IL COSA E IL DOVE
Lo scorso 11 Maggio, gli ampi spazi dell’Hotel Colombo hanno ospitato l’Edizione 2024 di ViniAmo, il bell’Evento organizzato da Stefano Minelli (www.minelliwineevents.it) con la collaborazione di Cristina Santini.
Oltre 70 Aziende in rappresentanza di tutto lo stivale italico, più di 250 etichette, folte delegazioni francesi e albanesi, masterclass, tricchettracc e bombe a mano.
Insomma, una giornata all’insegna della Qualità e del Territorio con davvero tanto (come sempre TROPPO) da assaggiare.
GLI ASSAGGI
Come accennato poco sopra, le etichette in degustazione superavano di gran lunga le mie modeste capacità di assaggio (p.s. mi sto facendo vecchio: credo di dover valutare l’acquisto di uno sputa vino).
M’ero fatto una sorta di road-map che come sempre ho poi deciso di non seguire dando retta all’estro del momento, sono riuscito a schivare con destrezza quasi (QUASI) tutti gli agguati di quegli amici Produttori che volevano per forza farmi provare le nuove annate e ho cercato di fare il possibile per viaggiare lungo il nostro meraviglioso Paese.
Certo mi sono reso conto di aver dedicato forse più tempo alle chiacchiere che al bicchiere, ma un vino è tale perché c’è un cristiano che si sporca le mani per farlo e la parola è fondamentale per poi emozionarsi del frutto di anni di lavoro.
Comunque, di seguito troverete come sempre il mio recit de dégustation che da questa settimana lascerà a Voi il compito (salvo casi particolari) di andare a leggere le info sulle Aziende cliccando sul link associato.
Non è per cattiveria e non è per risparmiare parole, vuole solo essere uno stimolo alla Vostra curiosità.
Dai tanti vini assaggiati (tutti di ottimo livello) ho poi estrapolato la mia ormai consueta e personalissima classifica che, come sempre, non tiene conto di blasoni, prezzi et similia ma solo di quanto un sorso abbia saputo accendere i miei sensi.
Date una letta ai miei deliri enoici e correte ad assaggiare.
LA TOP SEVEN
1. ORMEASCO DI PORNASSIO SCIAC-TRÀ 2023, TENUTA MAFFONE (LIGURIA): un rosato che rosato non è.
La bella etichetta me lo fa subito associare al vermouth Campari e il naso conferma amaricanti sensazioni targate chinotto e rabarbaro cui danno una mano freschezze vegetali di felce e sottili dolcezze di lampone.
Sorso GGiovane e pimpante, teso, fresco, sapido quanto serve.
Gli do il mio premio “LEVATEMELO”.
Da bere ascoltando “BITTER SWEET SYMPHONY” dei VERVE.
2. LANGHE DOC CHARDONNAY “VIGNA GAIA-PRINCIPE” 2021, TAVERNA (PIEMONTE): solo legno, di spocchiosa, sabauda “francesità” per uno Chardonnay (cloni vecchi propagati “in casa” per preservare la totale identità del vitigno come necessario corollario a quella del Territorio) che segue rotte non percorse da altri, mai timoroso di calcare la mano, anzi…
Il burro è quello dei biscotti belgi, l’acacia e la vaniglia sono lì in agguato.
Il legno, affatto nascosto evoca ricordi finiti in soffitta, fotografie dei nonni, poltrone polverose in cuj sprofondare.
Un’idea di torba carica l’atmosfera di mistero e l’incenso gli dona una certa sacralità.
Sorso morbido (guarda un po’…) ma davvero fresco e dotato di un’accelerazione salina che regala piccantezze pepose, sottolinea la mineralità ed evidenzia le note agrumate.
3. FRIULI COLLI ORIENTALI DOC VERDUZZO 2022, DI GASPERO (FRIULI VENEZIA GIULIA): interpretazione che mixa le anime del vitigno in un cocktail di fruttate dolcezze e tannico schiaffo.
Scostando la nota appena eterea il naso apprezza lentamente la progressiva disidratazione della frutta e il suo mescolarsi a graffi di erbe amare, salvia, timo e mandorla mentre s’affacciano alla mente polverosi ricordi di soffitta.
