IL COSA E IL DOVE
Lo scorso 5 Marzo, nella ormai consueta location dell’Hotel Savoy, GoWine ha presentato al pubblico romano l’Edizione 2024 della Guida CANTINE D’ITALIA.
Un corposo volume che raccoglie 852 Aziende, un Guida per l’Enoturista, un Libro che pone al centro dell’attenzione la “Cantina” in quanto “luogo di lavoro” prima ancora il vino che vi si produce.
Perché è proprio partendo dalla Cantina che un numero sempre più grande di Produttori ha deciso di iniziare a promuovere il Territorio raccontando quanta meraviglia è contenuta in un calice.
E la Cantina diventa così non solo il luogo dove uomini e donne imbottigliano il frutto del proprio duro lavoro, ma una sorta di focolare attorno al quale riunirsi per parlare di storia e di storie, di tradizioni e di progetti.
La cantina come meta dell’enoturista, la cantina come punto di partenza per un viaggio dentro le emozioni che una bottiglia confina al proprio interno.
GLI ASSAGGI
10 le Aziende presenti “in pectore” (in rappresentanza di 10 regioni) e 33 quelle di cui era presente una rappresentanza in enoteca.
Una serata, come di consueto, a misura d’assaggio con comunque tanto in cui ficcare il naso.
Da assiduo frequentatore e grande estimatore del lavoro e dell’impegno di GoWine per la promozione del vino e di quello che rappresenta mi permetto però di fare un appunto.
Negli ultimi appuntamenti mi sembra rilevare una certa “stasi”, un “allumacarsi” (passatemi il neologismo” sulle solite Aziende quasi ci sia poco interesse da parte di queste ultime a partecipare ad Eventi così “raccolti”.
Siete tante! Fatevi avanti, siate Voi a proporVi per partecipare.
Vabbè, mo bando alle chiacchiere e passiamo alle cose serie.
Come avrete capito c’erano un sacco di Aziende che avevo già incontrato, indi peer cui mi sono concentrato su quanto di nuovo presente (ahimè non tutto perché, vabbè la “misura d’assaggio” ma…io sempre solo uno so’).
Date quindi una letta alle mie personalissime note d’assaggio, prendetele ovviamente “con le molle” e andate a ficcare il naso di persona nei vini che ho cercato di descriverVi (quando poi Vi deciderete a consigliarmene Voi qualcuno non sarà mai troppo tardi).
LA VALLE D’AOSTA
LA SOURCE
Meno di 10ha di piccole parcelle in quel di Saint Pierre, tra la Dora Baltea e i boschi che precedono le alte vette.
Una viticoltura eroica per risultati tutti da assaggiare.
VALLÉE D’AOSTE DOP “ENSEMBLO” 2019: Gewürztraminer, Moscato e Müller Thurgau per un naso che ammalia!
Dolcezze candite di frutta pasticcera si mescolano alle freschezze del bosco umido mentre s’avanzano toni balsamici di anice e liquirizia su uno sfondo appena smaltato.
Il sorso è dominato dalle dolcezze ma senza alcun eccesso di boria, con quella minerale sapidità di fondo che…vi fa allungare la mano per averne un altro goccio.
Sembra facile ma…
VALLÉE D’AOSTE DOP CORNALIN 2017: olfatto che evidenzia scure freschezze di bosco profondo e ferrosa, granitica mineralità.
Certo la frutta rossa matura vorrebbe recitare il ruolo di protagonista ma le piccanti peposità che sfrucugliano il naso distraggono l’attenzione.
Sorso fresco e succoso, più salato che sapido e con un finale quasi piccante che non manca di echi amaricanti.
VALLÉE D’AOSTE DOP GAMAY 2019: il naso si riempie di piccoli frutti maturi ma sono i toni cupi, terrosi, selvatici quelli che sorprendono, mentre sullo sfondo non manca il verde dei prati alpini.
Sorso dinamicissimo e succoso, fresco e di mineralità da età del ferro che, in sapida progressione conduce ad un finale di pepose piccantezze.
Da bere ascoltando “DARKNESS ON THE EDGE OF TOWN” di BRUCE SPRINGSTEEN.
VALLÉE D’AOSTE DOP TORRETTE SUPERIORE 2019: 90 parti di Petit Rouge ed il saldo di Fumin per un naso che propone con eleganza forse troppo “francese” la frutta scura e le speziate dolcezze della cannella con ben più di un tocco di belletto femminile ed un appena piccante di pepe.
