IL COSA ED IL DOVE
Lo scorso 26 Giugno, nell’ormai consueta ed elegantissima location di Palazzo Brancaccio a Roma, GAMBERO ROSSO ed il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese hanno organizzato una serata totalmente dedicata ai vini di questo Territorio unico.
L’OLTREPÒ PAVESE
Un lembo di Lombardia a forma (casualmente) di grappolo, incastonato tra la Via Emilia, il Piemonte e la Liguria.
Un incrocio di Regioni e di Provincie, un variegato universo, un su e giù di colline da pedalare, un paesaggio di cui stupirsi e del quale il bosco è ancora parte integrante.
13000ha vitati (di cui 3000 a Pinot Nero e 1300 a Riesling), 6 DOC, 4 DOCG, un patrimonio ampelografico che a fine ‘800 contava oltre 200 vitigni autoctoni (oggi sono un decina quelli maggiormente coltivati).
Un rapporto con il vino che risale al tempo di Galli e Romani (Strabone attribuì all’Oltrepò Pavese l’invenzione della botte).
Culla del Metodo Classico non dimentica comunque i vini fermi e regala, sempre e comunque, produzioni uniche ed inconfondibili
LA MASTERCLASS (quella che non doveva essere)
Due le Masterclass in programma, la prima (cui non ho partecipato perchè so’ anziano e ho sbajato orario) dedicata ai vitigni autoctoni e l’altra alle diverse declinazioni del Pinot Nero.
Lorenzo Ruggeri (Gambero Rosso) in cattedra e Luciana Rota (Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese) a prezioso supporto.
14 vini in tutto ma (ovviamente) solo 7 quelli di cui leggerete.
Una esperienza ricca di sorprese e spunti per successivi approfondimenti.
Un bellissimo viaggio che Vi invito a compiere insieme.
1- OLTRENERO
OLTRENERO è la scommessa oltrepadana della Famiglia Zonin all’interno della quale c’è anche quella di produrre un Blanc de noirs da solo Pinot Meunier che m’è venuta tanta voglia di assaggiare.
Rispetto del Territorio per averne la massima espressione nel calice.
OLTREPÒ PAVESE DOCG METODO CLASSICO PINOT NERO NATURE 2018: un vino che sembra percorre due strade, con quella della dolcezza dei piccoli frutti rossi (ribes e lampone), dei lieviti pasticceri e dell’acacia che si biforca dal sentiero delle freschezze agrumate di bergamotto.
Sorso vivace e rinfrescante, di agrumata succosità e mineralità affatto taciuta.
dimostra quanto il gusto si orienti ormai verso zero zuccheri (ritengo sia una moda più che una vera evoluzione del gusto)
2- LA VERSA
Sono quasi cent’anni che a Santa Maria La Versa si fa la storia della spumantistica italiana.
Numeri da capogiro per ettari vitati e bottiglie prodotte e Qualità no-compromise per un’Azienda in continua fase di rinnovamento.
OLTREPÒ PAVESE DOCG METODO CLASSICO PINOT NERO “TESTAROSSA” BRUT 2016: cinque anni sui lieviti ed altri due di vetro restituiscono un olfatto che accenna appena alla freschezza dei fiori per concentrarsi poi su dolcezze pasticcere di frutto rosso (lampone) e cioccolato bianco (7 gr/l di zuccheri si sentono).
Poi un tocco di miele (di castagno) che introduce ad un carrello di inattese amaritudini di agrume chinotto e balsamicità di erbe officinali.
Il sorso, cremoso e con un perlage che ben veicola le balsamicità olfattive, vive dell’ottima freschezza regalatagli dai suoli calcarei e si chiude con un finale sottilmente amaricante.
Ha bisogno di chiacchiere e pazienza per snocciolare quelle inattese tostature che regala il calice vuoto e che, facendogli guadagnare almeno un paio di punti nella mia personalissima scala, mi convincono ad affibbiargli il premio “CLARK KENT”.
3- CALATRONI
28ha e non tante bottiglie (150000), per questa realtà familiare che da sessant’anni fa Qualità raccontando un Territorio nei confronti del quale dimostra grande rispetto anche attraverso la certificazione BIO dell’intero vigneto.
Una produzione variegata passata in vent’anni dalla damigiana al Metodo Classico.
