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VIGNAIOLI NATURALI A ROMA 2025

IL COSA E IL DOVE

L’1 e 2 Febbraio scorsi, l’Hotel THE WESTING EXCELSIOR di Roma ha ospitato la sedicesima Edizione di VIGNAIOLI NATURALI A ROMA, Evento irrinunciabile per tutti gli amanti del bere “artigianale” organizzato da Tiziana Gallo.

Circa 100 le Aziende presenti, un parterre di Produttori con cui interagire personalmente per approfondire temi come sostenibilità, biodiversità, viticoltura artigianale…

Un viaggio lungo tutto lo stivale italico (e non solo) a bordo di un treno i cui vagoni si chiamano Territorio, Passione e Rispetto..

GLI ASSAGGI

100 Cantine vuol dire un numero di vini che va ben oltre il possibile ragionando in termini di panorama completo della manifestazione.

Ho cercato dunque di concentrarmi sulle Regioni che meglio conosco, di rubare consigli da amici Produttori circa novità da non perdere e di seguire l’occhio e la fortuna cercando l’ammiccare di qualche etichetta tra il numeroso pubblico che affollava le ampie sale dell’Hotel.

Vabbè, dai circa ottanta assaggi fatti ho estrapolato la mia solita e personalissima “TOP QUALCOSA” cui ho aggiunto dell’altro che ho ritenuto degno di essere segnalato alla Vostra attenzione.

Voi, come sempre, leggete, criticate, suggerite (tanto so che non lo farete) e…CONDIVIDETE!

I PEZZI DA NOVANTA

– VIGNETI DELLE DOLOMITI IGT GEWÜRZTRAMINER 2020, GARLIDER (ALTO ADIGE): un Traminer con un Gewürz che sa dell’Oriente dei chiodi di garofano, con una profonda, austera mineralità che racconta di quando provate ad accendere un falò con la pietra focaia.

Il sorso, per quanto rotondo, descrive in primis l’anima minerale del vino e lasci poi che Vi rilassiate di fronte all’ampiezza di un panorama prima di sottolineare amaritudini mai sopite.

Un Gewürztraminer coraggiosamente controvento, affatto omologato, nel bene e nel male “unico”.

Da bere ascoltando AGAINST THE WIND di BOB SEGER.

90 Punti, ma forse 91.

– FRIULI COLLI ORIENTALI DOCG PICOLIT 2023, MARCO SARA (FRIULI VENEZIA GIULIA): appena imbottigliato e ancora “con le caccole agli occhi” mostra comunque di che pasta è fatto.

Abbraccia il naso con profumi di creme caramel e mela cotta e poi lo stuzzica con un ché di zenzeroso prima di lasciarsi andare ancora a toni di fico secco, scorza d’arancio candita, fiori di campo, curcuma e miele.

Sorso pienissimo, un concentrato di morbidezze bilanciate dannatamente bene da freschezza e stimolante sapidità.

Un vino per pensare (o per evitare di farlo).

Da bere ascoltando THE LADY DON’T MIND dei TALKING HEADS.

90- – Punti.

– VENEZIA GIULIA IGT “JKT” 2019, FRANCO TERPIN (FRIULI VENEZIA GIULIA): non sono un fan delle macerazioni (che spesso appiattiscono anziché elevare) ma qui siamo di fronte a un concentrato di sostanza e agilità.

Il mare che c’era c’è, e mugghia!

Sa di scoglio bagnato e ostrica, anzi no…sa di amarezze di noce e del miele che le conserva.

Anzi no…sa di miele d’acacia e albicocca disidratata…

Un racconto olfattivo che sembra un saltare di palo in frasca per la semplicità contadina con cui viene declinato, agile, privo di eccessi.

Il sorso abbraccia l’olfatto e Vi lascia alzare gli occhi per distinguere il cosa.

Ci ritrovate il mare salato, ci trovate l’Oriente delle spezie e una freschezza balsamica di fondo che sa di resina.

2019…ne ha di tempo davanti!

Gli darei 90 punti ma…come ho non amo particolarmente i macerati quindi se ne meriterebbe almeno uno di più.