Sorso rispettoso dell’olfatto ma di più maschia decisione, che affianca l’oltralpe all’alpeggio???
VALLÉE D’AOSTE DOP SYRAH 2016: manca forse di un’aura di mistero e s’atteggia più a odalisca che a tuareg ma quella frutta affatto sottesa, quegli inciampi di radici, le incursioni mentolate, le piccantezze pepose…
Sorso affilato che sottolinea l’animo minerale di un vino che si rifugia nella chiusura fruttata per comunicare la propria sensualità.
IL PIEMONTE
CASCINA CASTLET
30ha a Castigliole d’Asti, profusione di vitigni “local” (anche MOLTO local), tecnologia ed occhio attento alla tradizione.
MONFERRATO ROSSO DOC “POLICALPO” 2019: Barbera e Cabernet Sauvignon (60/40), l’amarena e la prugna, la rosa e la viola…
E poi tabacco, pepe, terrosa materia e un quid di animale che non è ancora cuoio prima del soffio balsamico in chiusura.
Sorso sostanzioso e irruento, con la spiccata sapidità che stacca di ruota una freschezza un po’ in affanno, tannini ancora da smerigliare e lungo finale per un vino che mi pare abbia bisogno di ancora tanto vetro per mettere d’accordo due vitigni che mi pare ancora convivano da separati in casa.
MONFERRATO ROSSO DOC “UCELINE” 2017: Uvalino…antico vitigno autoctono “astesano” di cui serbavano memoria forse solo gli anziani.
al naso rivela cioccolato boero, amarena e ribes prima di presentare la guida rossa sulla quale procede spedito il lungo corteo balsamico di tabacco, china, liquirizia, eucalipto.
Delle spezie racconta le piccantezze del pepe nero ma tratteggia a carboncino il dolce respiro di noce moscata e cannella e chiude poi firmando, senza alcuna vergogna, con un tocco di contadina rusticità che fa strabuzzare gli occhi.
Sorso che cela il sostanzioso, glicerico calore sotto l’importante freschezza, tannini fin troppo eleganti, chiusura di lunghezza tale da non essere dimentica di alcuno dei descrittori olfattivi e fondo del calice decisamente grafitico.
Un vino che ha radici profonde, un vino che vola alto.
Da bere ascoltando “SONGBIRD” dei FLEETWOOD MAC.
PIEMONTE DOC PASSITO “AVIÈ” 2021: olfatto eucaliptico intriso di frutta secca sotto miele, ricco di candite dolcezze pasticcere (anche esotiche) e non dimentico di ben più di un tocco di zafferano.
Sorso di scontata, dolce morbidezza ma di sorprendente progressione fresco-sapida con un lungo finale a ricordare i descrittori olfattivi.
CIECK
13ha di Canavese coltivati a pergola (qualcosa anche a piede franco) e quasi interamente dedicati all’Erbaluce.
Un inizio targato 1985 segnatoi dalla passione per lo spumante ed un oggi che…è ancora evoluzione.
ERBALUCE DI CALUSO DOCG SPUMANTE “SAN GIORGIO” BRUT 2020: naso intrigante e delicato a comunicare pane tostato e nocciole su una tavolozza pennellata di agrumi ed erbe fini.
Sorso teso e voluminoso, di larghe spalle fresco-sapide e goduriosa persistenza.
36 mesi davvero ben spesi.
ERBALUCE DI CALUSO DOCG “VIGNA MISOBOLO” 2021: certo che per essere un vino così nordico questo Erbaluce “trebbianeggia” non poco scimmiottando il calore delle messi assolate dei colli abruzzesi!
I fiori di campo si mischiano a pera e mela mature e la frutta secca alla castagna mentre il naso si riempie di cespugli di macchia mediterranea e cremosità agrumate.
Il sorso è pulito, agile, scattante di dinamica inaspettata considerando l’olfatto, profondamente sapido e con un finale davvero appagante.
C’ho dovuto pensare su un po’ ma…vabbè, m’ha sorpreso!
ERBALUCE DI CALUSO DOCG PASSITO “ALLADIUM” 2018: l’olfatto è un rincorrersi di nuances di noce e caramello tostato, albicocca disidratata e fichi su un sipario di profonda mineralità strappato da graffi vegetali.