Il sorso è abboccato dolce quanto serve a compensare la spinta sapida e la freschezza sopra le righe.
Morbidezze sugli scudi e…via libera al secondo bicchiere!
4. VINO ROSSO FRIZZANTE “NERO COLLEZIONE”, BRUNO CARNEVALI (EMILIA ROMAGNA): la prima bottiglia di questa Azienda nata negli anni ’40 del Secolo scorso ha tutta la verve giovanile dei ragazzi che oggi si sporcano le mani per soddisfare il nostro alcolico edonismo.
Lambrusco Salamino che ha l’opulenta gentilezza della viola mammola e la passione della rosa rossa, un tocco di sottobosco e una intrigante speziatura.
Il palato è rapito dalla fine effervescenza e quasi dimentica la sottile morbidezza dando ascolto alle sole freschezze di frutta e spezie per dissetarsi a suon di altri bicchieri.
Monello.
Si merita il mio premio “A TESTA ALTA”.
5. SPUMANTE METODO CLASSICO “ON ATTEND LES INVITÉS RISERVA RONCOLINO” (MAGNUM) 2011, LURETTA (EMILIA ROMAGNA): di questo ho già scritto altrove ma qui mi preme ribadire come certi “inviti” siano irrinunciabili.
La complessità del naso è devastante: frutti di bosco, melograno, ricordi che del pane raccontano anche la legna arsa per riscaldare il forno.
Ci sono il tè da sorseggiare nell’attesa e c’è la stuzzicante peposità che sempre si cela nel “dopo vino”, uno sbuffo di salvia e l’urgenza del palato.
Quasi tannico, fresco di ciliegia croccante, ben più diretto del misterioso olfatto ma tutto da sfogliare.
Rotondo quanto serve, Vi asciuga a tradimento e Vi fa riempire di nuovo il calice.
Non ce ne sarà più ma ce n’è ancora, poco ma ce n’è ancora.
Da bere ascoltando “HUNGRY LIKE THE WOLF” dei DURAN DURAN.
6. EMILIA IGT ROSSO “COME LA PANTERA E I LUPI DELLA SERA” 2021, LURETTA (EMILIA ROMAGNA): l’aggressività di un tacco dodici di perversa, traviante eleganza rende ondeggiante l’incedere olfattivo di questo blend.
Il Cabernet Sauvignon getta l’amo, la Barbera ammicca e la Croatina Vi stende.
Cemento per aggiungere mistero al romanticismo della botte grande.
Una intricata boscaglia bucata dallo sguardo del felino: due occhi profondi di resina e arancia in una tenebra di bastoncino di liquirizia e piccoli frutti neri drappeggiato di orientali sensualità speziate.
Un sorso in cui perdersi, succoso ma ben fermo sulle proprie gambe, fiducioso dell’arma tannica e di un finale quasi marino in cui frutto dolce e amaritudini mandorlate duellano all’ultimo sangue soccombendo però alle balsasmicità.
Un vino “femmina” col cervello da donna.
Da bere ascoltando “THIS LOVE” dei PANTERA (obviously).
7. SICILIA DOC CATARRATTO LUCIDO “ORION” 2022, SANCARRARO (SICILIA): un Catarratto dal naso importante come quello di un pugile.
Colpisce con un gancio di scorza di limone grattugiata e poi Vi lavora ai fianchi con un ipnotico gioco di piedi fatto di albicocca e voci concitate di tonnara.
Il sorso segue l’olfatto come il boxeur l’incitamento del pubblico in un corpo a corpo irrisolto tra grasse dolcezze fruttate e sapidità marine.
Da bere ascoltando “ORION” dei METALLICA.
GLI ALTRI
TENUTA MAFFONE (LIGURIA)
RIVIERA LIGURE DI PONENTE DOC VERMENTINO 2023: dall’unico vigneto aziendale che accarezza quel mare di cui ha bisogno un Vermentino che racconta sale e sole tra fioriti ricordi di eleganti gardenie, durezze di finocchietto selvatico e sottigliezze fumé.
Sorso caldo e di larghe spalle fresco-sapide per una beva che il palato sempre pulito rende molto invitante.