– VENEZIA GIULIA IGP MALVASIA 2023, MILIČ (FRIULI VENEZIA GIULIA): il naso comunica sostanza di frutta gialla e la ruvida freschezza della macchia mediterranea sferzata dal vento.

E poi le erbe aromatiche, quel tocco di fumo a rendere tutto più interessante e quell’appena di dolcezze pasticcere che…

Il sorso è inaspettatamente caldo e cremoso, vergato a fuoco da una frutta secca tostata e caramellata che mixa amaritudini a dolcezze fino alla chiusura sapida e a quell’ultimo goccio che sporca il bicchiere aggiungendo un quid di rustica eleganza a un vino con la musica dentro.

Da bere ascoltando EVIL di EMINEM.

90 Punti.

– LACRIMA DI MORRO D’ALBA DOC “MELANO” 2023, TENUTA SAN MARCELLO (MARCHE): “Lacrima” suggerisce femminili commozioni, eleganze di rose e violette ma…

Il “MELANO” 2023 è un cazzotto di origano, un manrovescio di finocchio selvatico e imprecazioni di visciola.

E mentre siete a terra ci pensano le spezie a farvi scuotere la testa e rialzare prima che l’arbitro pronunci l’out decisivo.

Avrete appena il tempo di pensare alla lavanda che profuma i cassetti della nonna prima di conoscere l’intensità del sorso.

Un continuo rincorrersi di vegetalità di raspo orgogliosamente mostrate e succose dolcezze di acini surmaturi, una battaglia in campo aperto sotto lo sguardo attento di freschezza e tannini poco inclini alla resa.

In chiusura, mentre ai rimandi olfattivi s’aggiunge la succosità dell’arancio, a Voi non resterà che il dilemma di scegliere se valutare il vino per l’aderenza al consueto o per la sua sfacciata arroganza.

Da bere ascoltando THE HOLE di GLEN PHILLIPS.

In tutta onestà, dovendolo giudicare “tecnicamente” gli do 86+ Punti ma un vino che trasgredisce ha bisogno di un giudizio trasgressivo e quindi gliene do 91 (a patto di riassaggiarlo dopo che avrà scontato una lunga pena detentiva in vetro).

– BRAMATERRA DOC 2020, ANTONIOTTI (PIEMONTE): i piccoli frutti del bosco ombroso si fondono con grovigli di ginepro e scoppi pirici di pietra focaia; un cataclisma di sensazioni mentre Voi vi rilassate al tramonto con una presa di tabacchi nobili.

Sorso di dinamica non comune, muscolare eppure agilissimo nell’ingresso in bocca, con una progressione sapida che rende irrinunciabile il secondo sorso.

Forse giovane ma…chi l’ha detto che le bottiglie vanno tenute in cantina in attesa di un domani che può essere oggi?

90+ Punti.

– SICILIA DOC BIANCO “GRAPPOLI DEL GRILLO” 2022 RISERVA, MARCO DE BARTOLI (SICILIA): un idrocarburo che sa di quasi vulcano introduce un lungo corteo di agrumi prima che le amaritudini di timo e salvia facciano a cazzotti con le dolcezze di pesca gialla surmatura e zafferano.

Il sorso è strutturato, fresco e decisamente sapido che ripropone agrumi e balsamicità fino alla lunghissima chiusura di inattesa morbidezza.

90 Punti con un + per la simpatia.

– TERRE SICILIANE ZIBIBBO “INTEGER” 2022, MARCO DE BARTOLI (SICILIA): un olfatto inizialmente fresco e mentolato rivela presto una pesca che sa di Sauvignon evoluto e si distende poi su toni di erbe aromatiche, macchia mediterranea e sottili pepopsità in una atmosfera che sa di mare al mattino.

Il sorso, di polso ma ben equilibrato, conferma e amplifica accompagnandoci a un lungo finale agrumato e salmastro.

91 Punti.

– “VECCHIO SAMPERI” PERPETUO, MARCO DE BARTOLI (SICILIA): naso complesso e suadente, fatto di amaritudini di mallo di noce e dolcezze di caramello e frutta candita, timo ed erbe officinali, miele di castagno e zafferano, caffè ed eucalipto.

