Il dove
“Ce credo” che Annibale, cieco da un occhio, si sia voluto riposare qua!
E magari, da questo “buen retiro” seguiva il volo di quei colombacci che in tempi più recenti venivano fatti segno alle schioppettate di quanti anelavano ad imbandirci le tavole.
Di PASSO DELLA PALOMBA avrete già letto in un precedente articolo dedicato ai vini aziendali, tuttavia una rinfrescatina non Vi farà male.
A 4Km da Todi, una strada bianca attraversa quei terrazzamenti cui i muretti a secco fanno da spalla da sempre, 4ha di vigneto, 15 di uliveto, 25 di grano (Marco Aurelio)…
E poi i cipressi…
In tutto 80ha di Umbria.
Un po’ di storia
Alessandro e Claudia (Gilotti), orvietani trapiantati nella “perfida Albione” per molti anni, sono tornati qui nel 2008 per realizzare, confortati anche dall’entusiasmo dei figli Stefano e Luca, il sogno di PASSO DELLA PALOMBA.
Ascoltando da loro cosa hanno trovato e guardando cosa sono riusciti a realizzare, non si può non rendergli merito per l’impegno profuso.
Due casali (uno adibito ormai a “foresteria”), la piscina, l’erba meravigliosamente “grassa” e curata (lo sapete vero che il Prato è una Coltura e, come tale, va trattato?!), la casina di caccia (e la “Via Oscura” per raggiungerla), il monastero, il pozzo, il frantoio, lo stagno meravigliosamente zen, ancora tanti lavori in corso perchè la Qualità non si ferma mai…
Davvero pregevole il recupero delle strutture preesistenti per creare dalle “rovine del passato” quello che piuttosto che descriverVi, preferisco invitarVi a venire a vedere di persona.
Certo non Vi stancherete di passeggiare tra i sentierini bordati di erbe aromatiche, di perderVi nei boschi o di vagare tra gli inerbiti uliveti, ma se proprio dovesse capitarVI beh: Todi sta a 10 minuti ed in mezz’ora di macchina potrete raggiungere quasi tutti i centri più importanti dell’Umbria.
Gli EVO
Comunque, siete qui per leggere qualcosa sugli EVO pluripremiati che riescono a produrre.
Impianti di differenti tipologie: secolari, moderni ed una “prova” di Intensivo.
I protagonisti che Alessandro e Claudia dirigono sul set rispondono ai nomi di Leccino, Moraiolo, Frantoio, Dolce Agogia, San Felice, Pendolino, Don Carlo…
Raccolta (mooolto precoce), molitura (a temperature “da brivido” che non raggiungono i 20°) ed imbottigliamento tutto in loco e sotto il loro attentissimo sguardo.
Frantoio a due fasi (Mori) modificato su specifiche, lavatrice e defogliatrice progettate di sana pianta e realizzate da industrie artigiane locali, stoccaggio ed imbottigliamento sotto azoto, cura maniacale di ogni minimo dettaglio
Packaging non aggressivo ma curatissimo: etichetta anti-olio e bottiglia con il maggior rapporto olio-vetro possibile.
I risultati li potete apprezzare in 5 monocultivar (Leccino, Frantoio, Moraiolo, Dolce Agogia e Don Carlo) ed un blend.
Gli assaggi
“LECCINO“
Colpisce per l’equilibrio.
Giustamente amaro di foglia di carciofo e progressivamente piccante, regala da subito intense sensazioni di nocciola, e non serve aspettare molto per ritrovarsi in una piacevolissima nuvola agrumata.
Perfetta la corrispondenza all’assaggio che, nell’eleganza della nota amaricante, strizza l’occhio ad una lunga chiusura di erbe aromatiche.
“DOLCE AGOGIA“
Ampio lo spettro olfattivo che prende le mosse dalla cicoria di campo per virare poi sui toni della mandorla fresca e del carciofo.
Molto coerente l’assaggio chiuso da una lunga e piacevolissima nota amara.
“DON CARLO“
Pomodoro ed erbe aromatiche si sfidano a colpi di fioretto in questo EVO dallo spettro vegetale così ampio da consentirVi di gareggiare tra Voi per vedere chi ne indovina di più.
L’assaggio privilegia la mandorla sulle rispondenze aromatiche e la lunga chiusura è delicatamente “spicy”.
“FRANTOIO“
Il naso ha un giusto equilibrio tra note vegetali e sentori di frutta secca ammorbiditi da accenni di mela.
Coerente l’assaggio che conduce ad una chiusura di erbe aromatiche molto elegante
“MORAIOLO“
Comincio da questo per rispetto al Presidio Slow Food che rappresenta.
Regala una degustazione meravigliosamente anglosassone.
Vegetalità potente giocata su temi di erba appena falciata e cicoria che si affacciano su un fondale di pomodoro.
Grande persistenza dei toni amari e progressione piacevolissima di quelli piccanti.
“OLISTICO GRAN CRU“
Si merita queste poche parole se non altro per l’attesa cui costringe l’estimatore per poterlo gustare.
Alessandro, infatti, raccoglie e molisce rigorosamente per cultivar, ergo, per il blend (okkio: non olivaggio), c’è da aspettare parecchio.
Verde di mela e pomodoro non lesina accenni di nocciola ed agrumi.
In bocca spicca la persistenza di amaro e piccante importanti ma mai sopra le righe.
In conclusione ma non solo…
Avrete senz’altro capito che si tratta di un’Azienda TOP, da visitare assolutamente e da non perdere per un soggiorno “esperenziale” in Umbria, ma vorrei qui dedicare qualche parola a Stefano (che Vi confesso mi piacerebbe conoscere meglio) ed invitarVi a focalizzare l’attenzione sul suo canale YouTube.
Quel Get Cooking! Italia che sorprende per il format e ancor più pensando a lui per quello che fa nella vita: dall’algida Glasgow, una dinamica “scuola di cucina” coinvolgente e mai scontata.
Una strizzata d’occhio alla Qualità e qualche “tiratina d’orecchie” ai grossi nomi dei cooking shows, così, senza nessuna soggezione.
Bravo! Bravo davvero!