Sorso che meraviglia per la contenuta dolcezza e quella freschezza che invoglia a riassaggiare per scoprire in chiusura di bocca quant’è bello lasciarsi sorprendere dalle amaritudini di mallo di noce in una atmosfera che respira di tigli in fiore.
Davvero un bel passito, DAVVERO!
G.D. VAJRA
Siamo sul “cucuzzolo” di Barolo, dove da 50 anni la Famiglia Vajra coltiva 80ha in regime biologico puntando su produzioni di grande personalità che valorizzino Territorio e Tradizione.
BAROLO DOCG “ALBE” 2020: al naso propone l’eleganza semplice delle viole e la freschezza balsamica della macchia mediterranea prima di imboccare la strada delle dolcezze di frutta e spezie e chiudere su leggere asprezze di melagrana e soffi d’incenso.
Sorso di bella coerenza e sottolineata mineralità con tannini già ben educati e una chiusura sottilmente amaricante.
Troppo giovane per poter essere giudicato ma…lo riassaggerò (spero).
CASCINA ALBERTA
Una storia secolare con un oggi ben più recente.
9 gli ettari vitati ed una filosofia produttiva fatta di recupero di vecchi vigneti e viticoltura sostenibile.
La tradizione della botte grande con l’occhio rivolto al futuro delle anfore e del clayver.
LANGHE DOC RIESLING “AMPHORAE” 2022: dall’anfora un naso che racconta timidamente frutta, fiori ed una mineralità profonda di cui sembra quasi vergognarsi.
Idrocarburi manco a parlarne!
Praticamente una Tesla…
Il sorso è sorprendente!
Vivace, glicerico eppure frescofresco e saporito con una impressionante progressione retronasale che eleva a potenza i descrittori olfattivi invitandoci a dare tempo al tempo.
Crescerà, e sarà grande!
Non bevetelo troppo freddo, lo mortifichereste.
Da bere ascoltando “NOTHING ELSE MATTERS” dei METALLICA (ma nell’interpretazione MILEY CYRUS).
BARBERA D’ALBA DOC SUPERIORE “TRES” 2020: sulle timidezze del naso spicca la ciliegia nera circondata da fiori e resa più intrigante da cioccolato, liquirizia e un tocco di spezia.
Sorso caldo, pieno, di appetitosa freschezza, coccolosi tannini e finale coinvolgente.
LANGHE DOC NEBBIOLO 2020: e dopo tante timidezze, finalmente un Nebbiolo che si respira!
Orgoglioso, sbarazzino, dispensa viole e rose a destra e a manca ma sottolinea anche freschezze boschive vergandole con refoli balsamici e minerali.
Sorso in fondo in fondo equilibrato, con l’esuberante freschezza a pareggiare il lungo scivolo sapido ed un finale persistente, fruttato e minerale.
Goduriuoso.
Da bere ascoltando “ENJOY” di BJÖRK.
BARBARESCO DOCG “GIACONE” 2020: un profilo olfattivo ampio che spazia dall’eleganza dei fiori blu alla sorprendente ed incisiva nota di oliva nera, accenna al frutto (pera e lime) e sottolinea le erbe selvatiche senza dimenticare un quid di spezia.
Sorso ricco e di freschezza che appaga e invoglia, di coinvolgente rispetto al quadro olfattivo e sapidità da secondo bicchiere.
BARBARESCO DOCG “SERRAGRILLI” 2021: vigne più basse rispetto a quelle del “GIACONE” regalano un olfatto totalmente differente che mixa piccoli frutti rossi e neri in confettura a freschezze di scorza d’arancia e balsamicità di tè alla menta prima di chiudere su amaritudini chinate.
Assaggio ampio e morbido ma di distraenti freschezza e sapidità, tannini fitti e bella persistenza.
BARBARSCO DOCG GIACONE “MARNE BIANCHE” 2018: vigne del ’75 in un parcellare che va tenuto d’occhio per quanta capacità ha di comunicare il Territorio.
Ricco di viole e succoso di un’arancia che si mischia a spezie d’oriente (cannella e chiodi di garofano) in un brulé di frescosità accentuata anche dagli accenti balsamici.
Sorso scalpitante (forse il più fresco della batteria), di appagante sapidità e birbante buffetto tannico.
Ancora giovane ed indomato chiude su piccantezze speziate e vagamente orientaleggianti.
