IL COSA ED IL DOVE
TH CARPEGNA PALACE, questa la nuova location dell’Edizione 2023 di un IO VINO arrivato ormai alla sesta stagione.
Il format è il solito, Marche e Campania sotto i riflettori con Manilo (Frattari) e sua moglie Romina (Lombardi) impegnati a proporre una selezione sempre molto curata di Aziende che ben fotografino il Territorio.
Marche e Campania, una coppia d’assi ormai ferrata, niente in comune tra loro a parte produzioni di livello molto elevato e Produttori ben determinati a proporre anche quanto vada al di là delle consuetudini.
Tutto bello?
Tutto perfetto?
Beh, tuttotutto no, la location è sicuramente molto elegante e comoda ma “dimensionalmente” non proprio adatta.
Quello slalom tra corridoi e salette alla “scoperta” del nuovo m’è anche piaciuto ma c’era quel grande salone illuminato proprio all’ingresso che…vabbè, avete capito.
Lo so, penserete che non mi va mai bene niente ma non è così, Ve lo garantisco.
Stimo tantissimo chi si impegna per organizzare Eventi di questa portata e mi permetto di dire la mia solo con la speranza che possa servire a fare sempre meglio.
Personalmente rivedrei anche la formula modificandola in una “due giorni”, e non tanto per l’accostamento di due regioni così “lontane” tra loro quanto per poter dare più importanza a ciascuna di esse ed ai tanti Produttori che uno è costretto a saltare per troppa grazia.
GLI ASSAGGI
Se due Regioni Vi sembran poche…
Questo potrebbe essere l’incipit di una giornata differente da tante altre ma non certo dal punto di vista delle proposte.
Circa un centinaio le Aziende presenti, a fotografare due territori estremamente variegati.
Il mio giro?
Ovviamente incompleto ma di grande soddisfazione!
Sisi, ho salutato vecchie conoscenze e conosciuto un sacco di Produttori nuovi, assaggiato tanto ed imparato di più.
Voi date una letta alle mie personalissime note di assaggio e magari prendetene spunto ma…camminate anche con le Vostre gambe, siate curiosi, SEMPRE.
GRAZIE, grazie a tutti.
LE MARCHE
TENUTA PIANO DI RUSTANO
Siamo a Castelraimondo (MC), lì dove il clima sa molto di montagna e poco dell’Adriatico dietro l’angolo, lì dove il Verdicchio diventerà SOLO Matelica.
Anno di nascita 2016 per quest’Azienda situata nella parte terminale dell’areale di Matelica, in una sorta di anfiteatro naturale posto alla base dei Monti Sibillini.
Qui, una costante ventilazione impedisce alle muffe di aggredire il grappolo compatto del Verdicchio preservando intatta la qualità delle uve.
Annata in commercio?
Mai l’ultima!
VERDICCHIO DI MATELICA DOC “TORRE DEL PARCO” 2020: ne ho già scritto qui ma lo riassaggio per vedere che effetto fanno un paio di mesi in più di bottiglia.
Rispetto all’assaggio precedente si apprezzano maggiormente le freschezze di un agrume che è lime ma che non dimentica le dolcezze del pompelmo maturo.
L’impercettibile nota ossidativa frutto dei frequenti travasi aiuta poi a migliorare il profilo aromatico di un vino che, con le note precedenti, mixa sapientemente grassezze di frutta a guscio ed aromaticità di erbe.
Decisamente equilibrate le spinte di freschezza e sapidità per un sorso dinamico che chiude agrumato e territoriale.
VERDICCHIO DI MATELICA DOC “BRONDOLETO” RISERVA 2020: DOCG dal prossimo anno per un Verdicchio che, in piccola parte (20%) trascorre un po’ di tempo in legni austriaci di media tostatura.
Pur perdendo affatto l’ABC del Verdicchio, rispetto al precedente l’agrume si fa un po’ da parte lasciando spazio alla nocciola tostata, alle erbe aromatiche ed a ben più che un soffio mentolato.
Poi sono dolcezze d’acacia e note di burro fuso.
Sorso di marcata sapidità e freschezza con un po’ di fiatone.
