IL COSA ED IL DOVE
Sempre l’inossidabile GO WINE e sempre all’Hotel SAVOY di Roma.
L’appuntamento di questa volta è con una vasta selezione di Aziende presenti nella guida “CANTINE D’ITALIA 2022”, una guida che parla di Vino attraverso le Cantine e le Persone che possiedono la Magia per farlo e farci sognare.
Una passeggiata dal Nord al Sud (o viceversa) nell’Italia del Vino, del Territorio e della Qualità.
Davvero tanto da assaggiare, tanti i Produttori presenti in prima persona e numeroso come sempre il pubblico presente.
Per me, l’occasione di imparare un sacco di cose nuove e di scambiare opinioni ed emozioni con chi il Vino lo fa.
Grazie a GO WINE.
GLI ASSAGGI
LA LIGURIA
CANTINE LUNAE
Un nome che affonda le proprie radici nella Storia.
Etruschi, Greci e poi Romani impegnati a sviluppare e migliorare la vitivinicoltura qui, a Luni, tra il golfo di La Spezia e le Alpi Apuane.
COLLI DI LUNI DOC “ALBAROLA” 2021: c’ha dentro le ginestre degli scarrupi liguri, la freschezza di salvia e menta e la schiuma del mare.
Banale definirlo sapido, inaspettato nelle morbidezze e di interessanti vegetalità.
COLLI DI LUNI DOC VERMENTINO “ETICHETTA NERA” 2021: salmastro nel profondo ed intriso di erbe aromatiche, evolve su un gelsomino quasi masticabile.
Di grande equilibrio e dal lungo finale ovviamente sapido.
COLLI DI LUNI DOC RISERVA “NICCOLÒ V”: è scuro e luminoso al contempo.
Delle more ha anche l’intrico dei rovi ma Vi porge rose rosse di passione.
E poi, in una atmosfera debolmente fumè, è tutto un susseguirsi di note ferrose, di caffè e piccantezze di spezie.
Sorso fresco, appagante, lungo e di latenti dolcezze.
IL PIEMONTE
STEFANO ROSSOTTO
Cinzano sta sulla Collina Torinese al confine con il Monferrato Astigiano.
370 abitanti ed 80000 viti (fatevi voi i conti).
30h (40000 bottiglie) ed una storia secolare e famigliare tutta dedicata alla valorizzazione di un Territorio attraverso i vitigni che più lo rappresentano (Freisa, Barbera, Malvasia).
“MARCHESINA” FREISA METODO CLASSICO: qui la Freisa dà dimostrazione della sua versatilità in cantina.
36 mesi sui lieviti per un vino che, dal colore in avanti, è tutta una scoperta!
Mixa amaricante di frutta secca con fragolose sapidità…azzeccatissimo!
“ARMONIA” CORTESE 2020: un naso stranamente chiuso dal quale stentano ad emergere agrumi e salvia.
L’assaggio invece è leggero, dinamico ed amicone.
“FREISA DI CHIERI” SECCO VIVACE DOC 2020: ripropone invece un frutto rosso di dinamicissima croccantezza e freschezze di bosco.
Un giusto tocco di tannino (smorzato anche dai 500m slm) non fa che aumentare la voglia di averne a disposizione una cassa.
Un vino che…non vi togliete più gli amici di torno!
PIEMONTE DOC BARBERA “BRIC GRAFÌ” 2018: frutti di bosco e mazzi di viole, ad abbellire questa “signorina” giovane e sfrontata.
“LA” Barbera è femmina e questa ne è ulteriore dimostrazione.
ALBUGNANO DOC NEBBIOLO “JUBÈ” 2019: Nebbiolo che arriva da una piccola DOC (solo 4 comuni) regalando viole a mazzi e portando in dote tannini giovani ma già ben levigati.
Balsamicità fanno capolino rendendo ancor più aggraziato un sorso di grande leggerezza.
FREISA DI CHIERI DOC SUPERIORE “ANDVINÀ” 2018: prendete la frutta che vi aspettereste, aggiungetevi un delicato tocco di peposità cementizie, una spruzzatina di cacao tanto per complicare le cose e dei tannini “giusti”.
