
IL COSA ED IL DOVE
Dopo la sosta forzata imposta dal COVID-19, gli scorsi 14 e 15 Maggio, è tornato a Roma BEVIAMOCI SUD, l’Evento organizzato da ANDREA PETRINI, RISERVA GRANDE e LUCIANO PIGNATARO e dedicato ai vini della parte bassa dello stivale italico.
La nuova location è stata quella dell’Hotel Villa Pamphili.
Affollatissimo il parterre di Produttori presenti.
Nomi noti e nuove scoperte hanno proposto le proprie eccellenze al numerosissimo pubblico che, sin dall’inizio, ha affollato le due sale dedicate agli assaggi.
Due soli appunti in calce ad una organizzazione curata e professionale: la suddivisione in due sale dei Produttori (che mi sembra sempre dividere questi in “figli e figliastri” e confonde un po’ le idee al Pubblico) e l’assoluta mancanza di quel “qualcosina” da mangiare che aiuta stomaco e palato (io mi porto sempre l’aiutino da casa ma…).
Comunque BRAVI!
BRAVI TUTTI: Organizzatori e Produttori!
Per tutti: appuntamento alla prossima edizione.

GLI ASSAGGI
IL LAZIO
RAIMONDO
Solo Cesanese coltivato su 3.5Ha da una delle sole due aziende che giustificano oggi la DOC Affile.
Un lavoro che parte dal lontano 2001.
Già solo per l’impegno profuso nel risalire i ripidi pendii e recuperare i terreni a lungo incolti si meritano il mio premio “DAJE” se poi a questo aggiungete il “piglio” (nomen omen) di Eleonora (Pensabene Perez)…
LAZIO IGT ROSATO “CYBELLE” 2020: vorrebbe dimostrare l’eleganza del Cesanese facendone dimenticare quell’idea di “dolce” che per lungo tempo è stata comunicata.
Ahimè, complice la cronica mancanza di ghiaccio di queste manifestazioni, qualche grado di troppo non aiuta a nascondere dolcezze e piacionerie.
Prometto di riassaggiarlo con la dovuta calma e di dedicargli qualche altra riga in separata sede.
LAZIO IGT ROSATO “CYBELLE” 2019: ad un anno di distanza, acidità e spigoli aumentano raggiungendo in questo caso quanto ricercato.
Le fragoline di bosco e qualche fiorellino servono solo ad ingentilire un assaggio brioso e di equilibrata vena fresco-sapida.
Lungo il finale che rimanda a buccia d’agrume.

CESANESE DI AFFILE DOC SUPERIORE “NEMORA” 2018: per metà dall’acciaio e per metà dal legno scarico arriva un Cesanese identitario e maschio.
Un tira molla di frutta e spezie che è come un balletto e, se non avete fretta, una breve attesa consente di apprezzare anche caffè e cioccolato.
CESANESE DI AFFILE DOC “TERRA VULPIS” 2018: 12 mesi di legno nuovo e 20 di bottiglia non bastano a far parlare di una evoluzione ancora lontana dal venire.
Naso spiccatamente balsamico cui l’assaggio aggiunge un’alzata di frutta.
Elegante e decisa la progressione dell’assaggio, nessun cedimento e tanta sicurezza.
Evidente, in tutte le etichette, una mano comune, una stessa filosofia.

