IL COSA E IL DOVE
Lo scorso 24 Novembre, le ormai consuete sale dell’Hotel Villa Pamphili di Roma hanno ospitato la 13a Edizione di LIFE OF WINE, l’Evento degli Eventi organizzato da Roberta Perna e STUDIO UMAMI con la collaborazione di Maurizio Valeriani dedicato esclusivamente a quello che le etichette in degustazione riescono a raccontare nel corso degli anni.
Un vero e proprio viaggio nel tempo alla scoperta di emozioni spesso uniche.
GLI ASSAGGI
Quasi cinquanta le Aziende presenti con una decisamente corposa partecipazione di quella Toscana del vino che, messa in questi termini, sembra essere quasi l’unica Regione disposta a condividere pezzi della propria storia enologica.
In ogni caso, carne sul fuoco ce n’era tanta, come sempre troppa per uno solo come me che, quest’anno, aveva deciso di non fare programmi di sorta (se non quello di evitare al massimo le Aziende già conosciute) e di lasciarsi guidare dagli spazi che la gran folla di appassionati lasciava qua e là tra i tavoli.
Novità di quest’anno una “sala stampa” dove i servitori della penna come me potevano assaggiare “in esclusiva” alcune etichette particolari.
Quello che ho trovato credo possiate immaginarlo!
Emozioni a 360°, sorprese (a volte in negativo, ma si sa: al chiuso di una bottiglia gli anni non sempre passano come uno vorrebbe), conferme, Vignaioli entusiasti di condividere il proprio lavoro e tanto altro ancora.
Una giornata impegnativa (penso sempre che una “due giorni” sarebbe più adeguata a questa manifestazione) fatta di una ottantina di assaggi dai quali ho estrapolato una personalissima “TOP TEN” (cui ho voluto aggiungere altre 8 etichette cui è mancato un niente per).
Voi dategli una letta, assaggiate, criticate (anche i miei stiracchiati punteggi), suggerite e…condividete.
I PEZZI DA NOVANTA
– ALTO ADIGE SÜDTIROL DOC SAUVIGNON “EXCLUSIV” 2019, PLONERHOF (ALTO ADIGE): se nella 2020, le grandi botti d’Acacia austriache (Stockinger) lasciavano si presentassero le prime dolcezze di pesca qui, del frutto, avete anche la buccia con tanto di sottile peluria a solleticarvi il naso e poi un lunghissimo corteo di erbe alpine, fieno, albicocche, agrumi e forse miele.
In bocca freschezza alpina e mineralità dolomitica governano un sorso di grande eleganza reso vieppiù interessante da amaritudini che, sempre parlando di pesche, ne ricordano l’osso.
Dio quanto è cresciuto rispetto a due anni fa!
(90+ Punti).
– ALTO ADIGE SÜDTIROL DOC SAUVIGNON “EXCLUSIV” 2016 (MAGNUM), PLONERHOF (ALTO ADIGE): prendete la 2019, aggiungetegli tre anni di saggezza, uno spazio doppio con metà dell’ossigeno ed ecco che inizia un girotondo nel quale si prendono per mano, sambuco, pietre sbattute e anche più che un semplice accenno di idrocarburo.
E l’assaggio non aiuta a dirimere il complesso sabba dei descrittori olfattivi che, ora l’uno ora l’altro, gareggiano a chi salta più in alto.
Seriamente scherzosi, mai tronfi, regalano freschezze giocose traendo inesauribile energia dalla dominante sapidità.
(91 Punti).
– ALTO ADIGE SÜDTIROL DOC SAUVIGNON “EXCLUSIV” 2015 (MAGNUM), PLONERHOF (ALTO ADIGE): basta avvicinare il naso per avere l’impressione che il mondo si fermi per contemplare la cosmica ampiezza dello spettro olfattivo.
Per carità, c’è poco da aggiungere rispetto alla 2016 ma è l’ordine “tedesco” della distribuzione dei singoli descrittori a lasciare basiti.