Nulla di complicato: un vino da bere e Ribere!
COLLINA TORINESE DOC MALVASIA DI SCHIERANO “DELIZIOSA”: un naso che sa di chiasso ragazzino, soldatini sparsi e coppette di fragoline con la panna a merenda.
L’assaggio è invece adulto e completo: un vino per iniziare, un vino per finire.
L’EMILIA ROMAGNA
PODERE RIOSTO
Ormai, quello con “La Vite del Fantini” e con il “calore” dell’Emilia (Romagna), sta diventando un appuntamento fisso (ne trovate scritto qui e qui)
Ed è davvero sempre un piacere!
Se poi, tra chiacchiere, risate e seriosi tecnicismi, ti imbatti nella modestia di un Produttore che dice: “Anche gli altri fanno le cose per bene, solo che non vanno tanto in giro”, allora…non vedi l’ora di incontrarlo un’altra volta (in realtà capiterà a distanza di soli tre giorni all’Evento “UVA FIERA“, ma questa è un’altra storia)!
COLLI BOLOGNESI DOC “CABERNET SAUVIGNON” 2019: nobile nel corpo, bolognese nell’animo.
COLLI BOLOGNESI DOC CABERNET SAUVIGNON SELEZIONE “GRIFONE” 2017: la sfrontatezza bolognese si coniuga qui all’altezzosa eleganza del Cabernet in una veste tutta da provare.
Da una terra dove tutto, nell’immaginario collettivo, è “easy”, Vi presento un vino che Vi costringerà a pensare (anche ed ancora dopo aver finito di mangiare).
Bellissimo!
LA TOSCANA
MORISFARMS
70ha di Maremma divisi tra la sede storica di Massa Marittima e quella nel comune Grosseto e tra vitigni autoctoni ed internazionali.
“MORELLINO DI SCANSANO” RISERVA 2018: interessante mix di rovere francese e cemento con quest’ultimo a caratterizzare oltremodo il Sangiovese.
Un naso davvero figo di humus e tabacco ed un assaggio, invece, di inaspettata grazia.
Piacione?
Forse, a patto che accettiate un tannino che conduce le danze.
Giovane e giovanile.
“AVVOLTORE” 2017: affinato come l’altro, una lacrima di Syrah ed una carezza di Cabernet Sauvignon (a fare 100 con il Sangiovese) gli donano un tocco di mistero ed un interessantissimo appeal vegetale che amplificano complessità balsamiche e tabaccose.
In una annata “difficile”, un bell’esempio di capacità in vigna.
LE MARCHE
FIORINI
Cento ettari di Azienda (40 quelli vitati), quasi uno per ogni anno di attività.
Tra Pesaro ed Urbino.
Un nome legato a filo doppio con quello del Bianchello del Metauro (30 gli ettari a lui dedicati) ed una proprietaria (Carla Fiorini) non a caso soprannominata “Lady Bianchello”.
BIANCHELLO DEL METAURO DOC “SANT’ILARIO” 2020: delicato, fragrante, agrumaticamente dissetante.
In una parola: spensierato.
BIANCHELLO DEL METAURO DOC SUPERIORE “TENUTA CAMPIOLI”: fiori gialli a profusione, e la frutta dello stesso colore (nespole e ananas).
Ma il palcoscenico è tutto della prepotente mineralità e dell’alzata colma di frutta secca.
Non guastano il tocco di erbe aromatiche ed una peposità cementizia.
Un sorso che, pur leggiadro, riempie ed un calice che vorrà essere riempito ancora.
BIANCHELLO DEL METAURO DOC SUPERIORE “ANDY ‘18” (particolare di vendemmia) 2018: acchiappa l’occhio già con il suo packaging pop e poi…il bello deve ancora venire!
Un profilo più dolce del precedente (sarà per il legno che sostituisce il cemento) con l’accento posto su dolcezze di miele e spezie e cremosità di burro e cioccolato.
