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“BUONO…NON LO CONOSCEVO 2022” by GO WINE

GO WINE a Roma: una sicurezza!

IL COSA ED IL DOVE

GO WINE colpisce ancora!

L’Associazione, negli anni, ha dimostrato di essere punta di diamante della comunicazione per quanto riguarda Vini, Vitigni, Biodiversità ed il 6° appuntamento con “BUONO…NON LO CONOSCEVO” l’ha dimostrato ancora una volta.

Nella consueta location dell’Hotel SAVOY di Roma ha messo dunque in onda una nuova puntata dell’Evento dedicato a quei piccoli Produttori che si sforzano di fare Qualità ed interpretare il Territorio ma che, troppo spesso, rischiano di passare inosservati ai più.

Oltre 30 i Produttori presenti in rappresentanza di quel “vigneto Italia” legato a filo doppio con Uomini, Storia, Territori, Tradizione…

È stata come sempre una bella serata con un buon successo di pubblico e l’ennesima occasione di imparare qualcosa (“PIÙ” di qualcosa) di nuovo.

GRAZIE a tutti i Produttori (anche a quelli cui, per forza di cose, non ho potuto far visita) e GRAZIE a GO WINE.

Tanto pubblico al 6° appuntamento con “BUONO…NON LO CONOSCEVO“

GLI ASSAGGI

IL PIEMONTE

 PODERI MORETTI

 Diciamo che stanno in Roero da “quattrocentoanni” e questo già dovrebbe bastare (aho: Impresa Storica d’Italia!!!).

 38ha di cui metà vitati sulle colline a sinistra del Tanaro dove Nebbiolo e Arneis (alias Nebbiolo Bianco) raccontano Territorio senza compromessi.

ROERO ARNEIS DOCG 2021: un po’ timido all’inizio, poi tra i fiori di campo e d’acacia si fanno strada la pera (croccante) e l’agrume, un ricordo di timo, piccantezze di pepe bianco, un quid di mandorla ed una intensa, sabbiosa, mineralità.

 Sorso marcato da una importante sapidità cui fatica.

 Importanti i richiami al frutto prima del lungo finale salmastro.

LANGHE DOC DOLCETTO 2019: come da programma, violette e gelsomini precedono visciole e spezie appenappena disturbati da un’idea di alcol.

 Ben modulato il sorso e di ottima fattura il tannino.

LANGHE DOC NEBBIOLO 2018: classicamente “blu” di fiori e frutti a precedere lo scuro di pepe e chiodi di garofano ed una chiusura di lontana mineralità.

 Sorso ben definito, tannini educati e composti e scia dedicata al legno.

LANGHE DOC NEBBIOLO “VADONIA” 2017: 18 mesi di legno nuovo che sembra invadere questo Nebbiolo se non con quel quid di aromaticità che arriva dopo le violette, i frutti di rovo ed i piccoli frutti rossi.

 Equilibrata la componente fresco-sapida di un sorso assolutamente morbido e dall’insistente allungo.

LANGHE DOC BARBERA “MONTVADA” RISERVA 2017: una Barbera di impatto.

 Vinosa ancor prima che dedicata alla frutta rossa matura ed alle erbe aromatiche, non nasconde note minerali e ferrose.

 Sorso birbante e di grande piacevolezza con tannini vispi, buona sapidità minerale e lungo finale.

BAROLO DOCG 2016: il naso, centrato su amarene sotto spirito e more di rovo, svela affondi di cuoio e tabacco e ricordi d’agrume e minerali.

 Decisamente sapido il sorso ed elegante il tannino, per una freschezza a tutto tondo.

Il Piemonte di PODERI MORETTI

LA LOMBARDIA

CANTINA SOCIALE QUISTELLO

 Quasi un secolo dedicato al Lambrusco Mantovano con risultati che…dovete assaggiare assolutamente!

SPUMANTE METODO CLASSICO BRUT “1.6 ARMONIA”: chepprofumo per questi 24 mesi!

70 Chardonnay 30 Lambrusco.

 La spalla del primo soccombe ai profumi del secondo prestandosi solo a metterci persistenza e sostanza.

 Un gran mazzo di fiori al naso ed un assaggio carezzevole e cremoso dal sapido incedere.

 Peccato solo che la bolla muoia davvero subitissimo.

