IL COSA ED IL DOVE
Lo scorso 26 Novembre, nelle sale dell’Hotel Parco dei Principi di Roma, è andata in scena l’Edizione 2022 di SPARKLE che l’inossidabile CUCINA & VINI ha organizzato per presentare la propri GUIDA 2023 ai MIGLIORI SPUMANTI SECCHI D’ITALIA.
Una nuova location dunque in vece di quella ormai classica dell’Hotel Excelsior.
Chi c’era?
Diciamo tutta l’Italia.
Quante etichette?
Beh, troppe, come sempre.
Quanta gente: “DEPPIÙ” (e questo è stato uno dei piccoli “problemi” di cui, più avanti, comunque dirò).
Insomma: un vero Eldorado per gli amanti delle “bollicine” che, forse come in nessun’altra occasione hanno potuto dare libero sfogo alla loro frizzante passione.
Nelle righe seguenti, troverete il mio consueto, incompleto e doveroso report di tutti i vini che sono riuscito ad assaggiare (chè, ahimè, ero un pochino stretto con i tempi), Voi dategli un’occhiata, chè di spunti per bere bene e, spero, approfondire, dovreste comunque averne a sufficienza!
GLI ASSAGGI
Come accennato, quelli di seguito rappresentano solo una piccolissima parte di quanto era possibile degustare.
Magari Vi sembrerà “poca roba” (e nel caso Vi chiederei perchè non eravate presenti), ma io so’ uno e mica posso assaggiare tutto!
Comunque, come mio costume, almeno poche parole mi sono sentito in dovere di dedicarle a ciascun vino assaggiato e qui, come sempre Ve li ho messi in “ordine geografico” da N a S dello stivale (anche se credo sia ora che io “ribalti” questa consuetudine).
Buona lettura.
LIGURIA
CANTINE LUNAE
20ha sui Colli di Luni, ad Est di quell’Ovest rappresentato dalla Liguria, tra il Golfo di La Spezia e le Alpi Apuane.
Vermentino, Albarola ed altre chicche autoctone coltivate con grande attenzione all’Ambiente.
SPUMANTE METODO CLASSICO BRUT “CUVÉE LUNAE” MILLESIMATO 2018: Albarola e Vermentino gli regalano un naso verticale ed esplosivo di erbe aromatiche (salvia in primis), e piccanti speziature, prima che il palcoscenico si allarghi sulle morbidezze bianche della mela cotogna.
Il palato è poi dominato da quest’ultima e da pasticcere dolcezze amplificate da una effervescenza cremosa che, di comune accordo, tengono a bada le importanti componenti fresco-sapide.
LOMBARDIA
ALESSIO BRANDOLINI
Un’Azienda con un secolo e mezzo di storia e solo 10ha di Territorio Pavese.
SPUMANTE METODO CLASSICO EXTRA BRUT ROSÉ “NOTE D’AGOSTO” EXTRA BRUT: 3 anni di lieviti per un naso che, propone un inaspettato vegetale di orto a precedere ribes, fragoline ed una leggera balsamicità.
Assaggio verticale a richiamare morbidezze cremose di pasticceria fruttata che ben contrastano la intrigante sapidità.
SPUMANTE METODO CLASSICO PAS DOSÉ “I GER”: paradossalmente più aromatico del precedente, in aggiunta ai netti toni di frutta propone minerali graffi di selce a renderlo più interessante.
Sorso fresco e sapido segnato da una effervescenza un tantino esuberante.
ALTO ADIGE
ARUNDA
Nasce nel 1979 come la prima cantina specializzata nella produzione di Spumante Metodo Classico di tutto l’Alto Adige.
Ragazzi!
Qui siamo a 1200m slm e nei vini di Josef Reiterer si respira davvero il Territorio!
ALTO ADIGE DOC METODO CLASSICO EXTRA BRUT “BLANC DE BLANCS”: da 36 a 42 mesi sui lieviti per quello che ho nominato come il naso più figo della serata.
Il primo impatto, quello che calca il piede sulla frutta, potrebbe portarVi fuori strada, ma il bello arriva solo un attimo dopo!
