
IL COSA ED IL DOVE
Dal 16 al 18 Febbraio gli ampi ed eleganti spazi del Salone delle Fontane all’EUR (Roma) hanno ospitato l’Edizione 2024 (23a della serie) de I MIGLIORI VINI ITALIANI, manifestazione ideata ed organizzata da LUCA MARONI e da sua sorella FRANCESCA ROMANA per presentare le migliori produzioni enologiche dello stivale italico (quelle che poi potrete ritrovare nell’omonima Guida).

Una kermesse dedicata alla Cultura del vino con un programma ricco di appuntamenti (laboratori, workshop, presentazioni, degustazioni libere e guidate) che ha visto la partecipazione di un grandissimo numero di addetti del settore e winelovers.

GLI ASSAGGI
Quanto c’era da assaggiare?
Tanto, troppo, soprattutto per uno solo come me.
Si, m’ero fatto una sorta di tabellino, ma se è vero che “delle buone intenzioni è lastricato l’inferno” beh…se io non sono belzebù poco ci manca.
E quindi mi sono ritrovato a zigzagare più o meno senza meta lasciandomi trasportare dall’onda del folto pubblico soffermandomi là dove i marosi me lo consentivano, scegliendo ora l’approdo sicuro di un Produttore amico ed aggrappandomi altre volte al salvagente dell’intuito o dell’occhio.

Ed è stata una bella avventura, vissuta tra nomi noti e volti nuovi, tra estro e banalità, tra Qualità assoluta e sorsi (anche quelli immancabili) di cui avrei potuto tranquillamente fare a meno.
Comunque, spero che le mie consuete note d’assaggio (quelle che ormai avrete imparato a NON prendere per buone) possano, se non esserVi in qualche modo d’aiuto, almeno suggerirVi qualche sentiero da percorrere.
Leggete, assaggiate, condividete e…fatemi sapere!
IL PIEMONTE
ANTONIO BELLICOSO
Beh, di Antonio avrete già letto altre volte, 5ha dedicati ai vitigni tipici dell’astigiano (Barbera, Grignolino, Freisa) ed un amore passionale per i vini ed il proprio lavoro.
GRIGNOLINO D’ASTI DOC “DOMINE VITES” 2022: 4000mq di viti vecchie e stanche comprati “per forza” sono i genitori di un Grignolino fuori dagli schemi.
Il colore, il grado alcolico (16°) che la voluttuosa dinamicità dimostrata nel calice si ostinano a non dimostrare anche meccanicamente…
Al naso, tra gerani e rosa canina spuntano i ribes ma è quell’idea di corteccia che colpisce e Vi si scolpisce in testa.
E poi il lungo corteo fresco-balsamico di liquirizia, china, tabacco mentolato che ne fanno una sorta di laudano curatutto (alché Antonio dovrebbe vestire bombetta e farfallino ed andarlo a promuovere in giro per il far west)
Sorso panoramico, completo, che in tesa progressione fresco-sapida ripropone i toni olfattivi sottolineando i piccoli frutti rossi.
Ne scriverò ancora (stay tuned), per ora gli ammollo il mio premio SURPRAIS.
FREISA D’ASTI DOC 2022: “LA” Freisa è donna (ché solo “LA” Barbera è femmina”) ma qui, l’etichetta disegnata da un famoso pittore astigiano, sembra voler dire di virili discussioni magari al tavolo di un’osteria.
Ed invece di donne parliamo, dolci come i lamponi, misteriose come i chiodi di garofano, frizzanti come le erbe aromatiche.
Il sorso è un chiacchiericcio da “salotto sabaudo” di freschezze e tannini solleticosi che rivelano, mettendosi la mano davanti alla bocca quasi vergognandosene, un animo profondamente mediterraneo.
Da bere ascoltando “EBBEN NE ANDRÒ LONTANA” da LA WALLY (atto 1°) di ALFREDO CATALANI, cantata da MARIA LUIGIA BORSI, LONDON SIMPHONY ORCHESTRA.
BARBERA D’ASTI DOC “AMORMIO” 2022: se ci ficcate il naso dentro riuscite a vedere quello che l’impenetrabile colore nasconde all’occhio.
Ed allora trovate il richiamo delle sirene dei polputi e succosi frutti neri e vi lasciate traviare dall’erotismo di rabarbaro e pepe.
E il sorso…Vi frega!
Perché dopo averlo assaggiato capite che ‘sta barbera è una Jessica Rabbit che Voi, poveri Baby Herman, a parte le voglie di un cinquantenne, non avete “armi” per soddisfare.
Non per tutti.
Da bere ascoltando, manco a dirlo “AMOR MIO” di MINA.
BARBERA D’ASTI DOCG “MERUM” 2021: con l’umiltà del non avere la pretesa (e la volontà) di inventare qualcosa di nuovo, Antonio ci propone questa Barbera da 16.5°.
Niente appassimento (per non uscire dalla Tradizione) solo amore e la pazienza di seguire il frutto fino alla sua estrema maturazione.
Qui, signori miei, si ragiona di boa di piume di struzzo e lustrini!
Dell’erotica eleganza delle attrici degli anni ’20!
Le more abbandonano i rovi e s’ammorbidiscono in confettura, i fiori si appassiscono in un pot-pourri di profonda, scura luminosità ed il bosco, scuro anche lui, cela il lupo di un assaggio che avreste osato far precedere all’analisi olfattiva.
Si, perché l’occhio aveva percepito l’inattesa cinetica di un vino impetuoso.
Ed allora cercate conferma e Vi fate frustare dalla materia tannica, ammanettati ad una freschezza che strizza l’occhio alla sostanza di un estratto che è materia palpabile.
Vabbè, ne avevo già scritto ma…sorprendente!
Ancora una volta sorprendente!

