Dalla prima Edizione “de noartri” di dieci anni fa a Tagliacozzo a quella di questo 2023, di acqua sotto i ponti di “GIRONI diVINI” (by LIVE COMMUNICATION SRL) ne è passata un sacco.
Da Evento “di strada” (quello con il calice al collo e la sete da placare) a vero e proprio “concorso” in realtà il tragitto è stato breve.
A Franco (Santini) ed ai suoi collaboratori è bastato seguire la voglia di presentare Qualità e Territorio attraverso un bicchiere.
Ed è così che Produttori (davvero tanti), buyers, sommelier, giudici, giornalisti, tricchettracche e bombe a mano si sono seduti ancora una volta attorno ad un tavolo.
Un impegnativo momento lungo quattro giorni (io il quarto me lo sono dovuto perdere per impegni pregressi) che ha visto sedersi vicinovicino e confrontarsi il mondo di chi fa il vino, quello di chi lo vende e quello di coloro i quali lo giudicano, cercano di comunicarlo e soprattutto…lo bevono.
Quattro giorni nei quali abbiamo fatto le pulci alle TERRE DI CASAURIA (Territorio ormai prossimo a ricevere le insegne di una nuova DOCG), alle TERRE DEI VESTINI (anche chiarendo su quale vocale vada messo l’accento e chi mai siano stati ‘sti Vestini), alla poliedrica realtà delle COLLINE TERAMANE ed a quelle MICRO PRODUZIONI che spesso vengono oscurate dalla fama di quelli che fanno numeri più o meno grandi.
Quattro giorni alla ricerca della qualità dimenticando le etichette.
Quattro giorni di degustazioni rigorosamente alla cieca.
Trebbiani, Pecorini, bianchi minori, Cerasuoli (a volte Rosati) e Montepulciano (suddivisi in nuove e vecchie annate).
Una serie infinita di sorprese, tra emozioni e giudizi non sempre concordi a confermare che giudicare il vino è mestiere difficile e mettere in un angolo le emozioni praticamente impossibile.
Personalmente mi sono scoperto inaspettatamente “cattivo”, riservando un voto over 90 soltanto a 21 etichette, una quindicina quelle che si sono fermate ad 89 ed almeno 60 quelle che non hanno superato gli 85 (veramente ci sarebbero anche una decina di etichette che pur non avendo ottenuto chissà quali punteggi m’hanno davvero emozionato), in mezzo centinaia di racconti di un Territorio unico, interpretazioni stilistiche più o meno aderenti alla tradizione e che in molti casi strizzano l’occhio al mercato.
Estremamente variegati i modi di raccontare il Montepulciano da parte dei Produttori delle Colline Teramane, a testimoniare l’unicità di una parte d’Abruzzo incastonata tra l’Adriatico e le montagne di cui troppo spesso ci si dimentica o cui non si presta attenzione.
Più uniforme il racconto di quel Cerasuolo che rappresenta la storia del vino abruzzese,
Divisive le interpretazioni di un Trebbiano che riesce però a dimostrare quanto abbia da dire un vino che per troppi è “solo” Trebbiano ed in cerca di una strada da seguire quel Pecorino che dalle Marche ha decisamente “transumato” in Abruzzo.
Ed alla fine, dopo oltre 70 Aziende, più di 300 vini, dibattiti e contraddittori che certamente anche l’alcol ha reso magnificamente aperti e costruttivi (ed all’alcol riconosco anche il merito di aver reso sensibilmente più lieve il “sermone”, peraltro interessantissimo, che il Prof. Ernesto Di Renzo ha dedicato all’antropologia del gusto del vino ed alle differenze tra racconto e comunicazione), a me non resta che l’ingrato compito di tediarVi con quanto alcuni vini mi hanno raccontato.
I MIEI PUNTEGGI (ho detto “I MIEI”)
Posto che vorrei e DOVREI ri-assaggiare tutto con la dovuta calma, è solo rileggendo gli appunti che mi sono accorto di aver premiato principalmente delle etichette di Montepulciano, e che dei 2 Cerasuoli menzionati uno direi pure che sia altro ma certo NON Cerasuolo (o forse lo è più degli altri).