Perfettamente scaffalate, ciascuna al suo posto, trovate mineralità strapiombante, dolcezza infinita e un lungo elenco di amaricanti vegetalità che dall’ortica arrivano alla mentuccia passando per il sambuco e chiudendo su timo e maggiorana.
In bocca il plot di imperanti sapidità e freschezza viene gestito con non comune eleganza da una sostanza glicerica che sembra andare ben oltre i valori alcolici in etichetta rendendo il sorso un caldo abbraccio.
Un vino erotico.
Da bere ascoltando ONE dei METALLICA.
(94/95 Punti).
– TRENTO DOC DOSAGGIO ZERO 2015 RISERVA, LETRARI (TRENTINO): degorgiato a Ottobre 2021 si approccia al naso con aromi torrefatti prima ancora che con la grande freschezza del pompelmo o la sostanza della frutta tropicale.
Poi lascia giusto il tempo di intuire una distesa di fiori gialli che subito una calda, gessosa mineralità sposa il lontano provenire del profumo del pane appena sfornato…
Ed è subito sorso!
Un’esigenza più che una voglia quella di lasciarsi rapire dall’elegante effervescenza che rende agilissima e scattante la beva di un vino che avreste detto più intimista.
L’allungo, agrumato e quasi abbrustolito segue la lunga scia di sapida mineralità lasciandoVi con la voglia di un secondo bicchiere.
(90 Punti).
– TRENTO DOC DOSAGGIO ZERO 2010 RISERVA, LETRARI (TRENTINO): se la 2015 era goduriosa attrattiva la 2010, forse per una degorgiatura a Ottobre ’17 (duemiladiciassette), rivoluzionaria.
Gialla di frutta matura, fiori e agrumi travia con dolcezze di tiglio, zucchero filato e miele prima di urlarvi in faccia le scure durezze del pane integrale e della mineralità di ardesia.
Il sorso, mai seduto sugli allori, mostra struttura e sostanza con una schiena di freschezza sempre dritta anche quando nel finale propone rimandi d’agrume intarsiati dall’inattesa presenza di piccoli frutti rossi.
Difficile trovare un vino di completezza più disarmante.
Da bere ascoltando CURAMI dei CCCP.
(93 Punti).
– TOSCANA IGT ROSSO “SALETTA RICCARDI” 2015 (MAGNUM), VILLA SALETTA (TOSCANA): dopo il recente e folgorante assaggio della 2019 (di cui dovreste aver letto qui) questa 2015 mette sembra voler mettere la parola fine al mio odio-amore per il Sangiovese.
Si presenta con un naso freschissimissimo, vero compendio di balsamicità, frutto ancora croccante, stuzzicanti peposità e vegetalità per una volta affatto nascoste tenute insieme da una personalità nobilmente contadina.
Ed è con la soddisfazione di trovarsi di fronte a un vino frutto di schiene curve e sudore che ci approcciamo al sorso, quasi a cercare in questo un ristoro alle pene del giorno.
Un sorso ancora giovane, inciso da tannini elegantemente monelli che ben si adattano alla importante, glicerica alcolicità.
Un vino con le palle, un vino da riassaggiare tra una decina d’anni per rimanerne ancora sorpresi.
(92 Punti, che sono meno di quelli che avevo dato a una 2019 che, a tutt’oggi, mi pare essere ancora più sorprendente).
– TOSCANA IGT ROSSO “980 AD” 2016, VILLA SALETTA (TOSCANA): tutto Cabernet Franc.
Scuro come un bosco colorato solo dai suoi piccoli frutti, fresco di felci e scorza d’arancia amara, chiude l’olfatto tra liquirizia, cassis e note verdi e varietali.
Sorso teso e ampio che mostra la levigatura dei tannini e punta sulla sapidità pur nell’indecisione del mostrare quella marina o quella minerale.