ROBERTO SAROTTO
Azienda affatto piccola e dai numeri importanti per una produzione, dedicata in massima parte al territorio ma affatto dimentica dei vitigni internazionali, che tende a privilegiare la sostanza piuttosto che l’agilità.
BARBERA D’ALBA DOC “BRICCOMACCHIA” 2022: un filo d’alcol a disturbare e poi le fresche note di amarena, i mirtilli maturi, le violette, la lavanda.
Ed infine l’humus ed i respiri balsamici dell’anice e della liquirizia.
Il sorso comunica iniziale calore ma vira poi sulle freschezze e su una profonda sapidità ben gestita dalla fitta trama tannica.
BARBERA D’ALBA DOC “ELENA” 2021: toni floreali di glicine e violetta precedono visciole mature e cassis, in una atmosfera fumé e carica di resina e iodio.
Sorso morbido, gustoso, sorretto da onesti tannini e buona sapidità minerale.
Chiude su ricordi di spezie non raggiungendo però il livello del “cugino” di cui Vi ho detto poco sopra.
BARBARESCO DOCG “CURRÀ” RISERVA 2018: naso che propone la rustica eleganza della rosa canina e la delicatezza della viola, il giusto di frutta nera, un tocco di spezia e, soprattutto, il lungo corteo balsamico di liquirizia, mentolo e tabacco (peccato per una sbavatura di alcol).
Sorso di buona freschezza e tannini integrati in un quadro di grande corrispondenza gusto olfattiva.
BAROLO DOCG “AUDACE” 2019: il naso ne rivela la gioventù e racconta aromaticità di timo ed origano prima ancora di un bosco che fa gelatina dei piccoli frutti e non dimentica le foglie secche.
Folate di china ed incenso segnano la chiusura ed introducono ad un sorso dinamico e minerale, con il setoso tessuto tannico a gestire la vena sapida.