Tre soli i bianchi sugli scudi e neppure un Trebbiano tra loro (anche se un Pecorino me lo ha ricordato parecchio).
Confesso di essere il primo a sorprendermi di questa sciocca classifica, non ho un’anima “rossista” anche se amo tantissimo il Montepulciano e poi, con le temperature di questi giorni, solo a rileggerla inizio a sudare come una medusa.
Comunque questo è quanto (ed in realtà ritengo sia davvero niente), è stato davvero un bel momento, impegnativo ma bello.
Forse sono stato un pochino severo ma, se mi faccio l’esame di coscienza, giusto.
Non ho fatto sconti, non ho aggiustato il tiro, ho premiato e cassato sorprendendomi in entrambi i casi quando vedevo a chi avevo affibbiato il fatidico numeretto.
Ne sono uscito con la rafforzata convinzione che un vino sia QUEL vino, di QUELLA bottiglia in QUEL momento e che ‘sta “soluzione idroalcolica” abbia bisogno di menti aperte, cuori leggeri, curiosità e comunione.
Il resto, i numeri, sono chiacchiere oppure gratificanti conferme per coloro i quali dipendono dall’opinione altrui.
p.s. Ai Produttori no.
Ai Produttori i numeri servono anche per arrivare alla fine del mese e continuare a fare quel vino che tanto ci piace ed a cui non possiamo fare a meno di dare un voto.
Oddio! Ma che sto a dì!?
Niente, me so ‘ncartato.
Bevete leggeri!
DAY #1 c/o REGIS RESORT (TURRIVALIGNANI – PE)
– COLLINE PESCARESI IGT PECORINO – 2022 – CINGILIA: generalmente preferisco quei Pecorini che mettono la mineralità al primo posto e forse è proprio qui che questo mi sorprende.
Qui il naso è sottile, lavora di fioretto, un attacco combinato di limoni e mandarini che precede l’incedere incalzante delle erbe aromatiche, di quella salvia profumata e amaricante…
E la mineralità?
Tranquilli, arriva.
Arriva pian piano, quasi di soppiatto, lenta ma inesorabile prende possesso del naso, quasi primitiva nelle sue note di una pietra focaia cui mancano solo le scintille.
Ed il sorso parte da questa, come un continuum spazio-temporale, inizialmente affilato come la lama di una katana esplode d’improvviso come un fuoco d’artificio di cui si percepisce anche la polvere pirica al retrolfatto, s’allarga in bocca e propone una scoppiettante presentazione deii rimandi olfattivi.
Sorprendente, 90+.
Da bere ascoltando “BIG IN JAPAN” nell’interpretazione dei GUANO APES.
– COLLINE PESCARESI IGT PASSERINA – 2022 – CINGILIA: sarà anche perché è parente dl mio amato Trebbiano ma a me la Passerina piace parecchio.
Certo questa mi spiazza (ma fino ad un certo punto, visto che la mano è la stessa del vino precedente) attaccando un po’ troppo delicata con i fiori bianchi ma si riprende subito.
D’improvviso s’allarga e racconta di fresche grassezze d’agrume (limone e cedro) con una sostanza tale da trasportarmi per un istante su quel Carso dove sono di casa prima.
L’olfatto si chiude su note amaricanti di salvia e mandorla di freschezza tale da rendere urgente l’assaggio.
Questo ripropone con dovizia di particolari i descrittori olfattivi evidenziando agilità, dinamismo e beva succosa senza nulla cedere sul piano della sostanza.
Gli avrei dato un punticino in più se avesse chiuso più lungo ma un 90+ se lo merita davvero.
Da bere ascoltando “INDOOR FIREWORKS” di ELVIS COSTELLO.
– VINO ROSATO “TAUMA” – 2012 – PETTINELLA: che vino!
Ho sempre pensato che nessun punteggio possa descrivere le emozioni procurate da un vino (ed ho pure qualche perplessità sul fatto che se ne possa serenamente valutare il valore tecnico), quando poi ti imbatti in assaggi del genere allora senti che, almeno una volta, avevi ragione.
