IL COSA ED IL DOVE
Il 6 e 7 Marzo scorsi, la Città dell’Altra Economia (al secolo EX MATTATOIO TESTACCIO) ha ospitato l’appuntamento 2022 organizzato da V.A.N. per gli aficionados dei vini naturali.
Considerato l’afflusso del Lunedì mattina, direi che è stato un bel successo.
Una trentina i Produttori presenti a rappresentare quasi tutta la lunghezza dell’italico stivale.
Poco il tempo a mia disposizione e un’ora di ritardo nell’apertura delle danze hanno condizionato i miei assaggi.
Ho dovuto necessariamente optare per una scelta random delle Aziende che però si è rivelata, nel complesso, fortunata e di Qualità.
Sorvolando su scivoloni ed imbarazzi riguardo produzioni e conoscenze storico-ampelografiche, direi che il livello espresso è stato senza dubbio elevato.
In ogni caso, per me, l’occasione per accrescere la conoscenza di un mondo con cui non riesco ancora a legare completamente.
GLI ASSAGGI
LA TOSCANA
CASTEL DEL PIANO
2.5ha di Lunigiana e solo 15000 bottiglie sommando quelle delle 9 etichette a catalogo.
Un mix di vitigni autoctoni e “francofoni”, alcuni scelti per la voglia di salvare il patrimonio ampelografico, alti selezionati tra quelli più adatti al terroir di una zona che dista 30km dal mare ma respira la montagna.
“LUNA LIES” 2019 è un rifermentato ottenuto da un blend di Vermentino Nero ed Uva Merla (al secolo Canaiolo) rifermentato in primavera con l’aggiunta di una parte di mosto congelato che sciorina un amplissimo catalogo di varietà di mele, dalla Renetta all’Annurca passando per la Fuji e finendo in una croccante Granny Smith. (Mele da sidro).
“DURLINDANA” 2021 è Pollera in purezza, di rosso vestita ma d’animo bianco.
Vinificata in bianco, ne propone la grande freschezza accostandola ad una mineralità terragna davvero interessante.
“MATTAGNA” 2020 aggiunge un 10% di Chardonnay al Pinot Grigio.
È un peccato sprecare le bucce del Pinot Grigio, quindi…vinificazione in rosso che esalta il frutto rendendo omaggio ad un mazzo di viole.
Un vino moderno che sa di antico.
“PIANPIANO” 2017 Durella, Pinot Grigio e Chardonnay si dividono, con la calma dettata da un anno di permanenza sui lieviti, le percentuali ed i compiti.
Certo, l’ultimo marca dannatamente ma lascia comunque spazio al frutto del secondo.
La prima completa il puzzle aggiungendo vegetalità ed allungando il piacevole finale.
“CLARÈ” 2019 Pinot Grigio e Pinot Nero se ne stanno vicinivicini a macerare per un paio di giorni regalando un sorso di sbarazzina freschezza.
Un vino che sa d’estate, da bere fresco, con la cannuccia!
“PEPE NERO” 2020 tutto Vermentino Nero (ed è la seconda volta che mi imbatto in questa particolare varietà nel giro di breve tempo).
Un vino che mette appetito ma, siccome non si può mangiare senza bere, rischia di far sì che questa seconda cosa faccia dimenticare la prima.
L’agilità del sorso è tutta nel rincorrersi di spezie e frutti.
Vince chi assaggia.
“MELAMPO” 2017 è un Pinot Nero “collodiano” che rende omaggio al cane del nonno.
Bisogna smontare le vecchie Barrique per pulirle a fondo prima di farcelo riposare un annetto.
Altri 12 mesi d’acciaio e 24 di bottiglia ci regalano un vino “green” che riempie la bocca di frutta con un sorso “impegnativo” ma non “pedante”.
Prestategli attenzione, ha l’educazione di non chiedervela, ma la merita…tutta!
“MARCOLFO” 2016 è forse l’unico (o il meno) sorprendente della batteria.
Un Merlot che regala la freschezza dell’alpe in un assaggio che ha in sè la leggiadria delle corse sui prati.