LA LOMBARDIA (E L’EMILIA ROMAGNA)
CASTELLO DI LUZZANO
Tra l’Oltrepò Pavese ed i Colli Piacentini, tra i Galli ed i Romani, tra le argille ed il calcare, un po’ lombarda ed un po’ emiliana.
110ha (75 quelli dedicati ai vigneti), 2000anni di storia ed oltre 100 quelli di un oggi che ha nell’entusiasmo di Giovannella Fugazza l’incentivo maggiore ad approfondire la conoscenza ed il racconto di una variegata produzione.
BONARDA DELL’OLTREPÒ PAVESE DOC “SOMMOSSA” 2022: rivoltoso sin dall’olfatto, accosta amarene e suco di prugna e lampone a gentilezze di viola ed umidità di terra senza dimenticarsi della firma amaricante della salvia.
Sorso che ammalia e travia chiedendone subito, con urgenza un secondo e poi un terzo…
DimenticateVi dei descrittori e bevetelo in leggerezza peccando per il piacere di farlo.
Si becca il mio premio “HARDCORE”.
Da bere ascoltando “DON’T DRINK THE WATER” della DAVE MATTEWS BAND.
PINOT NERO DELL’OLTREPÒ PAVESE DOC “UMORE NERO” 2021: solo acciaio per un Pinot Nero fuori dagli schemi già dall’etichetta “buuum”!
Un fumetto che racconta di colori e stati d’animo colpisce l’occhio mentre l’inaspettata “spigliatezza” si occupa del naso.
Fresco, giovane, appena un tocco di spezia a “scarabocchiare” il foglio su cui sono ben disegnati piccoli frutti rossi, prugne, gelsomini, delicate vegetalità e pennellate di china.
Sorso elegante ma disinvolto, piacevolissimo, di dinamica freschezza, sottile mineralità ed ottima rispondenza olfattiva.
GUTTURNIO DOC CLASSICO “ROMEO” RISERVA 2017: l’olfatto è una scala verticale che dai petali di rosa conduce alle freschezze balsamiche di alloro e liquirizia passando per amarene, fragoline e prugne.
Il sorso, caldo, vivace e succoso, è invece uno sguardo panoramico sull’incedere dei tannini accompagnati dall’intrigante sapidità.
COLLI PIACENTINI DOC MALVASIA “TASTO DI SETA” 2022: altro che seta!
Il naso di questa Malvasia di Candia aromatica è ben più che buuum!
Nel gioco di contrasti tra dolcezze di frutta ed amaritudini di sambuco ed erbe aromatiche (rosmarino e salvia), gli agrumi si fanno strada gli agrumi tra le mineralità di pietrisco dicendo di dolci asprezze mentre un tocco di menta rinfresca vieppiù l’olfatto.
Sorso scorrevole e dinamico, di piccante sapidità cui manca un po’ di allungo ma…è peccato veniale.

L’ALTO ADIGE
FRANZ HAAS
Un nome che va a braccetto con una viticoltura che respira l’aria rarefatta di quelle alte quote che il recentemente scomparso proprietario visualizzava come unica salvezza per le proprie viti alla luce di un futuro climaticamente complicato.
60ha e quasi mezzo milione di bottiglie non sono poche, soprattutto quando comunicano certi messaggi.
VIGNETI DELLE DOLOMITI IGT MOSCATO GIALLO 2022: se l’impatto olfattivo iniziale è carico di dolcezze, sono poi le amaricanti note del sambuco e della scorza d’agrume a menare le danze mentre dolcezze speziate di zafferano e noce moscata fanno da contraltare.
Sorso di mirabile corrispondenza che, in un crescendo aromatico, conduce ad una chiusura di grande freschezza aromatica.
Bellobello.
ALTO ADIGE SÜDTIROL DOC PINOT GRIGIO 2022: fin troppo aromatico nel suo proporre legni esotici e contrasti tra dolcezze d’acacia e pera ed amaritudini di salvia e peperone verde.
Sorso freschissimo e sostanzioso con una importante sapidità che l’alcol riesce ad attenuare nel finale.
Si prende un “ni”.
ALTO ADIGE SÜDTIROL DOC PETIT MANSENG 2022: che spettacolo!
Il naso è un sabba di dolcezze ed amaritudini: burro e vaniglia di quasi pasticceria vs. rosmarino, agrume amaro vs. frutta gialla con una mineralità che…levateve proprio!
Sorso succoso e di dolce, fruttata impronta ma con una sapidità di fondo che è come il mugghiare di un mare lontano, come maroso che avanza…
Bello davvero, si becca il mio premio “CEDETE LO PASSO”.
Da bere ascoltando “DALLA PACE DEL MARE LONTANO” di SERGIO CAMMARIERE.
ALTO ADIGE SÜDTIROL DOC MOSCATO ROSA 2021: BUUUM!
Esplosivo l’olfatto, di un colore ugualeuguale a quello del vitigno: geranio, fragoline, lamponi, dolcezze di cannella e scorza d’arancia candita con un tocco di bosco fresco e umido a contorno.
Assaggio dominato dalle dolcezze ma di affilata freschezza con un allungo fruttato che…sto ancora aspettando che finisca.