Dimostra uno sviluppo segnato da dolcezze che fanno ben più che contrastare le freschezze agrumate conducendo ad un finale quasi caramellato.
SPUMANTE METODO CLASSICO BRUT “CAVALIER VINCENZO” MILLESIMATO 2019: un Metodo Classico “made in Matelica” per sottolineare il fatto che un certo Francesco Scacchi, in quel di Fabriano, parlò di spumante ben prima di Dom Pérignon.
24 mesi sui lieviti per questo millesimato (il disciplinare non consente cuvée tra le annate).
La frutta esprime dolcezze di mela golden e pesca, i fiori sono quelli gialli della ginestra e della camomilla, c’è l’anice e l’agrume s’accosta alla grassa arachide ed ai lieviti in pasticceria.
Le eleganti bollicine rendono cremoso un sorso di profonda mineralità e bella rispondenza all’olfatto, con un finale dedicato ai ritorni agrumati ed all’amaricante impronta territoriale.
EDOARDO DOTTORI
Un’Azienda di Ancona il cui biglietto da visita è il Verdicchio dei Castelli di Jesi.
Un’Azienda davvero attenta ad ambiente e biodiversità che, partecipando al progetto di innovazione in agricoltura biologica New Wineyard, sperimenta in vigna nuovi sistemi di allevamento ed inerbimento.
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI CLASSICO DOC CLASSICO SUPERIORE “COLLE BIANCO” 2021: vendemmia anticipata per un Verdicchio decisamente più citrino che agrumato sin dal primo approccio olfattivo.
Sullo sfondo macchia marina, piccantezze di zenzero e qualche nota pirica.
Sorso strapiombante, fresco e decisamente salato con una leggerissima carbonica ad accentuare, di buona coerenza olfattiva e dal corretto finale.
Un vino di assoluto acchiappo, un must per le Vostre estati grazie anche ad un’etichetta che, anche se rappresenta altro, a me ricorda una tenda da sole sotto la quale porre rimedio alla calura.
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOCG CLASSICO “KOCHLOS” RISERVA 2020: due le vendemmie, una precoce per imprigionare l’acidità, l’altra in surmaturazione per raccontare di grassezza.
Dalla parte alta del vigneto, dopo un anno di cemento ed uno di bottiglia, arriva così un Verdicchio che lascia al lime in fondo al palcoscenico per dirigere gli spot su dolcezze di fiori di campo e camomilla, sullo zafferano, sulla frutta delle crostate di pasticceria.
Sorso serio, di marcata freschezza e profonda sapidità, con un finale vagamente etereo.
Me lo ricordavo davvero più dimesso.
VIGNETI SANTA LIBERATA
Dal 1934 a Lido di Fermo, 90ha per questa che è la realtà più grande del Fermano
SPUMANTE BRUT PASSERINA “ENTHIOS”: c’è l’erba limoncella, i fiori sono d’acacia, di zagara e camomilla, c’è la pesca bianca, la mela matura, uno spruzzo di pompelmo e non mancano le erbe aromatiche.
Al sorso tanta freschezza e briosa carbonica per una beva allegra e spensierata.
OFFIDA DOCG PECORINO “SAGGIOLO” 2022: forse non profumatissimo, regala susina e magnolie, ginestra e maggiorana, un buon corredo di erbe officinali e tanta gessosa mineralità.
In bocca ha sostanza da vendere e si muove agile tra morbidezza e sapidità sino al lungo finale minerale e vegetale.
MARCHE IGT MALVASIA “DUGNET” 2022: nel nome una simpatica dedica al nonno ed al naso ciclamini, dolci e fruttate tipicità di nspola oltre ad un lungo corredo tropicale.
Il sorso, fresco, leggiadro e dinamico, spiazza con l’accento posto sulle note vegetali di una foglia di pomodoro che a contrastare singolarmente i rimandi fruttati e ad accostarsi agli intarsi citrini sino al salino finale.
Uno Stelvin che in molti non richiuderanno.
ROSSO PICENO DOC “LE RENE” 2021: Montepulciano e Sangiovese a mezzi che al naso nulla fanno per nascondere quelle rispettive vegetalità che prugna ed amarena arrotondano solo in parte.