RIVIERA DI PONENTE DOC PIGATO “MONTANIA” 2023: un nome di fantasia azzeccatissimo per un vino che sa di alpeggi e silvestri frescure.
Dal vigneto più alto tra quelli di Pigato eccoVi un profluvio di salvia, rosmarino, finocchietto, lavanda, erbe officinali agrumi e resina.
Sorso di sportiva coerenza, dinamico e coinvolgente grazie anche alla sua masticabile brezza iodata.
quattro annate 2021 per comparare
LANGHE DOC NEBBIOLO “TÈCH” 2021: il naso racconta già di immediatezza, avvolgente con quell’abbraccio di arancia rossa, ribes, lamponi, gentilezze di viole e pensieri di tabacco.
Arriva poi un codazzo di freschezze mentolate e di rosmarino a introdurre un sorso segnato da tannini ancora pistoleri che, tra sale e spezie, conduce a un finale di ricordi d’agrume e china.
BARBARESCO DOCG “DUICRU” 2021: se sono evidenti il frutto a bacca rossa e l’agrume, non mancano un profondo animo boschivo e una presa di tabacco.
Freschezza e tannini importanti governano un sorso che, in chiusura, racconta spezie e tostature.
Forse m’aspettavo più nerbo, ma…riassaggerò.
BARBARESCO DOCG COTTÀ “SENTEÙNDES” 2021: un balcone di gerani fioriti illumina uno sfondo arrugginito e gustoso come un sorso di “Chinottissimo NERI” nella calura estiva.
Poi lo scuro dei piccoli frutti neri, la selvaticità della marasca, la gentilezza delle viole e un tocco balsamico che introduce un sorso profondamente eucaliptico dai tannini importanti e dal finale speziato.
Lo aspetto alla prova del tempo.
PODERI MORETTI (PIEMONTE)
ROERO ARNEIS DOCG 2022: olfatto intenso che scandisce note di albicocca e pesca senza dimenticarsi dell’ananas e del cedro prima di chiudere su vegetalità di gelsomino e sabbiosa mineralità.
Sorso morbido e fresco, decisamente sapido, scattante pur nella sua muscolare sostanza.
LANGHE DOC NEBBIOLO 2020: un Nebbiolo che non tradisce l’identità roerina, con quel suo naso che sciorina piccoli frutti rossi e marasche frammezzo a violette e sottili balsamicità.
Sorso agile, mai scomposto, decisamente fresco, piacevolmente tannico e…giovane.
BAROLO DOCG 2018: un Barolo quasi didattico che suona le note della fragola e della mora, della ciliegia e dell’amarena, non dimentica la mora e sfodera una spada di ferro.
Il sorso è decisamente fresco e l’arancia prende subito possesso del palato scostando un po’ di lato la fragola per fare spazio all’incedere delle note speziate e balsamiche.
Chiude lungo tra frutta rossa, liquirizia e gripposi tannini ravvivati dai ricordi agrumati.
MALAVASI (LOMBARDIA)
SPUMANTE METODO CLASSICO “HOTTONE” 2019: ‘sto Metodo Classico cela una complessa fenomenologia dei numeri che mi è stata raccontata con dovizia di particolari ma di cui ho perso il filo dopo le 1151 (1+1+5+1=8) bottiglie e ben prima degli “8 metri di profondità” alla quale affina per 17 mesi (7+1=8) dei 24 totali (4×2=8).
Tocai Storico, quello che sopravvive qua e là su quel Lago di Garda che è quasi mare.
Del Tocai che conosco (quello che ora è “Friulano” e che ha cambiato bandiera) conserva il frutto pieno e maturo, magari in marmellata se si parla di agrume, ha un bel dire della frutta secca e una freschezza quasi inattesa per la cremosa sostanza che propone la sua spuma persistente.
Il sorso svela un animo meno sostanzioso dell’olfatto ed una dinamicità per certi versi fuori luogo, quasi un volersi atteggiare a sbarazzino nascondendo altezzose pretese.
Decisamente sapido, ha in questa vena di “mare d’acqua dolce” gran parte del suo appeal.
Da riassaggiare, diciamo.
LUGANA DOC “CAMILLA” 2023: un sipario di frutta matura davanti al quale s’accendono spot di camomilla, acacia e nespola.
