IL COSA E IL DOVE
Nei giorni 10 e 11 Marzo u.s. le ampie sale de SPAZIO NOVECENTO a Roma hanno ospitato la quarta Edizione di VINI SELVAGGI fiera indipendente dei vini naturali organizzata da Lorenzo Macinanti, Giulia Arimattei e Francesco Testa.
Una due giorni pensata per far incontrare chi fa il vino, chi lo racconta, chi lo vende e chi lo beve.
Oltre 100 Produttori provenienti da 9 Paesi hanno dunque potuto presentare i frutti di una viticoltura artigiana e rispettosa del Territorio e dell’Ambiente.
LO STRANO CASO DEL V.A.N.
Alla fiera era presente anche una delegazione V.A.N. e mi sarebbe davvero piaciuto fare due chiacchiere con loro riguardo una brutta situazione che sta andando avanti da tanto, troppo tempo, ma considerando il fattore “folla” ho creduto fosse meglio rimandare ad altro luogo e altra data.
Comunque, per farvela breve, il plot di questo fotoromanzo ha come protagonista un EX tesoriere (Emilio Falcione) che “scappa” portandosi via le credenziali di accesso al sito web e alle pagine social e comincia a emettere comunicati “fantasiosi” a nome di un gruppo che non rappresenta più e di un altro che neppure esiste.
Il V.A.N. si è nel frattempo riorganizzato cercando per quanto possibile di arginare i danni economici e di immagine derivanti da tale comportamento.
Ma nuovo sito internet e nuova pagina ig (https://www.vignaioliartigianinaturali.org/ e https://www.instagram.com/events_van/) poco possono contro il “cattivone” ed ecco dunque che,
mentre l’eco di VINI SELVAGGI 2024 ancora risuona, arriva un nuovo comunicato in puro stile Totò nel quale si invitano i Produttori non a votare Antonio La Trippa ma a ribellarsi al comune nemico, quegli Organizzatori rei, a suo dire, di far pagare gabelle troppo salate in cambio di un tavolo sul quale proporre al pubblico i frutti del proprio lavoro.
E siccome la realtà supera sempre la fantasia, prosegue dettando più che suggerendo, un proprio D.P.E.F. con tanto di tariffario e calcolo dei profitti cui gli “imprenditori” (leggasi coloro i quali mettono su un qualsiasi Evento enoico) dovrebbero attenersi.
Robin Hood scansete proprio!!!!
Vabbè, la faccio breve e mentre concludo sottolineando che la Presidente del V.A.N. (quello VERO) Mariangela Parrilla (di cui ospiterei più che volentieri le ragioni su www.enoevo.com) ha subito preso posizione difendendo le fiere e chi le mette in piedi oltreché, ovviamente l’unica e sola Associazione che riunisce i Vignaioli Artigiani Naturali, armato di pop corn e patatine, mi dispongo in trepida attesa di una nuova puntata di questa imperdibile telenovela.
GLI ASSAGGI
Ma ora, dopo la parentesi hollywoodiana, parliamo di vino.
È complicato dirVi dei miei assaggi…
Complicato perché dovevo scegliere tra più di 1000 etichette, complicato perché non è che c’era molta gente…DEPPIÙ!
E complicato perché ben conoscete la mia posizione nei confronti dei vini “naturali”.
Riguardo quest’ultima cosa Vi chiederete (e molti Produttori m’hanno chiesto) che caspita ci fossi andato a fare a un evento dl genere.
Che domande!
Per imparare!
Bisogna essere sempre curiosi, uscire dalla strada maestra, percorrere sentieri tortuosi e essere pronti a meravigliarsi di fronte all’inaspettato.
Armato dunque di tanta buona volontà ho sfidato l’acqua che il cielo elargiva a piene mani per farmi largo tra la folla seguendo estro, fortuna e spazi miracolosamente liberi.
Si, m’ero fatto la mia bella lista di Aziende da “disturbare” ma, come nella migliore tradizione, l’ho dimenticata sul tavolo e allora libero sfogo alla fantasia.
Cosa ho trovato?
Beh, devo ammettere che rispetto a qualche anno fa il livello qualitativo si è decisamente alzato.
Certo questo non vuol dire che l’improvvisazione sia sparita del tutto, ma quelle nebbie di volatile o l’atmosfera “bagni di Tivoli style” che si respiravano tempo addietro si sono notevolmente affievolite.
