IL COSA E IL DOVE
Nelle ampie sale (ma forse non a sufficienza) dello SPAZIO 900 dell’EUR a Roma, lo scorso 6 Ottobre è stata presentata alla stampa e agli appassionati romani la decima edizione della GUIDA ESSENZIALE AI VINI D’ITALIA di DOCTOR WINE (al secolo Daniele Cernilli).
Oltre 20000 etichette degustate, 3189 recensite, 1254 Aziende selezionate, 584 pagine…
Questi i numeri di un volume che riassume il lavoro di un anno di un team che si propone di guidare il consumatore nella scelta dei vini che, nei prossimi mesi saranno, a loro dire, irrinunciabili.
GLI ASSAGGI
Tante le Aziende presenti (molte in pectore) per un numero di vini che sapevo benissimo essere soverchiante.
M’ero fatto, come sempre, una sorta di programma di massima ma l’afflusso di pubblico era tale che ho dovuto rivedere e correggere saltando anche là dove avrei voluto ficcare il naso.
E allora ecco che ho selezionato a occhio anche nelle regioni a me più care (Friuli Venezia Giulia e Abruzzo), che ho saltato a piè pari quel Lazio in cui vivo, che mi sono ritrovato a seguire l’occhio e l’estro del momento.
Risultato?
Una cinquantina di assaggi, tutti di livello assolutamente alto, dai quali ho voluto estrapolare una “TOP EIGHT” che racconti quei vini che, al di là della Qualità, sono riusciti a provocare un’emozione.
Come da un annetto a questa parte ho ripreso a fare ho assegnato a ciascuno un punteggio (e associato a chi se lo merita un brano musicale).
Certo, confrontare i miei punteggi con quelli dei redattori della Guida Vi darebbe la certezza che sono davvero “cattivo” come dicono ma, personalmente, credo che le vere “eccellenze” siano solo quelle che riescono ad accendere una scintilla nella nostra anima e che il valore del vino non si possa valutare con numeri o altro.
Vabbè, voi leggete, assaggiate, criticate, suggerite e condividete.
QUELLI CON LA MUSICA
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO “FOSSO CANCELLI” 2019, CIAVOLICH (ABRUZZO): ci si mette il cemento ad aggiungere un tocco di sana rusticità ad un naso altrimenti forse troppo incravattato nel raccontare il nero della prugna e il rosso dei frutti maturi.
Ecco allora comparire un sottobosco totale, completo di resine e radici, mazzetti di erbe aromatiche, soffi balsamici, una presa di tabacco dalla sacca di cuoi per riempire la pipa prima del relax e ben più che un accenno a quello che i francesi chiamerebbero “goudron”.
Sorso avvolgente, caldo come un abbraccio, morbido ma affatto carente di brio e dinamismo e con un finale di freschezze e speziature.
(89 Punti in attesa che il vetro faccia il suo lavoro).
Da bere ascoltando PIPER AT THE GATES OF DAWN di VAN MORRISON.
SPUMANTE METODO CLASSICO ROSSO MILLESIMATO 2005, LINI 910 (EMILIA ROMAGNA): sisi, si fa presto a dire Lambrusco.
Perché Voi lo pensate semplice, da pane e salame o al limite da cotechino, capitone eventualmente…
Ma qui siamo a Correggio, il paese di Azzo (sic).
Supponete dunque per un istante che un “pazzo” decida di farlo rifermentare in bottiglia e poi esiliarlo in cantina per quindic’anni.
Una giratina alle bottiglie sulle pupitres tanto per passare il tempo, via il tappo a corona e altri due anni di vetro per arrivare a 17 anni di oblio.
Il risultato è un Lambrusco “upside down”, che racconta in primis radici di china e rabarbaro, sottobosco umido ed erbe aromatiche e lascia la chiusura al frutto, piccolo e ancora freschissimo che saltella tenendo per mano sottili tostature e asprezze d’agrume.
Un lungo soffio balsamico introduce un sorso succoso che la delicata spuma rende carezzevole e pulitissimo anche nel ricordare didascalicamente i descrittori olfattivi.
Un vino assurdo!
Un vino fatto per meditare sui peccati commessi!
Un vino per peccare più forte.
Da abbinare a sigaro e poltrona ascoltando SINS OF MY FATHER di TOM WAITS.
(95/6 Punti).
A proposito, “LABRUSCA”, quello rosso e fatto quasi tutto con Salamino e che sarebbe un’ecografia morfologica del precedente, si becca il mio premio “LEVATEMELO” al netto dei suoi soli 88- Punti.
BAROLO DOCG PIANPOLVERE SOPRANO BUSSIA 2012 RISERVA, PIANPOLVERE SOPRANO (PIEMONTE): tra foglie secche e cortecce è l’humus ad alzare la voce ma sono l’arancia sanguinella e la melagrana a condurci per mano nello sfogliare i descrittori olfattivi che, dopo il capitolo delle rose e quello delle balsamicità di china e liquirizia, si chiudono con una quarta di copertina vergata dai chiodi di garofano..
Sorso austero ma affatto tronfio, avvolgente, voluminoso ma scorrevolissimo nel suo crescendo sapido supportato dal sottilissimo grip dei tannini fino alla lunghissima chiusura.
(91 Punti).
Da bere ascoltando GOLD DUST WOMAN dei FLEETWOOD MAC.
CHIANTI CLASSICO DOCG “CASANUOVA DI NITTARDI VIGNA DOGHESSA” 2022, NITTARDI (TOSCANA): forse è ancora troppo presto per parlarne, forse bisognerebbe aspettare che il Sangiovese abbassi un po’ la cresta.