Un rincorrersi continuo di sensazioni che conducono a un sorso di freschezza svettante e sapidità di mare profondo, lunghissimo, “perpetuo”, che confonde e meraviglia con acuti intrigantemente dolci, mentolati e tostati.

Intrigo e mistero.

Da bere ascoltando TAKE IT DOWN dei FUNKY DESTINATION.

93/4 Punti.

I QUASIQUASI

– VIGNETI DELLE DOLOMITI IGT MÜLLER TURGHAU 22, GARLIDER (ALTO ADIGE): pensato per chi pensa che il Müller Thurgau sia un po’ il Trebbiano delle Dolomiti (leggasi: “solo” Müller Thurgau).

Vi trascina in un’atmosfera fumosa che più che di camino sa delle nuvolette che si sprigionano mentre cercate di accendere il fuoco con la pietra focaia.

Mineralità selvaggia condita di delicatezze sostanziose di frutta gialla e intrichi di spezie.

L’assaggio mostra muscoli e sostanza nonostante l’affilata lama a doppio taglio di sapidità e freschezza.

Sensuale.

89 Punti ma, forse, di più.

– FRIULI COLLI ORIENTALI DOC FRIULANO “ERBA ALTA” 2022, MARCO SARA (FRIULI VENEZIA GIULIA): avete presente i Tocai di quando ero piccolo io?

Quelli di vendemmia tardiva (o quasi) e grado alcolico boom?!

Beh, qui il grado alcolico e “onesto” e quella parte di uve botritizzate firma con la stilografica il profilo olfattivo di un vino che già al naso promette agili grassezze.

La frutta gialla matura, il fieno al sole, una nota di pietrisco, lo zucchero filato alla festa del paese e un lungo discorso di zafferano.

In bocca mostra l’ampio panorama che si coglie dai Colli Orientali, è una pacca sulla spalla di mineralità, uno schiocco di lingua di frutta dolce, la bocca che si arriccia su amaritudini di erbe aromatiche, la freschezza di un mare lontano.

Certo non un Tocai da briscola e bestemmie in osteria ma…perché no?

89 Punti.

– BIANCO DELLE VENEZIE IGT “ILLEGAL” 2020 (MAGNUM), FRANCO TERPIN (FRIULI VENEZIA GIULIA): un misterioso il vigneto e misteriosi i vitigni regalano un naso che dà certezze dell’Est, brusco, ruvido, un caleidoscopio di fiori di campo e frutta gialla che lascia si stagli nitida solo la pesca pur non nascondendo il finocchietto.

L’ingresso in bocca è un fendente di scimitarra saracena, un agguato di durezze, una combutta di acidità, profondità minerale e tannino graffiante sventato da un finale di insperate, morbide dolcezze in lento dissolversi nell’estrema persistenza.

Un vino “contro”, che scardina certezze ed emoziona di dubbi.

Un vino per sorprendere chi vive di strade segnate.

Da bere ascoltando “NESSUNA CERTEZZA” di TIROMANCINO.

89 Punti, assolutamente.

– LAZIO BIANCO IGT “CLETO” 2021, EMILIANO FINI (LAZIO): un Grechetto che strizza l’occhio al Riesling con quella cortina di fumo e pietra focaia che avvolge la frutta secca, le erbe amare e quelle aromatiche, la vegetale nespola e la dolce pera.

In bocca è voluttuose morbidezze condite di peccaminosa sapidità in progressione irrinunciabile fino alla lunga chiusura fatta di frutta dolce macerata e sottese amaritudini di frutta secca.

Da bere ascoltando ORION dei METALLICA (chi sa capirà il perché).

89+ Punti perché ho paura di dargliene 90.

– SALENTO IGP BIANCO “KAIRÒS” 2023, DE QUARTO (PUGLIA): l’olfatto è una ruvida carezza di dolcezze che descrivono frutta macerata, albicocche mature, miele e camomilla cui danno una bella spinta note green di foglia d’agrume e nespola.

Fresco e di piccante sapidità gioca con la frutta candita e Vi schiaffeggia con amaritudini di mandorla chiudendo con una scudisciata di iodio che sa tanto di mare in burrasca.