L’ALTO ADIGE
CANTINA VALLE ISARCO
150ha, poco più di un ettaro per ciascuno dei soci.
Un grande parco vitato che abbraccia meraviglie come la zona di Novacella e l’Abbazia di Sabiona.
Una produzione centrata sui vini bianchi ed estremamente rispettosa del territorio.
ALTO ADIGE VALLE ISARCO DOC SYLVANER “ARISTOS” 2022 (MAGNUM): al naso si diverte a “chardonnayggiare” raccontando grassezze di frutta gialla e calore di fieno al sole.
Poi è un rincorrersi sui prati alpini di piccantezze speziate e gessose mineralità.
Sorso che meraviglia l’occhio, oltremodo dinamico nonostante la glicerica densità, fresco e di straripante sapidità chiude tra agrumi e sapide piccantezze quello che si è rivelato un assaggio quasi siciliano.
ALTO ADIGE VALLE ISARCO DOC KERNER “ARISTOS” 2022 (MAGNUM): il naso è di prorompente, estiva fruttosità, carico di pesche e albicocche che si divertono a irridere erbe di campo amare e calcarea mineralità mentre fiori di campo, mimose e agrumi verdi stanno a guardare.
Sorso caldo che rivela presto una disarmante progressione fresco-sapida verso il finale siglato dai ricordi agrumati e dalla piccante mineralità
Davvero aristocratico!
Da bere ascoltando “KINGS AND QUEENS” dei SOFT MACHINE.
ALTO ADIGE VALLE ISARCO DOC “ADAMANTIS” 2020: cuvée dei soli selezionatissimi grappoli di Sylvaner, Kerner, Grüner Veltliner e Pinot Grigio provenienti dai 135 Soci della Cooperativa.
Il soggiorno in barrique parzialmente nuove si fa sentire con un soffio di “perlinatura” che in parte disturba una complessità olfattiva fatta di fiori bianchi, incenso e pesca che nel finale sottolinea pepose piccantezze e pirica mineralità.
Sorso ciccione ma di buona dinamicità che rimarca le dolcezze fruttate evidenziandole a suon di spezie.
Al momento “NI” ma tra dieci anni…
ALTO ADIGE VALLE ISARCO DOC SAUVIGNON “ARISTOS” 2022: un Sauvignon che sacrifica la pesca sull’altare delle tropicalità ma tenendo i piedi ben piantati nel proprio animo vegetale ed aromatico.
Fanno coro i prati alpini e la sottesa mineralità mentre il legno che l’ha ospitato per un po’ beh…vuole assolutamente dire la sua.
Sorso di rara rispondenza gusto-olfattiva, fresco quanto serve a pareggiare la morbidezza e sapido quanto serve per chiederne un secondo bicchiere.
ALTO ADIGE VALLE ISARCO DOC GEWÜRZTRAMINER “ARISTOS” 2022: gewürz ma con garbo, nasconde il sambuco dietro le mimose e l’agrume dietro un’ananas un pochino troppo invadente lasciando alle erbe di campo e alle amaritudini ammandorlate il finale.
Sorso elegante e coinvolgente, più salato che sapido e con una lunga chiusura agrumata.
ALTO ADIGE VALLE ISARCO DOC PINOT NERO “ARISTOS” 2021: olfatto di freschezza altoatesina e franzosa eleganza.
Racconta con scanzonata simpatia i piccoli frutti del bosco (soprattutto lamponi) e s’impettisce un po’ quando, lasciatosi alle spalle il pompelmo, lascia parlare le note scure di una spezia ora dolce (chiodo di garofano) ora piccante (pepe in grani) e liquirizia.
Il sorso segue l’olfatto con un tratto di verticale freschezza sciorinando in primis i descrittori di una frutta palesemente croccante e proseguendo poi con ordine verso il finale sottilmente speziato passando per tannini liscilisci.
IL TRENTINO
ENDRIZZI
55ha a San Michele all’Adige.
Una storia che da generazioni lega la Famiglia Endrici al vino.
Occhio attento ai vitigni autoctoni e alla sostenibilità ambientale.
ROSSO IGT “GRAN MASETTO” 2019: un Teroldego che sottolinea mirtilli maturi ma ne dosa la dolcezza con il giusto di china e liquirizia, non dimenticando poi di mixare con i toni del legno il cioccolato fondente ed il bosco sopra il maso.