La sottile mineralità introduce ad un sorso fresco e di buon equilibrio.
Forse un pochino corto ma piacevole.
VINO ROSSO “MULINÈRO” COLLEZIONE PRIVATA 2019: un Petit Verdot caricato a pallettoni di frutti rossi maturi e mirtilli succosi.
Cacao come polvere da sparo, rinculi di mentuccia e raffiche di chinotto tappezzano il campo di battaglia.
Sorso che cerca l’alleanza tra tannini e freschezza per alleggerire il fronte delle morbidezze senza però riuscirci.
Un vino da pensieri e poltrona.
9000 bottiglie numerate!
DI GASPERO (FRIULI VENEZIA GIULIA)
FRIULI COLLI ORIENTALI DOC FRIULANO 2022: da una vigna di sessant’anni un Tocai che profuma di antico nella sua semplice modernità.
La piena maturità delle uve, il grado alcolico…
Cose ormai spesso dimenticate che qui raccontano frutta gialla polposa e matura, di fieno caldo al sole e di una mineralità sottile e definita.
Il sorso è fresco ma è il morbido abbraccio caldo e glicerico quello che fa viaggiare nel tempo, quello che lascia spazio alla mandorla e a un lungo corteo di amaritudini.
Chiude lungo quanto deve e senza fronzoli.
In una parola: Friulano.
REFOSCO DI FAEDIS “ETICHETTA BIANCA” 2016: una etichetta condivisa è già un punto a favore.
Tutto un Territorio unito sotto la stessa bandiera, mica robetta!
L’olfatto è fresco e vinoso nonostante la cura di legno cui è stato sottoposto.
Il frutto è vivo e croccante e il bosco…c’è tutto il bosco in quel bicchiere!
Le felci, la corteccia, radici, funghi…
Forse meno fresco di quanto atteso il sorso, tannico quanto deve, gentile quanto serve.
Easy ed elegantemente contadino.
Bello.
REFOSCO DI FAEDIS “ETICHETTA NERA” 2016: di base non cambiano i descrittori olfattivi rispetto a quelli del “fratellino” con l’etichetta bianca, ma i frutti sono finiti in confettura e il bosco s’è fatto più scuro, s’alza l’asticella della speziatura, compaiono cacao e mallo di noce.
Sorso di decisa sapidità e adeguata freschezza, tannini decisi ma mai sopra le righe per un equilibrio forse fuori posto in un vino così.
L’AGONA (TOSCANA)
COSTA TOSCANA IGT ROSATO “LA SANTA” 2023: un Sangiovese da salasso tuto agrumi e frutti rossi cui non mancano accenni vegetali e marini.
Sorso fresco e inizialmente di decisa sapidità che chiude però su una destabilizzante dolcezza fruttata, ma l’amore è così.
Bella l’etichetta anche se mi ricorda più una “santarellina” che una “santa”
TOSCANA IGT ROSSO “ETERNAMENTE” 2022: 85 parti di Sangiovese con quel saldo di Merlot che segna parecchio.
Un appena di volatile (presto sparita) e poi belle le spezie che il cemento veicola con brio, e polputa sostanza di ciliegie e more.
Sorso che aggiunge la spinta dell’agrume ai rimandi olfattivi per regalarci una beva piacevolissima e di grande freschezza.
TOSCANA IGT ROSSO “IL PRESUNTUOSO” 2020: tutto Sangiovese (cemento e due anni di barrique) che, pur ammiccando a prugne e marasche, non distoglie la nostra attenzione dalle note erbacee e balsamiche in una bella atmosfera ferrosa e speziata.
Sorso grintoso e tagliente, decisamente fresco e di tannica importanza che sottolinea prima la sostanza del frutto e la butta “in caciara” poi presentandoci un conto di arancia rossa e melagrana.
TOSCANA IGT ROSSO “L’IROSO PURO” 2020: solo Merlot che al naso racconta con toni un pochino burberi di frutta rossa matura e arancia sanguinella tra gli sbuffi mentolati e il relax di un tabacco pescato dalla borsa mentre cammini tra foglie bagnate e terra.
Sorso nervoso ma dai tannini elegantemente tessuti e di ottima coerenza con l’olfatto.