“TAUMA” è nato già grande ed ormai la fama lo precede ma qui siamo al cospetto di una annata “impossibile” per qualsiasi rosato (e la terza in assoluto da quando viene prodotto).
Solo che “TAUMA” è come il calabrone che la fisica vorrebbe impossibilitato a volare ma che non sapendo di ciò si libra comunque nell’aria.
“TAUMA” è “rosato” solo in etichetta e, non sapendo leggere, si comporta secondo la propria natura.
Ha l’eleganza di un Trebbiano e le spalle del Montepulciano con cui è prodotto, unghie laccate sopra mani da contadino, non rinnega le proprie origine rustiche anzi, ne fa un vanto.
Mi ricorda mio nonno quando, posate zappa e vanga, indossava camicia bianca, giacca e cravatta, calzava il suo amato “bantam”, inforcava la bicicletta ed andava a messa circondato da un’aura di eleganza che trascendeva il reale.
“TAUMA” è come Giuliano (Pettinella), semplice, elegante, curioso, consapevole, mai sopra le righe eppure percettibilmente ad un livello superiore, gentile ma dal polso fermo, deciso, sincero.
“TAUMA” non ha certo bisogno di essere descritto per quei suoi toni di arancia che rinfrescano vieppiù quelli di una ciliegia che sembra quasi masticabile.
Il suo sorso è materico, ciccione, distante anni luce sia da quello dei vini rosati che da quello di quel Cerasuolo che in Abruzzo sembra ancora non trovare una precisa dimensione.
Scorre fresco e dinamico quanto un vino bianco ma poi s’allarga quanto l’orizzonte di quell’Adriatico sul quale s’affaccia uno dei due vigneti gemelli da cui provengono le uve con cui è prodotto, quell’Adriatico che lo arricchisce di una sapidità quasi tattile…
Vabbè, ma che sto a dì!
‘Sto “TAUMA” mica si può descrivere a parole, lo dovete assaggiare (o almeno sperare di poterlo assaggiare).
91/92 perché davvero non saprei quanto dargli.
Da bere ascoltando “MYSTERIOUS TRAVELLER” dei WEATHER REPORT.
– MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC CASAURIA RISERVA – 2000 – PODERE CASTORANI: gran naso di ciliegia e di un bosco che oltre ai piccoli frutti racconta anche di foglie, terra umida ed atmosfere cupe.
Scure anche le note del caffè appena tostato, delle spezie dolci (chiodi di garofano), del cacao amaro ed infine, un tocco di mistero orientale che quel soffio di cumino lascia immaginare.
Sorso caldo, che sottolinea costantemente equilibrio ed integrazione tannica terminando, sapido e lunghissimo, in un sabba di ricordi lungo più di vent’anni.
E Voi, cosa facevate nell’anno 2000?
92 punti.
Da bere ascoltando “IN THE END” dei LINKIN PARK.
DAY #2 c/o TENUTA TRE GEMME (CATIGNANO – PE)
– ABRUZZO DOP PECORINO “AUÀ” – 2019 – FATTORIA GAGLIERANO: già mentre avvicini il naso capisci che non sarà una passeggiata accostarsi a questo Pecorino anzi, ti viene pure il dubbio che ti stiano fregando e che quel calore di messi al sole che avverti sia quello che tanto ami nel Trebbiano.
Ed invece no è proprio Pecorino (c’è scritto pure in etichetta)!
La nota di brett è un’unghia rotta sul dito col quale ti sorprendi a sfogliare note di frutta gialla come il sole sotto cui matura, di acacia e ginestra, di zafferano prima ancora che l’animo si tranquillizzi e rinfranchi con freschezze di erbe aromatiche e spessa scorza d’agrume.
Sorso caldo e glicerico, intriso di una sapidità più salmastra che marina che v’accompagna anche nel lungo finale.
Un Pecorino per riflettere sul Pecorino.
93 punti tutti da bere, magari ascoltando “L’UBRIACO” di FRANCESCO GUCCINI.
– MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “LA TORRE” – 2020 – TENUTA PESCARINA: la frutta rossa matura (susine in primis) possono solo accompagnare quanto si sprigiona da una boule ricolma di rose e viole essiccate.