I Produttori assaggiano, studiano, imparano, a volte sbagliano ma è chiara la volontà di (quasi) tutti di crescere e proporre vini “puliti” al di là delle mode e di quegli appellativi dietro cui mascheravano impreparazione e risultati discutibli.
Vabbè, bando alle ciance.
Vi lascio alla lettura del mio personalissimo “recit de dégustation”, al racconto di una cinquantina di vini dei quali non ho avuto paura di evidenziare eventuali perplessità e non ho esitato a lodare le qualità.
Sapete benissimo che non mi permetto mai di scrivere male di un vino (piuttosto non ne scrivo), siate dunque pronti a imbattervi in assaggi “discutibili”, in sorsi di cui potreste tranquillamente fare a meno così come in perle di assoluto valore.
Let’s go tasting!
L’ALTO ADIGE
RIEDINGERHOF
Piccola realtà che, pur facendo perno su quelli che circondano il maso omonimo, ha vigneti assolutamente “urbani” tra i quali passeggiare visitando Merano.
I vitigni sono quelli classici, gli interventi ridotti all’essenziale (la certificazione BIOLAND è particolarmente rigida) e la produzione artigianale, affatto scontata e…tutta da assaggiare.
A proposito, non potendo NON avere le mele, producono anche sidro ma…secche così sono BUONISSIME!
DOLOMITI IGT SAUVIGNON BLANC 2022: un riposino di 3 giorni sulle bucce e un 30% della massa che soggiorna in legno per un annetto aggiungono ricchezza alla vivacità olfattiva di un vino che racconta le pesche e il fieno degli alpeggi, ben più di un tocco di quid di sambuco e il giusto di agrume quasi ci fosse bisogno di rallegrare l’ambiente.
Il sorso punta sulla sostanziosa struttura senza sacrificare freschezza e agilità di una beva cui la profonda mineralità e quel finale amaricante che fa schioccare la lingua non ci sarebbe bisogno prestassero soccorso.
DOLOMITI IGT PINOT BIANCO “SASSPINOT” 2020: 16 mesi trascorsi nel legno (metà in acacia e metà in rovere) regalano un grandangolare panorama boschivo a questo Pino Bianco che Vi lascia fotografare anche i piccoli frutti ma mette a fuoco i pini mughi oltre quei prati fioriti di tarassaco e poi le pesche, le albicocche, la mela golden, le erbe aromatiche.
Sorso estremamente equilibrato, fresco, sapido e velato di una sottile tannicità che lo rende ancor più intrigante.
DOLOMITI IGT INCROCIO MANZONI “LAMA” 2021: acciaio, tonneau da millelitri e ceramica per un naso traminereggiante, floreale, peposo…punta sugli agrumi ma mette avanti la delicata importanza del gelsomino, strizza l’occhio a dolcezze d’acacia ma sterza improvvisamente verso la parte vegetale dell’eucalipto.
Sorso succoso e sicuramente fresco ma che nei titoli di coda evidenzia marina salinità a contrasto di rimandi di pesca.
DOLOMITI IGT SCHIAVA “FRASCHIATA” 2021: abita da subito i tonneau aperti e ci si chiude poi in letargo per un annetto uscendone fuori carico di ciliegie croccanti, di vispa peposità e di intriganti amaritudini di osso di pesca.
Il sorso è un’armonia di morbidezze e freschezza fino a quel finale così salato da far scuotere la testa!
Chiude amaricante rincarando la dose di freschezza ed invitandoVi a vedere cosa può regalare un vigneto “di città”.
DOLOMITI IGT PINOT NERO “VERNOIR” 2020: di firmata eleganza, elenca una lunga lista di piccoli frutti selvatici e note di belletti femminili prima di lasciarVi decidere se seguire la malia delle spezie dolci o la più rustica presenza delle erbe di campo amare.
Sorso che punta sullo stile, succoso, coinvolgente, di sapidità che cerca di staccare di ruota la pur ben allenata freschezza e con un finale in cui, mentre se la giocano spezie e acidità di visciola, leggere tostature di caffè provano a mettere bocca.
IL FRIULI VENEZIA GIULIA
TEREN
Sacile, un pezzo di Friuli che è ancora Veneto.
12ha vitati (più altri 16 dedicati in gran parte a grani antichi su cui mi piacerebbe indagare per saperne qualcosa in più), una storia iniziata trent’anni fa, biodinamica da 4 anni e una produzione enoica che punta alla leggerezza e strizza l’occhio al tempo che fu.
VINO BIANCO FRIZZANTE “ARGINE BIANCO” 2022: Pinot Grigio e per un quarto Friulano Giallo (mica Sauvignonasse).
