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V.A.N. 2024

IL COSA E IL DOVE

Sopravvissuti a una squallida querelle interna di cui preferisco non dirVi i V.A.N. (“I” perché stiamo parlando “DEI” Vignaioli Artigiani Naturali”) sono tornati negli ormai consueti spazi della Città dell’Altra Economia di Roma per l’appuntamento 2024 della loro “fiera”.

Un Evento che ha radunato sotto lo stesso tetto una trentina di Aziende (e ospitato anche Produttori da una sorprendente Albania e dalla Francia) che hanno dimostrato la crescita qualitativa di un movimento all’interno del quale coloro che si affidano all’improvvisazione sono sempre meno ben accetti.

Numerosa come sempre la partecipazione del pubblico (nonostante l’intoppo della Domenica ecologica) a sottolineare quanto, nella Capitale, sia ancora vivo l’interesse per quei vini “naturali” che tanto mi danno ancora da pensare.

GLI ASSAGGI

Beh, c’era tanto da assaggiare e io non avevo alcun programma sul “cosa”.

Da diversi anni, la Curiosità è l’unico spirito guida nelle manifestazioni di questo genere (in realtà, la Curiosità e le dritte che mi faccio dare da quei Produttori che già si sono conquistati i miei favori).

È stato dunque uno slalom alla ricerca dei tavoli meno affollati o di quelle etichette che, più di altre, attiravano la mia attenzione.

E della cinquantina di assaggi fatti ve ne propongo 12.

Dodici vini che non hanno strappato punteggi altissimi (e, considerata la mia proverbiale cattiveria…) ma che in alcuni casi ho trovato sorprendenti e addirittura degni di un brano musicale in abbinamento.

Voi dategli una letta, assaggiate, confrontate, criticate e…condividete!

– VINO ROSSO “IL DIPLOMATICO” 2022, I VIGNALI (ABRUZZO): mette subito in chiaro la propria appartenenza alla terra, marcando con orgoglio quella rusticità che per altri è spesso vergogna.

E se fa il pieno di frutta (visciole, pompelmi e financo anguria), non si dimentica dei gerani in fiore, della appenninica mineralità e di quella nota green che tanto cerco nei Montepulciano.

In bocca non va d’accordo con il nome di fantasia che Alessandro gli ha affibbiato.

Vibrante e poco incline al compromesso, mena fendenti fatti di tannini vispi e sapida mineralità lasciando alla frutta il compito di chiudere un sorso piacevole e fortemente identitario.

C’è del nuovo a Casauria, stay tuned.

Da bere ascoltando CHILD IN TIME dei DEEP PURPLE.

(86/87 Punti).

– VINO DOLCE “RAGGIO DI SOLE” 2022, I VIGNALI (ABRUZZO): chi si fosse aspettato dolcezze di dattero e pesca sciroppata resterebbe deluso.

Perché qui si è deciso di puntare sullo sprint aromatico-vegetale del Moscatello di Castiglione a Casauria sottolineando la scorza amaricante degli agrumi, le piccantezze pepose e quelle dello zenzero, la mineralità, le note vegetali del sambuco…

In bocca governa la freschezza e le dolcezze gliceriche fanno da diapason per accordare la sostanza della frutta con una sapidità minerale che è firma calcata di un territorio conteso da rocce taglienti e mare all’orizzonte.

Chiamate gli amici e tirate fuori una scelta di pecorini, ma abbiate cura di avere bottiglie a sufficienza.

Da berte ascoltando AQUARIUS/LET THE SUNSHINE dei THE FIFTH.

(85+ Punti).

– VINO BIANCO “LAGUNE” 2023, BALAJ SEB (ALBANIA): blend di Shesh i Bardhe, Debinë Bianca di Përmet e Pulës di Berat (confesso di essere ricorso al WEB per scriverne bene i nomi) per un naso dedicato all’orizzonte marino che rivela non soltanto marosi ma muscoli e bisso, scogli e pesce azzurro.

Ma anche i Balcani vogliono dire la loro proponendo erbe di montagna e sole a picco.

E la frutta?

C’è dell’albicocca sullo sfondo, in parte anche candita e le spezie sono un simpatico extra.

Il sorso è salato anche più di quanto atteso e i tannini, ben presenti, fanno arricciare le labbra e asciugano il palato richiedendo un secondo sorso.

Lungo e coinvolgente richiede attenzione e, volentieri, un approfondimento.

Da bere ascoltando EDERLEZI di GORAN BREGOVIĆ.

(86+ Punti).

– SHESH I BARDHE “ORANGE” 2021, BALAJ SEB (ALBANIA): 40 giorni di macerazione sulle bucce e un anno di affinamento in anfora di terracotta sembra raccordare “LAGUNE” allo Shesh i Bardhe “base” (di cui qui non dico) mixando l’animo marino con quello più intimista e orientale fatto di terziari speziati e balsamici che fanno annotare curry, cannella zafferano, un appena di eucalipto e…foglie di tabacco ancora da arrotolare.