Onesto il corredo speziato su uno sfondo parzialmente sporcato da una nota di lacca.
Fresco e sapido, evidenzia tannini ancora pistoleri ed un finale piacevolmente amaricante.
Dai, questo sta un gradino sotto gli altri.
CANTINA SOR RICO
Siamo a Pesaro, 2ha di Territorio dedicati a “nonno Enrico”, 2h di Territorio dove dal 2018 il Bianchello del Metauro è re.
SPUMATE METODO CLASSICO EXTRA BRUT “TRIBOLLA”: nel nome ci sono le bollicine e la fatica del produrle.
24 mesi sui lieviti ed un naso di insospettabili dolci avvolgenze.
Alla batteria la buccia di mela batte il tempo, sambuco e biancospino stanno al rullante, pompelmo ed echi di alloro e mentolati ai piatti, al mixer la pasticceria dei lieviti (creme comprese).
In bocca le bolle sono forse un pochino troppo squillanti ma il sorso è comunque cremoso, fresco e di importante sapida mineralità.
Nel finale una nota di camomilla.
BIANCHELLO DEL METAURO DOC “TENUTA DELLE GRAZIE” 2021: dalle stesse vigne un naso spiccatamente più vivace, giocato tra lime e bergamotto, tra fiori di campo ed erbe aromatiche, tra la dolcezza dell’acacia e l’amaricante del sambuco, con una pesca gialla a cercare di arrotondare ed una mandorla fresca a voler dire la sua.
Sorso caldo e rotondo, di vivace freschezza e con una lunga scia fruttata e sapida.
BIANCHELLO DEL METAURO DOC “BARRITO” 2019: zanne e proboscide per non dimenticare colui che portò gli elefanti al mare passando per le nevi perenni e barrique usate per un Bianchello del Metauro tutto valvole e vinile.
C’è quella leggera nota ossidativa che catalizza l’attenzione, c’è l’Oriente delle spezie dolci, il succoso calore della frutta gialla matura, una brezza lontana che accarezza i prati in fiore e smuove le fronde dei tigli.
Il sorso è caldo e morbido ma affatto svenevole, la sapida matrice minerale equilibra i rimandi dolci e la spalla acida è ben lungi dallo stare a guardare.
Lungo il finale, piacevolmente amaricante come il caramello alle giostre di paese.
VINO DA UVE STRAMATURE “LIETO FINE”: t’aspetti un naso stucchevole ed invece lo trovi insospettabilmente balsamico e lo stesso miele ha quel grip amaricante del castagno…poi però tutto cede il posto ai datteri delle tavole natalizie.
Estremamente morbido, mai stucchevole, con una spina dorsale di profonda freschezza.
Da non sprecare con i dolci.
MARCHE IGT “IL NEPOTE” 2020: Sangiovese e Montepulciano, metà e metà.
Frutti di rovo, ciliegie, un tocco di rosmarino e di mentuccia, una spolverata di spezie.
Fresco, sapido, snello, invitante…
Un vino “pane e salame”, e scusate se è poco.
PODERE SABBIONI
Massimo (Carletti) e sua moglie Maria Grazia sono il motore di questa piccolissima Azienda di Petriolo (MC) che si dedica ai vitigni più rappresentativi del Territorio: Maceratino (Ribona), Sangiovese e Montepulciano.
4 gli ettari vitati e tanta l’attenzione all’ambiente.
MARCHE IGT ROSATO 2022: a Novembre avevo lasciato ‘sto rosato con un giudizio non proprio lusinghiero ed è proprio per questo che lo ri-assaggio con viva curiosità.
Stesso vino?
No, stesse uve ma lavorazioni affinate con cura da orologiaio: 15’ in meno di pressa, un “tocco” di ceramica…
Sisi, tutte scuse!
La verità è che Massimo diventa più bravo ad ogni vendemmia!
Zero riduzioni, i lamponi appena colti, i gerani in fiore e quel tocco di selvatico del Sangiovese a raccontare di sambuco, cassis ed osso di pesca.
Il sorso ha la dinamica della “musica liquida” più che il fascino del vinile e guizza sapido al palato senza dimenticarsi della dolce morbidezza dei piccoli frutti.
