
IL COSA ED IL DOVE
Altro “colpaccio” di GO WINE che, nelle ormai consuete sale dell’Hotel SAVOY di Roma, ha presentato una bella selezione di Aziende campane in occasione del “FOCUS VINI DI CAMPANIA” dello scorso 21 Novembre.
Sannio, Vesuvio, Irpinia, Aversano, tante realtà in una Regione che si distingue sempre più per l’attenzione alla viticoltura del Territorio (ed anche a quest’ultimo) riunite in una unica sala a presentare quanto sia alto il livello qualitativo raggiunto.
Davvero meritevole l’impegno dell’Associazione a valorizzare e promuovere Eccellenze grandi e piccole strizzando l’occhio soprattutto a queste ultime che, nella gran parte degli Eventi si ritrova “schiacciata” dal peso di quei “grandi nomi” che, al di là degli indiscutibili meriti sono spesso l’unica luce per il grande pubblico e, ahimè, anche per buona parte degli addetti del settore.
GLI ASSAGGI
Stavolta l’Evento era più “intimista” del solito (peccato ci fossero solo un paio di Produttori presenti) quindi sono riuscito quasi a non far torto a nessuno, assaggiando quasi tutto.
Alcune etichette le ho trovate davvero emozionanti, altre più scontate (c’era pure qualcosa da rivedere), in ogni caso ciascun assaggio è stato un nuovo mattoncino giallo sulla mia personalissima strada della conoscenza.
Di seguito troverete la mia solita “lista della spesa”, quella che Vi consiglio di leggere e se possibile condividere ed ampliare con i Vostri suggerimenti. dategli un’occhiata e…andate ad assaggiare!
CANTINE IANNELLA 1920
In quel di Torrecuso, cent’anni di storia per una delle Cantine più vecchie della Campania.
Storicamente vocata ad Aglianico e Coda di Volpe, dagli anni ’90 vi ha accostato Falanghina e Piedirosso
SANNIO TABURNO DOP FALANGHINA 2021: un naso diretto e senza orpelli.
Molto profumata, pur se segnata dalla frutta tropicale, gioca le sue carte migliori sui toni verdi di salvia ed agrume.
Assaggio coerente giocato su una buona freschezza e sul plus di sapidità che lo rendono scorrevole e dinamico.
SANNIO TABURNO DOP CODA DI VOLPE 2021: un olfatto più complesso, caldo ed intimista rispetto al precedente.
La solita frutta esotica (ahimè) viene accostata e, per fortuna, sommersa da frutta e fiori secchi prima che erbe aromatiche e di campo chiudano il cerchio.
Assaggio sostanzioso e decisamente sapido, che perde qualche descrittore olfattivo a favore di una semplicità che non guasta alla beva.
più caldo ed intimista il naso
SANNIO DOP ROSSO PIEDIROSSO 2021: vinoso e segnato inizialmente da note di prugna e frutta rossa che precedono agrume chinotto, speziature di cannella e chiodi di garofano ed un peposo finale che si ricollega ad un sorso segnato dal bell’equilibrio tra acidità e trama tannica e dotato di un finale vagamente vegetale.
Qui ci vorrebbe una bella zuppa di pesce.
TABURNO DOCG AGLIANICO 2019: 6 mesi di barrique americane e francesi segnano con il legno un naso che ricorda segatura ed atmosfere di soffitte polverose prima ancora che la ciliegia matura ed il cioccolato.
Meglio va al sorso che nasconde le dolcezze legnose dietro una buona struttura fresco-tannica ed i richiami ciliegiosamente fruttati.
CASA SETARO
14ha e quasi vent’anni di storia per questa cantina napoletana che fa di una produzione completamente dedicata ai vitigni del Territorio il proprio punto di forza.
LACRYMA CHRISTI DEL VESUVIO DOC ROSATO “MUNAZEI” 2021: che bel naso!
Di fragoline, di geranio, petali di rosa e violette, tiè, pure un’idea di anguria!
E l’atmosfera?
Marina, quella del golfo all’orizzonte (anche se Belzebù ci mette lo zampino).
Morbido ed elegante, propone un sorso che, guidato dalla spiccata sapidità, difficilmente si fermerà al primo bicchiere.
Bellobello!

