
IL COSA E IL DOVE
Nei giorni del 27 e 28 Novembre, gli ampi spazi dell’Hotel BELSTAY di Roma hanno ospitato la prima Edizione de L’ITALIA DEL PINOT NERO, Evento organizzato da VINODABERE e dedicato a quello che in molti definiscono il “principe dei vitigni”.
Una due giorni il cui successo è stato decretato dal grande successo di pubblico.
Davvero tanti i winelovers e gli addetti del settore che hanno voluto e potuto compiere un viaggio entusiasmante attraverso l’intera lunghezza dello stivale italico assaggiando le interpretazioni delle quasi 40 Aziende presenti.
GLI ASSAGGI
39 Aziende (presenti in gran parte personalmente) in rappresentanza di 14 Regioni.
Un percorso infinito lungo gli affollati banchi di assaggio (e una masterclass cui non ho avuto la possibilità di partecipare).
Io, come sempre, m’ero fatto il mio bel programmino che, come nella miglior tradizione, non sono riuscito a rispettare.
Mi sono dunque lasciato guidare dall’estro, ficcando il naso laddove c’era meno folla e scoprendo un bel po’ di cose interessanti.
Tra le oltre 60 etichette assaggiate ho scelto le 20 che ho ritenuto meritevoli della Vostra attenzione, un recit de dégustation in cui ho separato i Pinot Nero dai vini prodotti con altri vitigni elencandoli in base all’ordine alfabetico delle Regioni di produzione.
Niente “podio” neanche stavolta.
Lascio a Voi il compito di scovare quei vini cui ho assegnato i punteggi più alti (sapete benissimo che sono cattivo e quindi non provate neppure a confrontarli con quelli assegnati dalla Giuria dell’Organizzazione) e quelli che si sono meritati un brano musicale in abbinamento o qualcuno dei miei “premi speciali”.
A questo punto non Vi resta che immergerVi nella lettura, assaggiare, criticare, suggerire e condividere.

I PINOT NERO
– TERRE DELL’AQUILA IGP ROSATO “CARATTERI ROSÉ” 2022, CASTELSIMONI (ABRUZZO): forse il vino più sorprendente della giornata, inatteso, insperato, irriverente, dispettoso…devo continuare?!
Sarà forse colpa del quid di Traminer Aromatico aggiunto al Pinot Nero per fare 100 ma, se Vi foste aspettati un vino fatto di delicatezze ed eleganze affettate beh…sareste rimasti delusi.
Nulla di etereo nonostante la quota degli impianti, un vino con i piedi ben piantati per terra, che sa di fatica e mani sporche, della giacca indossata la domenica quasi per vergogna di una rusticità che è carattere, quell’idea di selvatico che scoprite quando decidete che la fragola in primo piano è importante ma fino a un certo punto, quelle erbette amare, quei cespugli seccati dal sole e dall’aria rarefatta che occultano quasi i frutti di bosco.
In bocca è pura roccia tagliente, mineralmente preistorico eppure, il sorso, scorre morbido tra i ricordi delle complessità olfattive, lungo e impetuoso come un torrente.
Da provare, ASSOLUTAMENTE!
Da bere ascoltando SINK THE PINK degli AC/DC.
(90- Punti).

– TERRE DELL’AQUILA IGP PINOT NERO “DIAMANTE NERO” 2018, CASTELSIMONI (ABRUZZO): chi si aspetta eleganza, qui troverà quella fiera di un highlander.
Un olfatto diretto, carico di piccoli frutti, ricamato di pepe nero e noce moscata e, al seguito di questi, un’armata balsamica carica di tabacco scuro, bellicosa di pietra focaia, che cavalca nobilmente senza vergognarsi del selvatico montare a pelo o della terra smossa dagli zoccoli.
In bocca è diretto e non fa sconti, una spada a doppio filo, freschezza da una parte tannini dall’altra e, di piatto, colpisce con una sapidità che è sberleffo e nomina a cavaliere nello stesso tempo.
Un Pinot Nero medievale.
Da bere ascoltando, ovviamente, BLACK DIAMOND dei KISS.
(92- Punti).