Scorrevole e chiacchierino, ama la pizza ma c’ha ben più di qualche asso nella manica.
Promosso!
CASA LUCCIOLA
Arrivato al vino da altre strade, Luca gestisce con piglio biodinamico quelle sue vigne che guardano Matelica dall’alto.
Primi impianti nel 2014 e prime bottiglie nel 2018.
MARCHE IGT BIANCO FRIZZANTE “ANCËSTRALE”: tappo a corona per un vino fatto davvero “in casa” anzi: “imbottigliato all’origine da”.
Beh, è difficile dire di un “ancestrale”…
Intanto non saprei dirVi se vada bevuto prima o dopo averlo “agitato”, poi Vi inviterei a distogliere lo sguardo dall’opacità che riempie il bicchiere e sari tentato anche di dirVi di aprirne almeno un paio di bottiglie perchè l’esperienza mi insegna che difficilmente potrete imbatterVi in due sorsi uguali.
C’è la mela, o forse la pera, una ventata di freschezza sicuramente, un tumulto di profumi esuberanti che la bottiglia sembra a stento contenere.
Non c’è naso senza sorso, è un tutt’uno da spendere quando e dove ne avete voglia.
Regala allegria.
VERDICCHIO DI MATELICA DOC 2022: rispetto alla 2020 di cui potrete leggere qui, sembra più deciso il contributo dell’anice e la frutta sembra eleggere a rappresentante un mix di agrumi prima ancora di una mela che è forse Granny Smith.
Il sorso è affilato, fresco, minerale, della frutta a guscio lascia intravvedere una mandorla fresca che Vi sovviene ora di aver apprezzato anche al naso ed il finale sa di prato fiorito.
VERDICCHIO DI MATELICA DOC MACERATO 2020: un mese, tutta la fermentazione, questo il tempo per il quale liquido e bucce sono obbligati a convivere nel rude cemento prima che ciascuno prenda la propria strada.
Il risultato, più che un estratto è un compendio d’Oriente, di tè, di spezie dolci e piccanti, c’è lo zafferano, c’è la vaniglia, i chiodi di garofano ed il brioso curry, il fresco dell’agrume è quello spalmabile delle marmellate e se volete trovarci l’albicocca beh…è disidratata.
Il sorso è piccante di sale e di tannini, fresco come le brezze in quota, dolce e sostanzioso come i canditi.
Ed il finale: balsamico, vegetale e con ricordi di mandarino.
Fuori schema, una via diversa al Matelica.
Un vino assolutamente gastronomico (fin troppo ovvio l’abbinamento con riso e/o pollo al curry).
TENUTE URANI
Siamo a San Cesareo (ma quello di Fano) 3.5ha (quelli vitati sugli 11 totali) ed una storia davvero appena iniziata.
MARCHE IGT “EFFIGIE” 2019: un Bianchello (Biancame) che in parte riempie un tonneau.
Il naso è ciccione e propone acacia e mughetto, frutta gialla e a guscio, spezie dolci, erbe aromatiche, piccantezze di zenzero e diffusa mineralità.
Sorso di piccante sapidità e buona freschezza, agile nel riproporre i descrittori olfattivi e con un finale di bella persistenza.
MARCHE IGT “VIRGO” 2019: Chardonnay, Trebbiano e Malvasia (poca), vinificati separatamente e che poi finiscono in cemento, legno e anfora (complicato eh!).
Al naso, in una atmosfera salmastra, è la grassezza dello Chardonnay ad alzare la voce proponendo dolcezze d’acacia e frutta gialla matura.
Affibbio al trebbiano il panorama di messi mature e lascio alla Malvasia il compito di comunicare le amaritudini di erbe aromatiche.
Equilibratamente fresco e sapido il sorso ben rispondente all’olfatto con un finale adeguatamente sostenuto.
MARCHE IGT “ECLÈ” 2019: 60% di Biancame ed il saldo di Chardonnay, tonneau per il primo, anfora per il secondo.
Ciccione, è lo Chardonnay a proporsi per primo con note di spezie dolci (vaniglia), poi sono leggere piccantezze di pepe bianco, dolcezze di frutta, freschi soffi balsamici e sussurri di legni pregiati.