POGGIO ALLA META
È il 1999 quando Mariano Nicótina, enologo e professore all’Università Federico II di Napoli, decide che la zona di Alvito merita tutto il suo interesse.
Nasce così POGGIO ALLA META, strappando un colle all’inutilizzo e destinandolo all’impianto di nuovi vigneti ma, soprattutto, grazie al suo lavoro, inizia quel lungo lavoro di microzonazione e ricerca su antichi vitigni che hanno contribuito non poco alla crescita qualitativa del Territorio.
PASSERINA DEL FRUSINATE IGP “PILUC” 2020: naso “nature” (ma un “davvero TROPPO nature” che è “border line” con il…) in cui la frutta proposta stenta a trovare il suo spazio.
Acidità stellari e sapidità terragne si aggiungono ad una lunga scia vegetale.
MATURANO DEL FRUSINATE IGP 2021: peccato che la frutta mi trasporti ai tropici (ma c’è pure un po’ di pesca bianca ed il giusto di agrume), il resto sono boccioli di rosa, striature di spezie e sfondo vegetale.
Sorso sapidosapido e giustamente fresco che si allunga su ricordi di frutta tropicale.
LAZIO IGP BIANCO “BIANCO ALLA META” 2021: naso da “acchiappo”, ammiccante di fiori e frutti bianchi ed assaggio parimenti “piacione”, quasi caramelloso (nonostante la ben presente mandorla verde) a coprire le sapidità comunque ben presenti.
PASSERINA DEL FRUSINATE IGP ORANGE “PILUC” 2017: da uve surmature e lunga macerazione sulle bucce, un Orange tutto da sfogliare.
Ampio il corredo olfattivo che propone albicocca matura, pera ed accenni di fichi secchi.
Non mancano neppure ginestra, salvia, un’atmosfera di mielose dolcezze e quelle note “classicamente” ossidative che rimandano a spezie e d idrocarburi.
Sorso complesso, verticalmente fresco, sapido e, perchè no, tannico.
Gli ammollo il mio personalissimo premio “STRING” perchè, pur non essendo “nelle mie corde“, ma sorprendentemente sorpreso!

FRUSINATE IGP ROSSO “ROSSO ALLA META” 2021: 25% di Lecinaro e poi Cabernet e Merlot per un sorso beverino governato dalle vegetalità del Cabernet che non Vi farà però mancare ricordi di rose e garofani, frutta scura, china ed interessanti peposità.
Un assaggio governato da tannini ancora birbanti che sarà solo il primo di tanti altri.
CABERNET DI ATINA DOC “IL GIOVANE” 2020: impenetrabile!
Una leggera nota di lacca introduce all’inaspettato di una frutta che è tutta amarena, mirtillo e fragola.
Non mancano le note balsamiche e di macchia mediterranea.
Un assaggio vibrante e dinamico, fresco, piacevolmente ematico e dai tannini birbanti che ripeterete volentieri.
CABERNET DI ATINA DOC RISERVA “IL VECCHIO” 2017: da una annata complicata un vino paradossalmente più fresco del precedente.
Didatticamente vegetale, propone peperone, foglia di pomodoro ed aggiunte mentolate.
La frutta c’è, ma arriva con calma e prugna e marasca si accompagnano a spezie dolci, tostature di caffè, tabacco aromatico ed amaricante liquirizia.
Assaggio di elegante progressione per un vino che rischia di essere fin troppo “traditore”.
MERLOT DEL FRUSINATE IGP “LOT” (L’OSPITALITÀ TRIONFANTE) 2017: Merlot in purezza e bottiglia “heavy”.
Un vino che si chiama come uno dei figli di colui che piantò la prima vigna.
Un bellissimo mix di frutti di bosco, violette e rose non è che l’ouverture di un complesso corredo speziato, allunghi grafitici e balsamici ed atmosfere elegantemente boisè.
Assaggio succoso ma austero, sostenuto da tannini preziosi e finale che sa di racconti di mare antico, scritti ad inchiostro di china.