– SÜDTIROL ALTO ADIGE DOC PINOT NERO “EXCLUSIV” 2021 RISERVA, PLONER (ALTO ADIGE): appena penalizzati da una sottile nota di lacca, questi venti cloni orchestrano una intonatissima ouverture olfattiva di piccoli frutti alpini, cui prugne e sottili peposità fanno da controcanto mentre il ritmo è tenuto da una nota bassa di sana rusticità vestita dei più tradizionali lederhosen.
Il sorso è importante ma affatto tronfio, una struttura articolata, complessa ma mai complicata che, Vi spinge a districarvi tra i ritorni fruttati per impadronirVi di quei segreti speziati che Vi prendono per mano e Vi accompagnano nel lungo finale.
(89++ Punti).

– SÜDTIROL ALTO ADIGE DOC PINOT NERO “LIMITED EDITION” 2019, PLONER (ALTO ADIGE): tre anni dopo la 2016 PLONER decide che ci meritiamo questa 2019 e…stupisce!
Il naso comunica la calma del caffè e dei pensieri che vanno a quel sottobosco dove, tra fruscii di cespugli e graffi di rovi crescono i piccoli frutti che riempiono il naso e quelle rose che adornano il vaso sul tavolo davanti a Voi.
In bocca è elegante, forse fin troppo (anzi…TROPPO), voluminoso, riempie ma non sazia, scorre via come un torrente alpino lasciando voglia di bere ancora con la scusa di non aver capito bene quanto raccontato dal primo calice.
Didascalico come il microappiglio che non riuscite a stringere, non fa sconti e insegna.
Da bere ascoltando NO EXCUSES degli ALICE IN CHAINS.
(93 Punti, di più non posso dargliene per quella sua esasperante eleganza).

– COLLIO DOC PINOT NERO “DEDICA” 2018, ALESSIO KOMJANC (FRIULI VENEZIA GIULIA): il naso rivela struttura e sostanza evidenziando senza vergogna le ombre del bosco, le spezie scure, e la rustica asprezza delle bacche di corniolo, deciso a lasciare alle delicatezze femminili dei piccoli fiori il solo ruolo di coriste.
In bocca mostra il funambolico equilibrio tra un corpo di definita muscolatura, un tannino moderno e vibrante e una chiusura sottilmente amaricante.
Davvero un bel Pinot Noir, vibrante e coraggioso.
Da bere ascoltando TAKE IT DOWN dei FUNKY DESTINATION.
(90+ Punti).

– COLLIO DOC PINOT NERO 2019, ALESSIO KOMJANC (FRIULI VENEZIA GIULIA): rispetto al precedente è decisamente più freak e, pur tenendo fede al bon ton, azzarda acuti balsamici e di frutto croccante.
Distrae facilmente e ci vuole una incrollabile forza di volontà per dargli un punto in meno nonostante mi piaccia molto più dell’altro.
Crescerà.
(88 Punti).

– MARCHE IGT PINOT NERO “PICCOLE PRODUZIONI” 2023, COPPACCHIOLI TATTINI (MARCHE): già il naso racconta di “troppa gioventù” con i piccoli frutti e i fiorellini di campo a cercare di celare freschezze erbacee vivaci e sbarazzine.
In bocca, poi, propone un sorso ricco di freschezze agrumate (forse TROPPO fresche) e una chiusura piacevolmente speziata.
In cerca di un equilibrio ancora davvero precario, anche se si becca “solo” 85+ Punti mi piace un sacco!

– MARCHE IGT “TENUTE QUARTA” 2021, FATTORIA MANCINI (MARCHE): da una singola vigna un “Blanc de Pinot Noir” che, a primo naso, promette di atteggiarsi a grassezze da Chardonnay ma poi Vi frega ed esprime marina leggiadria di erbe aromatiche e macchia mediterranea lasciando alla frutta bianca il compito di aggiungere un po’ di ciccia a quella salsedine che rende palpabile il frangersi delle onde.
Il sorso ha la potenza dei marosi e la calma della risacca, fresco, lungo come l’onda da cavalcare, ridendo, con la tavola.
Un vino per i giovani leoni.
Da bere ascoltando SURFIN’ USA dei BEACH BOYS.
(87/87+ Punti).