IL VENETO
TENUTE CA’ BOTTA
Ho poco da dirVi sull’Azienda perché poco hanno saputo dirmi quindi…indagherò.
Per quanto mi possano rivelare gli assaggi, direi che la filosofia aziendale tenda a rispettare la tradizione senza perdere di vista il futuro.
GARDA DOC RIESLING “TENUTA SOPRAZOCCO” 2020: un certo surplus di alcol disturba le note di agrume candito e quelle campestri di fieno e fiori puntando gli spot su pera e pesca mentre dolcezze di miele fanno a spallate con una profonda mineralità.
Sorso non particolarmente complesso e di buona coerenza, centrato sulla sostanza di una mela che l’agrume va a rinfrescare e finale che mi sarei aspettato più lungo.

AMARONE DELLA VALPOLICELLA DOGC “PIAN DI MEZZO” RISERVA 2015: tra dolcezze di frutta secca natalizia ed amaritudini di cioccolato fondente ed in una atmosfera alquanto fumé, spuntano piccoli frutti di rovo e ciliegie.
Sorso caldo e molto coerente, tannini ben integrati ed onestissima chiusura per un Amarone classicheggiante e, direi, prontissimo.

IL FRIULI VENEZIA GIULIA
VIE DI ROMANS
Tra l’Alto Adriatico e la Slovenia l’Azienda racconta, da oltre un secolo, un Territorio unico attraverso vini prodotti con cura maniacale e pazienza non comune.
Sorsi che sanno di attesa e sfide future.
FRIULI ISONZO DOC SAUVIGNON BLANC “PIERE” 2021: fumoso a primo naso, rivela poi un animo di fresche vegetalità giocato tra mentuccia ed agrumi verdi.
Un mazzetto di mughetti introduce poi a dolcezze d’acacia e frutta esotica squarciando un sipario sapido che ricorda il mare che fu e quello poco distante.
Sorso dinamico e ritmato che scandisce un inarrestabile susseguirsi di freschezze e mineralità facendoci allungare la mano per un secondo bicchiere.
Da bere ascoltando “I’M SHIPPING UP TO BOSTON” dei DROPKICK MURPHYS.
FRIULI ISONZO DOC CHARDONNAY “VIE DI ROMANS” 2021: si propone al naso con la sua mole grassa sorprendendoci per l’agilità con cui passa dalle note fresche e vegetali di menta e sambuco a quelle dolci di pesca e vaniglia, farcendo il tutto con una sottile piccantezza di zenzero.
Sorso caldo, che riempie ed accarezza accompagnandoci per mano ad un finale salato e piacevolmente amaricante.
FRIULI ISONZO DOC FRIULANO “DOLÉE” 2021: al naso dimostra ampie vedute proponendoci modernità e ricordi dei “Tocai” che furono.
Fresco ed amaricante nel ricordarci toni di menta ed eucalipto, non nasconde accenni pirici ed il giusto di frutta ricordandoci del suo profondo animo marino.
Sorso in cui la profonda sapidità doma la freschezza e s’accosta alle morbidezze in un quadro di sostanziale equilibrio.
Lungo ben più di quanto serve per non dimenticarsene.