Forse bisognerebbe aspettare che le verdi balsamicità si acchetino e lascino che anche le note dolci di frutta e di spezie intonino il proprio canto ma…a me il Sangiovese piace così!
Ruvido quanto spetta a un prodotto fatto con maini sporche di terra, schiene indolenzite e rilassati sospiri quando ci si lascia andare su una sedia.
Il sorso rinfranca, disseta, lascia che la lingua schiocchi e vada a ripulire le gengive da un tannino educato ma fremente.
E allora chiuderete gli occhi e Vi lascerete andare al ricordo della giornata che è stata, dimentichi della fatica e concentrati a sfogliare l’allungo minerale di un vino che fonde la pazienza con l’urgenza.
Da bere ascoltando L’APPUNTAMENTO di ORNELLA VANONI (e, magari, sfogliando il libro che raccoglie le etichette degli anni passati).
(89+ Punti…cioè “quasinovanta”, ma solo perché io sono cattivo).
QUELLI SENZA LA MUSICA
SÜDTIROL ALTO ADIGE DOC SAUVIGNON “GRAN LAFÖA” 2021 RISERVA, CANTINA COLTERENZIO (ALTO ADIGE): naso dolomitico, verticale, duro nel raccontare una pesca addirittura piccante nella sua dolce-amara intensità.
E poi i fiori, gli alpeggi e di nuovo i sassi e la loro preistorica sapidità.
Sorso di disarmante corrispondenza, sapido e strapiombante come quelle rocce che erano mare, tagliente come un microappiglio ma con una intensità glicerica che sa di sosta comoda dopo un lungo tiro di corda.
Intenso.
(88+ Punti).
Una nota di merito anche per lo Chardonnay “LAFÖA” 2022 per il suo profilo snello e alpinistico (prima ancora che alpino) che porta, attaccati all’imbrago, freschezze di pesca, agrumi e nocciole sotto un cielo plumbeo.
FRIULI COLLI ORIENTALI PIGNOLO “DALPIN” 2018 RISERVA, BUTUSSI (FRIULI VENEZIA GIULIA): peccato per quel naso che racconta un legno, ancora non perfettamente mimetizzato, che abbassa con troppa irruenza i toni scurissimi di un olfatto profondamente intimista e terragno.
Cuoio, tabacco, liquirizia, chiodi di garofano, caffè, cioccolato, frutta grande e piccola…c’è altro di “nero” che Vi viene in mente?!
In bocca si presenta con una inattesa gioventù e con tannini ben vestiti ma non ancora ben pettinati e s’allunga in un finale sapido e molto coerente sorprendendoVi con un’ultima goccia, quella che sporca il bicchiere, di romantica lavanda.
(Si becca 88+ e anche il mio premio “PECCATO” ma il Pignolo si sa…è “pignolo”).
Da segnalare dello stesso Produttore un Sauvignon “GENESIS” 2023 (soprattutto per l’insolito asparago con cui si approccia al naso) che pecca anch’esso di gioventù.
BAROLO DOCG PERNO “CAPPELLA DI SANTO STEFANO” 2020, ROCCHE DEI MANZONI (PIEMONTE): il naso è un piccolo affresco di rose e frutti rossi, rilievo luminoso su uno sfondo boschivo.
Scuro ma affatto cupo presenta al naso chiodi di garofano e china in una atmosfera di freschezze balsamiche.
Il sorso è un elegante, dinamico e inesorabile incedere dei descrittori olfattivi e la chiusura sa di spada medievale.
(88+ Punti).
COLLIO DOC MALVASIA “PETRIS” 2023, VENICA & VENICA (FRIULI VENEZIA GIULIA): già evoluto nei profumi nonostante l’imbottigliamento recente, mixa le amaritudini di timo e salvia con le dolcezze della camomilla e di una frutta gialla matura meravigliosamente “poco esotica” aggiungendo, in fondo al bicchiere, un tocco di agrume candito e una mandorla da far schioccare la lingua.
In bocca vive della profonda sapidità del mare che era ma il calore e la sostanza riescono a ben bilanciare l’iniziale scompenso regalando un sorso di non comune piacevolezza e interesse.
(88+ Punti).
Appena sotto il Sauvignon “RONCO DELLE MELE” 2023, cui la gioventù ribelle lascia venga messa in evidenza un po’ troppa esoticità per i miei standard.
Lo aspetto alla prova del tempo perché se lo merita e per il piacere di “doverlo” riassaggiare.
TOSCANA IGT ROSSO “TENUTA DI TRINORO” 2021, TENUTA DI TRINORO (TOSCANA): un vino con il mare sullo sfondo.
E mentre lo guardate scansate gli arbusti della macchia mediterranea, i cespugli di erbe aromatiche, le bacche scure dei rovi e dei ginepri e respirate i pensieri dell’incenso e del caffè mentre fuori il cielo puzza di ferro e temporale.
Il sorso è appena troppo compito ma tenta di dissimulare quell’eccesso di eleganza a suon di tannini solleticanti e sapida mineralità e con un lungo finale di mirabile rispondenza.
(89 Punti ma in divenire).
E QUINDI?
Quindi è il momento di ringraziare Daniele Cernilli per avermi ospitato e tutti i Produttori che hanno avuto la pazienza di sopportarmi.
Ed è il momento di trovare il modo di sopravvivere a questo Ottobre così ricco di Eventi e dar conto di tutti con la solita professionalità.
Difficile non lasciare qualcuno indietro ma…troverò il sistema per ringraziare tutti con le mie poche parole.