
IL COSA ED IL DOVE
Lo Scorso Mercoledì, a firma GO WINE è andato in onda, presso l’Hotel SAVOY di Roma, l’edizione 2021 di CANTINE D’ITALIA, evento che si proponeva di presentare la guida omonima e, soprattutto, mettere in contatto gli appassionati con i Produttori ed il Territorio.
Parterre gremito di stesse facce che, come già mi è successo in questa stagione di “rentrée” dopo la grande chiusura, mi sono sembrate avere più bocche assetate che cervelli aperti.
Tra vecchie conoscenze ed interessanti novità (per me), numerose le Cantine presenti ad offrire un ampio panorama sulla produzione vinicola italiana.
Per me l’occasione di ficcare il naso in regioni che poco conosco con il solito intento di imparare.
Nel complesso direi una bella serata con molte sorprese e pochi scivoloni.
I MIEI ASSAGGI
Mo però, conscio del fatto che la carne al fuoco è tanta e spinto da un interiore “je la posso fa”, è ora di assaggiare!
Fiero del fatto di essere riuscito, una volta tanto, ad essere metodico nel farlo (ripassando dai diversi produttori, ad ogni cambio di tipologia un po’ come “dal via” quando si gioca a Monopoli), vi propongo di seguito il mio personalissimo e, per forza di cose, incompleto percorso!
CONTESA

Rocco (Pasetti) si merita l’apertura del sipario se non altro per la cortesia e la lunga conoscenza.
Ci si incontrerà a breve in cantina ma non si possono non assaggiare le Sue etichette anche in questa occasione.
Il “nuovo” packaging è dannatamente azzeccato e mixa schizzi in bianco e nero della tradizione contadina con le colorate emozioni dei vini.
Mancava quel Trebbiano che “s’ha fatto da se” e che mi piace un sacco ma ci pensa il “PECORINO” (di cui mi colpisce una nota carbonica che non conoscevo ad accompagnare una didattica mineralità) a risollevarmi l’animo.
La “COCOCCIOLA” alterna polvere pirica, camino e spezie indiane in un ammiccante mix di emozioni.
E poi: spazio a John Fante con “ASPETTA PRIMAVERA” e “CHIEDI ALLA POLVERE”.
Pecorino il primo, Montepulciano il secondo.
Un Bianco di mineralità nobile e fumé adorno di agrumi canditi e fiori essiccati.
Fresco da impazzire ma morbido quel giusto da pareggiare.
Lunghissimo il finale, tutto da sfogliare.
Un rosso di inchiostro a ricordare la penna di John.
Luminoso di rose rosse e cupo di spezie e cioccolato extra fondente.
Principeschi i tannini che incoronano un finale lungo e sapido.
LA TORDERA

70ha di vigneti in un raggio di 30km nel pieno della DOC/DOCG Valdobbiadene Prosecco (incluse le RIVE).
Un CRU di 1ha che nel 2018 ha festeggiato il secolo.
Nessun solfito aggiunto e quantità degli stessi certificata in etichetta.
“TITTONI” Rive di Vidor è il DRY della batteria, delicato di fiori ed elegante di un diadema di bollicine fini e persistenti
Il ROSÈ “subisce” un Pinot Nero che marca troppo il territorio (ma forse è solo colpa dei miei preconcetti nei confronti di questa nuova veste di un Prosecco che, in realtà, credo possa fare grandi cose come aperitivo.
“BRUNEI”, tra idee sarde e di lontani sultanati, alza l’asticella dell’acidità e maschera il suo essere BRUT dietro l’elegante aromaticità della materia prima.
“OTREVAL” Rive di Guia nasconde il proprio pugno di ferro in un elegante guanto di velluto.
Spalle maschie ma una bolla che meriterebbe forse un Martinotti più lungo.
Gusto e punteggi non allineati ma il premio “SORPRESA” lo assegno al TITTONI per avermi meravigliosamente distratto dalla mania del pas-dosè.
MONTECAPPONE