Da bere ascoltando THE RIGHT TIME di RAY CHARLES.

89 Punti.

– TOSCANA IGT BIANCO RIESLING “MASSIMO” 2021, TERRE DI GIOTTO (TOSCANA): la Mosella deve aver soffiato fin qui parte delle sue nebbie aggiungendo all’atmosfera una sana dose di bischerità toscana raccontando di terra bagnata che sporca le mani.

La vena minerale rende uno scherzo i contributi olfattivi di una frutta altrimenti un pochino troppo esotica e lascia che l’attenzione si sposti sulle più nostrane mele e albicocche e sulle erbe aromatiche mentre il sorso diventa impellente.

E in bocca è grintoso, verticalmente fresco, profondamente minerale, lapideo come le cave che a Gattaia ormai ha inghiottito la foresta.

Da bere ascoltando STONE degli ALICE IN CHAINS.

89 Punti.

GLI ALTRI

– MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC 2022, CASACHIARA (ABRUZZO): inizialmente chiuso e scuro, poi scuro e basta.

Di visciole, more, grafite, vagamente cacao, ferroso di temporale…

In bocca s’accende invece la luce della freschezza che rende dinamico l’assaggio comunque materico.

Chiude sapido, iodato e balsamico lasciandoci con un “mannaggia” per quella punta di acidità di troppo. 

86+ Punti.

– MONTEPULCIANO D’ABRUZZO COLLINE TERAMANE DOCG “BERNI” 2022, CASACHIARA (ABRUZZO): ribes e more ben maturi, visciole in confettura, spezie dolci e macchia mediterranea caratterizzano l’olfatto.

In bocca è muscoloso e muscolare, caldo, morbido, tannico quanto serve, accantona le note vegetali, punta tutto su un frutto forse un po’ troppo ammiccante e gode di un finale lodevole.

88- – Punti.

Da segnalare anche due “coraggiose” interpretazioni di Trebbiano: il rifermentato “ALURUVÈ”, davvero piacevole e beverino nonostante, forse, non per tutti a causa di quei tannini decisamente “green” e il COLLI APRUTINI IGT TREBBIANO 2022 che mostra come il sentiero degli “zerosolfiti” sia accidentato e pieno di insidie.

– MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC 2022, GIANLUCA SALCE (ABRUZZO): al naso è intrico di piccoli frutti e inciampi di liquirizia, gentilezze di viole di campo e rusticità di carruba in una atmosfera intrisa di sana aderenza green al vitigno e soffusa balsamicità.

Freschezza verticale e tannini affatto domi tengono vivo il sorso accompagnandoVi verso il finale segnato da amaritudini succose di agrume chinotto e da una leggerissima nota foxy che si apprezza nell’ultima goccia che sporca il calice.

Un Montepulciano che fa capire le potenzialità del Territorio di Casauria.

87+ Punti.

– VIGNETI DELLE DOLOMITI IGT SYLVANER 2021, GARLIDER (ALTO ADIGE): dalle nebbie fumé emergono toni vegetali di erba medica, finocchietto selvatico, eucaliptiche balsamicità e mela verde prima di un ulteriore scoppio di pietre rotolanti che chiude l’olfatto e introduce il sorso.

In bocca le grassezze tentano invano di frenare l’appuntita sapidità minerale che lascia spazio solo all’ampia chiusura agrumata e delicatamente ammandorlata.

88+ Punti.

– FRIULI COLLI ORIENTAI DOC BIANCO “MONTE DELLA GUARDIA” 2021, MARCO SARA (FRIULI VENEZIA GIULIA): godeteVi il Friuli che può regalarVi il Tocai con una generosa iniezione di Verduzzo.

Pugno di ferro e mano di velluto.

Ruvida carezza e caldo abbraccio.

Un vino di contrasti che diventano concordia e racconto.

Un naso ampio di pesca gialla matura cui il legno aggiunge ulteriori dolcezze prima che arrivino le bucce d’agrume e i fiori bianchi.

L’assaggio stringe la mano ai Tocai di quando ero piccolo, sottolineando forse un tantino troppo l’alcol.

