IL COSA ED IL DOVE
Lo scorso 8 Giugno, l’elegante sede di Palazzo Brancaccio ha ospitato la tappa romana del Tour 2023 di OLI D’ITALIA, manifestazione itinerante organizzata da GAMBERO ROSSO con lo scopo di promuovere e valorizzare l’oro verde delle nostre tavole.
Un evento che ha il plus di coinvolgere quella ristorazione che troppo spesso sembra avere i paraocchi e focalizzare il proprio interesse più sul vino.
Quest’ultimo ha sicuramente l’inarrivabile plus edonistico dell’alcol rispetto all’EVO, ma un extravergine di qualità è in grado di far “decollare” un piatto valorizzando il lavoro dello chef ed in più può far aprire gli occhi al grande pubblico su un mondo ancora misconosciuto.
GLI ASSAGGI
La masterclass condotta con buon piglio da Indra Galbo (capo panel della guida OLI D’ITALIA) presentava 7 oli di altissimo livello provenienti da diverse zone della nostra penisola.
Un viaggio fatto di sensazioni amare e piccanti regalate da cultivar molto note o quasi sconosciute, un viaggio “green” in grado di trasmettere emozioni che spero i molti presenti siano stati poi in grado di condividere con altri.
Per far crescere la consapevolezza del valore soprattutto salutistico dell’olio EVO, c’è infatti bisogno di un lavoro capillare, che eviti inutili estremismi, che metta al centro l’assaggio in quanto “esperienza diretta e personale” e che si fondi sulla Cultura della Qualità.
Comunque, chiacchiere a parte, date una letta alle mie personalissime note gustative, prendetele sempre “con le molle” e…correte ad assaggiare.
1 – AGROALIMENTARE VALLE TRIGNO (ABRUZZO)
Realtà abruzzese che da 3ha di uliveto produce 3 EVO (un blend e 2 monocultivar rispettivamente da Gentile di Chieti e da Rumignana).
BIO da sempre con una lunga storia familiare alle spalle ed un oggi che affianca all’olivicoltura anche la coltivazione di grani antichi.
Inutile dire che mo, con la scusa della ricerca, mi toccherà assaggiare il prima possibile anche la loro Pasta.
“9932 EXTRAORDINARIO”: tutta Gentile di Chieti che propone al naso note mature di pomodoro, un ché di messi al sole, note di frutta secca e freschezze di valeriana ed erbe di campo appena “sporcate” da un appena di legno.
Poco amaro al palato presenta invece piccantezze inattese e persistenti che accompagnano rimandi di cicoria.
2 – TENUTA MASCIANGELO (ABRUZZO)
Azienda di Francavilla al Mare (CH), giovane (2016) e ben determinata a raccontare il Territorio partendo dalla tradizione.
12ha, 2100 piante di ulivo ed una vigna in cui l’autoctono regna padrone.
Grande attenzione all’ambiente ed ai particolari, dalla campagna alla tavola (la nostra e quella del loro TeMa Restaurant & Relais).
“OLIO MARIA”: la Bella di Cerignola, cultivar a duplice attitudine, s’accompagna alla Gentile di Chieti (ed a qualcos’altro) ma detta legge.
Al naso quello che colpisce è una vegetalità di orto complessa che, pur se dominata dalle note di piselli, fave lascia spazio a fagiolini ed asparagi e non dimentica freschezze di mandorla verde.
Assaggio decisamente “green” e di disarmante coerenza che ripropone tutte le note di legume percepite all’olfatto abbinandolo a delicate amaritudini che ben presto lasciano il posto al progressivo ed inesorabile incedere di piccantezze che hanno la freschezza dello zenzero ed accompagnano un finale che non cela il pomodoro verde.
Davvero fighissimo, si becca il mio premio “SURPRAIS”!
3 – ACCADEMIA OLEARIA (SARDEGNA)
Un’Azienda con oltre un secolo di storia alle spalle, 200ha (28000 piante) di Sardegna condotti con grande attenzione alle varietà autoctone ed all’impatto ambientale, con occhio sempre attento all’innovazione tecnologica.
OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA DOP SARDEGNA “FRUTTATO VERDE”: quasi tutta Bosana.
Il naso è un bel mix di peperone maturo, nocciole, macchia mediterranea ed erba falciata che qua e là lascia intravvedere fresche sensazioni d’agrume
In bocca è il piccante a guidare le danze con la parte amara in leggero affanno ma che ben descrive sensazioni dii rucola, carciofo, melanzana e mallo di noce.
Mooolto lungo e pulitissimo.
4 – FARCHIONI 1780 (UMBRIA)
Nome storico dell’EVO umbro.
Siamo a Gualdo Cattaneo (PG), non molto distanti dalla sede storica di Giano nell’Umbria.
Un’Azienda dai grandi numeri che molti conosceranno solo per la presenza nella GDO, ma che riesce ad affiancare ad produzione “quantitativa” (comunque di qualità) anche chicche come quella di cuui potrete leggere qui sotto.
“COLLEZIONE DI FAMIGLIA”: blend umbro (ma con pure la Coratina) che propone un naso fin troppo timido nel quale si riconoscono però senza troppe difficoltà note di carciofo, peperone verde, foglia di carciofo e dolcezze di mela impreziositi da refoli balsamici.
Decisamente poco amaro, fa delle dolcezze di mandorla il proprio biglietto da visita sottolineando leggere poi leggere e persistenti piccantezze pepate.
Non l’olio che sceglierei ma sicuramente “di razza”.
5 – EMMANUEL SANARICA (PUGLIA)
Siamo a Montemesola (TA), una realtà giovane (Emmanuel non c’ha neppure trent’anni) ma un secolo e quattro generaziojni di storia agricola alle spalle.
80ha e 3000 piante su quelle colline della Murgia Tarantina dove il mare si respira.
Un mare che l’iconica bottiglia viola (il colore delle olive della zona) vuole ricordare attraverso le scritte in blu.
“ULIVÈ GRAND CRU”: complesso e complicato blend di 10 cultivar (tra cui Coratina e Cima di Melfi) che, se da una parte premia il coraggio, dall’altra presta il fianco a qualche piccola ma forse inevitabile e veniale imprecisione nel gestire le tante epoche di raccolta.
Deciso l’imprinting olfattivo, verde di erba e di oliva vi accosta sentori di pomodoro e carciofo affatto sommessi impreziosendo il tutto con gentili note di mela e mandorla.
Palato decisamente amaro, con un piccante che rischia di staccarsi di ruota e nel quale si riconoscono bene i descrittori olfattivi.
Un EVO “elegante ma…con distinguo”, che necessita e sono certo meriti un secondo assaggio, ma che ora non ho difficoltà a premiare per un packaging che non rischia di passare inosservato
6 – GIACOMO GRASSI (TOSCANA)
Da 5 lustri Giacomo Grassi alleva le sue 2000 piante (4ha) in quel di Greve in Chianti (FI).
Una produzione dedicata alle varietà tipiche della zona che si concretizza in EVO monovarietali davvero espressivi.
“L’OLINTO FRANTOIO”: intriganti note di pomodoro e carciofo precedono dolcezze di mela, ritorni di ravanello ed una punta di aglio ad anticipare freschezze balsamiche.
Assaggio di mentolata freschezza, centrato sulle note amaricanti della rucola e con un crescendo elegantissimo del piccante che regale persistenze orientali come di wasabi.
Si becca il mio premio “NOBLESSE”.
7 – DOMENICO RUFFINO (LIGURIA)
Siamo a Varigotti (SV), dove Domenico (Ruffino) si impegna da trent’anni nel recupero e nella valorizzazione di quella Colombaia (cultivar autoctona del Finalese) che da sempre vive all’ombra dell’arcinota Taggiasca.
Piante secolari, concimi naturali autoprodotti attraverso il compostaggio e frantoio avveniristico autoalimentato, il tutto per un impatto ambientale che se non è ZERO poco ci manca.
“PRIA GROSSA”: monocultivar di quella Colombaia che sterza bruscamente verso il fruttato intenso in una Regione come la Liguria conosciuta quasi esclusivamente per la delicatezza degli EVO provenienti dalla varietà Taggiasca.