– COLLI PESARESI DOC “FOCARA” 2021, FATTORIA MANCINI (MARCHE): marino e dinamico quanto il “TENUTE QUARTA”, sembra voler rinunciare alle grassezze per un qualcosa di più intimista con quell’idea di quiete e riposo che comunica la cenere del camino.
Sfrucugli speziati ravvivano poi l’atmosfera lasciando un po’ di spazio alla danza dei piccoli frutti, delle erbe aromatiche, del cassis e del mugghiare del mare lontano.
Il sorso è fresco, di muscolatura tonica, mai seduto, vibrante, mantenuto vivo da una trama tannica elegante ma sbarazzina e maschia come un tartan scozzese e con un finale davvero ben ritmato.
(88+/89- Punti).

– PIEMONTE DOC PINOT NERO “BRICCO DEL FALCO” 2019, ISOLABELLA DELLA CROCE (PIEMONTE): beh, il naso è un bel tomo!
Tante le pagine da sfogliare, capitoli di spezie dolci (con i chiodi di garofano scritti in neretto), lunghi paragrafi dedicati ai singoli, piccoli frutti di un bosco alle cui freschezze si accosta quella di una menta che apre le narici e libera i polmoni.
In bocca è fresco e sono i tannini in giacca e cravatta a guidare le danze, in evidenza ben più di quella succosa, dolce fruttosità che rischia di rendere troppo “ammiccante” un sorso di gustosa eleganza ed equilibrio appenaappena instabile.
Chiude lunghissimo, ferroso e saporito.
Da bere ascoltando THE FALCON di PAT METHENY e LYLE MAYS.
(Gli do 90 Punti abbonandogli quel “meno” che si sarebbe meritato per aver strizzato troppo l’occhio al pubblico femminile; 90 Punti pieni, in modo da farVi capire che non sono poi così cattivo).

– PIEMONTE DOC PINOT NERO “1500” 2017, ISOLABELLA DELLA CROCE (PIEMONTE): “MILLECCINQUE” come le bottiglie di questo Pinot Nero prodotte con quel Metodo Vinooxygen inventato dall’enologo dell’Azienda per eliminare l’incontrollabile azione del’ossigeno durante i travasi.
Un Pinot Nero che certo non si avvantaggia del fatto di essere stato appena aperto (ahimè) ma che dall’iniziale ritrosia tira fuori dal cilindro, con sabaudo aplomb, un vasto repertorio di eleganti vegetalità e l’allegria del piccolo frutto il tutto addizionato di una buona iniezione di balsamicità.
In bocca la fresca dinamica del sorso si scontra con la sostanza regalatagli da un’annata certo NON fresca.
Il risultato è un equilibrio funambolico che aumenta l’interesse per un vino “integralista ma beat”.
(Gli do 87 Punti ma anche il mio personalissimo premio “GHIVMIFAIV”).

– PIEMONTE DOC PINOT NERO “FRA” 2016, ISOLABELLA DELLA CROCE (PIEMONTE): al naso si propone appena sgarbato ma nel breve se ne scusa e, con riverenza, sacrifica la spezia sull’altare di un frutto che, seppure in massima parte piccolo, rosso e maturo, non dimentica la freschezza dell’arancia e chiude sottilmente balsamico.
Il sorso è agile quanto supposto ma, quando meno Ve lo aspettate, vira su morbidose grassezze di cioccolato per riprendersi poi in un allungo finale vibrante e saporito.
Mi viene da pensare ad una bottiglia non proprio felicissima mentre gli ammollo quegli 88 Punti che avrei pensato arrivassero a 90.