A dare un tono più “maschio” al naso ci pensa l’umido sottobosco, la affatto celata peposità ed una presa di tabacco.
Fa da legante un sospiro mentolato che rinfresca l’atmosfera.
Sorso poco incline a sottigliezze, fresco, succoso, sapido godurioso ed ammiccante, ben supportato dall’educato grip tannico.
Un Montepulciano da bere di corsa e che per me vale 90 punti.
Da bere ascoltando “I’M YOUR MAN” di LEONARD COHEN.
– MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “AUÀ” – 2018 – FATTORIA GAGLIERANO: una delle pochissime Aziende del microcosmo di Città Sant’Angelo in cui ancora non ho ficcato il naso (ma quest’Estate non mi scappano).
Naso segnato da una nota di brett affatto sgarbata che costringe a qualche giro di calice di troppo ed invita a focalizzare l’attenzione su un olfatto che si apre poi sul frutto scuro e maturo (more e marasche), che propone gentilezze di viole di campo e freschezze balsamiche di ginepro ed erbe officinali senza dimenticarsi della terra in cui affondano le radici, dell’humus, di una spezia sottile e di tostature che non dicono solo di caffè ma anche e soprattutto di nocciola.
Sorso austero ma affatto dimentico della propria anima contadina, segnato dal ritmico alternarsi degli accenti di freschezza e di sapidità quasi marina, vergato da graffi quasi grafitici e con un chiusura lunghissima sui toni della frutta.
92 punti, ma pure 93, meritatissimi.
Da bere ascoltando “NO ROOTS” di ALICE MERTON.
– MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC TERRE DEI VESTINI “INFERI” RISERVA – 2019 – MARRAMIERO: in una manifestazione come “GIRONI” diVINI” non solo non poteva mancare un vino che si ispira, come gli altri della cantina MARRAMIERO, a quel Sommo Poeta che condivide il proprio nome con quello del fondatore dell’Azienda.
E come cinti dalla coda di “Minòs” nel quinto canto dell’Inferno, veniamo scaraventati in quel “secondo cerchio” che, oltre a Paolo e Francesca vedrà d’ora in avanti anche noi cedere senza possibilità di scampo alla lussuria di un olfatto che dell’Oriente racchiude il mistero.
Volute di speziate dolcezze riempiono un palcoscenico olfattivo sul quale s’accendono spot di frutto e di tabacco.
Numerosissimi i ballerini di fila: liquirizia, sottobosco, caffè, folate balsamiche, un accenno ferroso ed un quid animale.
Sorso di grande personalità, rigoroso, misurato, nobile, affatto spocchioso, un crescendo di rimandi olfattivi che travia ma fa bene all’anima.
Non 91 ma più di 90: 90/91 punti.
Da bere ascoltando “SYMPATHY FOR THE DEVIL” dei ROLLING STONES.
– MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC TERRE DEI VESTINI – 2020 – PODERI COSTANTINI: davvero troppo giovane questo Montepulciano che nulla nasconde e tutto sottolinea.
La frutta quella rossa e quella nera (delle more c’ha pure i rovi), la liquirizia (quella che qui in Abruzzo sta pure a bordo strada), un appena di tabacco dolce cui contrastano amaritudini di mallo di noce e rabarbaro, ed uno schiaffetto di selvatica irruenza.
Sorso solido ma succoso, di grande freschezza, trama tannica fitta ma ancora sfrangiata e sapida mineralità.
Mo gli do 89/90 punti ma chiedo venia per l’infanticidio.
Dategli tempo e bevetelo ascoltando “TOO OLD TO ROCK’N’ROLL TOO YOUNG TO DIE” dei JETHRO TULL.
– MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC TERRE DEI VESTINI “SAN ZOPITO” – 2018 – TORRE RAONE: il Montepulciano così com’è, che omaggia il frutto dell’amarena, la confettura della pugna e lo spirito sotto il quale si conservano le ciliegie.
Epperò la partita la vince scansando tutto e mettendo sul tavolo un animo scuro, di grafitica mineralità, appena screziato da tostature di cacao ed amaritudini di radice di liquirizia.