Sorso importante e glicerico con tannini ben tessuti e freschezza in progressione verso un finale leggermente piccante e tostato.
TRENTO DOC “MASETTO PRIVÉ” DOSAGGIO ZERO RISERVA 2013: beh, con tutta l’incoscienza di cui sono capace, definisco “non perfetta” la bottiglia ma decido comunque di proseguire nella degustazione cercando di fare la tara.
Uno “zerozuccheri” che al naso non si direbbe.
Ecco infatti la fiera di paese con croccante e zucchero filato a dominare, con un eccesso di affettata nobiltà, lo sfondo di crosta di pane e la frutta matura.
Sorso cremoso, di dolomitica freschezza e minerale sapidità a pareggio, con un lungo finale dedicato agli agrumi.
Vabbè, questo lo dovrei riassaggiare.
TRENTO DOC “PIANCASTELLO” DOSAGGIO ZERO RISERVA 2018: al naso è un accavallarsi di freschezza amaricanti di erba limoncella e rosmarino tenute a bada dalla succosa dolcezza della susina con la fragranza del pane appena sfornato a fare da legante.
Sorso in giacca e cravatta (ma con jeans e sneakers), cremoso, di affilata freschezza e lunghezza da romanzo russo.
Davvero davvero!
Da bere ascoltando “RUSSIANS” di STING.
IL FRIULI VENEZIA GIULIA
CASTELLO DI SPESSA
Quasi 100 gli ettari di quest’Azienda nata nel 1987 in quel di Capriva del Friuli, in pieno Collio Goriziano.
Qualità e dinamismo alla base alla filosofia produttiva.
SPUMANTE METODO CLASSICO “AMADEUS” BRUT: olfatto panoramico che non stenta a rivelare dolcezze fruttate e biscottosa pasticceria nonostante la profonda mineralità tenda ad alzare la voce.
In bocca è cremoso e mostra vivace sapidità, con freschezze al traino e sostanza glicerica a supporto di un sorso da gambe sotto il tavolino.
COLLIO DOC PINOT BIANCO “SANTAROSA” 2022: tra i fiori bianchi si fanno strada i toni della frutta secca e delle erbe aromatiche con le amaritudini vegetali di nespola e scorza di lime che vogliono essere della partita.
L’educata presenza di morbidezze alcoliche e larghe spalle fresco-sapide rende il sorso sostanzialmente equilibrato mentre il fondo del calice rivela piacevoli note fumé.
COLLIO DOC FRIULANO “RASSAUER” 2022: propone al naso un campo di messi mature e fiori ed il calore delle mele e delle susine mature in maniera intrigantemente “old style” aggiungendovi poi freschezze d’agrume e amaritudini di timo e mandorla fresca.
Anche il sorso riporta agli anni che furono facendo leva su un polso alcolico tenuto al guinzaglio dalla verve minerale e dall’intrinseca freschezza.
Dai, un Tocai davvero figo!
COLLIO DOC MERLOT “TORRIANI” 2019: propone con eleganza il maturo dei frutti di bosco ma non si vergogna di affondare il colpo delle cupe atmosfere boschive prima di intrigare con orientali speziature e freschezze balsamiche (peccato per un legno non ancora completamente integrato che sa un po’ troppo d’oltreoceano).
Sorso caldo e morbido che evidenzia tannini ben gestiti e che la scattante componente fresco-sapida rendono particolarmente scorrevole.
Peccato per quel legno, peccato…
LA TOSCANA
CASTELLO VICCHIOMAGGIO
Un castello che ha visto passare anche Leonardo da Vinci, un’Azienda di 140ha in quel di Greve in Chianti.
Dal 2021 aderisce al Progetto VIVA sottolineando con ciò l’estrema attenzione a tutta la filiera produttiva.
TOSCANA ROSSO IGT “FSM” 2019: un Merlot che affianca le dolcezze della confettura di visciole a quelle della girella di liquirizia aggiungendovi un tocco di pepe.
Sorso che evidenza l’equilibrio tra l’avvolgenza glicerica e l’affilata freschezza, tannico quanto serve, sapido quanto deve in un quadro di eleganza ma, forse, eccessiva piacioneria.
L’ABRUZZO
CANTINA FRENTANA
Numeri importanti per questa Azienda del Chietino che riunisce oltre 500 viticoltori potendo così contare su un parco vitato di oltre 1000ha.