Azienda “storica”, marchigiana con un piede nella Capitale, ha da poco sfornato un “brand” a nome MIRIZZI su tre nuove etichette.
Una di queste è il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore “ERGO” 2019 è un cesto di frutta gialla matura che, poggiato su una robusta spalla acida, si adorna di erbe aromatiche, probabilmente andrebbe aspettato ancora un anno ma la pazienza non è il mio forte e a me sta bene così.
A nome MONTECAPPONE c’erano invece il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore “A.D. 1194 FEDERICO II” 2018 ed il blend “TABANO” Bianco 2019.
Il primo svetta per la freschezza della brezza appenninica che soffia su fieno tagliato ed erbe aromatiche.
Meraviglia per equilibrio il lungoi finale di mandorle e miele d’acacia.
Verdicchio, Sauvignon Blanc e Moscato sono invece i tre moschettieri che vincono il premio “MANI A POSTO” per la capacità di tenere tre vitigni ciascuno nella propria casella.
Naso di Sauvignon, bocca di Moscato e tutto il “Green” del Verdicchio.
Davvero mooolto figo!
STEFANO MANCINELLI

Il “VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI” Classico è l’entry level di livello.
Erbe aromatiche sugli scudi ed un invidiabile codazzo di agrumi a completare l’olfatto didatticamente varietale di mandorla fresca.
Il “VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI” Classico Superiore evidenzia la stessa mano ma sta un paio di gradini sopra per equilibrio ed eleganza.
Spalle larghe, dolomitiche fin nel midollo già al primo impatto, mixa con sapienza salinità marine a sbuffi aromatici.
È il base amplificato a valvole: caldo e dinamico!
Sinergico lo definirei.
“TERRE DEI GOTI” Bianco vince il premio “TRENO LOCALE” per il mirabile soffermarsi in tutte le stazioni: Acciaio, Barrique e Tonneau.
100% passito per una movimentata freschezza.

Il “LACRIMA DI MORRO D’ALBA” 2019 è un base che già sorprende per didattica tipicità: fruttato croccante, erbaceo e peposo, di grande freschezza e di piacevolissima leggerezza ed il “LACRIMA DI MORRO D’ALBA” Superiore 2019 cresce di equilibrio e aromaticità.
Un prato di viole circondato da rovi fruttati.
La speziatura si fa più sfumata ed il sorso, incredibilmente lungo e dinamico, è di marina sapidità
“TERRE DEI GOTI” Rosso 2015 è la summa dei primi due!
Complice un sapiente uso della botte, è un capolavoro di perfetto equilibrio e freschezza lacerante nonostante non sia più un ragazzino.
Intensamente varietale in un quadro dove la frutta candita dice la sua, al Lacrima di Morro d’Alba Passito “RE SOLE” 2015 do il premio “GHOST” per quella speziatura pazzesca avvertita in presenza ma mai invadente.

Anche il premio “CORAGGIO” lo assegno a questa azienda, vista la tenacia dimostrata nel voler fare assaggiare un EVO di spessore ad un pubblico dedito al culto di Dionisio!
Buona la complessità nel quadro di un fruttato piacevolissimo ma che mi sarei aspettato meno maturo vista la precoce raccolta settembrina.
Complessa la frutta secca. Non molto amaro ma intrigantemente piccante.
CASTELLO DI CORBARA

Quasi un quarto di secolo di storia per 100ha di Umbria dedicati con lo stesso amore agli “autoctoni” ed a quegli internazionali che qui funzionano molto bene per affinità pedologiche con alcune realtà d’oltralpe.
L’”ORVIETO” Classico Superiore 2020 è l’eleganza e l’educazione, nel suo essere blend, del fare in modo che ciascun vitigno abbia il suo spazio ben definito pur nel raggiungimento del fine ultimo e nell’interesse del bene comune.
Il “GRECHETTO” è delicato di frutta gialla ma dotato di una sapidità marina (sorprendente in una regione che non Vi consente di cercare conchiglie).
“ORZALUME” fa 100 al Grechetto con un 30 di Sauvignon Blanc.
6 mesi di Barrique ce lo restituiscono di vaniglia (ma quella buona) ed ancora un po’ pistolero ma con grandissime potenzialità.
Susina e ginestra si integrano con le tipicità (mai invadenti) del Sauvignon.
Un vino da aspettare (e nessuno ci corre dietro), peccato per il sorso un po’ corto che tradisce le attese.
“MARIA GRAZIA” rosè 100% Sangiovese.
48h di amplesso sulle bucce per una grande freschezza ed una lunga sapidità.