LACRYMA CHRISTI DEL VESUVIO ROSSO DOC “DON VINCENZO” RISERVA 2017: 30 parti di Piedirosso a fare 100 con 70 di Aglianico.
Ricordate “Il principe ed il contadino” con Cochi e Renato?
Un mix di eleganza e rusticità in un naso che, tra more di gelso (rosse) e rose (rosse anche loro) lascia spazio ad una decisa balsamicità ed all’impronta dei chiodi di garofano e non nasconde un’idea di “pollaio” affatto sgarbata.
Assaggio caldo in cui la larga spalla acida è supportata dagli eleganti tannini.
Chiusura tutta spezie e balsamicità.
Un bel sorso!
Approfitto del momento per scusarmi con l’azienda per non essere riuscito ad assaggiare il resto della Loro produzione nel corso della manifestazione UVA FIERA…davvero non ce l’ho fatta!
Farò in modo di rimediare.
TENUTA DEL MERIGGIO
Dal 2010 26ha (di cui 6 a Montemiletto), rispetto per il Territorio e produzione focalizzata sui vitigni locali.
Una produzione variegata e, mi viene da dire, singolare (almeno assaggiando quanto disponibile stasera).
VINO SPUMANTE “NOCTURNA” BRUT: uno Charmat “charmant” che, dopo 8 mesi, nulla toglie ai profumi della Coda di Volpe.
C’è la pera ma anche stranezze di piccoli frutti rossi ed una carezza di spezie.
Inaspettatamente cremosa l’avvolgenza del perlage, di spiccata freschezza e con un finale lungo e…invogliante al secondo giro.
Bellabolla.

IRPINIA DOC CODA DI VOLPE 2021: bianco di frutta (pera e pesca) e di fiori (biancospino e mughetto) ma anche amaricante di salvia ed erbe di campo e dal respiro minerale.
Dinamico, fresco, decisamente sapido.
Davvero bello.
CAMPANIA IGT FALANGHINA 2021: l’unico da uve non di proprietà, presenta un’avanguardia di lime e pompelmo ed un mazzetto di fiori bianchi.
Pianche anche le pepate piccantezze che precedono amaritudini di nocciola fresca e brezze marine.
Sorso invogliante e dinamico, dritto, di tagliente sapidità e dal finale con rimandi di erbe di campo amare.
FIANO DI AVELLINO DOCG “COLLE DELLE GINESTRE” 2021: aromatico, balsamico di anice e mentuccia, minerale di gesso e talco, vagamente agrumato e sulfureo nell’animo.
Sorso brillantissimo, di strapiombante freschezza, adeguata sapidità e lungo finale di agrumati ricordi.
FIANO DI AVELLINO DOCG “COLLE DELLE GINESTRE” 2018: sulla scia del precedente, aggiunge uno sprint di mela verde a dolcezze di tiglio e vaniglia e leggere tostature di cappuccino in una atmosfera vagamente fumé.
Assaggio coerente, che perde freschezza a favore di sapidità arrembanti.
Davvero brillante!
GRECO DI TUFO DOCG “COLLE DEI LAURI” 2021: c’è lo zampino di Belzebù ad aprire una trama olfattiva che evolve amaricante tra salvia ed sambuco, si rinfresca di mentuccia e chiude, a bicchiere vuoto, sui toni della buccia di mela Golden.
Freschissimo e sapido, il sorso scorre leggero tra graffi d’agrume di cui si apprezza anche la scorza.
GRECO DI TUFO DOCG “COLLE DEI LAURI” 2018: naso che, quasi timido di esprimere un impatto sulfureo, lo cela dietro un sipario’ di frutta bianca smorza che svela poi vegetalità di salvia, camomilla, cera d’api e legni pregiati.
Assaggio fresco con un bel plus di sapidità, di complesse rotonde dolcezze che, nel finale sorprendentemente amaricante di buccia d’agrume e mallo di noce.

CAMPI TAURASINI DOC AGLIANICO 2017: violette, incenso, frutti rossi e neri, amaritudini di salvia e liquirizia, un accenno di caffè e non più del giusto di vaniglia.
Assaggio succoso, ben sostenuto dalla spinta fresco sapida e dalla trama tannica e finale amaricante di buccia d’arancio e radice di liquirizia.
Di beverina complessità.
TAURASI DOCG “COLLE DEI CERASI” RISERVA 2015: un Taurasi che arriva da una pergola avellinese in quel di Paternopoli e Vi si presenta al naso come una detonazione!
Piccoli frutti rossi in confettura, un bosco al completo (felci, cortecce, radici, terra bagnata, funghi).
E poi: delle spezie il calore, dell’animale il cuoio…
La sagrestia con le sue balsamicità, un accenno di camino…
E l’assaggio è di una freschezza che Vi piega le gambe!
Struttura muscolare e tannini dall’intreccio finissimo Vi conducono poi ad un finale di frutta e spezie.
Pazzesco!