Ampie balsamicità sospingono nocciole fresche e note d’agrumi pasticceri.
Assaggio cremoso e di spessore, forse meno esaltante dell’olfatto ma comunque di livello assoluto.
ALTO ADIGE DOC METODO CLASSICO EXTRA BRUT “CUVÉE MARIANNA”: da 48 a 54 mesi sui lieviti per un naso bianco di fiori (anche le rose) e frutta introdotto da balsamicità di incenso e chiuso da agrumi e mineralità.
Forse un pochino “ingolfato” l’assaggio che si apre con molta calma su toni di leggere tostature e s’allunga su pasticcerie e sapidità.
ALTO ADIGE DOC METODO CLASSICO EXTRA BRUT RISERVA: complice caos, wine-influencers, dopobarba vari e quant’altro, il naso m’è sembrato, di primo acchito, scontato.
È però bastato allontanarsi un attimo e regalare al calice qualche grado in più per venire catapultati in una atmosfera fumè intarsiata di frutta secca, agrumi canditi, mentolate balsamicità, e sprint minerale.
Sorso cremoso e di muscolare struttura sorretto e sospinto in alto dalla consistente vena fresco-sapida.
Dai! Non gli manca nulla! Solo un posto nella Vostra cantina!
Dimenticavo: sessantamesisuilieviti!
TRENTINO
PISONI
160 anni di storia aziendale ed un bel pezzo di quella del TRENTO DOC, PISONI è SOLO Metodo Classico, SOLO singolo vitigno, SOLO singola annata e SOLO remuage manuale (vabbè, ci sarebbero pure i distillati ma non è qui ed ora il momento di parlarne).
TRENTO DOC CHARDONNAY NATURE 2018: 28 sui lieviti e un niente di 0.3g/l di zuccheri.
Vi fa respirare strapiombi che, se avete arrampicato anche Voi su quelli delle Dolomiti, Vi sembra di sentire l’odore del calcare e della pioggia che cade oltre i tetti aggettanti.
Del Trentino ha anche le mele e le piccantezze sono sapidità di mare preistorico.
Sorso di buona freschezza ma meno tagliente di quanto mi sarei aspettato, reso vivace da un’effervescenza sottile e che s’allunga su sapidità comunque rocciose ma, stavolta, granitiche.
TRENTO DOC PINOT BIANCO EXTRA BRUT MILLESIMATO 2019: il naso è un’apoteosi di frutta bianca, ma sorprende per le leggere piccantezze di spezia ed una elegante e sottile atmosfera boisé.
Verticalmente fresco, al palato lascia parlare molto di più i toni vegetali e si rende più interessante sfoderando note di nocciola.
TRENTO DOC PINOT NERO BRUT “BLANC DE NOIRS” 2019: elegante con il suo naso fresco e floreale cui non mancano le croccantezze di frutta, il respiro delle erbe aromatiche ed i richiami del forno.
Fresco l’assaggio e fruttato il finale di un vino dalla struttura leggiadra.
VENETO
LE COLTURE
Quarant’anni di storia e 45ha parcellizzati in 16 aree della DOCG Conegliano Valdobbiadene.
Bottiglie?
Tantine: diciamo 800000!
VALDOBBIADENE PROSECCO SUPERIORE DOCG “CRUNER” DRY: premesso che il vicino banco delle ostriche era davvero “troppo vicino”, al naso si propone “green” di agrumi, sambuco e nocciola fresca, prima ancora che bianco di frutta.
Assaggio fresco e di onesta sapidità che il perlage delicato rende giustamente cremoso.
Peccato sia “cortino”.
EMILIA ROMAGNA
VENTIVENTI – IL BORGHETTO
Un’Azienda a conduzione familiare che da circa un lustro, in quel di Modena, dove la bevibilità vince sulle complessità, non solo si concentra sulle varietà locali, ma s’è pure messa in testa di spumantizzarle con il Metodo Classico!
METODO CLASSICO PAS DOSÉ “VENTIVENTI”: vendemmia 2019, dosaggio 2020, sboccatura 2022.
Pinot Bianco, Chardonnay e Lambrusco di Sorbara dosato con il solo mosto di quest’ultimo, propone, in un’atmosfera di interessante mineralità, floerealità di limone e croccantezze di crosta di pane.