Il legante?

La comunella tra mineralità e frutta candita.

In bocca, nonostante alcol e sostanza glicerica addolciscano la pillola, i 40 giorni di macerazione si sentono tutti…troppo, direi.

La freschezza non manca di certo, l’importante sapidità amplifica la pistolera tannicità e il risultato è un sorso importante ma lontano dall’equilibrio auspicato.

Si becca il mio premio “PECCATO” e una nota in agenda per un riassaggio futuro.

Personalmente lo ritengo un vino che, con qualche “aggiustatina”, meriterebbe un punteggio ben più alto degli 84+ Punti che gli do.

– “PLAKU” 2021, BALAJ SEB (ALBANIA): in Albanese significa “Il vecchio” e già sorprende per il fatto di avere un importante punto di contatto con i Castelli Romani.

Infatti, questo blend di Shesh i Zi e Vlosh trascorre più di un anno di clausura in una classicissima botte di castagno costruita dal grande Alfredo Sannibale (di cui Vi ho già raccontato qui).

Riprende in rosso l’anima di “LAGUNE” dando però decisamente più importanza alla componente terragna che non a quella marina.

Al frutto, piccolo, dolce e maturo, si associa una sensazione sottilmente vegetale che accosta il fico appena aperto alla rapa rossa.

E poi un ché di terra smossa a tenerci con i piedi per terra.

In bocca l’acidità impera (e forse trascende) e i tannini ancora alzano la voce fomentati da un legno che sa di passato.

Ne risulta un sorso che trasporta il mio cuore sugli spigoli del Carso ma che, concretamente, avrebbe bisogno di qualche aggiustatina.

Da bere ascoltando BACK TO BLACK di AMY WINEHOUSE.

(Seguendo il cuore gli avrei dato di più ma, realisticamente, merita 85- Punti).

– VINO BIANCO “FATTO COI PIEDI” 2022, FILAROLE (EMILIA ROMAGNA): salomonico blend di Malvasia Aromatica di Candia, Trebbiano e Ortrugo costretto a cibarsi delle proprie bucce per un mese e segregato poi nel buio cemento per un anno intero.

Si presenta baldanzosamente balsamico, eucaliptico direi ma poi scende ai più miti e grassi consigli della frutta gialla matura e di vegetalità affatto vergognose di essere.

Arriva anche la frutta secca, quella che occhieggia in pasticceria e in chiusura, prova ad accendere il motore regalandoci una morfologica degli idrocarburi che saranno.

In bocca regala una freschezza che trascende la massa glicerica, una sapidità sassosa e una inarrestabile progressione di quella frutta percepita all’olfatto che termina in un finale di educate dolcezze cui la frutta secca tostata e salata fa da contraltare.

Magari non un vino per me (anche se ricorda alcune produzioni di quella Slovenia vicina al mio Friuli).

“FATTO COI PIEDI”…a me sembra fatto molto bene.

(85 Punti).

Da bere ascoltando TRAMPLED UNDER FOOT dei LED ZEPPELIN.

– VINO BIANCO “IL TEMPO DEI SOGNI” 2021, FILAROLE (EMILIA ROMAGNA): la ricetta è a base di speranza e pazienza.

Sperare nella stagione e aspettare anche i 60 giorni di macerazione nel forse “poco elegante” contesto della vetroresina.

Una Malvasia la cui aromaticità è un profondo graffio amaricante-balsamico di liquirizia che incide zenzero, scorze di agrumi amari ed erbe aromatiche appena ammorbiditi dall’albicocca disidratata e conditi da una sottile, dolce speziatura.

Sorso fresco, agile nonostante la struttura e una glicericità che sembra andare ben oltre i 14 gradi alcolici e i tannini decisi.

Affatto facile, vuole gambe sotto il tavolo, strizza l’occhio all’oriente (basta Gewürztraminer con il pollo al curry!) e implora un lungo oblio in cantina.

(85+ Punti).

– VINO ROSSO “SANTA PAZIENZA” 2019, FILAROLE (EMILIA ROMAGNA): una Croatina prodotta da viti che da un secolo affondano le proprie radici in quella terra.

La pazienza di aspettare la maturazione dei grappoli non è seconda a quella della lunga macerazione e, se parliamo di attesa che il vino sia pronto a soddisfare il nostro edonismo, ecco che “SANTA PAZIENZA” diventa un’imprecazione.

C’è ancora una profonda traccia dei piccoli frutti rossi, ma sono le spezie quelle su cui vengono puntate le luci della ribalta.

Sottilmente peposo non dimentica la noce moscata e si lascia poi andare, accarezzando accenni tostati, a respiri balsamici di china e liquirizia.

