
IL COSA E IL DOVE
L’elegante cortile di Palazzo Valentini a Roma (e le sale interne) hanno ospitato anche quest’anno la premiazione dei vini medagliati al CONCOURS MONDIAL DE BRUXELLES e al CONCOURS MONDIAL DU SAUVIGNON.
Un lungo pomeriggio che mi ha consentito di incontrare tanti vecchi amici Produttori e nomi nuovi che, in alcuni casi, hanno saputo sorprendermi.

GLI ASSAGGI
C’era tanto da assaggiare sia tra i tavoli che nelle diverse masterclass organizzate a contorno.
Sicuramente troppo per uno solo come me ho allora deciso di farmi un iniziale giro tra i Sauvignon del mio Friuli (tanto per farmi venir voglia di scrivere un articolo dedicato alle donne che lo producono) e seguire poi l’istinto per i successivi assaggi.
Nelle righe seguenti troverete la mia personalissima “TOP EIGHT” (più qualche consiglio volante).
Si, 8 vini su una trentina di assaggi.
Sono pochi?
Sono tanti?
Non lo so, ma sono quelli che hanno acceso uno spot sulle mie emozioni (soprattutto quelli “con la musica dentro”).
Voi, comunque, date una letta alle mie note di degustazione, assaggiate, contestate i miei punteggi risicati, consigliate e condividete.

QUELLI CON LA MUSICA DENTRO
PALIZZI IGT BIANCO “CARCARE” 2022, FILIPPO BRANCATI (CALABRIA): dall’estremo lembo meridionale dello stivale italico uno Chardonnay (con un saldo di Greco) che VI fa scuotere la testa non appena avvicinate il naso al calice.
Singolarmente verticale per il vitigno e per il territorio da cui proviene si propone con impeto vegetale e iodato.
Ci trovate la menta e lo sfalcio dei prati fioriti, gli agrumi, la durezza delle pietre assolate e un tocco di quasi miele.
Il sorso corre come lo sguardo sul mare là in fondo, inarrestabile per sapidità e freschezza, privo di incertezze nel riproporre i descrittori olfattivi, fermandosi appena a ricordarVi delle morbidezze del vitigno, giusto il tempo necessario per farVi versare un altro calice con la scusa di volerlo assaggiare meglio.
Da bere ascoltando PUSH dei DIO.
Si becca 89+ Punti (ma solo perché, a voler essere pignoli, pecca in tipicità) e il mio premio SURPRAIS.

COLLI ORIENTALI DEL FRIULI SAUVIGNON 2022, JACUSS (FRIULI VENEZIA GIULIA): quello di Marta è un Sauvignon solare come il suo eterno sorriso, divertente come il sambuco che da bambino usavo per fare gli “scličos”, gentile come i gelsomini, ortolano di peperone e foglia di pomodoro.
Esotico?
Naaa…
Erotico?
Forse.
In bocca sorprende con la sua disarmante semplicità, è come un bacio sulla guancia, un buffetto sul collo, nessun grillo per la testa, solo quello che Vi aveva presentato all’olfatto, scorrevole, saporito, intrigante…
Versatevene un altro bicchiere.
Da bere ascoltando LILY WAS HERE di DAVID A. STEWARD (ma suonata da CANDY DULFER).
(88+ Punti).
COLLIO DOC SAUVIGNON “EXTEMPORE” 2018, VENICA & VENICA (FRIULI VENEZIA GIULIA): dagli stessi vigneti di “RONCO DELLE MELE” e da un esilio di 8 mesi in tonneaux un Sauvignon che sorprende innanzitutto per quel diretto al mento fatto di origano che distoglie l’attenzione dalle tipicità di bosso ed erbette.
Poi sono morbidezze…quelle del limone candito e di una frutta esotica mai troppo aggressive che ben si fonde con la durezza minerale del Territorio.
In bocca è un ossimoro di calda freschezza, glicerico anche più di quanto occorre per abbracciare il palato e fresco-sapido quanto serve a far schioccare la lingua.
Chiude lungo e con una eleganza un po’ troppo supponente.
Non il mio Sauvignon ma davvero un gran vino.
Da bere ascoltando FAME di DAVID BOWIE.
(Quasi 90 Punti…o forse 90).