Di certo l’assaggio è sorprendente per la freschezza inaspettata e forse superiore a quella del precedente accompagnata e sostenuta da mineralità appenniniche.
“LE MOLE DI CAMPIOLI” ROSATO: un rosato da Sangiovese che mi fa fare un bel passo indietro.
Fin troppo facile vincere se ci aggiungi quella sorta di residuo carbonico!
Ma in fin dei conti il vino va bevuto, e questo…
COLLINE PESARESI DOC SANGIOVESE “SIRIO” 2021: quasi tutto Sangiovese con un 15% di Merlot che, per una volta, riesce a rimanere sullo sfondo senza essere invadente.
Si presenta poi nell’assaggio, aggraziando appena la spinta fresca e beverina del Sangiovese.
COLLINE PESARESI DOC ROSSO “BARTIS” 2014: un blend delle vegetalità di Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Montepulciano.
Ne accomuna le scure complessità di frutta e spezie, le accosta a corteccia bagnata spezie e caffè.
Inaspettatamente fresco e dinamico all’assaggio, si allunga su importanti sapidità.
Da provare assolutamente!
“ROY ’19” (rosso particolare): Canaiolo in purezza, acchiappa l’occhio già con il suo packaging pop e poi…il bello deve ancora venire!
I piccoli frutti di bosco si accompagnano alle viole ed al tutto si aggiungono un guizzo di arancia sanguinella ed interessanti vegetalità.
Fresco, sapido e beverino: un Canaiolo che non ti aspetti.
Caso ha voluto che ci si incontrasse anche qualche giorno più tardi all’Evento “IO VINO” ma lì, ahimè (forse) c’era troppo da assaggiare per poter ficcare di nuovo il naso in qualcosa di già conosciuto…mi riprometto però di studiare ben bene un vino ed una Azienda che sono stati davvero una sorpresa (Produttore avvisato…).
A proposito, il mio premio “LUCC” va sicuramente alle loro “wahroliane” etichette (da leggere oltre che guardare)!
L’ABRUZZO
IL FEUDUCCIO
Orsogna è Gran Sasso, Majella e Mare Adriatico a riempire occhi e narici.
Qui, 60ha sono della Famiglia Lamaletto
COLLINE TEATINE IGT “PASSERINA” 2021: Passerina cinguettante (come Titti di Gatto Silvestro), che però è un canarino) di mela verde, stridente di erbe aromatiche.
Fresca d’Appennino e di adriatiche sapidità.
COLLINE TEATINE IGT “PECORINO” 2020: di agrumate complessità, accosta a queste dolcezze di melone e note amaricanti di erbe aromatiche.
Manca forse quella mineralità che avrei voluto, ma mica si può volere tutto!
Assaggio coerente e bilanciato ed un finale da sfogliare.
“TREBBIANO D’ABRUZZO” DOC 2020: semplice nelle sue complessità di campo e d’agrume, di pietra e di mare.
Se avrete pazienza nell’assaggio, vi saprà regalare ricordi coerenti e, in ogni caso, riuscirà a dimostrare ancora una volta che il Trebbiano è ben più che “solo” un vino.
“CERASUOLO D’ABRUZZO” DOC 2020: un po’ troppo “giovanile” per i miei gusti, la frutta governa le vegetalità e forse gli fa perdere un tocco di identità storica.
“MONTEPULCIANO D’ABRUZZO” DOC RISERVA 2018: anche qui, come nel Cerasuolo, manca forse quella nota verde che sempre ricerco ed il sorso è tutto imperniato sul frutto e su richiami di terra umida e leggere speziature.
Bilanciato e dal moderato allungo l’assaggio.
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “URSONIA” 2016: è invece tutt’altra cosa.
Tostato nell’animo, fa parlare la frutta matura e vi lascia il compito di dirimere tabacchi e cacao.
L’assaggio, di inaspettata ed esuberante freschezza, regala sostanza, calore e la carezza di tannini materici.
Tutto dedicato alla china il lungo finale.