Naso birbante che flasha il giallo delle pesche e dei fiori evidenziandolo sul fondale di erbe aromatiche.
In bocca è agile e scorrevole, sottile ma di bella progressione fresco-sapida e con un finale inaspettatamente lungo.
VINO ROSATO FRIZZANTE “ARGINE RAMATO” 2022: Refosco dal Peduncolo Rosso che con tutto il brio del cemento racconta, tra uno spigolo e l’altro, le freschezze fruttate di fragole, more e lamponi.
Il leggero solletico tannico rende la beva leggera ma non troppo regalandoci un vino da spendere anche quando si hanno le gambe sotto il tavolino.
VINO FRIZZANTE “SASSOLINO BEACH” 2022: Pinot Nero dal naso sbarazzino tutto fiori e brillantezze di piccoli frutti rossi con l’accompagnamento delle freschezze del sottobosco.
Sorso leggero e vivacemente tattile, più spigoloso rispetto all’olfatto, che lascia immaginare un po’ di prugna e chiude su beverine freschezze.
VINO BIANCO “ARGILLA BIANCO” 2022: due le vendemmie più un’altra dedicata a solo tre filari lasciati lì a “surmaturare” per portare a casa questo Tocai Giallo che si lascia andare a dolcezze di acacia e di miele piuttosto che raccontare una mandorla bianca spellata e di dolce mette anche un pizzico di spezia a separare fiori di campo e erbe amare.
Il sorso, di buona freschezza, è segnato da quei tre filari tre che sottolineano le morbidezze, ma non dimentica inserti sapidi e ricordi di mandorla.
“ARGILLA MACERATO” 2022: Pinot Grigio da cui la macerazione tira fuori amaritudini di karkadè e dolcezze di camomilla e albicocca, profonda mineralità a contrasto di dolcezze di mela gialla e miele, sbuffi di pasticceria a iodata salinità.
Sorso strutturato ma di inattesa semplicità
VINO ROSSO “ARGILLA ROSSO” 2022: Refosco dal Peduncolo Rosso due anni di cemento ci restituiscono un olfatto selvatico di quasi pelliccia che tiene a bada quel frutto che, già piuttosto contenuto di suo, suggerisce ribes e mirtilli e si lascia accompagnare da liquirizia e chiodi di garofano.
Sorso di vivace trama tannica che, pur dimostrando ottima coerenza con l’olfatto, in chiusura alza il volume della frutta sottolineandone polpa e freschezza.
ad amplificare il naso e chiusura fruttata polposa e fresca
LA SLOVENIA
JNK
Tre ettari e mezzo dalle parti di Šempas, in quel Collio Goriziano che dall’altra parte dei confini tracciati dall’uomo diventa Goriska Brda.
Sta lì dal 1890 e io è da un po’ di tempo che dico di farci un salto (in fondo sta a un’oretta di macchina da casa) ma i miei soggiorni friulani sono un caos di “saluta qua, saluta là” e il tempo non basta mai.
Qui le macerazioni non sono moda ma tradizione e i risultati lo confermano.
Produzioni tutte da provare, vini cui avvicinarsi curiosi e aperti alle esperienze, senza aver paura di lasciare la propria confort-zone di assaggio.
VIPAVSKA DOLINA ZGP “JAKOT.É” 2017: un Friulano che non è il Tocai Giallo di una volta ma il
Sauvignonasse dei nostri giorni.
Sorvolando su una volatile un po’ “scappata di mano” ti accorgi che certo spiccano gli accenti di mela essiccata e limone ma pure l’ananas fa capolino così come la rosa, le dolcezze di miele e di fiori d’acacia e un lungo corteo di spezie d’Oriente che raccontano dai chiodi di garofano alla cannella passando per la noce moscata.
Il sorso è caldo, fresco, minerale, grippante quanto atteso e con un finale in cui la sapidità diventa quasi piccante, che la mandorla firma e vegetalità ortolane sottoscrivono.
VIPAVSKA DOLINA ZGP VITOVSKA 2019: certo Vitovska fa rima con Kras (Carso) ma qui siamo nella
Vipavska Dolina e
Salvia e timo secchi e sbriciolati riempiono il naso rinfrescando l’abbraccio della pera e dell’ananas, lo zenzero rinfresca e prende per mano gli agrumi canditi e lo sfondo è giallo di paglia e fiori di campo.
