
IL COSA E IL DOVE
Nell’ultimo, lungo, fine settimana di Settembre i winelovers romani hanno avuto molto da assaggiare.
Dal 28 al 29, nell’insolita location di ESPRESSOANDCO (all’interno del Palazzo COIN di San Giovanni), è andata in onda la prima Edizione di ITINERE, Evento organizzato da TASTE FACTORY, Lorenzo Campoli e Alessio Ranaldi che ha riunito sotto lo stesso tetto oltre 40 Aziende di food and beverage proponendo banchi d’assaggio e interessanti masterclass.
Il 30 è stata invece la volta di LE PERLE DI MEZZACORONA, serata organizzata da GAMBERO ROSSO per presentare le eccellenze del grande, omonimo, gruppo vinicolo.

GLI ASSAGGI
Circa 80 i vini che ho assaggiato complessivamente con risultati che…
Beh, ormai lo sapete tutti che sono “cattivo” ma uscire da una due giorni così impegnativa con non più di una decina di vini per i quali ritengo valga la pena spendere qualche parola (e in buona parte anche della stessa Azienda) mi ha lasciato molto perplesso.
E se è vero che c’erano anche altre cose buone (ma prive di quel tocco di “emozione” che dovrebbe trasmettere il vino) è altrettanto vero che c’erano tanti vini (ma tanti) che avrei potuto tranquillamente non assaggiare, di quelli di cui non senti la mancanza.
Eppure l’entusiasmo del numerosissimo pubblico accorso m’ha fatto riflettere sul fatto che, evidentemente, il mercato e il gusto comune procedono mano nella mano mentre io continuo a veleggiare in direzione ostinata e contraria.

Comunque, stavolta dovrete metterci un po’ di impegno per districarVi tra le mie personalissime scelte che, non sapendo come raggruppare, ho pensato di dividere (masterclass e punteggi a parte) tra quelle che si sono meritate un abbinamento musicale e quelle che avrebbero voluto ma non ce l’hanno fatta.
Assaggiate, criticate e condividete.
UNA MASTERCLASS
La storia di GAROFOLI è ben più lunga di un secolo e procede in gran parte parallela alla storia del Verdicchio dei Castelli di Jesi.
Claudio Luconi (Responsabile Vendite dell’Azienda) ha presentato tre annate di VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC CLASSICO SUPERIORE “SELEZIONE GIOACCHINO GAROFOLI” RISERVA, etichetta che assomma in sé il meglio delle uve con le quali si producono i famosi “PODIUM” e “SERRA FIORESE”.

Impianti di 38 e 30 anni (cloni selezionati negli anni ’80), bassissime rese per ettaro (nell’ordine dei 30q.li) e, ad oggi, 5 anni di clausura in cemento sono i numeri di contorno di un vino che DOVETE assaggiare, PER FORZA!

– 2016: fiori di campo, agrumi e frutta bianca affollano un olfatto in cui le freschezze balsamiche di menta ed eucalipto devono sgomitare per farsi vedere e dove, dal fondo al calice, la gessosa mineralità sembra essere un vecchio saggio che sa come andrà a finire tra qualche anno.
La consistenza del sorso riempie mentre la balsamicità sembra aver trovato i propri spazi aiutando la facilità di beva.
Sicuramente un gran bel vino ma privo di quel quid che fa emozione (almeno adesso, almeno questa bottiglia.
(86+ Punti).
– 2010: il naso è di una complessità disarmante.
Giallo, se dovessi associargli un colore.
Giallo di ginestre, giallo di fiori di tiglio e di gocce di miele che contrastano simpaticamente con cementose piccantezze.
La frutta è lì, sullo sfondo, mai invadente, sembra osservare e lasciare spazio alle erbe spontanee, ai cespugli di macchia mediterranea vista mare…
Sorso potente, impetuoso, eppure leggiadro come un ballerino classico.
Lascia che la danza dei descrittori olfattivi si palesi al palato e che questi si inchinino nel finale a immagini di pasticceria mandorlata.
Un grande vino di cui vorrete avere qualche bottiglia in cantina visto che la prima è già finita.
Da bere ascoltando NOTHING CAN COME BETWEEN US di SADE.
(93 Punti).
– 2008: dimenticata una prima bottiglia decisamente NO, la seconda, appena ficcate il naso nel bicchiere, Vi regala una sensazione di scoglio e “muscoli” saldamente attaccati netta e decisa, un infrangersi di onda che dura il tempo di scrollare la testa e andare a sfogliare il resto dei descrittori: l’erba medica, l’agrume, il giusto di frutta bianca e un parterre di freschezze aromatico balsamiche difficile da catalogare.
Il sorso risulta scorrevole nonostante la consistenza glicerica e l’ampiezza dello spettro gustativo e la sapidità mai doma è certamente l’arma vincente in questo vino ancora vivo nonostante il peso degli anni inizi a fargli chinare un po’ la testa.
(88 Punti).

