tessere sono tenute assieme da passione e competenza.
CAMPI FLEGREI FALANGHINA DOC “KAIROS” 2020: sulfurea come Totò in “47 Morto che parla”.
Fresca di frutta croccante, aromatica come un mazzetto di timo, sapida, minerale e, soprattutto, beverina.
CAMPANIA IGP FALANGHINA “DAMA DEL SOLE” 2020: questa Falanghina del Beneventano mescola agrumi ad erbacee vegetalità.
Calda nella sua grande freschezza, colpisce per l’immediata sapidità ed il lungo finale agrumato.
CAMPANIA IGP ROSATO “PETRA FINA”: rosato di Primitivo e Piedirosso è fin troppo figo per uno grezzo come me.
Delicato di fragoline e petali di rosa, colpisce con una non scontata verve vegetale.
Fresco e coerente l’assaggio in cui la frutta guida le danze.
Da un’etichetta troppo femminile per i miei gusti, è nato un simpatico scambio di idee su packaging, identità territoriale e visibilità.
Un vino di cui, per motivi che non sto qui a dirVi, leggerete presto in altro contesto.
CAMPANIA IGP PRIMITIVO “PRIMA ESSENZA” 2020: un Primitivo fresco e fruttato forse anche più della versione rosè (e meno complesso).
Frutti neri (ciliegia e prugna) si stagliano su uno sfondo delicatamente balsamico.
L’inattesa freschezza che segue all’incipit morbido del sorso, lo rende davvero intrigante.
CAMPI FLEGREI “PIEDIROSSO” DOC 2019: didattico nei sentori di ciliegia ed erbe aromatiche, lo rendono più interessante le spezie ed una delicata liquirizia.
Tannico quel che serve e di dinamica beva.
CAMPANIA IGP AGLIANICO “PURO DEL DUCA” 2019: marasche in confettura ed un mazzo di rose aprono a sensazioni scure di terra bagnata e spezie.
Fresco il sorso, sorretto da tannini sostanziosi e interessanti vegetalità.
Nel complesso, una produzione in cui, cosa non comune, la filosofia produttiva è sempre ben centrata.
Ai loro vini ed alla loro gioventù, assegno il mio premio “DAJE” per la grinta e perchè se lo meritano.
REGINA VIARUM
Una strada per portare l’Oriente a Brindisi, questo era l’Appia.
Attraverso l’Ager Falernus, all’ombra del Monte Massico, là dove il vecchio Falerno ospitò Bacco ricevendo in cambio l’arte di coltivare la vite.
3.5ha di minimo impatto ambientale in quell’areale che la Storia ha voluto consacrare a prima “DOC” dello stivale, lì dove il Falerno era il più antico e famoso vino della Roma Imperiale.
Quel vino prodotto dai Torchi di Sineussa.
CAMPANIA IGP “LUNAPIENA” 2020: bianchi i fiori e gialla la frutta si, ma questa è una falanghina che sa di mare.
Dinamica come i pesci che vi nuotano si propone compagna di lunghe amicizie.
FALERNO DEL MASSICO DOP “KLEOPATRA” 2020: 10 mesi di anfora regalano un Falerno del Massico di grande sostanza e romana identità.
Uno spettro olfattivo che sa di solare campagna, degli alberi da cui spiccare i frutti.
Dolcezze di tigli e “amarezze” di salvia.
Minerale nell’animo, giustamente smussata dalla terracotta, si allunga in un agrumato finale.
CAMPANIA ROSSO IGP “CARISMA”: Primitivo, Piedirosso e Barbera alleati in una beva “contadina” piacevole e sbarazzina.
In fondo, il vino è così: fa più bello lo stare insieme!
FALERNO DEL MASSICO PRIMITIVO DOC “ZERO 05”: l’incipit di amarena prelude ad uno spettro di complesse mineralità.
Tannini dispettosi combattono morbidezze alcoliche.
Un sorso inaspettatamente fresco fa da paciere regalando orizzonti lontani.
Primitivo con dentro l’Oriente delle spezie, la sapidità del mare ed i lapilli del vulcano…
ED ORA?
Solita storia: tanto tempo per mettere su carta le emozioni di questa lunga giornata, sarà poca cosa rispetto al tempo che dovrò dedicare allo studio ed alla ricerca (soprattutto di quella Ribona che conosco davvero troppo poco per quello che ha dimostrato di essere).
E poi…arriverà la bella stagione e Marche e Campania non sono mica così lontane!
Produttori!
TeneteVi pronti, vengo a romperVi le scatole!