“SASSOMANO” 2016 è un Canaiolo distante spazi siderali da quelli toscani (non a caso c’ha un nome diverso).
Solo acciaio per un sorso di complessa semplicità.
E mentre Vi segnalo che la struttura ricettiva presente in Azienda aspetta una Vostra visita, assegno una nota di merito (ed il premio “ACCHIAPPO”) alle etichette, davvero eleganti nella loro leggiadria, disegnate dalla figlia di Andrea e Sabina.
L’ABRUZZO
McCALIN
Di McCALIN (letto all’abruzzese) avrete già letto qui, ma il buon Federico ha pensato bene di farmi assaggiare un paio di novità ed io…non ho saputo resistere (ed è stata una fortuna).
“ANIMAE” 2021 con questo Trebbiano (tutto Trebbiano) pigiodiraspato e lasiato in barrique di 3a generazione per un anno, lo Jura arriva in Abruzzo.
Un vino da meditazione, ma perchè ti costringe a pensare.
Un naso ed un sorso che vanno a braccetto proponendo sensazioni da erborinato ed un finale che si allunga in dolcezze da cotognata.
Solo 220 bottiglie: riuscirò a procurarmene una?
“KOMANDANTE” 2020 è sempre e solo Montepulciano ma si presenta travestito da Sherry.
Certo, i quasi 16° di alcol dicono la loro, ma si fanno perdonare da un elegante allungo di dolcezze marascate.
“ROSSO D’AMARE” sta qua con le annate 2019 e 2018 divise da un’estate in cui la grandine ebbe molto da dirte.
Due vini completamente diversi tra loro e dal precedente (ne trovate notizia qui)
“ALKEMNIKO” 2018 arriva dopo un breve passaggio in barrique di castagno proponendoci affumicature da speck che “intender no le po chi no le prova” (Cit.).
LUDOVICO
A Vittorito (AQ), dal 1986, il padre di Lorenza (ed oggi lei in prima persona) realizza la propria passione lavorando 2ha di vigna e cercando di raccontare un Territorio e la sua Storia in un bicchiere.
“SUFFONTE” BIANCO mette insieme Trebbiano, Malvasia e Pecorino in un mix di olivastra sapidità e dolcezze di mela matura interessante ma…da riassaggiare con calma.
“SUFFONTE” CERASUOLO era proposto nelle annate 2020, 2019 e 2017.
La 2020 propone tanto frutto ed una piacevole sapidità, peccato solo che non riesca ad allungarsi quanto vorrei…
Un anno in più ed una annata meno piovosa, aggiungono un delicato tocco di spezia ed ingrassano le sensazioni della precedente.
Infine, la 2017, si presenta con un frutto decisamente più maturo; completano il sorso estratto e sostanza.
Anche “SUFFONTE” MONTEPULCIANO veniva proposto in 3 annate (2020, 2018 e 2017) che evidenziano chiaramente l’intenzione aziendale di proporre vini di grande beva.
Alla prima, freschissima, segue una 2018 che non mi ha convinto completamente ed infine quella 2017 che, oltre ad essere la più fresca di tutte (forse fin troppo), dimostra finalmente tutte le proprie qualità proponendosi come la più identitaria nel suo essere intimamente “vegetale”.
LA CALABRIA
TENUTA DEL CONTE
Dalla zona classica del Cirò, quella dei venti e delle forti escursioni termiche estive, 4 vigne per complessivi 15ha a conduzione familiare dedicati, dal 1960, unicamente al Greco Bianco ed al Gaglioppo.
“CIRÒ BIANCO” 2020 solo mosto fiore per una proposta che rivela un interessante mix di asprezze agrumate e dolcezze da zucchero di canna in un sorso leggiadro ma sostanzioso.
“CIRÒ ROSATO” 2019 decisamente meno impegnativo del bianco precedente.
Un sorso easy e beverino azzeccato e vincente.
