
IL COSA E IL DOVE
Lo scorso 24 Ottobre le sale dell’Hotel SAVOY di Roma hanno ospitato l’ennesimo evento dell’infaticabile GOWINE, dedicato questa volta ai vini dell’Emilia Romagna.
Una serata che ha visto la partecipazione di una ventina di Aziende e che ha consentito agli addetti del settore e al pubblico dei winelovers romani di mettere a fuoco le produzioni di una regione vitivinicola troppo spesso dimenticata.
GLI ASSAGGI
Beh, non mancavano certo le etichette e chi si aspettava solo Lambrusco sarà rimasto deluso.
Il Sangiovese ho potuto mostrare il proprio carattere e l’Albana è riuscita a stupire anche con interpretazioni che esulavano da quella passita.
Dunque, tra bolle e vini fermi, sorprese e spunti di approfondimento non sono mancati.
Di seguito trovate una “TOP TEN” suddivisa per Aziende all’interno della quale dovrete andarVi a cercare i vini con la musica e i vini che la musica non se la sono meritata, i punteggi buoni e i punteggi meno buoni…
Tutto rigorosamente personale e suscettibile, mi auguro, delle Vostre critiche.
Leggete, assaggiate, condividete e…siate curiosi, SEMPRE!

SPUMANTE METODO CLASSICO “OLUBRA” BRUT 2016 (Sbocc. 03.24): da un’Azienda che è in Emilia Romagna ma “quasi” in Piemonte, “quasi” in Liguria, “quasi” in Lombardia, un vino fatto con un Marsanne che è sicuramente francese ma “quasi” autoctono.
Arrivato al seguito delle truppe napoleoniche, ha seguito l’imperatore fino al suo esilio toscano e qui, assieme a un saldo di Malvasia di Candia Aromatica raccolta precocemente solo per dare un po’ di spalla acida al risultato finale, finisce in bottiglia per scontare la propria pena di 80 mesi sui lieviti.
Il naso propone un grandangolare panorama marino fatto di scogli, muscoli e bisso che cerca di zittire i toni acuti di una frutta secca che scandisce nocciole e arachidi tostate.
Frutta e fiori bianchi sono un dettaglio trascurabile e il sorso, che s’approccia con fascino cremoso, diventa ben presto una lama dritta e affilata, di potente sapidità e freschezza appena in affanno.
Certamente un vino da assaggiare, non fosse altro che per la sua assoluta unicità (Enrico Sgorbati è l’unico al mondo a produrlo).
(87+ Punti).

SPUMANTE METODO CLASSICO “ILBERTÈ” PAS DOSÉ 2010 (Sbocc. 07.22): 132 mesi sui lieviti, un lungo esilio per questo Pinot Nero che al naso rivela già il proprio animo cremoso ma…
Sembra vergognarsene e allora sciorina una lunga lista di sottili vegetalità, balsamico mentolate, aromatiche di salvia, appena “green” di raspo prima di dedicarsi alla pasticceria tostata e chiudere su mineralità quasi piccanti.
In bocca è morbido abbraccio e verticale, tagliente freschezza che incita l’urgenza della sete e pareggia una sapidità che fa schioccare la lingua.
Forse (ma “FORSE”) un appena più corto di quanto mi sarei aspettato ma…
(89- Punti).

COLLI PIACENTINI DOC MALVASIA “DONNA LUIGIA” 2021: tutta Malvasia di Candia Aromatica ma…
Da tre vigneti (uno di 97 anni e uno attaccato dalla Botrytis) e 4 vinificazioni differenti.
Il naso è un ossimoro dolce/salato, fruttato/vegetale, racconta cenere spenta e cipria, menta, anice, frutta tropicale matura e…un qualcosa che sarà ma che già accenna all’idrocarburo.
Sorso strutturato e ciccione ma di grande dinamicità, dell’olfatto sottolinea la frutta ma, in chiusura, pone l’accento su un agrume che è quasi arancia e s’allunga su aromatiche balsamicità.
Strizza l’occhio e fa fare pazzie, dolce come un bacio, graffiante come un’avventura.
Un vino che credevate donna ma si rivela femmina.
Un vino per fare pensieri impuri.
Da bere ascoltando L.A. WOMAN dei DOORS.
(90/90+ Punti).

COLLI PIACENTINI DOC MALVASIA “UNA” ORANGE WINE 2020: un vino “dimenticato” in vigna e in cantina, un vino che vuole pazienza.
Quella di aspettare l’aggressione della Botrytis, e quella di pazientare ben 13 mesi perché la fermentazione si compia.
Il naso è un’ampia tavolozza di dolcezze: il tiglio, l’albicocca disidratata, un tocco di cera d’api e “LO” ZAFFERANO!
Ed è la sorpresa di un’animo vegetale, quasi muschiato, sottilmente erbaceo, certamente balsamico.
Il sorso è un morbido abbraccio dalle unghie sapide, fresco quasi quanto servirebbe per renderlo equilibrato e con un finale in aromatica progressione.
Se V’aspettavate un “Sauternes de noartri” rimarrete delusi, se sapete meravigliarVi di fronte all’inaspettato lo amerete.
Da bere ascoltando ONE dei METALLICA.
(89/89+ Punti).