In bocca è morbido e sapido ma è l’acidità a sostenere l’impalcatura e condurci ad un finale affatto breve.
MARCHE IGT “CORRADO” 2019: Sangiovese, Cabernet Franc e Merlot in proporzioni 70, 20 e 10, che finiscono in tonneau, anfora e barrique per 3 anni.
L’orizzonte olfattivo è scuro di frutta matura e di un bosco del quale propone ombre e bacche.
Poi sono arpeggi di note tostate ad accordare ed acuti grafitici.
Sorso maschio, fresco, sapido e particolarmente centrato sulla frutta che lascia poco spazio alle vegetalità di un Cabernet che comunque non vuole saperne di stare zitto.
Un vino da tenere d’occhio.
LA CAMPANIA
AGNANUM
Siamo ad Agnone, a ridosso di quel Cratere degli Astroni che è Riserva Naturale
CAMPI FLEGREI DOC FALANGHINA 2021: già l’occhio s’era riempie di quel giallo che ora riempie il naso, il giallo dello zolfo e quello della frutta in un mix di devastante energia e catartica semplicità.
Sorso vivace, corroborante, affilato, dinamicissimo per una sequenza infinita di sorsi.
Una beva di cui sarà difficile stancarsi.
Procuratevene un paio di casse.
CAMPI FLEGREI DOC PIEDIROSSO 2021: il naso dimostra un carattere selvatico, duro come il Territorio nel quale affondano le radici le viti che lo producono.
Qui, il vulcano è ben più che una presenza, è cenere e pendii bruciati sui quali la ginestra è macchia di colore tra cespugli secchi.
Più che di frutto fresco della ciliegia dice di fiori, gerani, secchi anche loro, di ginepro e di rinfrescanti erbe mediterranee.
Il sorso, freschissimo e di vulcanica sapidità, sciorina veloce i descrittori olfattivi, una corsa a rotta di collo che, partendo dal frutto termina in un finale dai toni cinerei ed amaricanti.
Da bere subito.
CANTINE DI MARZO
Un nome legato a filo doppio con la storia di un Greco di Tufo che l’Azienda interpreta in ben tre riserve (oltre ad un Metodo Classico le cui prime bottiglie vennero prodotte ormai cent’anni fa).
GRECO DI TUFO DOCG “VIGNA ORTALE” RISERVA 2020: naso di sorprendente freschezza che propone magnolie e succosità dei bergamotto cui si affiancano amaritudini di erbe aromatiche e mandorla verde e sostanza minerale.
In bocca, pur mantendo dritta l’acida spina dorsale, il panorama si amplia proponendo glicerica sostanza in perfetto bilanciamento.
Un Greco “gentile” ma affatto “tranquillo”.
GRECO DI TUFO DOCG “VIGNA SERRONE” RISERVA 2020: le vecchie viti di Greco raccontano in primis le profondità del vulcano ed è poi il rosmarino a rinfrescare un’atmosfera altrimenti pervasa di grasse dolcezze di frutta anche disidratata.
Sorso che comunica calore e morbidezza ma che graffi agrumati e vulcanica mineralità ravvivano costantemente ed accompagnano ad un lungo finale decisamente salato.
Da non perdere!
GRECO DI TUFO DOCG “VIGNA LAURE” RISERVA 2020: l’olfatto sembra comunicare maggiore equilibrio lasciando spazio ad un ampio dibattito tra dolcezze di acacia e mela matura, piccatezze di spezie bianche e zenzero, amaritudini di timo e freschezze d’agrume senza dimenticare belzebù.
Sorso fresco e didascalico, dalle larghe spalle fresco sapide e di fruttata persistenza.
p.s. un ringraziamento particolare glielo devo anche perchè ogni anno mi insegnano qualcosa di nuovo; quest’anno, per esempio, ho imparato che i CRU esistevano e venivano vinificati separatamente già nel 1847 ma le uve venivano menzionate solo come “bianche” o “rosse”.
FONTANA DELLE SELVE
7ha di Sannio in quella Castelvenere che ha una estensione vitata praticamente corrispondente a quella del Comune.