Il sorso comunica solida struttura, verve fresca e profonda sapidità, ma qualche spigolo di troppo che abbisogna di ancora un po’ di confino in bottiglia per essere smussato.
VIPAVSKA DOLINA ZGP CHARDONNAY 2018: il naso rivela un animo giallo come le mele renette mature, come l’albicocca, come la camomilla, come la scorza d’agrume.
Grasso come il burro, dolce come il miele e la frutta secca in pasticceria, come il profumo dei tigli in fiore portato dalle brezze.
Il sorso è un caldo abbraccio al palato, una carezza glicerica che la freschezza prova a gestire e la sapidità di un mare che era a squarciare.
Finale lungo, lunghissimo, dolce, pulito.
Un vino massiccio eppure incredibilmente scorrevole.
Da bere ascoltando “SMOOTH OPERATOR”di SADE.
VIPAVSKA DOLINA ZGP REBULA 2013: al naso emana un fascino tutto femminile, evidenzia persino il rossetto, la cipria, il fondotinta…
Gli basta una strizzatina d’occhio perché Voi cadiate ai suoi piedi!
Se però doveste riuscire ad aprire gli occhi, scoprireste il fieno con che cela mele messe lì ad appassire, note di frutta secca, fiori gialli, un’idea di rabarbaro, legni nobili…
In bocca il tannino c’è e si sente, nessuna voglia di mascherarlo, Vi schiaffeggia, amplifica le amaritudini di frutta secca e affianca una sapidità profonda non pareggiata dalla pur vivace freschezza.
Un sorso che, se dovesse essere un colore, sarebbe rosso, come la passione.
Da bere ascoltando “LIFE ON MARS?” di DAVID BOWIE.
L’ABRUZZO
BOSSANOVA
Una giovane realtà che, sulle Colline Teramane di Controguerra, alleva vitigni autoctoni seguendo biodinamica e tradizione.
9ha vitati sui 26 complessivi, niente legno e solo cemento per produzioni vibranti come il genere musicale da cui prende nome la cantina.
VINO BIANCO FRIZZANTE “CAPSULE TWO”: Trebbiano, Passerina e Montonico lavorano insieme per un “ancestrale” brioso, che ritma i profumi dell’albicocca, dell’agrume e di un mare che è dietro l’angolo.
Sorso coinvolgente e ragazzino, sottilmente tannico, per una beva easy di quelle che…certe volte ci vogliono proprio.
TREBBIANO D’ABRUZZO DOC “SWING” 2022: la riduzione che è lì a disturbare l’olfatto mi trova ben preparato e bastano pochi “giramenti di calice” per averne ragione e liberare il cedro e la frutta candita.
Seguono nocciole e mandorle, erbe aromatiche, ancora frutta gialla e agrumi che alzano la voce.
Sorso fresco e gustoso, di appagante sapidità e lunga scia aromatico-agrumata per una beva a ritmo di shuffle.
TREBBIANO D’ABRUZZO DOC 2022: da vigne di cinquant’anni un Trebbiano che si presenta al naso con una riduzione DAVVERO difficile da digerire.
Ma oggi sono nella tana del lupo e pronto a slogarmi il polso a furia di roteare il calice.
Ecco dunque diradarsi le nebbie sulfuree e palesarsi la frutta gialla e i piccoli fiori di campo.
C’è la camomilla ad addolcire ma è il tè che alza la voce mascherando quasi del tutto il calore delle messi assolate.
Sorso che il quid di grappolo intero restituisce più tannico di quanto atteso da un Trebbiano.
Un bel gradino avanti, maturo, di alcolica, glicerica sostanza, di eleganza contadina, non borghese, piacevolmente sapido e con una chiusura tutta dedicata alla frutta.
Mannaggia a quel naso!
CERASUOLO D’ABRUZZO DOC 2022: l’olfatto racconta un pezzo di storia vinicola dell’Abruzzo presentando un “quasi Montepulciano” di sana, rustica costituzione.
Manca forse un po’ di grassezza fruttata ma il corteo speziato compensa egregiamente e i fiori rossi ingentiliscono quelle note green e selvatiche del vitigno che troppo spesso si cerca di nascondere.
Sorso fresco, sbarazzino, sanamente conviviale, di giusta consistenza fruttata e sottolineate freschezza e sapidità.
Un bel bere.
VINO ROSSO “UNROUGE” 2022: 80 parti di Montepulciano e 20 di Merlot vinificato in bianco per sacrificarne la parte vegetale sull’altare di quel frutto rosso e succoso che riempie il naso e catalizza l’attenzione distraendoci dai richiami di una spezia che è lontana sirena.