LAMBRUSCO DI QUISTELLO IGP ROSATO “GRAZIE DEI FIOR…” 2021: tutto Lambrusco Grappello Ruberti che al naso appare subito didascalico rapportato al nome che porta per aprirsi poi su mirtilli, ciliegie e fragole e sussurrare lontanissime tostature.

 Assaggio coerente e festaiolo che nasconde dietro la menzogna di un “lo riassaggio perchè m’è sembrato di sentire qualcosa di diverso” la voglia di finire la bottiglia.

 Questo è davvero TOPPP e vince, a mani basse, il premio “LEVATEMELO!”.

ROSSO DI QUISTELLO IGP “80 VENDEMMIE”: tutto Grappello Ruberti.

 Spumeggiante all’occhio ed al naso.

 Inizialmente un pochino sgarbato (forse), ma nel breve si lascia andare alle tipicità del vitigno elegante di rose e viole a contornare ciliegie e fragoline di bosco.

 Tanta ciccia nel sorso, insolitamente tannico, di assoluta e sostanziosa persistenza e che vuole assolutamente un piatto grasso

LAMBRUSCO MANTOVANO DOP “ROSSO”: riporta al rosato aggiungendo tostature, frutto e sostanza.

QUISTELLO IGT “IL SOGNO DEL DUCA”: Grappello Ruberti, Salamino e Maestri perde qualche punto dal rosato in termini di appeal (ma forse solo perchè l’ho assaggiato dopo).

 Una dedica a Vespasiano Gonzaga, nero di piccoli frutti in un rincorrersi dolce-amaro di ribes e ciliegie (foglie comprese) che dal naso passa alla bocca che ne apprezza la concentrazione.

 A parte i vini “esperenziali”, si becca “senza se e senza ma” il mio premio “IMAGO” per le sue etichette d’acchiappo.

Le “dinamicità” di CANTINA SOCIALE DI QUISTELLO

IL FRIULI VENEZIA GIULIA

I VINI DI EMILIO BULFON

 15ha che raccontano il Tagliamento ed il suo paesaggio unico.

 Un’Azienda a 10’ da casa (dieciminutidacasa) che, per tutta una serie di motivi, non sono mai riuscito a visitare (cosa cui mi impegno sin d’ora a porre rimedio).

 Territorio, Storia e tradizione incrociano unicità ampelografiche, storia dell’arte e paesaggi unici.

 Tre i vini proposti questa sera che cercherò di riassaggiare al più presto e con la dovuta calma (Produttore avvisato).

VENEZIA GIULIA IGP “BLANC DI RUGEL” 2020: Ucelut che colpisce il naso con profonda mineralità.

 Racconta di palate di ghiaia e frutta dolce e croccante sussurrando leggere piccantezze.

 Il sorso, non freschissimo, dice di uva spina (in piena sintonia con il territorio) e leggeri graffi tannici allungandosi su interessanti sapidità.

 Vince alla grande il mio premio “DI LA DA L’AGHE”.

TRE VENEZIE IGP PICULIT NERI 2020: more e visciole precedono note di cassis e sbuffi mentolati prima che arrivino vaniglia e tabacco.

 Morbido, di piacevole freschezza e dai tannini carezzevoli s’allunga su ritorni fruttati e succosi d’arancio tarocco, note di carcadè e giri di spezie

UCELÙT IGP “SOTTOCOLLI” 2019: una immersione pasticcera di canditi, albicocca disidratata, fichi, fior d’arancio e miele d’acacia in una atmosfera delicatamente speziata e fumé.

 Assaggio di pari complessità e ciottolosa sapidità, zuccheri e freschezze ben bilanciati ed allungo di zenzero e frutta esotica.

 Bellissime le etichette che Vi invito ad ammirare “dal vero” nell’affresco medievale della Chiesa di Santa Maria dei Battuti di Valeriano.

Arte e Territorio ne I VINI DI EMILIO BULFON

IL RONCAL

 Azienda a trazione femminile, 20ha di cividalese che, come suggerisce il nome (a chi mastica il ladino) disegnano eleganti colline su quella ponca dura come il carattere di chi deve “roncarla”.

RIBOLLA GIALLA BRUT “AUREUM”: fiori d’acacia, un quid di pesca e quei “fioroni” che tanto bene starebbero insieme al prosciutto ed alla pizza (romana, bianca e, rigorosamente, del fornaio).  