“LAGO DI CORBARA” 2019 fa 12 mesi di botte grande.
Colpisce per il naso in cui si rincorrono frutti rossi e note balsamiche.
Tannini ancora scalpitanti per un assaggio deciso ed ematico.
“CALISTRI” 2018 viene è il Sangiovese Grosso di un CRU di 3ha.
18 mesi di botte piccola e 12 di bottiglia.
Profuma di sacrestia, è fresco come il peccato e si aggiudica il premio “DEVIL INSIDE”.
LA SOURCE

Il “Petite Arvine” 2016 è un vino d’acciaio con una “virgola” (10%) di tonneau.
Dannatamente bilanciato, rimbalza continuamente tra sbuffi agrumati e mineralità sabbiose.
Assolutamente da gestire con la dovuta eleganza e da spendere, più che con i pesci della Vallée, con un sushi grasso.
“ENSAMBLO” 2017 vince il premio “BELLA SCOPERTA” per l’ardito threesome tra Gewurtztraminer, Moscato e Muller Thurgau.
Non commettete l’errore di considerarlo solo per il vino “facile” che è!
Sfogliatelo con cura, è un vino di cui parlare e che farà si che di Voi parlino i vostri amici.

Il “CORNALIN” 2016 Vi porta a spasso sulle rive della Dora e poi su, tra i boschi.
Dai frutti di bosco alla liquirizia passando dalla terra bagnata.
Fresco, fresco davvero, elegante e composto ma ammiccante quanto basta da farmi azzardare abbinamenti arditi che, forse, è meglio che qui non scriva.
(GIUSEPPE) NADA

Il “METODO CLASSICO”, 100% Nebbiolo e 48 mesi di fragole (e un po’ di melograno).
È giovane (forse ancora un po’ sbarbatello) e sbarazzino.
Delicato di violette e corsaro di polvere da sparo.
Zero zuccheri di insolita delicatezza.
Un po’ troppo femminile per i miei standard ma di vincente piacevolezza.
Del Riesling “TECUM” colpisce il naso fumoso, grafitico, di ardesia.
Gli ottani degli idrocarburi si fondono con i frutti gialli e gli agrumi.
Spiccata freschezza e sapidità accompagnano un sorso sinuoso come le anse della Mosella con rimandi di alghe e iodio.

Se il Barbaresco “CASOT” 2018 è troppo fresco ed ancora un pochino scoordinato, il 2017, pur dimostrando una freschezza decisamente più esuberante, guadagna decisamente punti sul piano dell’equilibrio.
Frutti rossi (fragole su tutti) spiccano su un tappeto di terra bagnata ed accompagnano sbuffi di menta e spezie.
L’abbondante ma levigata trama tannica accompagna un sorso sapido e piacevolmente persistente.
“CASMAR” Riserva 2016, si mantiene in scia al precedente per superarlo poi, in progressione, accelerando ancora sulla freschezza, complici le note di arancia rossa e quelle floreali di rosa e violetta.
Articolato il persistente finale.
A “MAI PIÙ” 2011 cedono invece un po’ le gambe sul finale (forse per colpa di un vigneto che ormai ha dato tutto).
PODERE RIOSTO

Un piccolo pezzo dei Colli Bolognesi e la “mission” di recuperare la “Vite del Fantini” (storico autoctono recuperato negli anni ’60 da una vite di circa 400 anni).
Proprio da questa arriva “4U FOR YOU”, un Rosato spumante che è una gran bella introduzione.
Dannatamente bolognese!
Non è la “vecchia signora” di Guccini, ma una femmina invitante.
Se lo aprite con gli amici, difficilmente ve li toglierete di dosso.
Al Colli Bolognesi DOC “PIGNOLETTO” Superiore va il premio “DAJE” per il coraggio nel mettere il naso fuori e non rinnegare gli avi in damigiana.
Lime ed erbe aromatiche in un quadro di vulcanica mineralità per un sorso davvero fresco rispondente.
“DUE TORRI” fa 100 con un 50 di Merlot ed un 50 di Cabernet Sauvignon.
Vince quest’ultimo con la sua nota fresca e piacevolmente verde.
Perfettissimo dai salumi in giù (gli amici non ve li toglierete più dai piedi).
“GAUDIO” (2010) è pazzesco!
14 mesi di barrique e 6 di botte grande (30hl).
Sorprendente come Bologna, vi illude con un naso da Amarone e Vi colpisce con un sorso di inaspettata freschezza.
Se posso permettermi di fare un appunto: le etichette!!!
Mannaggia!
ED ORA?
Ed ora verrà il bello!
Ora dovrò studiare ed approfondire.
Un lavoro lungo che passerà per una lunga serie di mail inviate alle Aziende per saperne di più, di visite in vigna ed in cantina per toccare con mano, per conoscere Persone e Territori.
Produttori: ATTENTI!
enoevo sta per arrivare!