Un naso “tuttosorso”, che chiede non si ponga tempo in mezzo e si avvicini subito il calice alla bocca.
Succoso, beverino, godurioso, sbarazzino, in una parola…modaiolo.
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC 2022: le stesse vigne da cui proviene il Cerasuolo ci regalano un Montepulciano che non nasconde affatto il proprio grado di parentela con il fratello “decolorato” (e neppure la firma del Produttore).
Al naso sottolinea il proprio animo green lasciando al frutto (più prugna che ciliegia) ed alla spezia il ruolo di coristi con soffi balsamici a fare da controcanto.
In bocca è agile e scattante, fresco, succoso, piacevolmente grippante, tratteggia un panorama più ampio rispetto al Cerasuolo ma senza vergognarsi del proprio stile naif.
IL MOLISE
AGRICOLAVINICA
VI.NI.CA. (acronimo di VIttorio, NIcholas e CArola) nasce nel 2007 sulla collinare dorsale appenninica di Ripalimosani da passione e voglia di valorizzare un territorio, come quello collinare molisano, storicamente vocato alla viticoltura.
220ha complessivi di cui il 10% vitato.
Primi impianti nel 2009, grande attenzione alla Tintilia (quella di montagna) ma senza dimenticare gli internazionali Sauvignon, Riesling e Merlot.
SAUVIGNON DEL MOLISE DOC “LAME DEL SORBO” 2020: un naso colorato e caleidoscopico BBOOOMM che oggi se la gioca per il premio “SURPRAIS”.
Il primo colore che mi viene in mente è il verde, quello dell’erba da sfalcio e quello della pesca, dolce ma ancora lungi dall’essere matura.
Poi il rosa del pompelmo, il grigio del camino spento, il bianco dei fiori d’acacia e quella sottile nota foxy che lo rende giustamente rustico facendocelo valutare per un prodotto della fatica e della terra piuttosto che un qualcosa di trascendentale.
In bocca me lo aspettavo più fresco eppure è un bisturi che taglia con cura e a fette sottili i descrittori olfattivi.
Lungo il finale salino di un vino che DOVETE assaggiare assolutamente.
Da bere ascoltando “THINGS ARE LOOKING UP AGAIN” di LYAMBIKO.
TERRE DEGLI OSCI IGT RIESLING 2022: chi s’aspetta idrocarburi si prepari, ché al momento siamo di fronte a una Tesla.
Spiccano le dolcezze di albicocca e pure quelle di una mandorla di pasticceria, quella del marzapane.
Poi sono le vegetali amaritudini delle erbe aromatiche a farsi avanti mentre la ritmica freschezza degli agrumi fa da sottofondo.
Sorso affilato e corrispondente, di sapidità che ben bilancia le dolcezze fruttate ed un finale brillante e coinvolgente.
Beh, non valutabile al momento, me lo segno e ne riparliamo tra una decina d’anni.
VINO FRIZZANTE “OUTSIDER” 2020: beh, questo è un vino di quelli che passano dal naso giusto il tempo di finire in bocca.
È un attimo!
Quel tanto che serve a riempirsi le narici di pompelmo.
Poi è un sorso (il primo), lungo, dissetante…
Ne seguiranno altri senza scuse, per puro piacere.
Da evitare di tenere in frigo quando si ha sete!
Si becca il mio premio “LEVATEMELO”.
Da bere ascoltando “ME SO’ ‘MBRIACATO” di MANNARINO.
TERRE DEGLI OSCI IGT TREBBIANO “ALTRE TERRE”: un Trebbiano fuori dagli schemi.
Il naso è maturo, d’albicocca, eppure fresco e croccante di mela Fuji, delicato di fiori di campo, amaricante di tè, piccante di zenzero.
10 giorni di macerazione sulle bucce gli regalano tannini da vino rosso che non sfigurano tra freschezze e sapidità e lo rendono di interesse tale da far finta di volerlo valutare meglio per chiederne un secondo giro.
TINTILIA DEL MOLISE DOC ROSATO “LAME DEL SORBO” 2021: delicato all’occhio, delicato al naso.
Ha un “appena” di tutto, un “appena” di colore, un “appena” di lampone, un “quasi” di agrume, un “soffio” balsamico.
Il sorso è invece una lama, non quella “del Sorbo”, ma quella di una sega.
Affilata ma per un taglio rustico, non come quello di un bisturi, uno zigozago di succosa melagrana e sottili peposità.
Inatteso.