Magari un po’ orso ma…infondoinfondo…
CASAMECOCCI (LAZIO)
“MALANDRINO” 2023: ancora chiuso nei suoi eccessi di gioventù stenta a presentare la lista dei suoi descrittori olfattivi, quasi che ginestra, cedro, pesca, erbe aromatiche e biancospino si accalchino all’uscita del calice ostacolandosi a vicenda.
Sorso green e ribelle, spiccatamente agrumato ma affatto dimentico delle note vegetali di salvia e erbe amare.
In una parola: MALANDRINO
“NO LABEL” 2023: continua a celarsi dietro l’anonimato dell’assenza di etichetta questo Sangiovese addizionato di 30 parti di Ciliegiolo che, tra more e ciliegie sceglie di proporre boschi e peposità.
Sorso che mette fretta, dissetante, giocato sugli ammiccanti tannini e la vulcanica mineralità.
Il re è nudo!
CANTINE RE DAUNO (PUGLIA)
SPUMANTE METODO CLASSICO PAS DOSÉ: 24 i mesi di permanenza sui lieviti per questo Bombino Bianco in purezza che al naso racconta di un sostanziale pareggio tra dolcezze fruttate (pesca e melone) e vegetali note amaricanti di salvia e timo con il simpatico contributo “fornaio” di un pane che sembra essere più mollica che crosta.
Sorso dinamico e veloce, di tese sapidità e freschezza per un assaggio brillante e affatto eccessivamente impegnativo.
SPUMANTE METODO CLASSICO BRUT 24 MESI: un Bombino Bianco tutto pesca e crosta di pane con qualche spunto agrumato.
Sorso affatto impegnativo di buona freschezza e compita sapidità ma un po’ troppo “piacione” con quel suo sottolineare eccessivamente le dolcezze a scapito del resto.
SPUMANTE METODO CLASSICO “GOLD”: 36 mesi sui lieviti per queste 60 parti di Bombino e 40 di Pinot Nero che, tra agrumate note di cedro e in una atmosfera di sottile vegetalità, concentra la nostra attenzione su dolcezze di frutto (pera, pesca e gelso) inattese e non proprio a mia misura.
Meglio il sorso che, nella sua grande coerenza, lascia più spazio alle sensazioni minerali.
SPUMANTE METODO CLASSICO BRUT ROSÉ: tutto Nero di Troia per una partita ben giocata tra atmosfera minerale, soffusa vegetalità, freschezze d’arancia e melagrana e dolcezze di frutti di bosco.
In bocca vince la sapidità e la freschezza tenta un fuori giri per rimanere a ruota regalando dinamicità ad un assaggio che chiude decisamente agrumato.
Un bel sorso.
MALASPINA (CALABRIA)
CALABRIA IGP BIANCO “MICAH” 2023: un Greco Bianco senza solfiti (a parte quelli per l’imbottigliamento) che sa di Magna Grecia.
Caldo e classico nel suo abito di pesca gialla drappeggiato di nespole e sbuffi vegetali che sanno di Salvia e macchia mediterranea.
In bocca è avvolgente e di grande coerenza gustativa, con l’abbraccio calorico ben bilanciato dalla marina sapidità.
CALABRIA IGT ROSATO “ROSA SPINA” 2023: un Gaglioppo freschissimo che affianca alla melagrana e alla rosa canina un bel tocco di pesca bianca ed una interessante scia salmastra.
Sorso di bella freschezza e sapidità forse inferiore alle aspettative ma una bella persistenza.
CALABRIA IGT ROSSO “PALIXOS” 2022: 60 parti di Gaglioppo e il saldo di Calabrese Nero coltivato ad alberello in rappresentanza delle due anime della Calabria.
Un matrimonio fatto di amore e passione celebrato a suon di frutti rossi, arancia rossa, un ché di boschiva freschezza, ben di più di spezie scure e una bella spolverata di aria salmastra.
Semplice e immediato si lascia far voler bene sin da subito, con i tannini che tengono vivo il sorso e una lunga chiusura fruttata.
PELLARO IGT ROSSO “PELLARO” 2021: Nerello Cappuccio batte Nocera 60 a 40.