Il legno beh…si sente ma non invade; e ci pensa poi il finale a risollevare le sorti di una battaglia per l’equilibrio che sembrava persa: invitante, sapido come il mare che era e graffiato di ritorni di mandorla pralinata.

Nel complesso un po’ troppo “borgognone” ma…

88- – Punti, così c’ho la scusa per doverlo riassaggiare.

– DELLE VENEZIE IGT SAUVIGNON 2019, FRANCO TERPIN (FRIULI VENEZIA GIULIA): mi viene da ridere se penso che sto per scrivere “troppo giovane, TROPPO”!

Eppure è così, lo conferma quella nota di pietra sbattuta che proprio focaia non è ma non vede l’ora di diventarlo e che precede la carrellata di frutta gialla e candita, le noci, le mandorle, la scorza d’arancia…

In bocca mostra ciccia e freschezza, tanta frutta gialla (c’è l’albicocca, un “troppo” di esotico e…manca la pesca!), complesso ma ordinato chiude lungo su piccantezze speziate.

Direi NON ora e SICURAMENTE NON qui.

Ad oggi 87- Punti ma…

– DELLE VENEZIE IGT BIANCO CHARDONNAY 2018, FRANCO TERPIN (FRIULI VENEZIA GIULIA): se allo Chardonnay associate il concetto di “sostanza” beh, qui ne troverete da vendere e già l’occhio crede di trovarsi di fronte a un qualcosa che sa di vino dolce.

Al naso è chiara la pasticceria burrosa decorata di scaglie di frutta secca tostata ma quell’idea salina…Vi tarla il cervello!

Allora assaggiate ed è un continuo di sportellate tra le morbidezze gliceriche (15° non sono uno scherzo) e le unghie lunghe dei tannini.

Ecco poi la “sostanza”, profonda.

E poi la sorpresa: quell’allungo di agrume che sembrerebbe candito ma non lesina il succo.

88+ Punti, ma solo per avere la scusa di riassaggiarlo.

– CESANESE DEL PIGLIO DOCG “PRIORE JU LATTARO” 2021, LA VISCIOLA (LAZIO): un diretto al naso!

Nessuna finta: BAM!

Rustico (è un complimento), di poche parole, balsamico di liquirizia, anice e cassis, fruttato di visciole (che sia un caso) vuole subito il sorso.

E il sorso e come l’olfatto, dritto, nessuno sconto, ripropone senza aggiungere, non serve altro.

Ci mette il tannino, quello si, materico e gustosissimo.

L’allungo?

Sembra non avere fine e sa d’arancia e mare (sic).

88+

– CESANESE DEL PIGLIO DOCG “PRIORE MOZZATTA” 2021 (MAGNUM), LA VISCIOLA (LAZIO): le argille bianche sembrano concentrare sostanza e profumi sottolineando l’intensità delle more mature senza dimenticare la terra umida del bosco.

Il sorso è importante, fin troppo, ben sorretto dalle larghe spalle fresco-sapide che non si abbassano mai neppure nel lunghissimo finale dove sembra che il vino abbia ancora più di qualche cartuccia da sparare

88 Punti perché sono cattivo e perché me lo aspettavo meno “troppo”.

– LIZZANO DOC ROSSO NEGROAMARO SUPERIORE “TARANTULA” 2016, DE QUARTO (PUGLIA): scuro come l’inchiostro all’occhio e al naso, profuma di terra bagnata, di spezie scure (chiodi di garofano), di liquirizia, china, tabacco e grafite.

In bocca si schermisce e nasconde la sostanza dietro una dinamicità fresco sapida davvero “tarantolata”.

Lungo e molto coerente, chiude con una sapidità che sa di maroso.

88++ Punti (ma tenete conto che non mi piace il Negroamaro).

– PRIMITIVO DI MANDURIA DOC “LUTUM” 2018, DE QUARTO (PUGLIA): il naso è una chiara dimostrazione di quanto qui la partita si giochi sulle freschezze.

Sono profondi respiri balsamici, solletichi di spezia, l’amarena sotto spirito, un magari di caffè e la calma del tabacco.

Fresco anche il sorso, al di là del calore comunicato, stuzzicantemente tannico e decisamente sapido s’allunga sui toni dei piccoli frutti.