Naso poliedrico che apre su un panorama di macchia mediterranea non dimenticando neppure la balsamicità dei pini marittimi.
Poi è una lunga sequenza di erbe aromatiche (salvia in primis), erba falciata, ritorni vegetali di orto e fresche dolcezze di mela verde a chiusura.
Assaggio che non tradisce; ben centrato sulle sensazioni amare e piccanti, rimanda a quanto percepito all’olfatto sottolinenando in particolare note balsamiche ed amaricanti sensazioni di cicoria, rucola e radicchio e chiudendo ben sapido con persistenti piccantezze di kren.
A LATERE
Tra quanto proposto poi ai banchi d’assaggio, ho fatto una scelta occhiometrica (in parte mirata) ed ho ficcato il naso in qualche altra cosa che, come sempre, non ha mancato di sorprendermi.
FEUDO DISISA (SICILIA)
90ha nell’areale produttivo di Monreale (PA).
10000 piante, raccolta manuale e produzione centrata su quelle Nocellara, Cerasuola e Biancolilla che sono tipiche del territorio.
Grande attenzione in campagna ed in frantoio che ben si apprezza negli EVO dell’Azienda di Mario Di Lorenzo.
Per quelli che non l’avessero già fatto, qui potrete leggere qualcosa anche sui loro vini.
“CERASUOLA BIO”: naso che descrive con eleganza i temi erbacei della foglia di pomodoro e della cicoria tra freschezze di erba appena falciata ed agrumi amari e note di mandorla verde.
Assaggio di grande corrispondenza ed equilibrio un po’ spostato verso piccantezze birbanti e decisamente prolungate.
Un EVO in giacca e cravatta.
MAZZOLA (MARCHE)
13ha e 13 anni di vita per una Azienda che a quella degli EVO monovarietali affianca la produzione di vini naturali con l’obiettivo di raccontare e valorizzare il Territorio tenendo fede ai principi di sostenibilità ambientale.
“ZAFFIRO”: monocultivar di Raggia che mixa vegetalità di carciofo e cicoria con freschezze balsamico-mentolate e d’agrume senza dimenticare note di frutta secca.
Assaggio strutturato, con amaro in rilievo e piccante a pareggio che evidenzia e sottolinea le amaritudini di noce appena percepite all’olfatto e s’allunga su rimandi vegetali.
“LECCIO DEL CORNO”: naso “green” delicato ed elegante, che sottolinea fresche note vegetali di lattuga e pomodoro intessute di graffi di rucola e dolcezze di mela.
Assaggio di grande rispondenza ed equilibrio con un finale che evidenzia la progressione di un piccante che ben descrive il peperoncino verde.
AGRIMAGGIORE (PUGLIA)
50ha (10 quelli dedicati all’ulivo) in quel di Barletta.
Biologici per scelta e con la “mission” di produrre eccellenze senza dimenticare il Territorio e le tradizioni familiari.
Sono oggi al secondo anno di imbottigliamento ed i loro EVO dimostrano che hanno ancora diversa strada da percorrere ma questo è ben più che un buon inizio.
Cresceranno!
“MONOCULTIVAR PERANZANA”: naso un po’ timido che descrive fruttate dolcezze mature di pomodoro e mela, poi il giusto di carciofo cui s’accostano note di frutta secca ed un ché come di legno a sottolineare l’annata calda.
Fruttato medio che all’assaggio denota buona coerenza gusto-olfattiva, con amaro e piccante poco marcati e quest’ultimo discretamente lungo e progressivo.
“MONOCULTIVAR CORATINA”: naso più pulito del precedente ma “sottovoce” anche in questo caso, vegetale quanto serve per descrivere carciofo, mandorla ed erbe amare cui una inattesa dolcezza di mela pone un freno.
Assaggio di buon equilibrio tra amaro e piccante ed intensità controllata.
Una Coratina pensata per chi ci si vuole (o deve) avvicinare con gradualità, di eleganza forse affettata e che avrei lasciato un pochino (pocopoco) più “rustica”.