TINTILIA DEL MOLISE DOC “BEAT” 2019: lo so, penserete che sia stato ormai ubriaco ma, al naso, m’ha ricordato un po’ il Sauvignon.
Sottilmente vegetale, quel pizzico di selvatica rusticità.
La lavorazione in semicarbonica rende la bevuta compulsiva, la ricerca di un pezzo di pane e salame necessaria.
Chiude sulle sottili, speziate peposità del rosato ricordandoVi di berlo in compagnia.
TINTILIA DEL MOLISE DOC “LAME DEL SORBO” 2019: un lustro di isolamento completo (vetro e tappo stelvin come i suoi fratelli) non sembra essere bastato per domare l’animo montanaro di questa Tintilia.
C’ha un animo boschivo, freschezze mentolate, scatto da cacciagione da pelo, ma non dimentica il caldo abbraccio della macchia mediterranea, il frutto nero maturo…
Il sorso è scorrevole, pulito, sincero, tannini puntano il dito ma non sono maleducati e quella scia sapida…lo rende lungo quanto serve a chiedere un secondo bicchiere.
MERLOT DEL MOLISE DOC “LAME DEL SORBO” 2019: al naso è forse un po’ chiuso (e c’ha pure un dippiù di volatile) ma poi rivela il suo animo montanaro.
Non si vergogna di mostrare l’animo erbaceo del Merlot, quello che tutti nascondono, lo mostra come una cicatrice che gli appartiene e lo accosta con candore alle dolcezze della frutta nera, alle more, alle susine mettendoci un extra balsamico e forse iodato.
In bocca dimostra sostanza, caldo quanto serve al cuore e fresco quanto richiede la bocca.
Persistente e invogliante.
TERRE DEGLI OSCI IGT PASSITO “LA NUVOLA DI PIÈ”: dalla paziente essiccazione di Moscato di Montagano e 30 parti di Riesling per aggiungere freschezza e sprint alle dolcezze d’albicocca disidratata e crumble di mandorle.
Un sorso di armonica compenetrazione tra dolcezze e sapidità che, una volta tanto, abbinerei più ai dolci che ai formaggi.
LA SICILIA
ETNELLA
Un’Azienda giovane, nata nel 2008 sui versanti Orientali e Nord-Orientali dell’Etna.
Impianti anche secolari (e pre-fillosserici) che sfidano il limite altimetrico della vite e sono praticamente esenti da qualsiasi intervento umano.
Produzioni “artigianali” che in alcuni casi si muovono scaltramente sul filo del difetto e che interpretano benissimo le diverse sfaccettature della lavica mineralità della “Muntagna”.
Sorvolo sui due assaggi di Sidro (il primo a base di mele Gelato Cola il secondo che aggiunge alle stesse il mosto del Nerello Mascalese) perché confesso di saperne meno di quanto sappia di vino e…prima di azzardare parole tocca studiare.
TERRE SICILIANE IGT BIANCO “KAOS 5.0”: un ensemble di una decina di vitigni bianchi (Catarratto e Carricante a farla da padroni) per un risultato “orange” dall’olfatto segnato dalla scorza d’arancia amara e dalla nespola con un quid di caramello a cercare di pareggiare i conti e un tocco resinoso in fondo al bicchiere.
Più dolce il succo (anche se comunque segnato da una pulsante vena acida), a raccontare ginestre e acacie prima di chiudere sottolineando ancora amaritudini (stavolta di erbe aromatiche).
Gli do un “BOH”, ché secondo me va riassaggiato tra qualche anno.
TERRE SICILIANE IGT ROSATO “ORIENTALE SICULA”: Nerello Mascalese, vitigni bianchi (80/20) e ossidazione.
Questi gli “ingredienti di un rosato che m’ha fatto venire il tunnel carpale prima di farmi apprezzare le fragoline di bosco e la melagrana, i fiori di campo, le erbe amare, una folata foxy.
Sorso quasi salato, a lasciare nell’ombra la pur decisa freschezza e finale sottilmente fruttato.
VINO BIANCO “OXYGEN” 2022: Chardonnay da botte scolma a scimmiottare i prodotti del Jura.
Confesso di esserne disorientato!
Ossidazione e volatile menano fendenti a destra e a manca e io sono lì, inerme, preda di sensazioni contrastanti.
Poi scelgo la via dello Zen e mi si schiude un panorama di frutta gialla disidratata e fiori secchi, freschezze d’agrume amaro a irridere dolcezze di vaniglia e albicocca e accompagnare il sale di un mare lontano.