Un fine perlage fa crema dell’equilibrio fresco-sapido in un assaggio minerale e dall’allungo citrino.
METODO CLASSICO PAS DOSÉ “VENTIVENTI” MAGNUM: raddoppiate il volume del vetro, aggiungete un anno in più a tutto quanto detto sopra ed otterrete un vino di tutt’altro spessore.
Spalle più larghe, maggior dettaglio nei descrittori della frutta, una mineralità che diventa quasi piccante.
Il tutto a favore di un palato cui è difficile resistere, giocato tra picchi d’agrume e richiami di erbe aromatiche.
Tanta roba!
Tenete pronta la seconda bottiglia!
LAMBRUSCO DI MODENA DOC METODO CLASSICO BRUT ROSÉ “VENTIVENTI”: 100% Lambrusco di Sorbara dietro questa etichetta.
Ahimè, il naso è timido e quasi “sfinito” e fatica a comunicare florealità e frutti di bosco mentre va meglio con l’atmosfera minerale.
Meglio anche l’assaggio, affatto complesso ma coerente, piacevole e che aggiunge all’olfatto qualche nota di mandorla.
ANCESTRALE “HAPPY SELVAGGIO“: Lambrusco di Sorbara e nient’altro.
Siccome, per ora, è “inguardabile”, ficco subito il naso dentro l suo bouquet acchiappante di frutti e fiori rossi cui i lieviti aggiungono brio (e tenete conto che era un po’ freddino rispetto a quella “temperatura di cantina” che mi sembrerebbe essere più consona a vini di uno stile che ricorda molto quello delle birre di abbazia)
L’assaggio è succoso, birbante e fighissimo.
2, ma anche 3 punti in più per l’etichetta TOPPP ed il progetto cui questo vino è legato, quello cioè che vede la collaborazione dell’Associazione ASTRONAVE LAB (che riunisce ragazzi con disabilità) in tutte le fasi della sua produzione: vendemmia, imbottigliamento e, dulcis in fundo, realizzazione delle 12 diverse etichette che lo vestono.
LAMBRUSCO SALAMINO DI SANTA CROCE DOC METODO CLASSICO BRUT: 24mesi sui lieviti ed una etichetta che, forse perchè ho già assaggiato diverse cose, mi ricorda Zorro.
Se il perlage è “‘nsomma”, il naso è fighissimo!
Un’atmosfera che comunica odori di brumose pianure, ed il Lambrusco che esce quando meno te lo aspetti con le sue rose ed i suoi lamponi.
Sorso semplice dominato da una sapidità assurda cui è impossibile resistere.
Forse “delambruschizzato” ma…compratene almeno una cassa!
MARCHE
MIRIZZI
5ha nel cuore della Zona Classica del Verdicchio dei Castelli di Jesi, nasce nel 2015, per volere di Gianluca Mirizzi, come “costola” della più famosa MONTECAPPONE.
SPUMANTE METODO CLASSICO PAS DOSÈ “MILLESIMÈ” 2015: un naso che nulla nasconde e tutto comunica.
Quasi pedante nel dirvi di balsamicità di mentuccia, saline mineralità che diventano quasi piccantezze di pimento, amaritudini di erbe di campo e scorza d’agrume.
Assaggio peccaminoso, segnato dagli artigli della mineralità e dagli affondi balsamici che puntano i piedi per contrastare un frutto che prova ad allargare l’orizzonte.
A lui, e senza storie, il mio premio “SURPRAIS”.
naso balsamico e minerale, poi fiori e frutti
SPUMANTE METODO CLASSICO EXTRA BRUT “’68“: decisamente più rotondo ed ampio, propone il giallo come colore dominante, quello delle ginestre dei pendii che guardano il mare, quello della frutta (pesca e susina) maturata al sole dell’Adriatico.
Assaggio di grande freschezza, coerente nel riproporre i toni della frutta cui aggiunge un quid di pasticceria ed un amaricante allungo di mallo di noce.