“DIVERSAMENTE” 2019 24h di macerazione e 2 anni di acciaio aggiungono tanta sostanza ad un sorso agrumato di tannica sostanza.
“CIRÒ ROSSO CLASSICO SUPERIORE” 2017 3gg di macerazione e poi la pazienza di aspettare.
Grandi freschezza e dinamicità sostenuta da tannini guardiani ed ancora pistoleri.
Sarei curioso di riassaggiarlo tra qualche anno.
LA SICILIA
EMILIO SCIACCA ETNA WINE
L’azienda nasce nel 2015 dalla passione di Emilio (e Gianluca) per “La Muntagna” e la vitivinicoltura.
La location è Linguaglossa (vista “crateri sommitali”), 2ha (di cui 1 in affitto) per tre etichette.
“BIANCOPIGLIO” in gran parte Carricante e poi Catarratto e Grecanico Dorato da due vigne a 500 e 1000m slm. raccolte assieme.
Volendo fare il figo, e sfruttando l’inaspettato incontro con un “collega” vulcanologo votatosi ora alla viticoltura, Vi potrei dire che le prime poggiano sulle lave e le seconde sulle ignimbriti, ma mi limito a sottolneare il dualismo di un assaggio che riesce a coniugare benissimo freschezze e grassezza.
Un vino verticale ma di ampie vedute, che dell’Isola ha in sè “La Muntagna” ed il mare, il vulcano e gli agrumi.
Davvero interessante.
“ROSSOBRILLO” 2019 è tutto Nerello Mascalese da impianti giovani e di voluta freschezza.
Dinamico e beverino, Vi regalerà estive piacevolezze anche con il pesce.
“NEROMAGNO” 2018 viene invece da impianti di 70/80 anni di Nerello Mascalese e Cappuccio.
Corpo ed estrazione: un vino masticabile ma tutt’altro che pesante.
ETNELLA
Per Davide (Bentivegna) il passo dalla Siemens al vino è stato breve.
Una scelta radicale a partire da ZERO su tutto, dalle conoscenze ai vigneti.
Il risultato?
Vini (ma non solo) “energizzanti” (per citare lui) con una grande capacità interpretativa di un Territorio complesso come quello de “La Muntagna“.
“ATTÌA” (con l’accento sulla Ì) 2019 viene da una vigna giovanissima e aggiunge un 10% di Nerello Cappuccio al resto di Mascalese.
Dinamico e birbante, regala la grande beva delle alte freschezze di quota 800m slm.
Difficilmente resisterete alla sua spontaneità!
Quelli di “VILLA PETROSA c.da SANTO SPIRITO” Etna Rosso DOC 2020 sono invece impianti di cent’anni fa.
Vinificato con i raspi seguendo la vecchia tradizione etnea si presenta con vegetalità lignee e, alle pepostà del cemento, affianca l’amaricante della china ed una balsamicità tutta da sfogliare.
“NOTTI STELLATE” 2019 è il vino del decennale aziendale (ed il primo prodotto).
Una vigna del 1918, Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Grenache e…non me lo sono scritto e non me lo ricordo.
Botti di castagno anche in questo caso ed un assaggio tutto dedicato ad una liquirizia declinata dalle “girelle” sino alla radice.
Una nota dovuta anche a “PONKIO” un Sidro prodotto dai meleti posti a 1500m slm.
Fatto come “ATTIA” e rifermentato in bottiglia, si propone con intriganti note di oliva derivanti probabilmente dal brett ma che, fossero anche dovute ad altro, poco importa: da assaggiare assolutamente.
Al Produttore va il mio personalissimo premio “NEVERGHIVAP” per il coraggio di una scelta radicale ed i risultati raggiunti.
ED ORA?
Ora, intanto l’idea di approfondire la conoscenza di alcune Aziende e di riassaggiarne con la dovuta calma i vini, e poi l’attesa per il prossimo Evento che il V.A.N. vorrà organizzare e per il quale spero di avere più tempo da dedicare ai Produttori ed al loro lavoro.
Voi, nel frattempo, assaggiate e, magari datemi qualche dritta.