– PIEMONTE DOC PINOT NERO “GIOTTO” 2016, ISOLABELLA DELLA CROCE (PIEMONTE): elegantemente speziato e di sbarazzina balsamicità coniuga la gentilezza dei piccoli fiori con la freschezza di un agrume neppure troppo latente e, senza se e senza ma, invita al sorso.
In bocca non smentisce la dinamicità immaginata e, con un tocco di sabauda eleganza accorda durezze e morbidezze in un equilibrio che gli altri vini dell’Azienda non hanno mostrato nella propria completezza.
Chiude lungo lasciando ricordi.
(88/88+ Punti).

– PINOT NOIR “SOUNDS OF SILENCE” 2022, OAK VALLEY ENGIN (SUD AFRICA): inizialmente si percepisce una sottile riduzione che però scompare nel breve lasciando spazio a un tappeto rosso di ciliegie, mirtilli e una sorta di dolcezza ortolana che pare quasi rapa rossa (senza offendere).
Le rose sono siepe di contorno e le sottili freschezze di arancia e malagrana s’accostano alla sottile speziatura chiudendo il cerchio dei descrittori olfattivi e introducendo un sorso leggiadro e vivace.
I frutti rossi conducono le danze ma è l’erba di quel giardino circondato dalle siepi di rose a strizzarVi l’occhio ben più della succosa presenza del pompelmo.
Il fondo del calice è invece più intimista e traghetta i vostri pensieri raccontando la calma di una tazza di tè davanti al camino.
Un vino di silente eleganza.
Da bere ascoltando…indovinatelo Voi di SIMON & GARFUNKEL.
(92/93 Punti)

– SPUMANTE METODO CLASSICO “TRE”, OPIFICIO DEL PINOT NERO MARCO BUVOLI (VENETO): “TRE” per dodici= 36 mesi sui lieviti.
Poi barrique e tonneau secondo il Metodo Solera ci regalano una bolla con delle bollicine che, finalmente, non si stancano subito di fare il loro lavoro.
Poi il naso…complesso, sicuramente agrumato ma dannatamente orientale, con quel suo profilo speziato che, al miele, associa curry, zafferano, noce moscata.
In fine arriva la frutta secca, quella della pasticceria, mandorle e nocciole tostate e pralinate che affiancano l’agrume candito e si danno di gomito con un’idea boschiva che non dimentica i funghi.
In bocca è estremamente coerente, cremoso, di muscolosa sapidità e freschezza adeguata con un finale lungo e piacevolmente agrumato.
(88/89 Punti).

GLI ALTRI
– TERRE DELL’AQUILA IGT RIESLING RENANO “LUPA BIANCA” 2017, CASTELSIMONI (ABRUZZO): se la 2021 era “immaginazione al potere” questa 2017 (annata complessa e complicata) è la conferma che “quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”.
Il naso percepisce i fumi di un vino che si è messo in moto, un idrocarburo che sa di Raccordo Anulare più che dell’aria leggera delle alte quote ma, soprattutto, sa di acciarino e di archibugio, uno sparo che colpisce pompelmo (rosa, in verità), la croccantezza della mela Granny Smith e una frutta tropicale che non solo non avrei gradito ma che sembra inaspettatamente matura.
Di appenninica freschezza mostra il pugno di una calcarea, sapida mineralità, potente e aggraziato al contempo s’allunga in un finale che suscita ricordi e prepara alla pugna di un secondo bicchiere.
Gran vino ma…aspetterei ancora.
Da bere ascoltando HUNGRY LIKE THE WOLF dei DURAN DURAN.
(88+/89- Punti).

– TERRE DELL’AQUILA SAUVIGNON BLANC “PURE IO” 2022, CASTELSIMONI (ABRUZZO): i gatti sono scappati e quello che resta sono i pendii, spogli, cespugliosi, bruciati dal sole che guardano il fondovalle dal loro ripido punto di vista.
Spunta qualche fiore qua e là, bianco di camomilla, sambuco e foglia di pomodoro sono sfumati colpi di pennello e la frutta è gialla e matura ma…forse un po’ troppo esotica, dimentica di quella pesca che però…immagino possa essere nel futuro evolutivo.
Il sorso segue l’olfatto accostandosi più all’eleganza dei cugini friulani che alla ripida freschezza di quelli altoatesini ma…orgogliosamente abruzzese.
Peccato berlo oggi che è ancora “in fasce”.
Da bere ascoltando NOW I’M HERE dei QUEEN.
(89 Punti).