FALANGHINA DEL SANNIO DOP 2021: nespola e pera William la frutta, camomilla e malva i fiori di campo.
Poi amaritudini di timo e mandorla fresca ed una mineralità tutta ignimbritica.
Sorso avvolgente e di importante sapidità con un finale piacevolmente ammandorlato.
SANNIO DOP FIANO “THEMYS” 2021: se la gioca sulle vegetalità balsamiche di finocchietto, basilico e mentuccia, una nota dolce di frutta bianca e zafferano e poi sferzate minerali.
Sorso sapido, fresco e dai coerenti rimandi olfattivi.
SANNIO DOP GRECO “ACHELÒS” 2021: naso intrigante che suggerisce mughetti e dolcezze di tiglio e pera, un tocco di zafferano, la grassezza della nocciola fresca, un pizzico di pepe bianco, un soffio balsamico e tanta mineralità.
Sorso che la netta impronta sapida rende grintoso con un finale lungo e di balsamica vegetalità.
SANNIO DOP AGLIANICO 2018: l’olfatto è un pochino “legnoso” ma poi si apre su note balsamiche di eucalipto, tabacco e rosmarino.
La frutta è quella nera della prugna e del bosco, neri anche pepe, china e liquirizia.
In bocca è caldo e dimostra una vivace freschezza ben sostenuta da tannini domestici.
Lungo, sapido e balsamico il finale.
SANNIO DOC CAMAIOLA “THELEMAKO” 2020: una Camaiola (che è sempre femmina ma non mi va di chiamare Barbera) dal naso forse non impattante per potenza ma di bella complessità che regala frutti rossi sciroppati, erbe officinali, succosità di tamarindo, delicate piccantezze pepate e soffi balsamici.
Sorso che sembra tenere per mano l’olfatto, corretto nel grip tannico, fresco e gentilmente sapido, con un finale erbaceo ed amaricante.
Un vino che sa di Territorio.
CANTAVITAE
Ad un anno di distanza mi fermo volentieri al tavolo di questa piccola Azienda (4ha) la cui produzione rappresenta un vero compendio di vitigni autoctoni e che abbraccia areali che vanno dal Sannio, ai Campi Flegrei passando per gli Aurunci.
SPUMANTE BRUT “KRA’TERE”: il naso propone freschezze di biancospino, mela Granny Smith ed erba limoncella ma l’impressione è che l’autoclave abbia un po’ spento il vulcano.
Sorso minerale, fresco e scorrevolissimo, un po’ “bollicinoso” per i miei gusti ma di sicuro successo.
CAMPANIA IGP ROSATO “PETRA FINA” 2021: allora, di questo dovreste aver già letto diffusamente qui ma riprendo un attimo il discorso per evidenziare una nuova etichetta (che a me piace più della vecchia) ed un olfatto ben più flegreo rispetto a quello dell’annata 2020.
Non ci sarà Totò tra i fumi della caldera ma certo i piccoli frutti e la gentilezza delle rose pagano dazio alle vegetalità ed alle piccantezze minerali.
Il sorso dinamico e corrispondente, racconta di una terra dura e della gentilezza dell’uomo.
Di partenopea compagnia.
CAMPANIA IGT “PRIMA ESSENZA” 2021: l’olfatto è nero di frutti (ciliegia, prugna e frutti di bosco) e bacche (ginepro), intriso di balsamicità e screziato d’agrume.
Sorso che illude con la morbidezza proponendo poi una beva dinamica e di grande freschezza resa vieppiù vivace da intarsi vegetali.
MASSERIA PICCIRILLO
3ha a Caiazzo (CE) dedicati in gran parte a quel “Piedimonte” tanto decantato in epoca Borbonica, quel Pallagrello che oggi sta vivendo una sorta di seconda giovinezza e che l’Azienda di Giovanni (Piccirillo) declama anche sotto forma di un Metodo Classico che unisce la Campania alla Champagne e che va assaggiato assolutamante.
SPUMANTE METODO CLASSICO PAS DOSÈ “PRIMA GIOIA” MILLESIMATO 2020: ci sono dolcezze di tiglio ed amaritudini di timo serpillo e menta, piccantezze di spezie, vegetalità di muschio, pure una frutta esotica che non ci voleva…
Poi i lieviti, quelli appena sfornati (e forse natalizi) ad inglobare tutto in un naso davvero profondo.