Piccoli frutti di bosco rossi e maturi, mirto e legno di cedro introducono a pepe, noce moscata e un tocco di anice.
In bocca è avvolgente e di bella freschezza, coerente con l’olfatto e con una identità calabrese fatta di voglia di crescere senza violazioni.
Un bel sorso davvero.
PALIZZI IGT ROSSO “PALIZZI” 2019: qui Calabrese Nero e Nocera pareggiano 50 a 50.
Vigneti ad alberello (reimpiantati) e quasi 600mt/slm regalano a questo vino un naso fresco giocato tra rose e ciliegie rosse croccanti con una bella nota di pepe ingentilita dalla carezza della vaniglia.
Sorso più caldo di quanto atteso, coerente e di ottima persistenza.
Un vino che sa di prima e di dopo.
CALABRIA IGT ROSSO “PATROS PIETRO” 2018: tutto Magliocco, dolce perché fa parte del suo DNA ma con una compressa voglia di essere pirata.
Ecco dunque che i frutti di bosco sono solo leggero accenno mentre l’eloquio si sviluppa sui temi della macchia mediterranea, dell’anice, della felce, degli aghi di pino, in una atmosfera minerale e iodata.
In bocca la grande morbidezza sposa la fitta trama tannica sottolineando, nella coerenza con l’olfatto, tostature e spezie.
Un sorso davvero tosto.
SCIARE DELL’ALBA (SICILIA)
ETNA ROSSO 2019: il naso è scuro come la lava nella quale affondano le radici le novanta parti di Nerello Mascalese e le dieci di Nerello Cappuccio che compongono questo vino.
C’è la prugna e ci sono le spezie.
Quel pepe…quei chiodi di garofano…
Un appena di balsamico a rinfrescare e una nota di vaniglia forse un pochino troppo squillante.
Il sorso è coerente nei suoi rimandi di frutta e spezie, sapido di terra e di mare, magari ancora in cerca di un proprio equilibrio ma con un bel futuro davanti.
ETNA BIANCO: Carricante batte Catarratto 60 a 40 sciorinando zagare, ginestre e acacie, mescolando i cespugli di macchia mediterranea con le leggerezze agrumate del cedro.
Freschezza e sapidità governano un assaggio di buon equilibrio e persistenza.
SANCARRARO (SICILIA)
SICILIA DOC GRILLO “LILIBEUM” 2023: un Grillo tutto dolcezze di pesca, gialla come la mimosa con un appena (ma sensibile) di timo e un quid salmastro.
Sorso che, pur salino, punta sulle dolci morbidezze della frutta risultando forse un po’ troppo “piacione”.
TERRE SICILIANE IGP CHARDONNAY “MARE MAGNO”: uno Chardonnay che regala profumatissime albicocche e il giusto di agrume maturo.
Sorso di adeguata “grassezza” e spalle fresco sapide che stentano a tenere a bada la parte glicerica di un vino che per certi versi si atteggia a Moscato.
SICILIA DOC NERO D’AVOLA “LILIBEUM” 2022: importante la componente fruttata ben gestita però grazie all’aiuto di una fresca speziatura e di una solida base mediterranea.
Al sorso è sicuramente l’equilibrio ad essere in evidenza, con i tannini sottili e la giusta persistenza a contribuire all’agilità di beva.
SICILIA DOC SYRAH – NERO D’AVOLA “ORION” 2018: 60/40 le parti dei due vitigni.
Un naso importante di ciliegie e visciole, macchia mediterranea, pepe, menta, tabacco e una grattugiata di noce moscata.
Sorso muscolare ma non tronfio grazie alle toniche spalle fresco sapide.
Chiude indeciso tra frutta e spezie con forse meno lievità di quanto mi sarebbe piaciuto.
Un bel vino anche se non nelle mie corde.
E ORA?
Ora è il momento dei ringraziamenti, agli organizzatori (Stafano Minelli e Cristina Santini) per avermi ospitato, a tutti i Produttori (quelli che sono stati costretti a sopportare le mie divagazioni e quelli cui per mancanza di tempo non ho potuto rompere le scatole) e a tutti Voi per avermi letto fino a qui.
Mi resta un sacco di lavora di approfondimento da fare ma…forse ne vale la pena.