TENUTA FERNANDA CAPPELLO
130ha di Grave a Sequals (PN), il paese di Primo Carnera.
Una storia iniziata negli anni ’60 che racconta di Famiglia e scelte di vita ed una produzione elegante ed identitaria che mixa eleganza e bevibilità.
FRIULI DOC GRAVE SAUVIGNON 2022: fin troppo elegante nel proporre il proprio bouquet di vegetalità: salvia, basilico, erba falciata, sambuco e legnetto di liquirizia.
Poi un tocco di pompelmo ed uno di uva spina.
Sorso fresco, scorrevole, coerente e di ciottolosa mineralità che Vi saluta in chiusura con toni di salvia ed agrume.
Il migliore della batteria.
FRIULI DOC GRAVE FRIULANO 2023: paga lo scotto di una giovinezza carbonica che veicola con troppa esuberanza note di camomilla e frutti tropicali staccando di ruota una mineralità appena soffusa, tocchi d’agrume ed un ché di uva spina.
Sorso beverino cui gioverebbe un po’ di struttura in più ma che gioca con furbizia le carte di freschezza e sapidità per risultare “piacione”.
Non nelle mie corde ma sicuramente d’acchiappo.
VENEZIA GIULIA IGT RIBOLLA GIALLA 2022: un olfatto timido cui mancano le folate di freschezza collinare e che si concentra invece su sensazioni vegetali di sambuco ed anice ben addomesticate da albicocca ed agrume infarcite e sulla sottile mineralità.
Sorso scorrevole, di buon equilibrio fresco-sapido e discreta, fruttata, morbidezza che in chiusura ripropone leggere amaritudini vegetali.
FRIULI DOC GRAVE CABERNET FRANC 2022: accantonati quasi del tutto gli spigoli varietali, spinge sull’acceleratore del frutto accomunando in un sottofondo sussurrato spezie scure, leggere balsamicità, erbe aromatiche e fiori appassiti.
Sorso che conferma l’estrema bevibilità dei vini dell’Azienda, equilibrato, fresco, gentilmente tannico, che ricorda la melagrana e chiude con un buon allungo.

SOLO ROBERTO
Un’Azienda di cui confesso di non sapere nulla (mi toccherà provvedere a colmare la lacuna) con una produzione che qui presentava la propria “costola” friulana ma che mi pare abbracci l’intero stivale italico.
FRIULI GRAVE DOC SAUVIGNON 2023: giovanissimo ed inesperto, gioca la carta dell’irruenza fruttata con la susina gialla proponendo poi dolcezze d’acacia a contrasto di amaritudini di mandorla, agrumi e sottile vena minerale.
Sorso di importante sapidità, agile, fresco e con una chiusura tipicamente ammandorlata.
FRIULI DOC GRAVE TRAMINER AROMATICO 2022: prova a raccontarsi fumé ma rivela il proprio animo fruttato elargendo pesca bianca e susina gialla su uno sfondo di zenzero ed erbe aromatiche.
Sorso articolato e di buona rispondenza ritmato sui ricordi sapidi, freschi ed aromatici.
FRIULI DOC GRAVE PINOT GRIGIO 2023: mentre, davvero troppo GGiovane; cerca di adeguarsi alla clausura del vetro, prova a proporre vegetali florealità di mughetto accanto ad una frutta che dice di mela, pesca e cedro e ad amaritudini aromatiche di salvia e timo.
Buono l’equilibrio fresco-sapido di un sorso che calca la mano sulla mandorla fresca lasciando poco spazio al resto (fatto salvo l’agrume).
Mi dispongo, paziente, all’attesa di un assaggio “più avanti”.
Nel complesso direi che, almeno a NE, c’è ancora molta strada da fare.

L’UMBRIA
LA MADELEINE
Nata 3 lustri fa per volere di un nome noto della politica italiana, dimostra oggi come tenacia e lungimiranza consentano possano raccontare in un calice le potenzialità qualitative del territorio di Narni.
UMBRIA IGT ROSSO “SFIDE” 2020: sapiente, l’uso del legno smussa (forse troppo) gli spigoli di un Cabernet Franc che si dilunga nel raccontare frutti di rovo maturi quasi schivando muschi e terra umida ma senza dimenticarsi delle erbe officinali, di mentolate balsamicità che aprono i polmoni e di rugginose ferrosità.
Sorso dinamico, fresco e sorretto da viva tessitura tannica sino al finale sapido e prolungato.
IGP ROSSO “NARNOT” 2019: scoprire che è tra i vini premiati mi fa quasi strano…
Scuro eppure luminoso, il naso di questo Cabernet Franc srotola freschezze di lavanda e conifere, amaritudini succose di chinotto e colorati lamponi.
Il sorso ripropone l’olfatto con didascalica precisione sottolineando l’agrume amaro ed un tannino che fa comunella con la sapidità per far schioccare la lingua chiedere un altro bicchiere.
Il fondo del calice…quello rivela la vera essenza di un vino e qui, pur sotto nobili spoglie, si cela la preziosità di un animo contadino.
Unica live stonatura, quella chiusura su inaspettati toni dolci che gli vale il mio premio “PECCATO”.
Da bere ascoltando “DEVIL INSIDE” degli INXS.