 Poi è la volta di mineralità ed amaritudini varietali.

 Ben gestita la bolla, che aiuta la piaceevolezza del sorso (4 mesi di charmat).

COLLI ORIENTALI DEL FRIULI DOC RIBOLLA GIALLA 2021: dinamica e chiassosa.

 Erbette, mineralità ed il giusto di frutta gialla.

 Solida la spalla acida e ben sapido il sostanzioso sorso.

COLLI ORIENTALI DEL FRIULI MALVASIA 2021: profuma di camomilla e fieno, sussurra scorza d’agrumi e strilla di ponca.

 Il sorso, vivace e scattante, non freschissimo ma di buona sapidità, conduce ad un lungo finale dedicato alle amaritudini varietali.

COLLI ORIENTALI DEL FRIULI FRIULANO 2021: la mandorla prevale su quella mineralità dalla quale mi aspettavo più spinta.

 Uno sgarbo iniziale di frutta esotica e poi fiori di campo ed un cespuglio di lavanda a precedere quella mandorla che ritroviamo potente in un assaggio nel quale imbavaglia mineralità di un mare antico che avrei preferito più mugghiante.

 Buona la persistenza e piacevole l’allungo agrumato.

COLLI ORIENTALI DEL FRIULI REFOSCO DAL PEDUNCOLO ROSSO 2016 magnum: un anno di legno francese che, al naso, parla di cioccolato a voce, forse, un po’ troppo alta.

 More di rovo e visciole contornano poi spessori vegetali e soffi balsamici.

 Assaggio fresco supportato da tannini birichini.

 Un bel graffio di arancio amaro copre quel “troppo” di vaniglia e precede un un lungo e sapido finale che non si scorda delle dolcezze.

COLLI ORIENTALI DEL FRIULI SCHIOPPETTINO 2018: manca una spinta di rotundone che sposta il naso sul frutto anzichè la spezia.

Un po’ fuori dai miei schemi.

CIVON 2013: 3 anni di legno per questo uvaggio di 40 Refosco, 40 Schioppettino 20 Pignolo.

 Il primo spinge con dolcezze e cioccolato, il secondo dà il giusto di spezia ed il terzo controlla che tutto sia in ordine.

 Vasto lo spettro olfattivo nel quale, su una tela di frutta rossa sotto spirito, le spezie incidono tagli come fossero Lucio Fontana precedendo richiami di tabacco e cuoio.

 Fitto l’intreccio tannico che rende il sorso di vellutata scorrevolezza ed accentua la retro olfattiva di liquirizia.

COLLI ORIENTALI DEL FRIULI PIGNOLO 2012: humus e vegetalità aprono le danze, poi lo scuro delle spezie e, più che china, direi il rabarbaro delle caramelle che piacevano tanto a mia nonna.

 Ed in bocca un sorso che è pugno di ferro in guanto di velluto, gestito da tannini morbidi ma ancora spettinati, che conduce ad un lungo finale vegetale.

 4 anni di legno sono il “minimo della pena” per domare i tannini di un vino che mi piacerebbe “assaggiasse” anche un po’ di cemento ma che dimostra di essere solidamente ancorato a quella terra cui riesce a dar voce.

 A lui il mio premio “ASCOLTO”.

COLLI ORIENTALI DEL FRIULI VERDUZZO 2017: 45gg di cassetta e 1 anno tonneau.

 Miele, marron glacé, fichi secchi (quelli con la mandorla dentro), albicocche disidratate.

 Al sorso non fermateVi alle dolcezze, apprezzatene i tannini che rimescolano le carte e la grande freschezza che pareggia i conti.

 E non siate banali!

 Abbinatelo alla pasticceria secca se volete, alla Gubana se potete, ai “bleu” e, “se ve regge la pompa”, alla carbonara!

I rossi de IL RONCAL

IL VENETO

TENUTA SANT’ANTONIO

 100ha tra Valpolicella e Soave sotto la mano protettrice del Lago di Garda.

 La grande attenzione in vigna, dove la Qualità va sottobraccio al rispetto, si tramutano in una produzione di assoluto rilievo.

DELLE VENEZIE DOC PINOT GRIGIO “TÉLOS” 2020: no solfiti.

 Una bella spinta di sambuco per rendere più interessanti gli agrumi, poi salina mineralità.

