L’AZIENDA
Un articolo cambiato “on the road”.
Nato per essere dedicato unicamente ad una etichetta (vabbè, ve lo dico: era il Cerasuolo, quindi, magari, iniziate a leggere di quello), l’ho fatto poi diventare un piccolo vademecum di tutta la produzione di quella che è una Azienda a trazione familiare che crede nei valori della civiltà contadina, nella forza di un Abruzzo “che può e che deve”, in un futuro che non dimentichi il passato.
L’ho fatto perchè il regalo di un intero pomeriggio di chiacchiere ha un valore che va ben oltre il mio continuo cimento con la parola scritta, dunque: che le parole siano almeno più di un paio di pensierini!
Dietro TENUTA DE MELIS c’è una lunga tradizione contadina.
Una storia che racconta di uve prodotte per essere vendute (sono tra i Soci Fondatori della Cantina Sociale ROXAN) e solo in piccola parte destinate a diventare il “vino per casa”.
Una storia fatta di sacrifici, di scelte, di coraggio, di quel continuo braccio di ferro tra il dover vendere per poter investire e l’avere bisogno di investimenti per poter produrre.
Il cambiamento 5 anni fa, quando nasce quella linea “BARDASCE” che, come leggerete più avanti, dimostra oggi rara coerenza stilistica ed aderenza al nome.
15ha tra Penne (l’unica cantina del Comune) e Rosciano da cui nascono circa 40000 bottiglie.
Pergola Abruzzese (anche per i nuovi impianti) e qualcosa a Pergola Trentina.
“EX” BIO, conducono ora i terreni con la stessa attenzione di prima ma “finalmente sollevati” da un mare di scartoffie.
In cantina tutto acciaio tranne quello che, dopo aver riposato in barrique di secondo passaggio, finisce dentro un paio di migliaio di bottiglie numerate dando vita a quel “CAPOSALDO” che, dietro il nome evocativo, non riesce proprio a nascondere il fatto di essere una Riserva.
I VINI
TREBBIANO D’ABRUZZO DOC “BARDASCE” 2021: iniziamo dal Trebbiano.
Viene da una vecchia vigna di Rosciano che dimostra di avere tutta la saggezza che le compete.
L’impatto olfattivo, cosa singolare per un Trebbiano, è “BUM” (complice probabilmente quella malolattica che fanno tutti i vini dell’Azienda).
Il palcoscenico è di mineralità gessose che fanno allungare lo sguardo verso un’Adriatico poco distante ed al contempo tenere i piedi ben piantati qui, sotto lo sguardo severo della Majella e del Gran Sasso.
La frutta bianca e le ginestre sono attori, salvia e timo ballerini di fila, l’agrume ed una intrigante piccantezza il sipario.
L’assaggio, vivace, è di leggiadri ritorni iodati e dolci grassezze pasticcere che si sgambettano.
Bella prova, DAVVERO!
COLLINE PESCARESI IGT PECORINO “BARDASCE” 2021: ne avete già letto qui, ma dell’annata 2020.
Al naso è fin troppo evidente che la mano del produttore è la stessa del Trebbiano.
Naso in cui all’importante mineralità si intrecciano liane di erbe aromatiche ed agrumi.
Il primo impatto con l’assaggio lascia un pochino perplessi dimostrando una inattesa timidezza.
Ma non bisogna mai fermarsi alla prima impressione!
Dategli qualche grado e qualche istante in più ed ecco che il bicchiere fotocopia l’olfatto.
Personalmente gli preferisco il Trebbiano ma, credetemi, anche questo merita!
CERASUOLO D’ABRUZZO DOC “BARDASCE” 2021: “Nomen omen” per questo Cerasuolo.
“BARDASCE” è un ragazzino più impertinente che vivace, se vogliamo.
E come i bambini non ha “filtri”, non si nasconde.
Gli spigoli ce li ha e non se ne vergogna, anzi…
Occhio e naso si sintonizzano sulla medesima frequenza e comunicano fragoline di bosco, lamponi, gentilezze di rose, piccantezze di spezie ed amaritudini di carcadè.
Il sorso è piacevolmente morbido ma brillantemente sostenuto da una tonica spalla fresco-sapida e da una intrigante rete tannica.
Fresco e beverino ma anche sfacciatamente adeguato a situazioni in cui ci voglia più polso.
In due parole, rubandole ad un grande giornalista abruzzese: “giovane e genuino”.
Un bel riferimento per la categoria.
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “BARDASCE” 2021: una bella interpretazione del vitigno per questo Montepulciano che sembra essere il fratello maggiore del Cerasuolo.
Fermentazioni a temperature un pochino più basse per estrarre qualcosa in meno sono l’incipit per poter mantener fede al claim aziendale.
Percaritàdiddio, c’è la frutta rossa e ce n’è tanta, ma il naso è bello scuro!
La Spezia, la balsamicità…
Ed un verde di edera avvinghiata alla corteccia degli alberi sulla linea d’ombra del bosco (perchè, tra tutto questo “scuro”, la luce c’è! Eccome!
Fresco, beverino e “rischioso” (14.5° che non stancano ma stroncano), propone un sorso coerente con l’olfatto ed una chiusura di appena tostature.
Giusta espressione del gusto e della personalità aziendali.
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “CAPOSALDO (IL PRINCIPIO)” 2019: 18 i mesi in barrique di rovere sardo per un vino che vuole essere “tradizione” ma, a mio parere, risulta essere un pochino troppo “uozzamerica”.
La frutta matura alza la voce, il legno gli dà di gomito e le spezie dolci accompagnano.
Il sorso denota buona freschezza ma il legno rende il complesso sensoriale un pochino scomposto.
Meno centrato rispetto al “fratello minore” è probabilmente giusto per il mercato (o certi mercati) ma, secondo me, ha bisogno di qualche aggiustatina che parli di legno grande o magari cemento.
A proposito: la mia bottiglia era targata 889!
E COME SE NON BASTASSE:
Last but not least, ci sono pure il “VINO COTTO” ed il “MOSTO COTTO” in cui c’è tanta, ma tanta, tradizione e l’onnipresente zampino del Prof. Seghetti.
Il primo è legato ben più che a filo doppio con l’Abruzzo contadino ed è ben più che un vino.
Non Vi interessi il “come” si produce (o meglio, andateVelo a cercare da soli chè mica posso dirVi tutto io) ma il “cosa” Rappresenta.
Prodotto alla nascita del figlio maschio, affina in caratelli “almeno” fino a quando questi si sposerà ed il padre potrà offrirlo agli invitati.
È la Famiglia.
Il secondo, potrete dunque immaginarlo, è ben più che un topper.
CONCLUDENDO…
Mo vorrete sapere i prezzi, ecchè, non lo so?!
Ben più che onestissimi, ma cercateveli Voi, chè questi sono vini “da bere” non da “discutere”!