OLTREPÒ PAVESE DOCG METODO CLASSICO PINOT NERO ROSÉ “NOREMA” EXTRA BRUT 2020: una dedica spumeggiante alle nipotine NOra ed EMmA.
Un Extra Brut (4 gr/l di zuccheri assolutamente “NON” aggiunti) che è un bell’esempio del loro modo di intendere il Metodo Classico.
L’incipit è tutto dolcezze pasticcere, un mix di composte di lamponi e fragole che farcisce burrose crostate appena sfornate cui seguono succose freschezze d’agrume (arancia matura in primis) ed uno sprint di mentuccia su uno sfondo elegantemente minerale; timidamente nascosta s’intravvede una viola “penalizzata” forse dall’estrazione delle prime ore di macerazione.
Sorso fresco che evidenzia la frutta ma non può nascondere salate piccantezze.
4- ISIMBARDA
40ha e 100000 bottiglie per questa Azienda di Santa Giulietta che, nel cuore dell’Oltrepò Pavese, porta in dote un nome che ricorda gli antichi feudatari ed una nuova recentissima proprietà.
Il Territorio alla base della produzione ed un BIO ben al di là del “bio”.
OLTREPÒ PAVESE DOC RIESLING “VIGNA MARTINA FLEUR” RISERVA 2021: un Riesling Renano che è “selezione di selezioni di singole vigne di quarant’anni…”
Un Renano che spalanca il sipario della frutta e nasconde gli idrocarburi dietro le quinte.
Sono dunque dolcezze di mela renetta e florealità di camomilla ad introdurre l’incedere di quella “benza” che non vuole e non può tacere.
Sorso più tagliente che affilato, una katana sul cui filo struttura e calore faticano a pareggiare una minerale sapidità che è vera piccantezza.
TOPPPISSIMOOOOO!
Si becca il mio premio “SURPRAIS” senza se e senza ma.
5- CORDERO SAN GIORGIO
Una ventina gli ettari di questa storica tenuta di Santa Giulietta recentemente rilevata dalla Famiglia Cordero.
Vigne vecchie, conduzione sostenibile, attenzione all’impatto ambientale ed ai vitigni storicamente legati al Territorio.
PINOT NERO DELL’OLTREPÒ PAVESE DOC “TIAMAT” 2021: che naso!
Dall’acciaio arriva un Pinot Nero giovane, leggiadro, scattante…
Un naso che ai piccoli frutti neri associa le vegetalità delle erbette di campo (inconfondibile regalo di quella parte di grappolo intero utilizzato), le aromaticità del timo, le brezze mentolate ed i graffi minerali cui simpaticamente fanno da contrasto cenni di spezie dolci.
Sorso fresco e birbante, continuamente rilanciato dalla saporita mineraltà e con un finale davvero luuuuungo!
CircondateVi di amici, tirate fuori pane e salame, dimenticate il calice e prendete la cannuccia, io intanto gli assegno io mio premio “NEMBO KID”!
6- CÀ DI FRARA
110 anni di storia per quest’Azienda che da tre generazioni racconta il Territorio oltrepadano.
47ha, 400000 bottiglie e ben più che un occhio di riguardo, oltre che per il Pinot Nero, per il Riesling Renano.
PINOT NERO DELL’OLTREPÒ PAVESE DOC “LOSANA PARTICELLA 17” RISERVA 2019: non cela classicità di viole e ciliegie, ma preferisce sorprendere con dinamicissime e muscolose note boschive di resinosa balsamicità sulle quali pennella tostature di caffè e scure dolcezze speziate di chiodi di garofano.
Il calice ed i tannini delicati sembrano calmarne almeno in parte l’animo ribelle regalando un sorso “naif” giocato tra ciliegiose dolcezze e iodate sapidità.
Si prende il mio premio “LIGABUE”.
7- CONTE VISTARINO
Centocinquant’anni di storia, 826ha (sic.) di cui oltre 100ha vitati (65 quelli a Pinot Nero) e 300 di un bosco che fortemente rappresentativo del Territorio.
Una storia quella tra l’Azienda ed il Pinot Nero che è anche un bel pezzo della Storia del vitigno nell’Oltrepò Pavese (visto che fu proprio il conte Carlo Vistarino ad importarne le barbatelle direttamente dalla Borgogna nella metà dell’800).