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC SOTTOZONA TEATE “MARGAE” 2017: etereo e scuro, aderente alla mia idea di Montepulciano nelle sue amaricanti vegetalità, nei suoi richiami di china e rabarbaro e nelle speziature orientali.
Di consistenza tutt’altro che “pesante”, avvolge il palato con tannini fitti e setosi e pone l’accento su freschezze verticali.
MASCIARELLI
Gianni Masciarelli è stato sicuramente uno di quelli che più ha contribuito a far crescere la viticoltura abruzzese e che più ha contribuito a far conoscere oltre confine varietà autoctone come il Trebbiano ed il Montepulciano.
Oggi è Marina Cvetic a proseguire, instancabile, l’opera del marito mietendo meritati successi.
TREBBIANO D’ABRUZZO DOC “CASTELLO DI SEMIVICOLI” 2018: un tocco di spezia, un accenno di bosco, erbe aromatiche perchè si, atmosfera boisè, il giusto di frutta ed il mare lontano.
Manca forse il calore dei campi di grano, ma mica si può avere tutto!
Sorso coerente, di bilanciate freschezza e sapidità e di interessante allungo balsamico.
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “GIANNI MASCIARELLI” 2018: vabbè, non la mia idea di Montepulciano, ma assolutamente adatto a quella ristorazione per cui è stato pensato.
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC RISERVA MARINA CVETIC “ISKRA” 2017: coerentemente Montepulciano!
Scuro, fumoso, intenso, terragno.
Spigoli e vegetalità smussati il giusto da un legno che regala anche tostature.
Assaggio importante, forse appena alcolico, di balsamico allungo.
LA PUGLIA
FELLINE
Un’Azienda “grandina”, legata a filo doppio con il Primitivo ma pure ispiratrice di quell’Accademia dei Racemi che tanto impegno profonde nella valorizzazione di varietà ormai “fuori moda” come ad esempio l’Ottavianello ed il Susumaniello.
Manduria e 4 terreni differenti raccontati in quattro vini.
PRIMITIVO DI MANDURIA DOC “FELLINE” 2020: il primo vino prodotto dall’Azienda viene dalla “terra rossa” e si riposa 6 mesi in barrique di primo e secondo passaggio prima di regalarci frutta ciliegiosa a gogo a dare colore alla macchia mediterranea.
Un bambino in tutto, anche nel comportamento sbarazzino di inaspettata freschezza.
Nella scura soffitta che mi sarei aspettato, entra un sacco di luce dagli abbaini.
PRIMITIVO DI MANDURIA DOC “GIRAVOLTA” 2018: anche se ha visto le “terre bianche” di calcare e tufo ha un naso più scuro del primo.
La complessità aumenta, il frutto (sempre croccante) matura ma tengono il punto freschezza e verticalità.
PRIMITIVO DI MANDURIA DOC “SINFAROSA (ZINFANDEL)” 2018: qui s’è dovuta scomodare pure la California da cui, trent’anni fa arrivarono le barbatelle per il vigneto.
Rossa e matura la frutta, balsamicità e lunghe speziature riempiono naso e palato.
Il legno americano non scalfisce affatto l’energia di tannini che qui sono assolutamente materici.
15° alcolici davvero ben portati.
PRIMITIVO DI MANDURIA DOC “DUNICO”: è il primo ad essere vendemmiato e quello cui spetta un anno di legno francese.
Dai vigneti vista mare e dalle sabbie arriva una sapidità profonda che guida un assaggio orientale di spezie e fichi secchi e china.
Sorprende poi la sostanza dell’assaggio (e non meno i “sedicigradisedici” davvero ben portati): un vino “BOOM”, sorprendente, identitariamente scontroso, totale!
ED ORA?
Posto che la lunga guerra con le parole per scrivere questo articolo si è, evidentemente, ormai conclusa, ora viene il tempo degli approfondimenti, delle scatole da rompere ai produttori per vederci più chiaro e riassaggiare con calma le emozioni di stasera e, l’attesa per il prossimo evento di GO WINE cui, ovviamente, non potrò mancare.