Deve varcare la soglia delle labbra per farVi felici.
Sorso velocissimo e traditore (okkio ai suoi 14° alcolici), complesso eppure di disarmante spontaneità viscerale, privo di dubbi.
Un vino che non comprerei ma che mi piace davvero un sacco.
Da bere ascoltando “OSSIGENO” degli AFTERHOURS.
TERRE SICILIANE IGT ROSSO “ATTIA” 2021: Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio (80/20) dal naso di fruttata dolcezza, roccioso, pepato quanto serve, fumoso quanto si deve a un vulcano.
Sorso agile, che sembra esile ma…sottosotto c’ha sostanza (in fondo un vulcano è tale solo se se ne considera la profondità).
Richiama l’olfatto ma sottolinea scure note vegetali che vanno dall’oliva all’intrico di macchia mediterranea chiudendo poi ancora fumé.
Bevibilissimo e “pulito” (scusate la “cattiveria”) Vi invito a leggere “ATTIA” come fosse “SALUTE” (ma magari è proprio così).
Prosit.
TERRE SICILIANE IGT ROSSO “VILLA PETROSA”: 80% di Nerello Mascalese e il resto di Cappuccio provenienti da una piccola vigna in una GRANDE contrada.
Un po’ di volatile è lì a disturbare l’olfatto ma qualche colpo ben assestato al calice e la dovuta “tara” risolvono in fretta lasciando ampio spazio ad un vino duro, pietroso, che mette a fuoco i pochi ciuffi d’erba verde tra gli arbusti secchi e non si dimentica dell’incarnato rosso dei piccoli frutti, della cannella, delle erbe aromatiche.
Sorso profondo come il camino vulcanico, a pescare calore dalle viscere della terra e mixarlo con la freschezza dei quasi mille metri di quota.
Confonde poi il solletico tannico dietro sopite dolcezze e chiude su lunghe aromaticità facendoci alzare lo sguardo verso il cratere.
Gli do il mio premio “MANNAGGIA” per quella volatile che…mannaggia!
TERRE SICILIANE IGT ROSSO “KAOS”: 85 parti di Nerello Mascalese e il saldo di Nerello Cappuccio.
Tre vendemmie per un assemblaggio matematico ed emozionale al contempo.
Mixa la freschezza dell’aria rarefatta al calore del frutto rosso maturo, lavica mineralità a rarità floreali in una “caotica” atmosfera di effluvi selvatici, fumosi e balsamici.
Sorso rotondo ma con la dinamicità di una “palla pazza” nel riproporre i rimandi gusto-olfattivi in un contesto ben centrato sul Territorio.
TERRE SICILIANE IGT ROSSO “NOTTI STELLATE” 2021: da vigne novantenni pre-fillossera un olfatto di vulcanica freschezza che racconta arancia rossa, prugne, marasche, pepe nero, carrube, cuoio, terra, pietre e mentolate cioccolatosità di after-eight.
Sorso materico, di tattile sostanza e larghe spalle fresco-sapide.
Abbisogna di vetro per smussare qualche spigolo di troppo e rivelare la sua morbidezza al di là della carezza tannica ma…aspettatelo.
LA SARDEGNA
DETTORI
Da più di quarant’anni DETTORI rappresenta una splendida realtà di quella Romangia che si affaccia sul Golfo dell’Asinara.
Un mix di studiata biodinamica e libere interpretazioni che, al di fuori delle Denominazioni, valorizza i vitigni autoctoni regalandoci risultati di assoluta eccellenza.
VINO BIANCO “RENOSU”: Vermentino 90 Moscato 10 (vendemmie 2021/2019) certamente il Vermentino vorrebbe comandarsela con quelle sue freschezze di finocchietto selvatico e macchia mediterranea ma il Moscato non ci sta e calca la mano sulle dolcezze speziate e sulle note di pera e pesca.
Sorso morbido e scorrevole che vive dei ritmati contrasti tra le succosità della frutta percepita all’olfatto e quell’indole sapida che alla fine deve cedere le armi e abbandonarsi alle dolcezze.
ROMANGIA IGT BIANCO “DETTORI BIANCO”: un Vermentino che, in una atmosfera più salmastra che minerale, riempie il naso di fieno caldo e dolcezze di miele e fichi che fanno a sportellate con amaricanti sensazioni balsamiche di finocchietto selvatico per chiudere poi su note di pompelmo maturo e lasciarci lì a pensare a quella nota smaltata che…
Sorso che riserva una carbonica sorpresa (imbottigliato Maggio 2022 quindi ampiamente voluta), ampio, rispondente, fresco e morbido al contempo evidenzia una salinità che sembra cercare lo scontro e conduce invece ad un finale estremamente lungo.