UMBRIA
LA PALAZZOLA – GRILLI
Cent’anni di storia, 27ha di Umbria ed una produzione che nel tempo s’è concentrata sui vini passiti e, sennò non staremmo qui a parlarne, sugli spumanti.
RIESLING BRUT COLLEZIONE: il naso è un mix detonante di mineralità, idrocarburi, pera,cedro candito, muschi boschivi, lieviti e canditi di pasticceria.
In bocca l’effervescenza aiuta ad amplificare a transistor le balsamicità di incenso ed alloro, aggiunge amaritudini di salvia ed un quid di spezie e misteriose orientalità.
Il finale è ancora nei miei ricordi, lunghissimissimo e dedicato ad agrumi e mineralità.
l’idrocarburo fuso con la panetteria è fighissimo!
Gli do il mio premio “BUUUMMM”!
LAZIO
VIGNE DEL PATRIMONIO
4ha e 20000 bottiglie prodotte “controcorrente”, scommettendo sul Metodo Classico laddove la storia diceva solo di olio EVO.
VINO SPUMANTE METODO CLASSICO BRUT “ALAENNE”: veicolati dalla fine carbonica, arrivano al naso sentori marini, quasi di scoglio, che spingono sull’acceleratore della complessità aromatica precedendo di gran carriera lieviti che presto avremo sulle tavole per le Feste ed amaritudini di timo, finocchio e salvia prima che sul palcoscenico arrivino la frutta bianca e gli agrumi.
Brillantissimo il sorso che mixa freschezza e spinte minerali in una suadente cremosità.
SPUMANTE METODO CLASSICO BRUT ROSÉ “ALAROSA”: secondo assaggio in poco tempo per questa bolla che al quasi tutto Pinot Nero aggiunge solo 10 parti di Chardonnay.
Ed al naso sembra di stare in pasticceria, tra creme, preparazioni di piccoli frutti rossi e suadenti piccantezze orientali.
Pasticcere anche il sorso, fatto di cremose morbidezze, freschezza non esasperata e ricordi fruttati.
SPUMANTE METODO CLASSICO BUT “ALADORO”: della batteria, quello più aromatico, con il suo ampio corredo di erbe, gli sprint agrumati e le dolcezze di fiori e frutta ad accostare quelle di pasticceria lievitata.
Sorso che, spigliato e senza esitazioni, riempie il palato di picchi di freschezza e piccante sapidità.
CANTINE SILVESTRI 1929
VINO SPUMANTE EXTRA BRUT “SILVESTRI ROSÈ“: il naso è quasi dominio dei piccoli frutti rossi che lasciano giusto un angoletto a florealità di viola ed ad una atmosfera vagamente balsamica.
Assaggio brillante e cremoso giocato invece più sui fiori che sul frutto e finale di mentolata balsamicità.
VINO SPUMANTE “SILVESTRI BRUT“: uno Chardonnay che porta, sulle sue larghe spalle frutta fresca e bianca, fiori ed erbe di campo senza lesinare mineralità.
Sorso segnato da una bolla un tantino “aggressive”, ma lungo, di buon equilibrio e con un finale dedicato aglii agrumi,
ABRUZZO
MARRAMIERO
30ha a 300m slm in quel di Rosciano (AQ) (invero anche qualche qualcosa a Ofena), un mix di tecnologia ed attenzione all’ambiente.
Storicamente legata al Montepulciano (ma pure al Trebbiano), non dimentica i vitigni internazionali.
SPUMANTE METODO CLASSICO BRUT: la mineralità profonda è quasi uno sparo di cui resti poi anche l’odore.
E da questo incipit “violento”, le quinte si schiudono su un palcoscenico di pianta d’incenso, frutta bianca ed un intero banco di pasticceria che propone mignon di cioccolata e frutta secca caramellata.
Effervescenza che rende cremoso l’assaggio nonostante la vena sapida lo renda quasi piccante ed allungo di richiami dedicati tutti ai lieviti di pasticceria.
SPUMANTE METODO CLASSICO BRUT ROSÈ: rosa il nome, il colore ed il naso, speziato di zafferano e pepe in primis, poi minerale e che si apre infine su frutta fresca e disidratata senza dimenticarsi di dolcezze cioccolatose.