L’ABRUZZO
CANTINE SPINELLI
Se è vero che in Abruzzo il Chietino fa “quantità” i settemilionidibottiglie di questa Azienda ne sono dimostrazione.
Una realtà che, tra l’Adriatico e la Majella, racconta il Territorio con piglio moderno ed occhio alla Tradizione e che qui, oggi, presenta una linea che è una sentita dedica ad una persona che ha dedicato vita e lavoro all’Azienda.
TREBBIANO D’ABRUZZO DOC “ZIONE” 2021: molto fresco (troppo), quasi dolomitico, il tessuto olfattivo di agrumi ed erbe aromatiche ricamato qua e là da fiori di campo ed erbe aromatiche.
Sorso di buona rispondenza, fresco ed invitante, che chiude vagamente ammandorlato e piccantemente sapido.
Non la mia idea del Trebbiano ma…io so’ uno!
TERRE DI CHIETI IGT PECORINO “ZIONE” 2021: da un tendone di 22 anni un Pecorino giocato sulla piacevolezza del frutto e quasi dimentico della mineralità.
Ecco dunque pesche e nespole ma anche (e soprattutto) tropicali affondi di frutto della passione.
Belle le stilettate vegetali ed amaricanti di salvia, timo ed una nettissima nota balsamica di anice che gli fa guadagnare almeno un paio di punti rispetto al Trebbiano precedente.
Sorso di viva freschezza con sapidità all’inseguimento e chiusura che, qui si, è minerale.
CERASUOLO D’ABRUZZO DOC “ZIONE” 2021: il naso rivela l’anima “sprint” di questo Cerasuolo che vuole raccontare modernità senza dimenticarsi della Tradizione.
Un pochino troppo freddo, stenta a proporre un olfatto che segue fedelmente quanto percepito dall’occhio.
Ecco dunque l’agilità delle viole e delle fragoline di bosco, il pompelmo (rosa) e forse il glicine (ma vado a colore perché ormai è fiore passato di moda e la memoria m’aiuta poco).
Qualche grado in più rivela l’animo della Tradizione schiudendo il naso su erbe aromatiche e tocchi speziati con un simpatico ricordo selvatico che gli fa guadagnare un altro paio di punti al mio personalissimo tabellino.
Sorso di grande dinamicità, giocato tra morbidezze e sapidità adriatiche in un quadro dipinto dai ricordi fruttati.
Pur avvalendosi di un lungo affinamento in vasca, manca del vetro.
Sinceramente: non posso certo dire che rientri nei miei canoni di Cerasuolo ma…ai più sarà difficile resistere al suo fascino.
Un vino h24!

CANTINE ROVERI
L’Azienda di Andrea (Veri) nasce ad Ortona (CH) nel 2009 con il singolare intento di produrre vini che sfuggano alle valutazioni fintamente oggettive delle guide.
Nella frase: “Il vino è un piacere personale, se anche a Te piace questo vino, siamo in due” si concentra la filosofia di un Produttore che svicola dalle mode e dal pensiero comune per proporre vini da stappare quando lo impone la voglia di farlo.
Da varietà autoctone nascono quindi vini “estrosi” ed in un certo senso unici e che rappresentano un singolare mix di rispetto ed interpretazione personale della tradizione enoica abruzzese.
VINO ROSSO “L’ESSENZIALE” 2021: Montepulciano d’Abruzzo (70%) e Syrah (il resto), 506 bottiglie, 24 mesi di rovere vecchio ed altri 12 di vetro.
Questi i numeri di un vino carichissimo già all’occhio ed ancor più al naso.
Quasi crepuscolare con i suoi cupi toni fruttati di prugna matura confida nelle freschezze boschive resinose e vegetali per mantenersi dritto ma il cacao…
Il cacao allarga ancora l’orizzonte ed allora assaggi.
Più generoso che opulento, stenta comunque a dimostrare leggiadria nonostante freschezza e sapidità adeguate allo scopo e, mentre chiude leggermente amaricante, mi ricorda che certi vini vanno bevuti in certi contesti quindi, pur sapendo con certezza che non rientrerà comunque nei miei schemi mentali (cosa che forse è un bene) cercherò di assaggiarlo in un altro tempo, in un altro luogo ed in un altro modo convinto che, comunque, si lascerà ricordare.