In bocca fa della semplicità l’arma vincente limitandosi a confermare l’olfatto ed aggiungendovi un bel quid di balsamicità che stempera l’intensità ed il calore dei suoi 15° davvero ben portati.
Un omaggio al Santo Patrono di Loreto Aprutino che per me vale 90 punti.
Da bere ascoltando “HALLOWED BE THY NAME” degli IRON MAIDEN.
– MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC TERRE DEI VESTINI “SANTINUMI” RISERVA – 2016 – MARCHESI DE’ CORDANO: singolare il ruolo di secondo piano giocato da quel frutto sotto spirito (amarena) qui oscurato dalle note vegetali di cassis e macchia mediterranea, dalla nobiltà dei legni pregiati, dalla misteriosa atmosfera speziata d’Oriente dal grip amaricante della china.
Sorso potente, appena sporcato da un alcol cui le temperature di questi giorni non giovano di certo e che però riporta l’accento su quel frutto prima sottaciuto ed ora protagonista in un cioccolatino boero di cui sembra di percepire anche il “croccare” del cioccolato al primo morso, fresco, sapido, bilanciatissimo.
SANTINUMI! Un gran Montepulciano!
92 punti.
Da bere ascoltando “LE VENT NOUS PORTERA” dei NOIR DESIR.
– MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC TERRE DEI VESTINI – 2014 – PODERI COSTANTINI: un naso che vuole attenzione ed invita alla calma.
C’ha l’anima casalinga del camino spento, la dolce e pimpante freschezza delle spezie (chiodi di garofano e vaniglia), la sostanza del frutto, la contadina fatica del sudore nei campi, lo sferragliare dell’aratro trainato dai buoi.
E mentre ragionate sulle tostature di caffè e cacao è la delicata nota erbacea a suggerirVi l’urgenza di accostare il calice alla bocca ed è la vivace freschezza a sorprenderVi.
Quel grip educato che i tannini, dopo quasi due lustri, ancora dimostrano rampante vi prende per mano e Vi illustra la coerenza dei rimandi olfattivi conducendoVi ad un finale in cui è la ciliegia sotto spirito ad alzare la testa.
93 punti.
Da bere ascoltando “COMES A TIME” di NEIL YOUNG.
– MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “PERLA NERA” RISERVA – 2016 – CHIUSA GRANDE: c’è tutta la “vinosophia” di Franco (D’Eusanio) dietro questo vino (e pure un poemetto tutto da leggere sulla retroetichetta).
Un naso sferico come la perla in etichetta, un punto ceentrale dal quale si dipartono sensazioni che spaziano dalla succosità della visciola alle cupe ombre di un bosco che di sè racconta tutto, dalle foglie alle cortecce, dall’humus ai funghi.
Non ci sono pagine da sfogliare, basta ruotare la perla per incontrare di nuovo il frutto (magari la prugna secca) ed un corredo di spezie che va dai toni dolci della vaniglia alla piccantezza pepata.
Chiudono un ché di tostato ed un fresco refolo mentolato
In bocca dimostra calore e sostanza, fresco, piacevolmente tannico e giustamente “green” si rivela sorprendentemente leggiadro chiudendo con una bella digressione piacevolmente selvatica, unico “spigolo” tra tante rotondità.
91 punti pieni.
Da bere ascoltando “SO WHAT” di MILES DAVIS.
– MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC TERRE DEI VESTINI “AMIR” RISERVA – 2007 – CONTESA: già il nome è un viaggio nei misteri dell’antica Persia e poi…quelle volute di spezie che sono arabeschi sul tessuto profondamente fruttato di un naso imponente (forse un pochino troppo per i miei gusti attuali, ma se torno indietro di qualche anno…).
La frutta rossa e nera (more e visciole), la “scrucchiata”, la gentilezza delle viole, la radice di liquirizia, l’eleganza nobile e selvaggia di un arabo.
Il sorso, di grande coerenza, è pugno di ferro in guanto di velluto, scimitarra e tagelmust ma anche il ristoro di un harem.
Se solo fosse un pochino più “condottiero”…
Si becca 90 punti perchè ‘sti giorni sono cattivo ma…ne merita di più.