LA CAMPANIA
PETRILLO
Un logo che parla di Storia.
Tradizione e modernità in cui, tra due “P” si insinua una “S” che riporta al passato ed alla storia di una “H“.
VINO SPUMANTE DI QUALITÀ BRUT “DOUBLE ONE”: freschezze di erbe aromatiche e buccia d’agrumi su sapidità che vanno a chiudere il cerchio di una verticalità per nulla disturbata dai 12 mesi di un Metodo Martinotti che regala una bolla fine da Metodo Classico.
GRECO DI TUFO DOCG “SANTHÈ”: un greco di tipica nocciola in cui si fa strada, con bella progressione, una albicocca matura e profumata.
Lungo il sapido finale con ritorni fruttati di albicocca.
FIANO DI AVELLINO DOCG “MARTINES”: un Fiano beverino che se la gioca su sapidità e sbuffi di dolcezze che spingono al riassaggio.
Un naso gessoso e citrino con spinte vulcaniche.
IRPINIA AGLIANICO DOC “TANINO”: rubino brillante, propone un vasto catalogo di ciliegie intessute da finezze speziate.
Più scuro l’assaggio, ben gestito da tannini presenti ma già educati.
IRPINIA CAMPI TAURASINI DOC “ZÌ TANO” 2018: 2 anni di botte di secondo passaggio lo rendono meno “piacione” rispetto al precedente, calandolo nel personaggio.
L’assaggio coerente ed i tannini ben indirizzati è dominato dall’elevata freschezza cui si accostano tostature di caffè e cacao.
Un vino “rischioso” e birbante!
TAURASI DOCG “DESIDERIO” 2017: l’olfatto è balsamico ma l’assaggio è governato dal frutto.
Sorso caldo e vispo per un vino che ha bisogno ancora di qualche anno.
TAURASI DOCG RISERVA “NOTTETEMPO” 2016: lo stesso vigneto del precedente ma una raccolta tardiva e selezionata.
Interessante notare come l’irruenza del precedente, si trasformi qui in una calma che predispone ad una notte di fuoco.
Bello il progetto grafico delle riserve che propone Fiano, Greco e Taurasi come diversi momenti del giorno e della luce: il chiarore di un’alba, il caldo del pomeriggio, la trasgressione della notte.

VILLA DORA
Da cinque lustri, 9ha di Vesuvio e 65000 bottiglie dedicate tutte al Territorio: Caprettone, Falanghina, Piedirosso e Aglianico.
Quelle futuristiche etichette (disegnate da xxx) che propongono un vulcano esplodente comunicano un modo di fare vini differente dall’approccio storico “vesuviano” e si beccano subitosubito il mio premio “ACCHIAPPO” perchè sono fighissime!
Il consiglio di Roberto Cipresso fu quello di focalizzare l’attenzione sulle vecchie annate, perchè se c’è la capacità, ne vale la pena.
LACRYMA CHRISTI DEL VESUVIO DOC BIANCO 2019: Caprettone in purezza, un vino “base” che potrei definire “pompeiano”.
Un vino di cenere e lapilli che relega la freschezza a lontani rimandi di golfo e di cozze.
LACRYMA CHRISTI DEL VESUVIO DOC “VIGNA DEL VULCANO” 2019: qui c’è un 20% di Falanghina che lo rende “Flegreo”.
Da vigneti a pergola di 70 anni ed a piede franco, un animo profondamente sulfureo me lo fa accostare a Totò.
Mela ed albicocca introducono ad erbe aromatiche e mineralità profonde.
Sorso sapido, vegetale e citrino.
Gli manca forse un “Boost” di acidità ma è ancora un bambino con davanti tanti anni da passare in bottiglia.
LACRYMA CHRISTI DEL VESUVIO DOC BIANCO “VIGNA DEL VULCANO” 2016: ecco la prova di quanto dettoVi poc’anzi”
Un vino “spiazzante” che non si vergogna di proporre la Mosella a Napoli.
Idrocarburi e freschezze assurde su citrine fumosità.
Più che un vino, una vera e propria lama di rasoio che rischia di sminuire il prodotto.
Questo si merita tutto il mio premio “SURPRAIS”!
LACRYMA CHRISTI DEL VESUVIO BIANCO DOC “VIGNA DEL VULCANO” 2006: e proprio quando pensavate di essere arrivati in cima, ecco che Vi accorgete che qualcuno l’ha spostata ancora più in alto.
Dalla Germania alla Francia il passo è breve!
Paradossalmente ancora più fresco del precedente, propone un duo di verticalità e rotonde burrosità da Galettes Bretonnes.
Toglie il fiato e vince il mio premio “HAUTE MONTAGNE”!