88+ Punti.

– TOSCANA IGT BIANCO SAUVIGNON “GATTAIA” 2022, TERRE DI GIOTTO (TOSCANA): un “orange”  “non orange”, un Sauvignon lontano dalla pipì di gatto quanto io dalla danza classica, un Sauvignon da aspettare come se fosse un EVO, con quelle note green e amaricanti di foglia di pomodoro che crescono pian piano al naso, quella pesca che c’ha pure l’osso, quei profumi terragni, i soffi balsamici…

Un assaggio dinamico che sa di fresche colline e mare salato e ripropone con rustica schiettezza i toni dell’olfatto.

88- Punti ma con idea di riassaggiarlo perché…perché si (e dovrei riassaggiare anche quel Gamay che c’aveva dentro tanta di quella pietra focaia da confonderla con una riduzione scappata di mano).

– TOSCANA IGT ROSSO PINOT NERO “GATTAIA” 2021, TERRE DI GIOTTO (TOSCANA): chi si aspettava un Pinot Nero tutto piccoli frutti e fiorellini si faccia da parte!

Qui ci sono spezie scure, cortecce, liquirizia, tabacco, china…

Tanta sostanza e qualche piacevolezza minerale.

In bocca ricalca l’olfatto e mentre il gioco di sponda tra freschezza e calore regala piacevolezze, l’intrigante scia sapida ci ricorda che nel Mugello, anche i vini amano correre.

La Borgogna a casa nostra ma con più “palle”.

88+ Punti.

E QUINDI?

E quindi siamo arrivati al momento dei ringraziamenti, a Produttori (soprattutto uno che però non nomino per correttezza) e organizzatori.

Il mondo dei vini “naturali” è in continuo divenire, fatto di crescita comune e qualche posizione arroccata su errori di un tempo.

In merito ho opinioni e nessuna convenzione, sono felice quando incontro la meraviglia mi pongo domande in diverse altre occasioni.

Come sempre sto in finestra, osservo, approfondisco, imparo…

Tuttapposto quindi!

Beh, proprio tutto no, perché ci sono volte in cui scrivere delle emozioni provate è più difficile di altre.

Senza peli sulla lingua rivelo una verità davanti agli occhi di tutti: chiunque organizzi un Evento, vuole trarne il massimo vantaggio economico (GIUSTISSIMISSIMO) e chiede al mondo intero di pubblicizzarlo.

Allo stesso tempo, però, ci sono figure che, più o meno nell’ombra, per passione o per mestiere, di quell’Evento dicono (o dovrebbero dire).

Ma la pubblicità VA retribuita e se non lo si vuole fare si dovrebbe almeno essere disposti a fare “pari e patta” barattando gli introiti dell’uno con il tempo dell’altro.

Personalmente ho sempre ammirato coloro i quali decidono di farsi venire il sangue cattivo per organizzare un Evento e ho sempre pensato che spettasse a Loro occuparsi della promozione dello stesso arrogandomi al contempo il diritto-dovere di relazionare “dopo” del “durante”, per rispetto di chi mette in piedi la baracca e soprattutto dei Produttori che, nella baracca, mettono i contenuti.

E non parlo del mero copia-incolla dei freddi comunicati stampa ma di un “di più” che cerca di mettere sul piedistallo più alto chi il vino lo fa.

Epperò il meccanismo si sta inceppando.

I “giornalisti” sono tanti, troppi, DIPPIÙ!

In molti semplicemente a caccia di “un bianco” o di “un rosso” a costoZZero.

Va dunque fatta una selezione?

Certo che si!

E basterebbe verificare che chi viene accreditato faccia poi quello che dovrebbe per togliersi dai piedi chi si limita ad approfittare di un tesserino.

Epperò spesso, molto spesso, SPESSISSIMO, al tempo di “chi scrive” non corrisponde il tempo di “chi legge” (neppure quello di “chi dovrebbe leggere”) ed è allora che succede quello che non dovrebbe succedere.

E una porta sbarrata non fa bene a nessuno

Ci vediamo il prossimo anno in una Edizione dal numero cabalistico.

Roberto Alloi

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