GUTTURNIO DOC “DIACONO GERARDO 1028” 2016 RISERVA: prugne e ciliegie mature e in confettura precedono spezie e note scure e boschive di humus e resine in una atmosfera intrisa di mineralità mentre laggiù, nel fondo del bicchiere, dietro sottili balsamicità e tostature, s’acquatta un quid di sana rusticità che quasi unisce il medioevo dei cavalieri a quello dei contadini.
Sorso sostanzioso che, appena sbilanciato sul piano delle morbidezze, fa leva sui tannini per mantenere il precario equilibrio.
Certo non un vino per tutti i giorni ma…
(88- Punti)

RAVENNA IGT ROSSO “NERO DEL BUFALO” 2023: Merlot con saldo di Cabernet e Ancellotta per un naso di romagnolo, rutto rose rosse e ciliegie croccanti ma…
Con un bel “ma” di sottobosco e note balsamiche di tabacco e ginepro, vegetali di sambuco e…un tocco “pellicciosamente” rustico a unire il tutto.
Il sorso?
Sostanzioso ma scorrevole, dinamicizzato dalla freschezza e da quei tannini da balera che coinvolgono, traviano, portano sulla via di un “dopo vino” che sa di peccato e nessun pentimento.
Si meriterebbe più degli 87 Punti che gli do, e basta che assaggiate la 2012 (cui per cattiveria ho assegnato solo 88 Punti perché mi è sembrato indeciso se prendere la strada dell’eleganza o mantenere il punto e rimanere orgogliosamente contadino) per capire le potenzialità di un vino che va preso per le corna.
Da bere ascoltando FOR WHAT IT’S WORTH dei BUFFALO SPRINGFIELD.

RAVENNA IGT ROSSO “COLLANIMA” 2022: Albana Nera (con un saldo di Centesimino) che ce la mette tutta per staccarsi da terra ma, per fortuna, non ce la fa.
Niente di aulico dunque, non l’amarena ma la visciola, la liquirizia che è radice e non girella, propone succosità d’arancia, graffi speziati, pellame, noce, fungo, dura mineralità pietrosa, pagine di libro e pensieri.
Sorso che riempie e sazia ma senza inutili opulenze, scorrevole, fresco, sicuramente sapido e con tannini dalle gambe ben ferme a favorire la persistenza e spingerci a fare la faccia rossa per chiederne un altro bicchiere.
Da bere ascoltando SOUL OF HIRE di ELVIS COSTELLO.
(Si becca 88 Punti e il mio premio “SURPRAIS”).

COLLI PIACENTINI DOC “SORRISO DI CIELO” 2023: sotto un cielo azzurro seguite il rincorrersi di nuvole nelle quali la vostra fantasia immagina di vedere fiori d’acacia e mughetti, pesche e susine, cirri d’agrume…
Profumato, non “profumoso”.
Sorso fresco, allegro, piacevolmente bilanciato e che, nel finale, Vi porge con un sorriso un bel mazzo di fiori.
(87+ Punti)

ROMAGNA DOC SANGIOVESE “SERRA” “CLASSE ’33” 2021: un Sangiovese senza sconti e affatto scontato.
Forse avrei preferito le visciole alle amarene e alle ciliegie ma quel lungo corteo di erbe aromatiche mi fa dimenticare questo dettaglio e poi…quel mazzolin di fiori fatto di rose e violette esprime troppa gentilezza perché mi possa arrabbiare.
Il sorso coinvolgente, semplice ma non “facile”
“33”, la metà del mio “66”, e proprio per questo dovrò berne il doppio.
(88 Punti)

ALBANA DOCG SECCO “VITALBA” 2022: un caleidoscopio di profumi si prende gioco del naso irretendolo con i tropici per poi riderne e tornare con i piedi per terra raccontando pesca e agrumi (ma disidratati).
E quando pensavate di aver finito…l’affondo della frutta secca, delle erbe aromatiche e quell’atmosfera quasi marina che è sorpresa finale.
In bocca è un caldo e morbido abbraccio dato da chi ha spalle fresco-sapide larghe e muscolose.
Tanta freschezza, sapidità salina a bilancio e poi il lungo fluire dei ricordi olfattivi di frutta gialla, fresca e matura in un finale che…prima o poi finirà (a patto che non finisca prima la bottiglia).
Da bere ascoltando NEBOLOUS DAWN dei TANGERINE DREAM.
(89+ Punti).

E QUINDI?
E quindi è il momento di ringraziare GOWINE per avermi ospitato ancora una volta e tutti i produttori che hanno avuto la bontà di sopportare le mie chiacchiere ma…
È anche il momento di fare una considerazione: manca la Curiosità!
Si, perché a questa interessante degustazione c’erano davvero pochi appassionati, a dimostrazione che solo i grandi nomi sembrano meritare l’attenzione del pubblico.
Per fortuna, il mondo del vino va oltre le cantine più blasonate e il numero di piccole Aziende che, con tanta fatica si impegnano a comunicare Territorio e Qualità è in continua crescita.
Tante piccole realtà che però hanno bisogno dell’attenzione e della Curiosità di tutti, della stampa, degli addetti del settore e dei semplici winelovers.
Ricordate: se non imparerete a essere curiosi non imparerete.