Bollicine sottili riempiono il palato allargando l’orizzonte gustativo, spingendo sull’acceleratore di una sapidità quasi piccante ed accompagnando un sorso di inattesa persistenza fino alla chiusura fresca e mentolata.
TERRE DEL VOLTURNO IGP PALLAGRELLO BIANCO “BEATI COLLI” 2021: ampio, lo spettro olfattivo dice di pera e melone, fiori di campo, macchia mediterranea e timo, agrumi maturi e, vabbè, frutto della passione.
Sorso fresco, salino, maledettamente coinvolgente, segnato dal ritmico proporsi di richiami campestri e vegetalità.
TERRE DEL VOLTURNO IGP PALLAGRELLO NERO “BEATI COLLI” 2020: per il 30% sosta in tonneau e regala un vasto e scuro orizzonte di amarene e piccoli frutti neri (more e mirtilli) alternati a note speziate e e balsamiche.
Poi sono leggere tostature di cacao ed un quid selvatico di cuoio.
Sorso energico e di sapidità cui la freschezza fatica a mantenere la ruota, ben sostenuto da tannini che il tonneau ha saputo educare e con un finale che rimanda piacevolmente più alle amaritudini del cacao che alle acidità succose dell’amarena.
TERRE DEL VOLTURNO IGP CASAVECCHIA “BEATI COLLI” 2020: stesso supporto del tonneau per un naso segnato subito da toni erbacei e speziati e poi da delicatezze di violetta e forse ribes.
Sgranando il rosario dei descrittori olfattivi arrivano poi vegetalità di felce, dolcezze di cannella e tabacco, legni nobili, balsamicità mediterranee e graffi minerali.
Struttura gustativa equilibrata che, a fianco di una svettante freschezza, evidenzia una fitta trama tannica ed un finale persistente e vegetale.
p.s. lo so, mo penserete che devo sempre trovare qualcosa da ridire ma…quelle etichette…non mi piacciono per niente!
VALLISASSOLI
1ha e 2000 bottiglie, praticamente “il vino per casa” quello prodotto da questa piccolissima realtà di San Martino Valle Caudina (AV).
Un’avventura iniziata nel 1987 e proseguita ricercando un rapporto sempre più rispettoso con l’ambiente (BIO dal 2011, DEMETER dal) 2017.
Greco, Fiano e Coda di Volpe i personaggi principali della storia, voce narrante Paolo (Clemente).
Ormai dovreste sapere bene che non sono un “fan” dei vini naturali ma…date una letta alle emozioni che m’ha suscitato s’to vino che ho associato da subito ad una scena del film “Non ci resta che piangere”.
CAMPANIA BIANCO IGP “33/33/33” 2019: quello che si rivelerà un autentico “viaggio” inizia con un naso che…non ci voleva.
Uno sgarbo che ho vergogna a tirare in ballo dopo aver visto chi assaggiava prima di me…
Dunque “faccio la tara” e tiro dritto immergendomi in un vino quasi denso nel calice, dorato come le messi al sole che il primo impatto olfattivo imprime nella Vostra memoria visiva.
Il resto sono fiori di campo ed un tratturo di spezie dolci e piccanti che seguite condotti per mano da materiche balsamicità.
Al sorso è ben più che sostanza, è presenza, partecipazione ed aspettativa, didascalico ricalco del percorso olfattivo sotteso ad una sapidità incalzante.
CAMPANIA BIANCO IGP “33/33/33” 2018: memore del precedente, mi approccio diversamente a questa annata scoprendo un olfatto che mi pare basarsi più sulla qualità che sulla quantità.
Parto da lontano, quasi dovessi avvicinarmi ad un distillato e, nella suadente atmosfera appena ossidativa che avvolge le dolcezze di frutta matura, trovo broccati di spezie orientali ed intarsi vegetali e balsamici.
In bocca è grasso ma non opulento, anzi…sorprendentemente agile nel zigzagare tra piccante sapidità e briosa acidità sino al finale che racconta di frutta gialla e a guscio.