QUELLI CON LA MUSICA
GAVI DOCG “FORNACI” 2021, MICHELE CHIARLO (PIEMONTE): olfatto “green” e verticale che propone fieno non maturo, mughetti, erbe amare, il giusto di pesca e di frutta secca il tutto in una atmosfera elegantemente boisé trafitta da accenni di idrocarburo.
Sorso che sfodera il pugno glicerico per domare la verticale freschezza, sostanzioso, quasi masticabile con una chiusura che, ammiccante, travia con le sue piccantezze minerali.
Da bere ascoltando DETROIT 442 di BLONDIE.
(ITINERE, 88 Punti)

NIZZA DOCG “LA COURT” 2020 RISERVA, MICHELE CHIARLO (PIEMONTE): il sottobosco osserva in tralice prugne e ciliegie che si fanno confettura per future dolcezze ma, al momento, cedono il passo a china e radice di liquirizia tra pensieri tabaccosi e sottigliezze di cannella.
Il sorso accenna morbidezze ma poi segue la strada segnata dai tannini e si dedica a sottolineare sostanza e bevibilità esemplare perfettamente accordate ed una eleganza assolutamente avulsa da sovrastrutturate opulenze.
Da bere ascoltando WOODOO CHILD di JIMI HENDRIX (ma suonata da STEVIE RAY VAUGHAN).
(ITINERE 89 Punti).

“IL FANCIULLINO COLLEZIONE PIERINO LEVIA” 2022, TENUTA LEVÌA (LAZIO): l’annata 2023, proposta in una bottiglia probabilmente “poco felice”, mi aveva fato storcere il naso con quel suo sgarbo di ridotto sul quale era terribilmente difficile sorvolare.
Ma il piglio di Alessio nel proporre e promuovere il proprio lavoro, le proprie origini, le proprie radici è tale che non ho potuto dire di no alla prima annata di un vino fatto con la Malvasia più bistrattata tra quelle della sua numerosa famiglia.
Malvasia di Candia, nata per tagliare ed essere tagliata, destinata all’oblio nelle descrizioni (percentuali a parte), risorta qui quale araba fenice dalle proprie ceneri per spiccare il volo verso futuri diversi.
All’olfatto prende spunto dall’assaggio dell’annata 2023 e indossa le mentite spoglie di uno Chardonnay.
Sono abiti larghi, adatti alle sue grassezze ma li indossa dissimulando la taglia sbagliata grazie a una muscolatura tonica e ben più che definita fatta di frutta esotica (forse un po’ troppo per i miei gusti)
E poi mostra fruscii di tigli e agilità di erbe aromatiche a compensare quelle grassezze di burro che si impossessano del palato appena decidete di assaggiarlo.
Ben equilibrato nelle componenti fresco sapide conferma le note olfattive aggiungendovi il brio di un finale sapido e piacevolmente ammandorlato.
1944 bottiglie numerate sono una dedica al nonno e 87 sono i punti che gli do (che siano uno stimolo a correggere qualcosa e guardare avanti).
L’ho assaggiato a ITINERE, Voi bevetelo ascoltando WE USED TO KNOW dei JETHRO TULL.

CHIANTI CLASSICO DOCG “LA CORTE” GRAN SELEZIONE 2019, CASTELLO DI QUERCETO (TOSCANA): c’è un bosco intero dentro il bicchiere!
Ci sono i funghi, le foglie umide, i muschi, le cortecce, la resina…
Non ci sono i piccoli frutti (forse qualche bacca scura) ma non sono mancanza bensì caratteristica.
E poi il cuoio e i cavalli sellati, tabacchi aromatici, freschezze mentolate e la delicatezza di qualche viola.
In bocca è freschezza dinamica e svolazzevole, piacevolissimevolmente tannico, di maschia sapidità e luuuuungooooo…
Da bere ascoltando LOVE IS A LOSING GAME di AMY WINEHOUSE.
(MEZZACORONA 91 Punti se li merita tutti anche se può migliorare in equilibrio e non impazzisco per il Sangiovese).

TOSCANA IGT ROSSO “CIGNALE” 2018, CASTELLO DI QUERCETO (TOSCANA): quasi tutto Cabernet Sauvignon con un piccolo saldo di Merlot che ruba l’anima alle more ed è poi indeciso se raccontare mari o monti.
C’è il bosco ma anche un ché di risacca, la freschezza dell’eucalipto e il caldo abbraccio del cioccolato, la dolcezza delle spezie e la ruvidità della pietra.
Sorso coerente, fresco e sapido, educatamente tannico (con brio) e lungo nei suoi echi balsamici.
Da bere ascoltando LA NOSTRA ULTIMA CANZONE di MOTTA
(MEZZACORONA 88+ Punti).