 Assaggio fresco e di ottima coerenza.

VENETO IGT TENUTA SANT’ANTONIO “TÉLOS  BIANCO”: c’è solo un 20% di Chardonnay, ma basta per dire la sua sul restante di Garganega.

 La frutta è agrumata di pompelmo, poi arriva un guizzo erbaceo.

 Un po’ “corto” ma fresco e simpaticamente ammandorlato.

AMARONE DELLA VALPOLICELLA “TÉLOS” 2015: 16 mesi di tonneau.

 Ciliegie, frutti di bosco, il giusto di spezia e forse un po’ troppo di vaniglia.

 E se poi aspettate e scansate un’idea di corteccia ecco che arriva quel “BUM” di polvere da sparo che valeva la pena aspettare.

 Il sorso è un caldo e delicato abbraccio che la verve fresco-sapida rende scorrevole.

 Peccato che non sia un vino che mi piace, perchè, davvero, ne berrei ancora!

TÉLOS, “il vino senza solfiti aggiunti“

VICENTINI

 20ha di colli veronesi per 120000 bottiglie che raccontano di valorizzazione del Territorio e dei vitigni autoctoni

SOAVE DOC “TERRE LUNGHE”: Garganega e Trebbiano di Soave 80/20 con il secondo che vince a mani basse per i profumi.

 Mimosa e ginestra, erbaceo di campo e screziato di vulcanica mineralità.

 Fresco e gustoso il sorso, coerente, sapido e di discreta persistenza.

SOAVE SUPERIORE DOCG “IL CASALE”: 100% Garganega. Terreno vulcanico e vendemmia tardiva.

Terreni diversi, rese diverse e tanta sostanza in più.

Sapidissimo!

 Fiori di magnolia e dolcezze di tiglio e pesca matura.

 Sorso brillante e vivace con il giusto di agrume che però, nulla può contro una sapidità davvero marina.

“EXEMPLUM” 2020: Trebbiano di Soave 100%.

 Frutta, sale, tostature, financo idrocarburi e, naturalmente, tradizione.

 In bocca, 14° ben portati da un corpo giovane e muscoloso che, al sorso ha una sua densità resa più dinamica da una eterna lotta tra freschezza ed arrembante sapidità.

 Tanta roba.

Il Veneto di VICENTINI

L’ABRUZZO

CODICE CITRA

 C’ha numeri da capogiro: 6000ha (seimila!) e 2500000 bottiglie.

 Dà voce a 3000 Produttori ed unisce tradizione, innovazione e ricerca (basti pensare al Progetto per la zonazione del Montepulciano portato avanti con la collaborazione del Prof. Scienza).

SPUMANTE BRUT PECORINO METODO CLASSICO MILLESIMATO “FENAROLI”: naso che apre con la frutta secca ed evolve su sensazioni pasticcere e burrose.

 Fresco e sapido l’assaggio, cremoso e dai coerenti richiami alla pasticceria.

 12 mesi sui lieviti sono forse pochi ma il risultato dice altro.

TERRE DI CHIETI IGP PECORINO 2021: solo acciaio per questo pecorino dal naso fin troppo “buuum”.

 Mix di frutti (ahimè tropicali), fiori d’acacia ed un quid d’agrume e salvia.

 Assaggio coerente e giovanile di buon allungo.

CERASUOLO D’ABRUZZO DOP “SISTINA”: timido nel suo colore davvero pallido e nei sentori di ciliegia e fragola.

 Agile il sorso di questa proposta che mi pare strizzare. l’occhio più al marketing che alla tradizione.

MONTEPULCIANO D’ABRUZZO TEATE “FERZO” RISERVA 2018: 12 mesi di barrique fanno aprire il naso sui toni dolci del cioccolato.

 C’è poi un bella vena mentolata ed un pout pourri di spezie.

 Assaggio fresco con la frutta in bella mostra ma soppiantata nell’allungo da tostature di frutta secca.

 Manca solo la mia amata vegetalità ma è un sorso davvero interessante.

MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “CAROSO” RISERVA 2018: frutta rossa, spezie dolci, balsamici ricordi ed il giusto di “selvatico”.

3 anni di legno grande fanno un bel lavoro con i tannini rendendo scorrevole un sorso fresco, sapido e dal lungo finale fruttato.