– SÜDTIROL ALTO ADIGE DOC SAUVIGNON “EXCLUSIV” 2022, PLONER (ALTO ADIGE): troppo freddo, lo catechizzo con le mani quasi in preghiera sul bevante del calice e…ecco che, timidotimido, s’affaccia un ché di sambuco, apripista di una sottile scia vegetale che comprende foglia di pomodoro, erbe aromatiche, fiori, fieno e che conduce alla frutta, là in fondo.
Una frutta fatta di agrumi poco maturi, e di una pesca, altrettanto acerba che, in divenire, propone sfracelli.
In bocca è sapidissimo, quasi piccante, tagliente come le rocce dolomitiche; carico di descrittori olfattivi Vi fa roteare la lingua in cerca dei vari riconoscimenti in una sorta di gioco che Vi lascia dimentichi di misurarne il finale.
Quasi un oltraggio averlo stappato ora, cercatene una bottiglia e dimenticatevelo in cantina.
Da bere ascoltando PEACHES EN REGALIA di FRANK ZAPPA.
(89- Punti).

– COLLIO DOC FRIULANO 2023, ALESSIO KOMJANC (FRIULI VENEZIA GIULIA): al naso è un giocare ad acchiapparella tra le grasse dolcezze di mela e la freschezza dei limoni ancora da cogliere.
La ricchezza delle sfumature vegetali lo fa quasi sauvignoneggiare, con quel suo fare smorfioso di mughetti e sambuco ma si capisce subito che è solo uno scherzo e che l’animo, pur nella sua modernità, è profondamente tradizionale.
Il sorso riempie come i Tocai di un tempo ma la beva è assolutamente golosa e moderna, dritto e affilato conduce ad un lungo finale in cui le coerenze olfattive, tenute per mano da una mineralità presente ma mai opprimente, trovano il coraggio di sottolineare la tradizione della mandorla amara.
(88/89 Punti).

– COLLIO DOC PINOT BIANCO 2023, ALESSIO KOMJANC (FRIULI VENEZIA GIULIA): un Pinot Bianco di compita eleganza e animo minerale che mostra il proprio corredo fatto di una mela che è quasi Granny Smith e che rivaleggia con gli agrumi e sottili amaritudini.
Il sorso, dritto e coerente, conferma l’eleganza dell’abito olfattivo indossando con grazia accessori fruttati e agrumati.
(88 Punti).

– MARCHE IGT CHARDONNAY “ALCINESCO” 2022, COPPACCHIOLI TATTINI (MARCHE): uno Chardonnay ciccione ma brioso, quasi medievale nel menare gli iniziali fendenti di zafferano e nocciola diventa poi dama dalla lunga treccia color camomilla arricchendosi pian piano di fruttata sostanza a suon di pesche.
Sorso morbido ma mai rilassato, fresco e mineralmente sapido chiude spingendo sull’acceleratore amaricante degli agrumi e delle erbe aromatiche.
(88 Punti e premio SURPRAIS).

E QUINDI?
E quindi grazie e complimenti a VINODABERE per aver organizzato questa premiere di cui già ho messo in agenda una seconda Edizione che spero ancora più completa e partecipata e grazie anche a tutti quei Produttori che hanno voluto condividere con me non solo i loro vini ma anche le loro parole.È stata una gran bella giornata (due in realtà), una giornata in cui avrei forse preferito percepire un po’ più di curiosità da parte del pubblico verso quelle zone in cui “fa più strano” sentir parlare di Pinot Nero e magari anche un po’ di sano spirito critico in più verso quei vini sui quali non si spengono mai gli spot ma che ormai hanno perso gran parte della propria anima e vivono solo dell’entusiasmo dei divoratori di guide.