CAMPANIA BIANCO IGP “33/33/33” 2017: 3gg di macerazione per un tripudio di frutta che va dall’albicocca alla pesca bianca passando per una mela appena ossidata le cui dolcezze sono ravvivate da uno schizzo di pompelmo.
Ma le pietre più preziose dello scrigno olfattivo sono le amaritudini di salvia e radice di liquirizia ed un’idea di camino che lascia interdetti.
Il sorso è profondo e coinvolgente, spinge ad andare oltre il crescendo delle dolcezze, fino a quel ritmato incedere di spezie dolci e piccantezze orientali.
Il vino della pazienza.
CAMPANIA BIANCO IGP “33/33/33” 2013: unico blend tra i 4 moschettieri stravolge vieppiù gli schemi (come se ce ne fosse ancora bisogno).
È giallo e caldo come la paglia, è gialla pure la pesca ma in pasticceria l’hanno candita e c’hanno aggiunto pure grassezze di cioccolato bianco e marron glacée.
Ma è quell’idea di selvatico che Vi stimola a cercare altro, a scoprire un pizzicorino come di zenzero che accompagna la diffusa mineralità, l’incipit degli idrocarburi…
Il sorso?
Materico, scolpito, una lama affilata per gli equilibrismi dei ritorni olfattivi, una lama che, al fin della licenza, tocca…e Voi c’avrete lasciato il cuore.
Il vino dell’attesa
A proposito, mentre mi perdevo tra le immagini che il vino mi rimandava, Paolo ha deciso di sacrificare, a mia insaputa, una seconda bottiglia 2019 sull’altare del mio edonismo e…
Tutto risolto, tutto dimenticato…come tra buoni amici.
DRYAS
Siamo a Montefredane (AV), 5000 bottiglie e forse un paio di ettari vitati per questa realtà irpina che da un paio di lustri si impegna nella valorizzazione di quel Fiano che è il vitigno più importante dell’areale, nel rispetto di tradizioni che affondano le radici in una Storia che fonde la natura con la mitologia.
SPUMANTE METODO CLASSICO 2013: spero Stefano (Loffredo) non me ne voglia ma il caso, posto che esista, ha voluto che le cose più interessanti si concentrassero tutte in un finale di giornata travolgente (ed il tortano con i ciccioli e la sugna che ha accompagnato il brindisi finale con Paolo di VALLISASSOLI non ha certo reso le cose più facili).
Se non ho capito male, ‘sto Fiano che se n’è stato 70 mesi sui lieviti non dovrebbe essere neppure in commercio e, se così fosse, sarei veramente onorato di averne potuto assaggiare un sorso, altrimenti chissenefrega, era pazzesco comunque!
Il naso è una sabba di profumi, uno Shibari in cui Stefano è il Nawashi ed a noi spetta il compito di trovare il bandolo della matassa.
Fiori e frutta sembrano essere simbiotici ed è impresa difficile separare il glicine da mela, pera, nespola, uva spina e cedro, soprattutto quando la mineralità e l’incedere dell’idrocarburo distraggono l’attenzione lasciando alla crosta di pane il ruolo di banale comprimario.
Ricco e cremoso il sorso che, lineare e progressivo, sembra seguire un rettilineo lungo il quale è affiancato da freschezza e morbidezza.
SPUMANTE METODO MARTINOTTI BRUT 2018: entra al naso che sembra dire di zolfo ma sicuramente racconta la mela ed il colore dell’agrume sembra più pastellato d’arancio che non pennellato di giallo.
Arrivi al sorso quasi d’impulso e lo trovi freschissimo, con una bolla cremosa e corroborante, profondo nel riproporre in bocca quanto apprezzato al naso.
Pulito e, forse, facile!
ED ORA?
Ora c’avrei bisogno di un po’ di pausa.
Non dico di che me ne andrò in vacanza ma credo che approfitterò delle festività pasquali per assaggiare qualcosa con la dovuta calma.
Certo, poi mi toccherà darvene conto ma fa parte del gioco.
Quindi “state ‘n campana” perchè c’ho davvero un sacco di cose da stappare e da suggerirVi.
Stay tuned.