Credo diventi un gran vino ma non ora, non qui.
VINO ROSSO “RENOSU”: metà Cannonau e il resto Pascale e Monica a mezzi per un olfatto mediterraneo che spazia dalle olive ai cespugli di rosmarino e origano passando per dolcezze di spezie e frutta disidratata e chiude lasciandoVi seduti di fronte al camino a mangiare frutta secca.
Sorso di compiacente scorrevolezza e di decisa, minerale sapidità che non si vergogna di ricordarVi, con rustica eleganza, quanto apprezzato dall’olfatto, sottolineando le note vegetali senza dimenticarsi del frutto.
Così “quotidiano” che verrebbe voglia di dimenticarsi del calice e tornare ai cari, vecchi, bicchieri da osteria.
ROMANGIA IGT ROSSO “OTTOMARZO” 2021: un Pascale tutto more, amarene…la passione di una rosa rossa, la freschezza dell’anice e quella quasi dolce di una liquirizia che ha come sfondo la macchia mediterranea ed un fondo di bicchiere che dirà di oriente e caffè.
Il sorso caldo, equilibratissimo, di freschezza e sapidità educatissime e i tannini broccati ne fanno prevedere un nobile futuro mentre, per il momento, ce ne godiamo il finale balsamico e minerale.
ROMANGIA IGT ROSSO “CHIMBANTA” 2021: Monica e basta.
Il naso vi fa camminare in bosco scuro, resinoso, calcare terra, foglie bagnate, funghi e poi uscite a “riveder le stelle” a respirare brezze salmastre e cespugli di rosmarino, a fumare tabacco…
In bocca la rispondenza è disarmante, strapiombante la freschezza granitica la sapida mineralità, infinita la chiusura.
Bello, bello davvero!
Da bere ascoltando “CHERI CHERI LADY” dei MODERN TALKING.
IL TRIS DEI CANNONAU DEL CRU BADDE NIGOLOSU
Tre vigneti diversi figli il primo del secondo e il secondo del terzo.
Tre vini per capire un fazzoletto di Territorio.
ROMANGIA IGT ROSSO “TUDERI” 2021: tra fiori appassiti e fresche, calcaree grassezze di frutti rossi, s’avanza la dolcezza delle spezie d’Oriente in una atmosfera di granitica mineralità che porta con sé un’idea salmastra di oliva nera.
Sorso sostanzioso, con tannini educati ma ancora vispi a solleticare le larghe spalle fresco-sapide.
Chiude lungo e marino.
ROMANGIA IGT ROSSO “TENORES” 2019: un naso che evidenzia trasformazione e gioventù, quel velo di volatile che subito lascia il posto ad un bosco fitto tutto foglie secche e resine, una ventata selvatica, una misteriosa d’Oriente, il vuoto di un camino spento, un caffè che il cemento non avrebbe dovuto…
Sorso materico, di tangibile sostanza con tannini degni di un arazzo e freschezza da vendere.
Peccato per quella volatile…
ROMANGIA IGT ROSSO “DETTORI” 2020: l’imprinting olfattivo è di aromatiche dolcezze e sciorina fichi e datteri (forse perché sono appena rientrato dalla Giordania), poi arriva l’arancia a rinfrescare, il mirto a far schioccare la lingua, il tabacco…quello da fumare a fine pasto.
Ed un’eco di mare lontano soffiata dal maestrale che piega i cespugli di macchia mediterranea.
Sorso potente ed elegante, di grande rispondenza e tannini sapientemente smussati e chiusura mentolata.
Un vino per piccoli gesti e grandi amicizie, un vino per i silenzi del fuori pasto, un sorso per sogni e pensieri.
Da bere ascoltando “THE SOUND OF SILENCE” DI SIMON & GARFUNKEL.
E ORA?
Beh, ora è come sempre il momento dei ringraziamenti, agli Organizzatori per avermi ospitato e ai Produttori per avermi sopportato, avermi insegnato tante cose nuove e avermi fatto conoscere filosofie, territori e stili che saranno motivo di approfondimento nei mesi a venire.
Metto dunque in agenda sin da ora una Edizione 2025 che spero ancora più vivace e nel frattempo cerco di star dietro a un calendario di Eventi che si preannuncia davvero impegnativo.