Una Cooperativa che, nata negli anni ’60 per tutelare il lavoro dei contadini, punta oggi su conservazione e valorizzazione del Territorio.
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “RUBESTO” RISERVA 2019: olfatto che mixa fumosità di camino spento a dolcezze cioccolatose per poi dilungarsi su more in confettura a contrasto di amaritudini di liquirizia, raccontare tabacco trinciato forte e strizzare l’occhio alla cannella.
Sorso caldo e rotondo con l’evidente sapidità a cercare di bilanciare la dolcezza del frutto lasciando però a quest’ultimo un palcoscenico di forse eccessiva piacioneria.
PODERI ALONA
8ha a Monteodorisio (CH), un’Azienda giovane che al giro di boa del primo lustro di attività sembra avere le idee ben chiare sullo stile da seguire.
Produzioni che forse strizzano un po’ troppo l’occhio al gusto internazionale ma che, con una piccola aggiustatina al tiro…
COLLINE PESCARESI IGT PECORINO “FONTE PAPA” 2022: era l’unica etichetta che ancora non avevo assaggiato e…
Ecco la sorpresa!
Minerale?
Si, ma addirittura fumoso, quasi pirico in certe sue cupe sfumature.
Il frutto?
Quello che serve: un po’ di pera, un grip di nespola, una spruzzatina di lime.
E non manca un pizzico di pepe.
Il sorso è morbido ma diretto, salato più che sapido, di buona persistenza ma…
Vabbè, c’è un “ma” anche qui.
Il finale…
Chiude strizzando l’occhio alla piacioneria, “dolcione”, quasi dimentico di quanto espresso finora.
Gli do il mio premio “MANNAGGIA” e lo aspetto più avanti.
LA PUGLIA
ALBERTO LONGO
Quasi un quarto di secolo di vita per questa Azienda di Lucera.
35ha di Tradizione e rispetto per il Territorio.
PUGLIA BIANCO IGP “LE FOSSETTE” 2022: una Falanghina tuttifrutti (dal mandarino all’ananas passando per la mela) screziata qua e là da spezie e soffi balsamici appena sporcata da un’idea di come soffitta.
Sorso fresco e rotondo che, forse un po’ troppo piacione nella sua educata morbidezza, ha un guizzo nel sapido finale.
PUGLIA ROSATO IGP “DONNADELE” 2022: un Negroamaro timidotimido all’occhio che dimostra buona verve olfattiva raccontando profumati gerani, asprezze di melagrana e amaritudini di timo.
Sorso di decisa freschezza e sensuale sapidità, che intriga e invoglia.
Un vino da chiacchiere.
PUGLIA ROSSO IGP 2021: un Primitivo ferroso che alla ciliegia croccante unisce more e amarene sorprendendo fumosità tabaccose e speziate piccantezze.
Sorso pimpantissimo e di sorprendente equilibrio, che fa leva sull’accattivante grip tannico e l’intrigante sapidità per traviare i Vostri buoni propositi.
Fatene scorta!
CACC’E MMITTE DI LUCERA DOP 2020: metà Nero di Troia, 35 parti di Montepulciano e il resto Bombino Bianco per un naso di scure freschezze.
Ecco dunque i piccoli frutti del bosco a precedere dolcezze speziate di noce moscata e prugna.
Sorso dinamico che del frutto esalta il succo e la polpa facendo leva sulla vivace sapidità, tannini educati e lungo finale
PUGLIA ROSSO IGP “LE CRUSTE” 2020: centrato sui piccoli frutti (amarena compresa), l’olfatto di questo Nero di Troia non disdegna il rosso di fiori e l’oriente delle spezie con un legno che ci tiene a ricordarci del proprio lavoro.
Sorso materico, teso ma composto ed educato, equilibrato dall’apporto glicerico e con un finale di concreta persistenza.
Troppo giovane per poterne parlare, lo aspetto tra qualche anno.
ED ORA?
Beh, ora è il momento dei ringraziamenti, a GoWine per avermi ospitato ancora una volta e a tutti i Produttori che hanno avuto il buon cuore di sopportare il mio ficcanasare.
Ed è il momento di predisporsi all’attesa del prossimo Evento di questa instancabile Associazione certi che ci sarà, come sempre, qualcosa di nuovo da scoprire e tanto lavoro di approfondimento da dover fare poi.