Da bere ascoltando “SPOSA SON DISPREZZATA” di ANTONIO VIVALDI nell’interpretazione di CECILIA BARTOLI (magari anche fumando un sigaro).
– MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC TERRE DEI VESTINI “SANTINUMI” RISERVA – 2008 – MARCHESI DE’ CORDANO: unico Montepulciano che occupa le “vette” della mia personalissima classifica sia con le nuove che con le vecchie annate.
Otto anni in più sulle spalle di questa bottiglia che gioca spudoratamente la carta del frutto sciorinando tutte le possibili interpretazioni di prugna e marasca cui aggiunge la sola freschezza dei piccoli fiori di bosco.
Le spezie ravvivano, l’amaritudine della mandorla sostituisce una vegetalità cercata ma non trovata e quel tocco di selvatico chiude il cerchio di un naso appena troppo complicato da dirimere.
Sorso ampio, caldo, sostanzioso, profondo ed al contempo svettante, teso, fresco, ben più che sapido e di glicerica, tattile consistenza.
Colpisce per quanto riesce a comunicare a bicchiere vuoto e per come lo fa: un vino che fa pensare (o che forse spinge a non farlo).
Santinumi, osate!
91 punti strameritati.
Da bere ascoltando “SMELLS LIKE TEEN SPIRIT” dei NIRVANA.
– MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “DON BOSCO” RISERVA – 2011 – NESTORE BOSCO: il naso, etereo, dice in primis di dolcezze di piccolo frutto maturo (mirtillo), dolci anche le spezie (cannella e vaniglia), un appena di delicatezze floreali ed il tutto in aperto contrasto con una mineralità che sa di polvere da sparo già sparata ed una peposa piccantezza che stuzzica le narici.
Sorso caldo ed in giacca e cravatta, tannini ricamati e freschezza sopra le righe che fa dimenticare le complessità di un vino ben più GGiovane dei suoi due lustri.
90 punti e sto.
Da bere ascoltando “SHARP DRESSED MAN” degli ZZ TOP.
– MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC – 2002 – COL DEL MONDO: inizialmente un po’ restio a farsi conoscere (forse colpa dei vent’anni di solitudine in quella bottiglia strettastretta), alla fine si decide a mettere da parte la pudicizia presentandosi con un naso d’altri tempi, elegantemente contadino, affatto vergognoso di raccontare di terra ed animali.
La frutta, quella piccola e nera non manca ed è ben matura, c’è un pepe che rinfresca, un tabacco che fa pensare e ci sono il dono semplice di un mazzetto di viole e la semplicità della carruba.
Sorso consistente e di pacata saggezza cui non manca però l’energia di un ragazzino, fresco, rinvigorito dai correttissimi tannini, lungo e con un finale amaricante di cacao.
92 punti.
Da bere ascoltando “SOFTLY AS IN A MORNING SUNRISE” del MODERN JAZZ QUARTET.
DAY #3 c/o ABBAZIA DI PROPEZZANO (MORRO D’ORO- TE)
– MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC – 2021 – EMIDIO PEPE: il naso?
Selvaggio!
Inizialmente un po’ scontroso, solo a tratti gentile come un geranio fiorito, racconta di quella “terra di mezzo” che sta tra il mare e la montagna, l’Abruzzo della liquirizia prima ancora che quello della della frutta, racconta delle greggi, delle pietre sotto il sole rovente, del tabacco, del cacao, delle spezie piccanti.
Il sorso è un graffio che dice subito di un vino che sarà.
Selvaggio, grippante, di piccante speziatura e salinità, freschissimo e balsamico dopo un po’ s’arresta e va un po’ in affanno come un bambino che ha corso troppo.
Col tempo diventerà più saggio (forse) ma per ora vale 89/90 punti.
Conoscendo e conoscendomi, una delle “sorprese” di questi “blind tastings”.
Da bere ascoltando “WAITING FOR THE SUN” dei “THE DOORS”.
– MONTEPULCIANO D’ABRUZZO COLLINE TERAMANE DOCG “IL GRANDE SILENZIO” – 2019 – FOSSO CORNO: non mi pare abbia molto a che vedere con l’omonimo film-documentario diretto da Philip Gröning anzi, decanta a gran voce visciole e more.