Sorso caldo, materico, importante potrei dire, deciso nel proporre il tessuto tannico e fresco quanto serve per non apparire mai seduto.

Una nota brettata di quasi salume, che non considero sgarbo ma anima rustica e territoriale, conduce poi a un finale nel quale il frutto, quasi servisse a chiudere il cerchio della vita, fa di nuovo capolino dopo quello che era stato solo un incipit.

Beh…bel vino.

Da bere ascoltando SUDDENLY dei JUPITER SUNRISE.

(85+ Punti).

– VINO ROSSO “GUARDA LA LUNA” 2021, FILAROLE (EMILIA ROMAGNA): un vino “fifty-fifty”, metà Barbera e metà Croatina, metà provenienti dai vigneti in basso (quelli che non si vergognerebbero di 17° alcolici) e metà da quelli in alto (quelli cui spetta il compito di fare da “pacieri”).

15 i gradi in etichetta che, birbanti, si fanno un po’ sentire.

È dunque così che la frutta rossa si presenta sotto spirito e la ciliegia, in particolare, riempie una scatola di boeri prendendo sotto braccio un cioccolato che poi sarà ben evidente al sorso.

Anche le viole e la rosa canina sono macerate e la liquirizia accompagna.

Il sorso evidenzia le caratteristiche della Barbera, con una freschezza esuberante che sposa il grip della Croatina regalando una piacevolezza di beva che lascia presto nel bicchiere quel solo, ultimo goccio che lo sporca e rivela un animo affumicato di cenere e camino spento.

(85 Punti).

– VINO ROSSO “GIUÀN” 2019, FILAROLE (EMILIA ROMAGNA): un vino che rende complicato separare l’olfatto dal palato.

Al naso si percepisce un po’ di volatile scappata di casa e allora la tentazione di assaggiare subito è forte e…

È lì che capite che questa bilancia la scapigliata freschezza della barbera tirando fuori un frutto che è amarena sotto spirito (ma anche more e ribes) senza dimenticarsi di fiori appassiti, humus ed erbe aromatiche.

E capite che il tannino sposa l’acida freschezza in un sorso spigoloso ma misurato, caldo e succoso.

Quanti Punti?

Non lo so, lo riassaggerò e Vi saprò dire.

– VINO ROSSO “SAVI-NEN” 2023, BRICCO VISCONTI (PIEMONTE): Giorgio (Migliasso) è uomo da piccoli numeri (“MICROVINIFICAZIONI IN CERAMICA” è scritto in Maiuscolo sulle sue etichette) e grande onestà.

Abbiamo passato diverso tempo a parlare assaggiando i suoi “errori”, quei vini che “volevo ma…” di cui non si vergogna e che sono parte integrante del suo lavoro.

Beh, questa Barbera me l’ha presentata con scaltrezza, giocando sulla mia Curiosità, sapendo che credo follemente nel “se non provo non so”.

Onestamente?

Ha ragione nel dire che è un vino per pochi, per chi non teme il passato e i ricordi, per chi non sa che farsene di vini senza spina dorsale, di sapori assoggettati al gusto comune o, peggio ancora, alla moda del momento.

Già il naso è un cazzotto, un’entrata a gamba tesa.

Arruffata, intrattabile come una signora appena sveglia propone con nessuna vergogna la propria rusticità sciorinando una confusione di descrittori schietti e mai sottaciuti, rossi, verdi (anche neri ma non di frutto), ruvidi come l’asfalto che sbuccia le ginocchia.

E in bocca…

Un sorso dipinto da Munch.

Acida come una ragazzina viziata strilla la propria acidità coprendo i sospiri della frutta.

Un vino per pochi, un vino per palati forti, un vino per noi “anziani”, che sa di pugni sul tavolo, bestemmie e…un altro bicchiere.

Certo non un vino elegante ma chisseneimporta.

Forse il vino più attaccato alla terra tra i circa duemila che ho assaggiato quest’anno.

Da bere ascoltando NOT TO TOUCH THE EARTH dei DOORS.

(87+ Punti, uno in più di quanti se ne meriterebbe, per il coraggio di esserci).

E QUINDI?

E quindi GRAZIE in primis agli Organizzatori e ai Produttori per avermi ospitato e avuto la pazienza di ascoltare le mie parole (anche quelle meno lodevoli del loro operato).

È stata una giornata che mi ha fatto scoprire tante nuove realtà (anche fuori dai nostri confini) e che ha arricchito ulteriormente il mio poco sapere.

Me ne sono tornato a casa con una lista di cose da approfondire e di vini che vorrei riassaggiare con calma perché non sono riuscito a comprendere completamente e quindi…ho messo in agenda la prossima Edizione per poterci vedere più chiaro.

Roberto Alloi

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