RIVIERA LIGURE DI PONENTE DOC GRANACCIA “LIGAGNA” 2019, TENUTA MAFFONE (LIGURIA): dici Liguria e pensi al mare ma qui è tutta montagna, di boschi e resine, di erbe amare e bacche scure.
Del mare ha la vista dai ripidi pendii costellati di macchia mediterranea ed erbe aromatiche e la freschezza di un’arancia amara ma dissetante.
Sorso coinvolgente, ancora decisamente vispo considerando l’annata, sostenuto da tannini composti ma con distinguo e con un allungo sapido che contrasta non poco con l’inaspettata morbidezza.
“LA” Granaccia, quella “femmina”, quella che, in quanto tale è più “maschia” di tanti vini da maschio.
Da bere ascoltando MY WAY DI FRANK SINATRA (ma cantata da NINA HAGEN).
(87+ Punti).

QUELLI SENZA LA MUSICA
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “BARDASCE” 2022, TENUTA DE MELIS (ABRUZZO): al naso mostra le prugne e le ciliegie mature (peccato non siano visciole), la gentilezza di un mazzetto di viole, la strizzata d’occhio della radice di liquirizia e quel sottile quid di rusticità che tanto mi piace.
Decisamente fresco nonostante la mole alcolica, s’aiuta facendo leva sui vispi tannini per rendere scorrevole e intrigante un sorso che chiude ricordando dolcezze di frutta e amaricanti balsamicità.
(87 Punti).

COLLIO DOC SAUVIGNON 2022, DRIUS (FRIULI VENEZIA GIULIA): un Sauvignon che propone mentuccia e lime come fosse un mojito prima ancora che i piccoli frutti di bosco bianchi e quelle sottili vegetalità di cassis e fogliame.
Sorso agile, che mostra una sapidità stuzzicante cui il legno ha smussato gli spigoli in eccesso e che, alla ottima rispondenza olfattiva aggiunge un quid di frutta secca ancora acerba.
Ha il colletto della camicia appena troppo stretto per i miei gusti ma…decisamente elegante.
(86/87 Punti).
COLLI ORIENTALI DEL FRIULI DOC ROSSO “SOTTOCASTELLO” 2017, VIGNA TRAVERSO (FRIULI VENEZIA GIULIA): da un vigneto piantato nel ’57 sulla cima del colle da un piemontese visionario un Merlot che propone un naso scuro in aperto contrasto con la posizione dell’impianto.
Inizialmente umido e vegetale di sottobosco, abbraccia poi le balsamicità dell’incenso e della liquirizia prima di raccontare una frutta che è grassezze di prugna disidratata e freschezza d’arancia.
L’olfatto si chiude pietroso prima che il sorso avvolga il palato con un manto di suadente morbidezza che compensa con stile sia le ampie spalle fresco-sapide che la mole tannica.
Non certo per tutti i giorni ma…un vinone.
(89 Punti con forse anche un +).

PIAVE MALANOTTE DOCG “CAMPO DI PIETRA” 2015, ORNELLA MOLON (VENETO): il naso stenta ad aprirsi.
Forse compressi negli angusti spazi di una bottiglia, i poliedrici descrittori balsamici di anice e fruttati di prugna e ciliegiona matura fanno a cazzotti per decidere chi debba dirne di più.
Vince invece un’atmosfera di cuoio e tabacco che tutto avvolge costringendo ad aguzzare la vista per distinguere viole da bacche nere e vaniglia da graffi minerali.
Sorso che, in aperto contrasto con la sensazione di calore che riempie la bocca, si dimostra essere decisamente fresco e sapido oltreché supportato, nella sua apparente giovinezza, da un tannino ancora non domo.
Un vino da leggere mentre si degusta, per sapere del suo essere stato “vino da viaggio” e di molto altro ancora.
(88 Punti).

Da segnalare anche il “VIGNIS DI SIRIS” di DRIUS, il Tocai “RONCO DELLE CIME” di VENICA & VENICA, lo Schioppettino “CASALI RONCALI” di CABERT e il Metodo Classico Rosé Millesimato “DUEZEROSETTE” di TENUTA MAFFONE ai quali darei 87 Punti e cui manca ciascuno quell’appena.

E QUINDI?
E quindi niente, davvero una bella serata con tanti vini di alto livello ma qualche “indecisione” nell’organizzazione delle masterclass che, se da un lato hanno consentito di ampliare la conoscenza sui prodotti di alcuni Paesi “emergenti” (vv. Brasile e Messico) dall’altro hanno prestato il fianco a più di qualche critica riguardo i vini “de noartri”.
Comunque, dopo i ringraziamenti di rito agli organizzatori che mi hanno voluto ospitare e a tutti quei Produttori che hanno avuto la pazienza di sopportarmi, appuntamento alla prossima Edizione di un Evento che da anni propone Qualità a 360°.