ROSATO IGP POMPEIANO “GELSOROSA”: dopo l’incipit, ci voleva proprio un sorso per “staccare la spina”.
Sulfureo come il secondo, aggiunge un tocco di dolcezza che lo rende assolutamente irresistibile al wine bar.
Un’annata “corrente” per finanziare le altre.
LACRYMA CHRISTI DEL VESUVIO DOC ROSSO 2018: 20% di Aglianico a fare 100 con il resto di Piedirosso.
Da vigneti di quattro lustri un bel matrimonio tra gli spigoli dell’Aglianico ed il Frutto del Piedirosso.
Un balcone di gerani fioriti con il giusto di spezie.
Dal sorso fresco e sbarazzino, si propone come un vino da pizzeria “Gragnano style”.
LACRYMA CHRISTI DEL VESUVIO DOC ROSSO “GELSONERO” 2018: tra i piccoli frutti rossi si fa strada l’umido sottobosco.
Assaggio che propone freschezze importanti ed allunghi balsamici e sapidi.
L’extra bonus di tannino rende poi più veloce l’accostarsi al secondo bicchiere.
LACRYMA CHRISTI DEL VESUVIO DOC ROSSO “GELSONERO” 2014: freschezze conosciute si coniugano qui con vene saline.
Propone un tannino più educato ed una atmosfera più scura giocata tra frutta nera e spezie scure.
LACRYMA CHRISTI DEL VESUVIO DOC ROSSO “FORGIATO” 2018: mi si perdonerà se lo trovo troppo “supertuscan”.
Peccato che questo CRU aziendale perda in questo modo un po’ di identità.
Sembra quasi voler cercare la vegetalità di un Cabernet senza dimenticare il frutto.
In un panorama di erbe aromatiche e violette alzano la testa chiodi di garofano e cannella.
Assaggio balsamico e di spiccata mineralità.
LACRYMA CHRISTI DEL VESUVIO DOC ROSSO “FORGIATO” 2015: vale quanto appena detto ma con una marcia in più.
La frutta diventa più matura e lo sfondo di spezie che più complesso e compatto.
Tannini ancora “pistoleri” ma con borchie lucide e cappello bianco.
LACRYMA CHRISTI DEL VESUVIO DOC ROSSO “FORGIATO” 2007: SPAZIALE!
Ci vorrebbero un paio di giorni per sfogliare questo vino.
Tutto l’eucalipto che servirebbe per un raffreddore e poi spezie, tostature, frutta e di tutto di più in un vino di verticale sfericità.
Gli ammollo il mio premio “EYE IN THE SKY”.