Arrivano poi di gran carriera spezie dolci ed un gran cioccolato a creare un bel contrasto con sottili vegetalità e più marcate note amaricanti di radice di liquirizia.
Al sorso gioca spudoratamente la carta del frutto e delle morbidezze tenendo a freno la freschezza e puntando maggiormente su una sapidità minerale che è quasi piccante.
Gli sono mancate un po’ le gambe nel finale e quindi non riesce a fare bottino pieno: 89/90 punti.
Da bere ascoltando “THE SOUND OF SILENCE” di SIMON & GARFUNKEL (ma tratto da “The Concert in Central Park”).
– MONTEPULCIANO D’ABRUZZO COLLINE TERAMANE DOCG “APOLLO” – 2019 – AUSONIA: “quasi” 93 punti (ma quasiquasi) per un vino che m’ha davvero sorpreso.
Sapete sicuramente come la penso sulle produzioni “naturalibiologichebiodinamiche” (ed i vini di Simone Binelli hanno spesso rafforzato perplessità e convinzioni) epperò, quando il calice sussurra emozioni beh…
Preciso?
Pulito?
Beh, dai, quasi (come i 93 punti).
Annusare e fare un salto indietro nel tempo è immediato.
Quelle sensazioni scure, di frutto (prugna e amarena), di pepe pestato grossolanamente (non macinato), quella nota di camino, quella carezza selvatica che tanto fa “old school”.
Assaggiarlo è un attimo.
Non si resiste alla voglia.
Ed ecco la coerenza, quasi didascalica, nel riproporre le note olfattive aggiungendo quella sottile vegetalità, mai sgarbata, che sempre ricerco.
Tannini giusti e freschezza da vendere per un sorso progressivo, lungo e coinvolgente, mai tronfio o invadente.
Semplicemente contadino, e non è poco.
92/93 punti per un vino che m’ha davvero sorpreso.
Da bere ascoltando “PURPLE HAZE” di JIMY HENDRIX.
– MONTEPULCIANO D’ABRUZZO COLLINE TERAMANE DOCG “LUÌ” – 2019 – TENUTA TERRAVIVA: una intera collezione di ciliegie et similia (visciole, amarene e pure quelle che non conosco) ed una bella manciata di frutti di bosco croccanti ecco qual’è l’incipit, o meglio l’abito, di questo Montepulciano che però si straccia ben presto le vesti rivelando un animo ben più ruvido, fatto di un intreccio complesso di spezie scure, piccanti e sensazioni tostate ed amaricanti di cacao amaro e note di camino spento che impregnano un’atmosfera che racconta di famiglia.
Sorso che riempie e coinvolge, gioiosamente tannico, fresco di suo ma rinvigorito da profondi graffi minerali e folate balsamiche.
Più di 90 punti, di più: 90+.
Da bere ascoltando “HEY YOU” dei PINK FLOYD.
– MONTEPULCIANO D’ABRUZZO COLLINE TERAMANE DOCG “IPNOSI” – 2018 – BIAGI: prugna e ciliegie cercano di addolcirne l’animo ma hanno poco successo, ché questo è profondamente scuro e boschivo, di foglie, cortecce, resina, terra, anche piccoli frutti ma solo quasi maturi.
E poi le spezie d’Oriente, la cannella, i chiodi di garofano, l’amaricante liquirizia ed appena una morbidezza di cioccolato.
Sorso di svettante freschezza e sapidità a pareggio che evidenzia la carezza del tannino e concentra la frutta in un finale di cui, della spezia, rimane solo un accenno.
Ipnotico: 89/90
Da bere ascoltando “INERTIA CREEPS” dei MASSIVE ATTACK.
– MONTEPULCIANO D’ABRUZZO COLLINE TERAMANE DOCG “PATHERNUS” – 2017 – CIOTI: un naso ampio e profondo che va ben oltre la sfrontata evidenza della prugna, e la sottile pungenza del maraschino, un naso che dice di incensi e sagrestie, di cespugli di lavanda, di sterpaglie fronte mare, terra, polvere di caffè e quel giusto di selvatico tanto per ricordarci che il vino è fatica.