Due facce del Montepulciano d’Abruzzo by CODICE CITRA

LA CAMPANIA

CAPUTO

 Più di cento anni di storia ed innovazione.

 Dall’utopia di produrre, già quarant’anni fa, un Metodo Classico da Asprinio di Aversa alla realtà di un oggi che racconta anche dei territori del Vesuvio, dell’Irpinia, del Sannio, del Casertano e dell’area napoletana. 

SPUMANTE METODO CLASSICO BRUT MILLESIMATO 2017: Asprinio di Aversa, quello che si vendemmia al mq, capace di sopravvivere nei suoi profumi di delicato biancospino e pimpante limone anche a quel lungo riposo sui lieviti che vi aggiunge tostature di forno.

 Peccato per l’occhio perdere coscienza delle bolle troppo presto, ma il sorso cremoso ed appagante serve a perdonare.

 Lunga la persistenza gusto-olfattiva di un vino di moderna classicità.

ASPRINIO DI AVERSA DOC “FESCINE” 2021: rispetto al Brut, mancano le bolle ma rimane l’impronta olfattiva (tostature comprese).

 Più ampio sui toni della frutta l’assaggio.

 Elegantemente semplice.

 Sarà che sono anziano ma lo preferisco allo spumante e gli assegno il mio premio “VECCHIE GLORIE”.

GRECO DI TUFO DOCG 2021: mi sorprende con un naso un pochino restio, ma con calma si esprime sulle note varietali della pera e comunica dolcezze di melone.

 L’assaggio è fresco, sin troppo.

 Me l’aspettavo più caldo, più “greco”, ma è forse in questo suo dribblare le aspettative il segreto del suo essere affascinante.

FIANO DI AVELLINO DOCG 2021: magari mi toccherà dare a lui il mio premio “SURPRAIS” per questo suo essere così fresco e così “grasso” (più del Greco).

Aromatico di erbe (salvia) ed amaricante di mandorla tostata.

 L’assaggio ha una verticalità da falesia ed è di vulcanica sapidità.

CAPUTO: i bianchi…

SANNIO DOC AGLIANICO “CLANIUS” 2020: già solo avvicinandolo al naso percepisci le sue vulcaniche sostanze.

 Ti ammalia la frutta, ne sfogli le spezie, ti stordisci di zolfo.

 Figo! DAVVERO.

TERRE DEL VOLTURNO IGT AGLIANICO “ZICORRÀ”: scuro.

 Inchiostro nel bicchiere, tenebroso come un bosco di notte al naso.

 I piccoli frutti affiancano le spezie e la vaniglia (peccato sia un po’ troppa) stempera appena l’atmosfera.

 Arrivano anche tabacco, cacao ma è il momento di assaggiare.

 Il sorso è più luminoso e sciorina ordinatamente i diversi frutti prima che le spezie dolci aprano le danze.

 Credo mi serva un secondo assaggio per capirlo (ma forse è solo una scusa).

…ed i rossi.

LA PUGLIA

FELLINE

 Grande realtà di quella Puglia vitivinicola che può e deve dire la sua e di cui dovreste aver già letto qui ma che mi piace portare ancora alla Vostra attenzione per un’etichetta che non avevo assaggiato e che mi ha colpito al cuore.

PUGLIA IGP “ANARKOS” (a wine against) 2018: “Leonardo! 33, 33 e 33” (Cit. Non ci resta che piangere) così fanno Malvasia Nera, Primitivo e Negramaro.

 Tra rose e viole c’è la frutta, scura come la terra, il caffè ed il cacao.

 Anarchicamente complesso, anarchicamente easy.

PRIMITIVO DI MANDURIA DOC “ZINFANDEL SINFAROSA” 2018: frutta rossa matura, balsamicità, graffi vegetali e poi campo aperto a spezie e mineraltà.

 Bene integrati i tannini, in un sorso che è un lungo abbraccio che comunica calore e sapidità.

“ANARKOS” by FELLINE

ED ORA?

Per carità, in mezzo sono programmati un sacco di altri Eventi (anche MOLTO importanti), ma io aspetto con impazienza il prossimo 20 Ottobre per assaggiare la Toscana e, già che ci sono, Vi spoilero anche che il 21 Novembre sarà il turno della Campania.

Save the date: NON mancate, NON potete, NON dovete!

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