CAPUTO 1890
SPUMANTE METODO CLASSICO 2017 BRUT: prendete un’uva vendemmiata al “metroquadro” di meridionale potenza, mixatela con una rifermentazione in bottiglia di puro sciovinismo francese e…ecco a Voi la prima delle porte che Vi si spalancheranno su un mondo inaspettato (delle altre che ho aperto leggerete la prossima settimana).
È una vecchia conoscenza ma lo assaggio per goloseria, perchè quel biancospino mixato con i lieviti ed il giusto di agrume è semplice, ed il naso va ri-educato alle non-complessità.
Ricordavo una bolla più evanescente (pimpante invece in questa occasione) seguita anche qui da un sorso cremoso come la pasticceria che ricordano le papille.
Davvero non so cosa ne pensino fuori dal “belpaese” e neppure mi interessa, a me “me piace”!

SAN SALVATORE 1988
Una quarantina di ettari e circa 10000 bottiglie per ciascuno di essi.
Siamo nel Parco Nazionale del Cilento, in un territorio che già i Greci elessero a vocato per la viticoltura.
Un’Azienda che collega mari e monti e che, da sempre, ha nell’ecosostenibilità uno dei propri valori.
PAESTUM ROSATO IGP “VETERE” 2021: birbante e ruffiano, Vi pone sotto il naso un mazzo di ciclamini prima di raccontarVi, del bosco, anche i lamponi.
Segue poi l’aspro del melograno, un soffio di erbe aromatiche, qualche graffio minerale ed un non so che di piccantino.
Assaggio fresco ed invitante, scorrevole e sapido, con un finale che rimanda alla frutta e poteva essere, forse, un pochino più lungo.
PAESTUM IGP AGLIANICO “JUNGANO” 2019: al naso è confettura di mora e prugna su cui la balsamicità ha presto il sopravvento.
Poi è il turno del cioccolato al latte ma anche della terra bagnata e di una chiusura vegetale come di felce.
Decisamente morbido il palato e scorrevole su tannini sin troppo vellutati il sorso che rimanda ai toni fruttati sino alla chiusura di liquirizia.

TENUTA CAVALIER PEPE
70ha, un sacco di bottiglie e trazione femminile per quest’Azienda che tanto si spende per la valorizzazione del Territorio e dei vitigni autoctoni.
TAURASI DOCG “OPERA MIA” 2015: spero ci sia stata una comunicazione sbagliata da parte del Sommelier perchè, se questo ha passato un sacco di tempo in cemento beh…dove sta?
Gli manca lo sprint!
Per carità di Dio, c’ha un naso ciccione, dolce di confettura di frutti di bosco, di spezie e di cioccolato.
E poi tostato di caffè, amaricante di radice di liquirizia.
E l’assaggio è paripari con un plus di balsamico ed un bel finale lungo.
Mi sembra però un vino che abbia svolto il suo “compitino” e si sia fermato lì…
Nono, ci deve essere stato un errore, anche e soprattuto nei miei sensi!
Questo lo devo riassaggiare.

AMARANO
Siamo a Montemarano, in provincia di Avellino, lì dove pulsa la produzione del Taurasi.
7ha di vigneti che, moltiplicati per 100, Vi danno la quota a cui si trovano
CAMPANIA IGT CODA DI VOLPE “LUCINDA” 2020: un naso snello ed intrigante che rimanda a dolcezze di frutta bianca e delicate vegetalità senza dimenticare lontane balsamicità mentolate.
Assaggio segnato da minerale sapidità, freschezza un po’ in affanno ed amaritudini di mandorla fresca ed erbe amare che creano, con le dolcezze percepite all’olfatto, un contrasto davvero interessante anche se poco anglosassone.
bel naso dalle dolcezze balsamiche e vegetali

TAURASI DOCG “PRINCIPE LAGONESSA” RISERVA 2013: un naso scuro e complesso di ciliegie mature, confetture di more e mirtilli, una ciliegia che ritorna anche come ripieno del boero, goudron, speziature piccanti di pepe nero, il cioccolato, dolce come quello al latte ma anche amaro e balsamico come quello degli after-eight.
Assaggio coinvolgente, fresco di sicuro e sapido insomma, sostenuto da tannini BUMMM ma davvero educati che termina in un lungo e fruttato finale che non si dimentica però del corredo speziato e balsamico con foglie di tè in evidenza.