Sorso di grande sostanza con tannini in bella mostra e freschezza da vendere cui i graffi minerali danno piacevole supporto.
Tantotanto: 90 punti.
Da bere ascoltando “FATHER TO SON” dei QUEEN.
– MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “SANTA MARIA DELL’ARCO” – 2007 – FARAONE: da un’annata molto calda un vino che va fatto rilassare per qualche istante e che risulta poi sorprendentemente fresco e succoso.
Il frutto racconta ciliegia, arancia e frutti di bosco su uno sfondo di fiori secchi e spezie d’Oriente segnato come un quadro di Fontana da tagli ferrosi e chinati e con una bella brezza balsamica a rinfrescare
Sorso materico e sostanzioso ma comunque fresco, vivo e succoso, con tannini fittamente intrecciati e ben ritmato nei rimandi di frutta e spezie.
Non so cosa non mi abbia convinto pienamente (ma forse è solo la scusa per “doverlo “ri-assaggiare” ma 90 punti pieni non glieli ho dati: 89/90.
Da bere ascoltando “I FEEL GOOD” di JAMES BROWN.
– MONTEPULCIANO D’ABRUZZO COLLINE TERAMANE DOCG “CASTELLUM VETUS“ – 2006 – CENTORAME: che volete che Vi dica di questa interpretazione di Montepulciano di Lamberto (Vannucci)…
Potenza e leggiadria veicolano emozioni di ciliegia, mora, gelso nero…
Luminosi spot su un palcoscenico caldo di cioccolato, elegantemente selvatico, intrigante nell’esporre note di humus e tabacco e con le quinte ben rappresentate da freschezze floreali e di balsamica liquirizia.
Sorso che sfama e disseta, matericamente tannico eppure carezzevole ed intarsiato di preziosi ricami fresco sapidi.
Lungo, coerente…
In una parola: MONTEPULCIANO.
FUORI SCALA (verso l’alto ovviamente).
Da bere ascoltando “STAIRWAY TO HEAVEN” nella versione interpretata da FRANK ZAPPA.
– CERASUOLO D’ABRUZZO DOC “CAb” – 2021 – ABBAZIA DI PROPEZZANO: il naso di un Abruzzo più “gentile” che “forte”, che ammalia con la delicatezza delle sue rose e dei suoi piccoli frutti.
Già fresco di salvia e timo ci aggiunge eleganti note varietali di sommessa vegetalità ed un tocco di mandarino ad aumentare l’urgenza di una beva che diventa così un tutt’uno con l’analisi olfattiva.
Sorso freschissimo e piacevolmente astringente, rivela melograno e sottili note ferrose e profonda sapidità chiudendo su rimandi di erbe aromatiche.
Un cerasuolo disinvolto, di disarmante semplice complessità che si merita 90/91 punti.
Da bere ascoltando “LA VIE EN ROSE” di ÉDITH PIAF.
E QUINDI?
E quindi è stata davvero una maratona infinita (e io me so’ pure schivato l’ultimo giorno!), una vera prova di resistenza per le papille gustative e per il cervello cui sono collegate.
Tre giorni in cui le ragioni di ciascuno dei partecipanti sono state messe in discussione, valutate e sempre e comunque apprezzate.
Un confronto aperto sul vino ed il Territorio a 360° che, personalmente, m’ha fatto crescere (sul piano squisitamente tecnico) di almeno una decina d’anni tutti insieme.
Mi spiace solo di non avere capacità narrative almeno lontanamente paragonabili a quelle di un romanziere russo per riportare, come mio solito, le mie impressioni personali relative a ciascuno di vini assaggiati.
Mi scuseranno quindi quei Produttori di cui non ho scritto e cui prometto che cercherò di rimediare nel prossimo futuro (state attenti che sto per arrivare in Abruzzo).
Approfitto comunque qui ed ora per ringraziare tutti quanti (Organizzatori, Produttori e più o meno colleghi di penna) hanno saputo sopportare la mia presenza sedendo pazientemente allo stesso tavolo.
Spero in un arrivederci e…nell’Edizione 2024.