Chiude lungo e pensieroso tra fumo e tazze di tè.
Giovane, deve ancora trovare la propria strada.
(91/2 Punti).
– COLLI APRRUTINI IGT PECORINO “CORTALTO” 2015, CERULLI SPINOZZI (ABRUZZO): sorvolate un attimo sulle note di melone invernale pesca bianca e cedro, perdeteVi tra le fresche aromaticità di basilico, maggiorana e timo e concentrateVi infine su quell’idrocarburo che non ce la fa proprio a stare zitto.
Il sorso riempie senza mai stancare, raccontando di una profonda, iodata sapidità e rimarcando le note di erbe aromatiche percepite all’olfatto senza dimenticarsi, in chiusura, di una elegante pennellata di cera d’api.
(91 Punti)
– TREBBIANO D’ABRUZZO DOC “LE VIGNE DI FARAONE” 2012, FARAONE (ABRUZZO): un anno di differenza, solo uno rispetto alla 2013 ma tutt’altro vino.
Il naso è un gioco a nascondino di descrittori che sembrano temere di risultare ineducati urlando le proprie verità.
In una ariosa, balsamica atmosfera, solleticati da pepose pruriginosità Vi darete una stropicciata al naso prima di lasciarVi abbracciare dalla dolce succosità della pera matura e dal profumo dell’acacia in fiore.
E saranno infine le ataviche memorie di amaricanti vegetalità a risvegliarVi dall’ipnotico mormorio dello zafferano.
Il sorso è caldo come il sole che matura le messi e brucia le spiagge ma scorre agile come un surfista che approfitti della lunga onda adriatica.
La freschezza è più che una brezza (e una rima) e lascia sperare che Federico abbia ancora qualcuna di queste bottiglie in serbo per emozioni di un futuro remoto.
Da bere ascoltando PEEK-A-BOO! dei DEVO.
(93 Punti)
– BOLGHERI DOC VERMENTINO “SOLOSOLE” 2011, POGGIO AL TESORO (TOSCANA): si apre al naso su burrose note pasticcere di crostata di mele, crema al limone, creme brulée e nocciole per poi mostrare mineralità di pietra bagnata e chiudere tra spezie dolci e durezze balsamiche di tè.
In bocca è rotondo, morbido ma con una schiena assolutamente dritta.
Decisamente più verticale di quanto il naso avesse lasciato supporre spinge su iodate sapidità e non nasconde vegetalità di sambuco chiudendo poi su persistenze fruttate.
(93 Punti).
QUELLI CHE “QUASI NOVANTA”
– TOSCANA IGT ROSSO “SALETTA RICCARDI” 2018, VILLA SALETTA (TOSCANA): spinge sull’acceleratore delle spezie prima ancora che sul frutto cercando di rimanere fedele alle tipicità del vitigno senza nasconderne gli spigoli e lasciando ampio spazio a pensierosi tabacchi tirati fuori dalla sacchetta di pelle e freschezze di chinotto.
In bocca mostra senza vergogna i tannini dei quali vive, sostanza e concentrazione.
Un Sangiovese che sembra strizzare l’occhio a Montalcino e che, proprio per questo, mi piace meno di quanto potrebbe (e, forse, dovrebbe).
(90- Punti)
– TREBBIANO D’ABRUZZO DOC “LE VIGNE DI FARAONE” 2013, FARAONE (ABRUZZO): Trebbiano (anzi, Passerina)…
Vitigno “neutro” dicono…
A costoro mettete sotto il naso le complessità olfattive di questa 2013!
Strizza subito l’occhio all’ombroso e più blasonato Riesling per poi distendere al sole le proprie grassezze di frutta gialla matura.
E proprio come un riesling rialza poi la testa evidenziando freschezze di bosco, quasi resinose per chiudere su note di pasticceria candita.