PINOT NERO DELL’OLTREPÒ PAVESE DOC “BERTONE” 2018: proviente da un CRU di 2ha esposto a Sud si presenta elegantissimo nel suo abito rubino screziato di viola.
Un pochino fuori dallo schema dei vini precedenti propone delicatezze di rosa ed una ouverture di quei piccoli frutti che ravvivano le ombre del bosco prima di lasciare campo libero a profonde balsamicità di menta e liquirizia impreziosite da squilli orientali di spezie dolci-piccanti.
Sorso fresco e tannini carezzevoli raccontano di legni ben maneggiati e regalano un assaggio che sciorina i descrittori olfattivi con grande classe e corrispondenza.
Un po’ troppo “francese” per i miei standard si merita comunque il mio premio “RICHELIEU”, anche per quella stoccata di un calice vuoto che, inaspettato D’Artagnan, Vi riempie poi il naso con amplificate balsamiche freschezze.
A LATERE
Ho assaggiato anche qualcos’altro aggirandomi tra i banchi d’assaggio in una torrida serata che certo non aiutava i poveri sommelier nel gestire la temperatura delle bottiglie e, complici la poca memoria, l’occhio curioso ed il fidatissimo caso, mi sono imbattuto in queste tre cosette di cui Vi dico.
ALZIATI ANNIBALE
Una ventina di ettari sul 45° parallelo dell’Oltrepò Pavese ed una costola in Franciacorta per questa Azienda che dai miei velocissimi assaggi di stasera esce ben più che a testa alta grazie ad una autenticità contadina di cui oggi, in molti, troppo spesso si dimenticano o vogliono liberarsi.
Li vorrò riassaggiare con più calma, PROMESSO!
BONARDA DELL’OLTREPÒ PAVESE DOC “GAGGIARONE VIGNE VECCHIE” 2018: cemento per questa che si muove scaltra sul filo del difetto raccontando contrasti tra dolci ciliegie ed amaritudini di osso di pesca su uno sfondo selvatico affatto taciuto.
Entra in bocca con poca creanza, ruvido, contadino epperò affascinante proprio per questo.
Sorprendentemente beverino nonostante la dote alcolica vuole più tempo di questo “speed date tasting” raccontarsi.
Gli do il mio premio “ROSSY DE PALMA” e…non vedo l’ora di conoscerlo meglio.
CASTELLO DI LUZZANO
Conduzione femminile (quella Giovannella Fugazza che ho avuto il piacere di conoscere all’evento di Luca Maroni dedicato a I Migliori Vini Italiani) per questa Azienda storica (in molti sensi) che unisce le anime dell’Oltrepò Pavese e dei Colli Piacentini.
PINOT NERO DELL’OLTREPÒ PAVESE DOC “UMORE NERO” 2021: solo acciaio per un Pinot Nero fuori dagli schemi già dall’etichetta “boom”!
Un fumetto che racconta di colori e stati d’animo colpisce l’occhio mentre l’inaspettata “spigliatezza” il naso.
Fresco, giovane, appena un tocco di spezia a “scarabocchiare” il foglio su cui sono ben disegnati piccoli frutti rossi, prugne, gelsomini, delicate vegetalità e pennellate di china.
Sorso elegante ma disinvolto, piacevolissimo, di dinamica freschezza, sottile mineralità ed ottima rispondenza olfattiva.
E niente: mi toccherà assaggiare pure il resto della produzione!
FIAMBERTI
Uno dei fondatori del (Club del Buttafuoco Storico), 18ha di tradizione pavese che dopo aver assaggiato il vino di cui mo Vi dirò vorrei proprio conoscere meglio.
BUTTAFUOCO DELL’OLTREPÒ PAVESE DOC “IL CACCIATORE” 2020: il naso!
Il naso è una sorpresa incredibile!
Si, la frutta rossa, i fiori appassiti, le spezie (pepe e cannella), la vivace balsamicità, la freschezza della cola ma…
…ma è quella nota salata (NON sapida, SALATA!) di quasi acciuga (quella della bagna cauda) che ti colpisce come un diretto di Marvin “The Marvellous” Hagler!
Sorso di grande struttura, succoso, con tannini che intrecciano finemente trama ed ordito ed un finale che rimanda a frutta, spezie e…quella sapidità che…sarà solo suggestione?
TOPPISSIMO!