LA PUGLIA
GIOVANNI AIELLO ENOLOGO PER AMORE
“Amore” per la propria terra cui, da quelle lontane, è voluto tornare.
Al grido di “via gli zuccheri dalla Puglia” cuce i propri vini in meno di 4ha di quell’angolino di Puglia che va sotto il nome di: “Canale di Pirro”.
PUGLIA IGT BIANCO ANCESTRALE “CHAKRA BLU”: da Verdeca e Maresco, ad oggi 16 mesi sui lieviti.
Giusto un tocco di ananas, pera ma soprattutto messi mature e mandorla.
Assaggio equilibrato governato da una dritta spina dorsale fresco-sapida.
Il chakra dell’Energia, quello che si adatta all’ora, quello delle 3 del pomeriggio con 4 ostriche e gli amici, quello per quando Vi va.
Toppp.
PUGLIA IGT BIANCO “CHAKRA VERDE”: Verdeca in purezza.
Naso vegetale, amaricante pompelmo e mandorle in accompagno, mineralità soffusa.
Assaggio “bumbum”, morbido ma verticale.
Il chakra della “comfort zone”.
PUGLIA IGT “CHAKRA ESSENZA” 2020: un bouquet di fiori bianchi profumatissimi, un quid di limone, nocciola ed interessante mineralità a legare.
Sorso voluttuosamente rotondo, freschezza che spinge ed allungo vegetale.
Una summa delle Puglie.
Fresco di mare e caldo di sole
PUGLIA IGT ROSATO “CHAKRA ROSATO”: da Primitivo allevato con l’idea di farne un rosato (si inizia in campagna).
Un tappeto di petali di rosa in un’atmosfera di frutti di bosco.
Leggera la mineralità e suadente la nota vegetale.
Assaggio agile, governato dalla croccantezza dei frutti rossi.
GIOIA DEL COLLE DOC PRIMITIVO “CHAKRA ROSSO”: ematico, ferroso eppure lascia spazio al rosso di piccoli frutti, scorza di chinotto, corteccia e sbuffi d’incenso.
Assaggio di grande coerenza, fresco e gestito da tannini baritoni.

LA SICILIA
SORELLE ZUMBO
Al secolo Erica e Ramona, giovani, entusiaste, dinamiche, belle (anche), solari come l’Isola, soprattutto: DONNE!
Etna N, a continuare il lavoro intrapreso 50 anni fa dal nonno Salvatore (vignaiolo “visionario” ed innovatore).
È stato l’ultimo assaggio della giornata, peccato aver avuto poco tempo, cercherò di rimediare…
ETNA DOC BIANCO “SETTANTADUE” 2018: due anni di acciaio ed uno di bottiglia per un vino davvero etneo nei suoi neri pendii sulfurei screziati di gialle ginestre ed orientale di curcuma come lo sguardo che dal vulcano vaga lontano.
All’assaggio avrei forse chiesto di più, ma il segreto potrebbe proprio essere in questa sua semplicità.
TERRE SICILIANTE BIANCO IGT “PÌNEA” 2018: Carricante ed Inzolia con il primo che sembra voler dire la sua.
Più che i fiori bianchi, colpiscono il calore della pietra e vegetalità erbacee.
Sorso non proprio anglosassone, ma dinamico e dalla verticale chiusura.
Un vino che sa “di una volta”, moderno (forse) proprio per questo.
TERRE SICILIANE IGT ROSATO NERELLO MASCALESE “CIÙRICIÙRI” 2019: in una parola: spontaneo.
Rosse le fragoline e rossa la scorza d’arancia.
Sorso d’acchiappo governato dalla frutta cui fa seguito il bel finale sapido intriso di ritorni d’agrume.
ETNA DOC ROSSO “MANATA” 2017: a 400m slm, Nerello Mascalese da impianti di 10 anni su suolo calcareo.
Un vino fresco, il regalo del caldo della valle al nostro animo sibarita.
ETNA DOC ROSSO “ÀNDICO” 2017: ancora Nerello Mascalese raccolto a fine Ottobre da vigne di 50 anni.
Parola d’ordine: fiori rossi!
E poi sottili “peposità”, note di prugna, bosco umido, tabacco…
Sorso maschio e robusto per un fino forte come una donna.
Il mio premio “BRAVEBRAVE” va a loro in primis ed alle le donne del vino in aggiunta!

ED ORA?
Mo m’aspetta un periodo “pesante”.
Dovrò infatti studiare bene tante cose di cui qui avete letto, come sempre mi toccherà “stalkerare” diversi Produttori per indagare a fondo il loro bel lavoro e poi…
Poi sarà tutto un accavallarsi di Eventi cui sarà difficile star dietro e, anche e soprattutto, dar loro conto a parole scritte.
Vabbè: mi impegnerò di più.