Sorso dalle larghe spalle fresco-sapide accarezzate da cremosa effervescenza che si allarga su un largo orizzonte di dolci delle feste.
CAMPANIA
CAPUTO 1890
Un nome legato a filo doppio con l’Asprinio di Aversa ma con una produzione che racconta tutti i più importanti areali della viticoltura campana e con oltre vent’anni di spumantizzazione Metodo Classico sulle spalle.
SPUMANTE METODO CLASSICO “CAPUTO BRUT”: di questo dovreste aver letto la scorsa settimana, ma siccome la gola mi ci ha fatto rimettere bocca, due parole Ve le devo dire anche questa volta.
Come ogni vino che, fedele, s’adatta ed accorda sè stesso al volubile animo delle nostre giornate, oggi mi propone persistenze prima ancora che delicatezze, le balsamicità accennano anche al basilico e l’agrume è scorza grattugiata.
L’ingresso in bcca è una lama che rade senza irritare, l’assaggio prosegue allargandosi su delicate tostature ed il finale è della frutta secca caramellata.
Se penso che l’asprinio va con la pizza…
SPUMANTE METODO CLASSICO “NIMÀ NATURE”: Asprinio, Falanghina e Pallagrello, tre moscehttieri per un Metodo Classico di soli 12 mesi dal naso easy, tutto fiori ed agrumi, cui si aggiungono frutta, un quid di rocciosa mineralità e sottili tostature.
Assaggio che riduce la complessità olfattiva ad un sorso dinamico ed invitante ma, forse, poco adatto ad un Metodo Classico.
SPUMANTE METODO CLASSICO ROSÉ “ZICORRÀ BRUT”: Aglianico e nient’altro a proporre un naso “tuttifrutti” di fragoline e lamponi, un forse di melone bianco, un vaso di gerani.
Rosa pure il pompelmo che precede ricordi vegetali.
Assaggio fresco e sapido che ai descrittori olfattivi, aggiunge sottili tostature prima di chiudere leggermente amaricante.
Belle cose!
ED ORA?
Ora, prima del consueto momento dedicato ai doverosi ringraziamenti, Vi rubo pochi minuti per dirVi di quanto, a mio modestissimo modo di vedere, NON è andato per il verso giusto (chè, come sapete, se mi scappa di dire una cosa la devo dire).
Iniziamo dalla location: centrale ed elegante senza dubbio ma…DAVVERO TROPPO PICCOLA per accogliere tutte le Aziende presenti e, soprattutto la grande quantità di pubblico.
‘Sta cosa va assolutamente rivista, perchè per avvicinarsi ai tavoli bisognava ingaggiare una lotta che, Vi confesso, in diverse occasioni ho deciso di evitare per non rovinarmi la serata.
I vini, per una gran parte della serata erano spesso troppo caldi e, dietro i tavoli, oltre alla ahimè scarsa presenza di Produttori c’era, con mia grande meraviglia, non la consueta professionalità (ma magari anche i poveri Sommelier hanno accusato il colpo della gran ressa).
Sorvolando sull’insormontabile problema dei vari “influenZer” (di ambo i sessi), attenti più al profumo da indossare che a quello dei vini da degustare, rivedrei forse anche il sistema delle “stazioni” dove, quanti ne avessero avuto il bisogno, potevano svuotare il calice.
Ho sentito alcuni lamentarsi che c’era “poco pane ” da metter sotto i denti, ma questo non lo ritengo determinante (forse perchè uso a portarmi qualcosa per “staccare” tra una cantina e l’altra).
Comunque, detto questo, veniamo alle cose BELLE!
BBRAVI (con due “BB”) tutti, gli Organizzatori (chè, critiche costruttive a parte, non è semplice mettere in piedi una macchina del genere), i Produttori e quanti, a diverso titolo hanno contribuito a rendere, in alcuni casi, indimenticabile la serata.
Appuntamento dunque al prossimo anno (e magari a qualcos’altro che CUCINA & VINI deciderà di organizzare) per la ventiduesima Edizione, con la certezza che, ancora una volta, riuscirò ad emozionarmi di fronte al lavoro di quanti riescono a mettere il Territorio in un bicchiere.