QUELLI SENZA LA MUSICA
FRUSINATE IGT MERLOT “SULISS” 2017, MASSERIA BARONE (LAZIO): in una atmosfera fumosa di quasi boudoir, tra pot pourri di rose e legni nobili, la ciliegia, ben matura ma ancora croccante, è quella che riempie il cioccolatino boero e le spezie son lì, a fare da contorno.
Il sorso è caldo e avvolgente come un manto, morbido (fin troppo) con tannini ancora vivaci e una freschezza “ni” che è facile preda di un legno un po’ troppo presente.
Bel vino, non nelle mie corde ma gran bel vino.
(ITINERE 88 Punti).

Della stessa Azienda si meritano poi una menzione le bellissime etichette e i CABERNET DI ATINA “MARCÖN” RISERVA e “RICUCC”, il primo che merlottizza rotondità chiudendo dimentico su chiare note di cioccolato dimenticandosi delle note green del vitigno (peccato per un alcol un pochino troppo esuberante) e il secondo che recupera punti rispetto all’assaggio di un paio di anni fa dimostrando brio e succosa bevibilità (il legno? ‘nzomma…).

SICILIA DOC SYRAH “KAID” VENDEMMIA TARDIVA 2021, ALESSANDRO DI CAMPOREALE (SICILIA): estremamente complesso il naso che sacrifica l’Oriente delle spezie sull’altare delle amaritudini di mallo di noce.
Ricco il corredo fruttato, rosso, nero, di bosco e no.
E poi il Mediterraneo dei pomodori secchi, dell’origano e dei capperi a precedere la chiusura gicata tra cioccolato e tabacco nero.
Sorso caldo e morbido, decisamente sapido, forse un pochino troppo incravattato e…meno lungo di quanto avrei pensato.
(ITINERE Quasi 90 Punti…quasi).

CHIANTI CLASSICO DOCG “IL PICCHIO” GRAN SELEZIONE 2018, CASTELLO DI QUERCETO (TOSCANA): forse più equilibrato rispetto al “LA CORTE” gioca la carta della frutta, rossa di ciliegie e nera di more prima di dedicarsi al tabacco, alle sottigliezze boschive e a ben più di un mazzo di rose.
Sorso di fine eleganza non dimentico di un tocco di sana rusticità, tannini ben pettinati e freschezza a supporto.
(MEZZACORONA 88 Punti, perché gli manca un quid).

GRECO DI TUFO DOCG “ALETHEIA” 2021 RISERVA, DONNACHIARA (CAMPANIA): ben centrato sulle note vegetali della nespola e del gelsomino non dimentica le dolcezze della susina e chiude birbante tra minerale sapidità e graffi balsamici.
Sorso caldo e di glicerica sostanza, ben fresco e decisamente sapido trova la quadra con la tipicità del vitigno raccontando dolcezze mandorlate nel lungo finale.
(MEZZACORONA 87 Punti perché…di più non se ne merita).

Infine, mentre meritano di essere segnalati il NIZZA “MONTEMARETO” e l’elegante BARBARESCO “REYNA” di MICHELE CHIARLO (rispettivamente 87 e 88- Punti), il VERMENTINO DI SARDEGNA DOC “DEMÀ” 2023 di CALASETA (86 Punti), il PASSITO “HECATE” 2020 di FEUDO ARANCIO (86+ Punti), il TOSCANA IGT ROSSO “IL QUERCIOLAIA” 2018 di CASTELLO DI QUERCETO (87 Punti) e la grappa di Traminer di NOTA (cui non do punti perché non mi permetto ma che è una vera “esperienza”).
Una nota di biasimo va invece a quel Produttore (si dice il peccato ma non il peccatore) che, per bocca del suo “brand ambassador”, fa un vino che “non va degustato ma solo bevuto” (sic).
Da segnalare anche la monocultivar di Itrana di RICCARDO PALOMBELLI che, a poche settimane dalla nuova campagna olearia, mostra ancora con lodevole impegno la propria anima di pomodoro e carciofino sott’olio senza dimenticare un tocco di frutta secca d’accompagno (meno in forma, invece, il blend “CRISOPEA”).

E QUINDI?
E quindi niente!
2 giorni, 78 assaggi e…9 vini da salvare.
Questi i numeri che non avrei voluto scrivere ma che sono l’ineluttabile conseguenza di un mondo del vino che, per carità, deve guardare necessariamente al mercato ma…senza perdere di vista il valore qualitativo del prodotto.
Lo so, direte tutti che sono “cattivo” o “talebano” ma credo che il vino non vada ridotto a semplice “bevanda” o raccontato attraverso una serie di profumi spesso avulsi dal contesto della vigna in cui nasce.
Un vino dovrebbe accendere un’emozione e lasciare un ricordo indelebile legato a questa e, purtroppo, di emozioni, in queste due giornate ne ho vissute davvero poche.
Verranno giorni migliori, lo so.
GRAZIE comunque agli organizzatori di ITINERE e a GAMBERO ROSSO per l’ospitalità e a tutti i Produttori che hanno avuto la pazienza di sopportarmi.
DAJE FORTE, SEMPRE!