COLLEFRISIO
A vent’anni dalla fondazione, l’Azienda cammina ormai dritta sulle proprie gambe.
Raccolta l’eredità di tre generazioni propone oggi un’ampia linea di prodotti rispettosi della tradizione (ma che strizzano l’occhio al mercato internazionale) e dell’ambiente.
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “IN & OUT LIMITED EDITION”: che cambia rispetto all’”IN & OUT CLASSICO”?
BOH?
Non lo so!
Cioè: l’ho chiesto e mi hanno risposto ma avevo già messo via il quaderno degli appunti confidando, stupido me, nella mia memoria…
Poi mettetece che avevo pure bevuto e…
Comunque, i ricordi di rosa appassita e mora…quel ciliegione maturo…le spezie ed il tabacco me li ricordo.
E pure quella nota sottilmente vegetale.
Il sorso segue l’olfatto con una certa agilità nonostante la mole e…mi sembra di ricordare che me l’aspettavo più lungo ma…
Dai, c’ho la scusa per riassaggiarlo e raccontarvelo meglio!

LA CAMPANIA
LA FORTEZZA
Da quel di Torrecuso (BN) una storia di ricordi, tradizioni e Cultura raccontata attraverso i vitigni tipici del Territorio.
FALANGHINA DEL SANNIO TABURNO DOC 2022: in un quadro di fruttate freschezze spiccano pesca e dl cedro la scorza mentre pian piano sale dal profondo la sua minerale, tufacea mineralità.
Sorso agilissimo, morbido ma di graffiante sapidità, ci ricorda di continuo frutta e mineralità sino al successivo bicchiere.

AGLIANICO DEL TABURNO DOCG “ENZO RILLO” RISERVA 2013: i due anni di legno provano soltanto ad addomesticare l’animo indomito di questo Aglianico.
Pur essendo ancora chiuso (la caraffa! Usate la caraffa!) sciorina con elegante facilità profonde e luminose note balsamiche ed una complessa speziatura dolce a contorno dei toni scuri della frutta e di un sottobosco non dimentico dei funghi.
Sorso di grande potenza che comunica al contempo calore e freschezza in un incessante ritmo scandito dai ricordi olfattivi e dagli agguati di caffè tostato, liquirizia e amaritudini di frutta secca.
Peccato per quel naso…

MASSERIA FRATTASI
Dalla fine del ‘700 (ma con un oggi poco più che ventennale) un punto di riferimento per la viticoltura “eroica” di quel Taburno di cui parlava anche Virgilio (se non sbaglio sono loro i vigneti più vecchi della Campania).
AGLIANICO BENEVENTANO IGP “KAPNIOS” 2019: l’olfatto dimostra manifesta superiorità.
Un ampio palcoscenico scuro con un tavolato di legni nobili sul quale si affacciano personaggi che si chiamano prugna, ciliegia nera, mirtillo…
E mentre l’orchestra suona un sottofondo balsamico ecco gli assoli di tabacco mentolato, grafite e pepe.
Il sorso?
Semplice, potente, lungo, coerente, succoso di arancia rossa e rinfrescante d’eucalipto.
Bella prova davvero!
Da bere ascoltando “GOD’S AWAY ON BUSINESS” di TOM WAITS.

LA PUGLIA
VAN THIEL
Nuova realtà salentina che, in quel di Squinzano (LE), si dedica esclusivamente al Primitivo coltivando 6ha di vecchi vigneti.
PRIMITIVO DEL SALENTO IGP 2021: un naso segnato da un legno (integrato, per carità!) che sottolinea troppo le dolcezze della frutta (prugna e mora) e delle spezie.
Dolce anche la nota di tabacco e quell’accenno di belletto femminile.
“Più meglio” il sorso che, ravvivato da tannini ancora birichini, ai rimandi fruttati aggiunge tostature e note amaricanti di erbe aromatiche.
Troppo “piacione” per i miei standard ma…conta poco.