Il sorso ha l’ampiezza dell’Adriatico e la verticale freschezza di un Appennino che, spesso scontroso, vuole attenzione per aprire il proprio cuore.
Da bere ascoltando PLEASE DON’T di MILO GREENE.
(90- Punti).
– ALTO ADIGE SÜDTIROL DOC PINOT NERO “EXCLUSIV” 2014, PLONERHOF (ALTO ADIGE): un vitigno difficile, un’annata difficile…
Queste le considerazioni mentre avvicino il calice al naso e…tutto sparisce.
Il piccolo frutto è un coro in sottofondo e mentre ben si apprezzano gli acuti di una spezia solista l’atmosfera si fa cupa e fumosa lasciando che note di cuoio stringano le corde del sacchetto che racchiude il tabacco.
Il sorso è dinamico e ritmato, ripropone l’olfatto e chiude su sostanze speziate.
In fin dei conti…un vino semplice.
(89+/90- Punti).
– TRENTO DOC DOSAGGIO ZERO RISERVA 2014, LETRARI (TRENTINO): il naso non sa se seguire i profumi del pan brioche appena sfornato o darsi un’aria di superiorità e concentrarsi sull’anice stellato.
Poi è tutto un turbinare di frutta secca, agrumi, miele, mineralità che scompiglia e rapisce.
Il sorso riempie e gratifica.
Fresco e decisamente sapido procede inarrestabile nel riproporre agrumi, grassezze di mandorla e piriche stilettate.
Non lungo…DIPPIÙ!
(90- Punti).
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “TORRE MIGLIORI” 2009, CERULLI SPINOZZI (ABRUZZO): un Montepulciano scuro e terragno, neri i piccoli frutti, nere le ciliegie (peccato non siano visciole), nere le spezie, nero il cioccolato fondente aromatizzato con la menta.
Sorso caldo ma estremamente dinamico, nel segno dell’equilibrio tra frutto e spezie cala l’asso della sapidità per spingerVi al secondo bicchiere.
(90- Punti).
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “TORRE MIGLIORI” 2012, CERULLI SPINOZZI (ABRUZZO): un incipit piacevolmente rustico precede la sostanza dei frutti neri essiccati, brezze iodate e sottili eleganze floreali.
In bocca mostra bella freschezza e lascia che si percepiscano chiaramente cola, liquirizia e piccoli frutti neri ben evidenziati dai tannini materici, dalla sottile speziatura e da lunghi soffi mentolati
(89+ Punti).
AMARONE DELLA VALPOLICELLA DOCG CLASSICO 2014, SECONDO MARCO (VENETO): da una annata difficile un naso sorprendente.
Un naso rumoroso, balsamico in primis regala sensazioni di after eight trapunato di spezie scure, con un appena di troppo alcol in quei piccoli frutti rossi.
Sorso di disarmante coerenza, fresco, sapido, regalmente tannico e instancabile nel dilungarsi raccontando freschezze mentolate e balsamiche.
Un Amarone “NON” Amarone, un salto indietro nel tempo.
(89+ Punti).
COLLI DI LUNI DOC VERMENTINO “NUMERO CHIUSO” 2018, LUNAE BOSONI (LIGURIA): naso estivo, ricco di albicocche mature, fresco di cedri, appena piccante di zenzero, dolcemente speziato racconta la vaniglia in bacche per cedere nel finale a un ananas che…avrei preferito di no.
Sorso di scolpita sapidità e freschezza un po’ in affanno sotto che chiude ricordando gli agrumi maturi.
Un bel vino cui manca un “appena”.
(89+ Punti).
E QUINDI?
E quindi devo solo dire GRAZIE agli Organizzatori che hanno voluto ospitarmi e ai Produttori che hanno voluto condividere con me racconti, ricordi, emozioni e tanto altro.
E poi è il momento di mettere sin da ora in agenda una Edizione 2025 che spero possa essere ancora più ricca ed emozionante (qualora questo sia possibile).