BELRISGUARDO
Vent’anni di storia per quest’Azienda di Bellosguardo, borgo che non è che un puntino nel cuore del Parco Nazionale del Cilento.
Grande attenzione ai vitigni autoctoni ma anche al Territorio.
PAESTUM IGT FIANO “CHIUSA DEL PRATO” 2020: dovete avere pazienza per farlo parlare, chè come tutti i macerati va poco d’accordo con le basse temperature.
Ed è allora che arrivano le tostature, le dolcezze di miele, l’albicocca disidratata, l’amaricante di erbe di campo e di buccia d’arancio sulla piastra, le atmosfere boisé ed “infernali”.
Sorso tagliente e ben più che “poco tannico”, succoso di tamarindo, di verticali freschezze ed interessantissimi richiami amaricanti di karcadè e, non si fa mancare nulla, liquirizia.

PAESTUM IGT AGLIANICO 2018: davvero difficile digerire il fatto di aver ciccato, a naso, il tipo di lavorazione.
Chè qui la vaniglia alza la voce con dietro tutto un corteo di spezie dolci a precedere luminosità di frutti rossi (rossa pure l’arancia) e toni scuri di liquirizia.
Assaggio di bella freschezza, suadente, voluttuosamente tannico che, non è nelle mie corde ma che, come una bella donna, può sedurre anche i più talebani (no, me no).
Al netto di tutto, un bel vino.

PAESTUM IGT AGLIANICO “MANGIAGUERRA” 2019: questo, al naso me piace!
Un po’ “rustico l’ingresso, a coprire frutta matura e prugne secche prima che arrivino mentuccia, alloro e polvere da sparo.
Sorso succoso che ne chiama un altro sin da subito, complesso nella sua disarmante e didascalica semplicità.
Sostenuto da tannini BUMMM, gioca facile con piccantezze di sale e di pimento e s’allunga, sul fondo del calice con un’idea di fondi di caffè.

CANTINE GAMBALE ANTONIO
Una piccola realtà familiare in quel di Castelfranci (AV).
CAMPANIA IGP AGLIANICO 2019: disturba il naso un’idea appena di alcol coperta però nel breve dalla marasca e dalle balsamicità.
Assaggio fresco ma tannini un pochino troppo pistoleri a renderlo eccessivamente tagliente.
IRPINIA DOP (o è DOC) AGLIANICO 2011: semplice e netto il naso, nel quale sono le tostature ed il cioccolato ad avere la meglio sui frutti rossi maturi.
Più articolato il sorso che comunica da subito freschezza e gioca le sue carte migliori con balsamicità orientali di incenso e chiude sulle note di caffè lungo.
Un “meno” per una etichetta che, così com’è rischia di far sborsare diversi soldini all’Azienda.

FONTANAVECCHIA
18ha in quel di Torrecuso (BN), tanta attenzione ai vitigni autoctoni ma senza dimenticarsi degli internazionali con risultati, a dire dagli assaggi di stasera, davvero ben calibrati.
FALANGHINA DEL SANNIO DOP 2021: deciso ingresso di mela golden, un soffio d’albicocca, il giusto d’agrume ed un sacco di vegetalità amaricanti e minerali sensazioni.
Decisamente meno frutta in un assaggio dalla muscolatura ben definita, assolutamente minerale ma non dimentico di agrumi e vegetalità.
Beh, c’ha il suo perchè.

FALANGHINA DEL SANNIO “LIBERO” VENDEMMIA TARDIVA 2017: il secondo dubbio della serata sorge su questo vino che, se è vero che non fa legno, mi costringe a “farmi vedere da qualcuno bravo”.
Comunque, io ve lo descrivo come se, chiuso tra piccole doghe c’abbia passato almeno una decina di mesi presentandosi al mio naso con dolcezze di camomilla, pera e susina mature, speziature di noce moscata e chiodi di garofano, piccantezze di pepe bianco e zenzero ed amaritudini di timo e maggiorana.
Sorso forse fin troppo pieno, quasi borioso, reso più dinamico da un viavai di sapidità e richiami vegetali.
Una Falanghina da prendere con le molle!

AGLIANICO DEL TABURNO DOCG “GRAVE MORA” 2012: olfatto tutt’altro che complesso, ruffianissimo con i suoi toni di frutta nera e che guadagna poi punti con graffi di spezie, polvere pirica e china.
Assaggio coerente e di bella freschezza, salato più che sapido e dalla sottile trama tannica.
Decisamente meglio la bocca del naso per un Aglianico che, a mio avviso, non vuole compagnia e sta bene da solo.

ED ORA?
Ora, ringraziati Organizzatori e Produttori per la bella serata e fatti salvi gli opportuni approfondimenti che mi sono già riproposto di mettere in atto (qualche Produttore è già stato messo sul chi va là), aspetto gli appuntamenti che GO WINE metterà in calendario per il prossimo 2023, perchè il Loro modo di presentare il lavoro di “quelli” che mettono in bottiglia le nostre emozioni mi piace davvero.
Stand up ovation per GO WINE!