CANTINE RISVEGLIO
Realtà cooperativa brindisina nata alla fine degli anni ’50 che focalizza la propria produzione sui vitigni autoctoni (Susumaniello, Negroamaro, Nero di Troia) e su una tradizione enoica pugliese che dimostra di volere affatto dimenticare.
PUGLIA IGP NERO DI TROIA IGP “PECORA NERA” 2022: imperioso nel proporre i frutti di bosco (in Puglia?!) vi accompagna note scure di ciliegia nera, chiodi di garofano e pepe con un bel tocco luminoso e rinfrescante d’alloro.
Sorso morbido segnato da una eccessiva “gioventù carbonica”, dai tannini finemente intrecciati e di ottima persistenza, con un finale giocato sulla sapidità.
SALENTO IGP ROSSO SUSUMANIELLO “SUSÙ” 2021: al naso, propone toni maturi di prugna ma sorprende con un mix freschissimo di menta e cioccolato cui seguono note di cumino e sabbiosa mineralità
Sorso di grande rispondenza con la frutta matura ancora in primo piano e la carezza dei tannini a gestire la grand sapidità nel lungo e persistente finale.
SALENTO IGP NEGROAMARO “72100 SILVER EDITION” 2021: del bosco ha in apertura i piccoli frutti rossi e neri e la vegetalità delle felci mentre la chiusura la dedica a rabarbaro e spezie.
Sorso forse un tantino “rustico” ma proprio per questo di grande onestà, bello l’equilibrio fresco sapido e bene integrati i tannini.
SALENTO IGP NEGROAMARO “72100 SELEZIONE SPECIALE” 2021: seppur con un tocco di piacioneria speziata (cannella), propone un quadro boschivo davvero completo raccontando di bacche e piccoli frutti senza dimenticarsi di felci e conifere.
Sorso caldo che i ben integrati tannini contribuiscono ad essere di avvolgente morbidezza, segnato da profonda sapidità e con un finale in cui si alternano ricordi balsamici e frutta.
Se solo avesse un po’ più di nerbo…

LEONE DE CASTRIS
Un nome che da ottant’anni è legato al colore rosa (il FIVE ROSES fu infatti, nel 1943, il primo vino rosato commercializzato in Italia).
Un nome che porta il Salento sulle tavole di tutto il mondo.
GIOIA DEL COLLE DOC PRIMITIVO “COLPO DI ZAPPA” 2021: davvero, dal nome di fantasia m’aspettavo un naso più “BUUUM”.
Sono invece le dolcezze a menare le danze, quelle dei piccoli frutti (ciliegie, more, ribes), quelle speziate della vaniglia e della cannella e quelle del cioccolato, con un lontano respiro balsamico.
Sorso che conferma la prima impressione, di bell’equilibrio e tannini correttissimi con una chiusura sapida ancora sui toni percepiti dall’olfatto.

GIANFRANCO FINO
Azienda legata storicamente al Primitivo è oggi, al giro di boa dei vent’anni di storia, un riferimento in termini di Tradizione ed identità territoriale.
ROSSO IGT “ES” 2021: che dire di un vino che ormai conoscono tutti e si racconta da sè?!
L’olfatto è un rincorrersi di frutta nera matura e freschezze mentolate, balsamicità tabaccose e gentilezze di viola con scure note speziate di chiodi di garofano e pepe.
Il sorso è un abbraccio energico e vitale, caldo quanto deve ma capace di scuotere con tannini in giacca e cravatta che conducono al lungo finale di sapida mineralità.

ED ORA?
Beh, ora è il momento dei ringraziamenti: agli Organizzatori per avermi ospitato in una manifestazione di cui ho già messo in agenda l’Edizione 2025 e che rientra ogni anno di più tra quelle irrinunciabili del panorama romano (e non solo); ai Produttori: per aver sopportato le mie considerazioni sui frutti del loro duro e pregevole lavoro ed a Voi per aver letto (spero) fin qui le parole che, come sempre, mi fa una gran fatica scrivere.
