Antefatto
“Colombaccio” è l’altro nome della “Palomba”, volatile della famiglia dei colombi che solca i cieli di Toscana, Umbria e Marche nel suo autunnale migrare dalle fredde regioni del Nord Europa ai tepori portoghesi e marocchini, rappresentando un vero pezzo di storia e cultura prima che diletto venatorio degli abitanti di Todi e dintorni che ne aspettano il “passo” per rinnovare una tradizione tramandata da generazioni dietro uno schioppo prima e dietro uno spiedo poi.
Cecanibbi sta sulla loro rotta e, in tempi ormai remoti, è stato anche sulla rotta di quell’Annibale che qui, ormai già privo di un occhio (da questo voglio far derivare l’etimo della località), aspettava lo scontro finale con il nemico Romano.
L’Azienda
E “PASSO DELLA PALOMBA” è l’Azienda Agricola che, a 3km da Todi, Alessandro e Claudia Gilotti, hanno deciso di (ri)mettere in piedi nel 2008, laddove una vecchia proprietà abbandonata da decenni si confonde con quelle colline dove terrazzamenti di muri a secco cercano di contenerne la pendenza ed agevolare il lavoro in campagna.
80ha che, bosco e seminativi a parte, ne accolgono 15 di uliveto (ci trovate un po’ di tutto: alberi secolari, sesti d’impianto moderni ed un “test” di intensivo), 4 di vigneto e…qualcosa di peperoncino.
Ingegnere nella vita ed ingegnere in campagna, Alessandro c’ha messo del suo per creare un’Azienda perfettamente integrata con il Territorio che guardi al futuro pur mantenendo radici profonde nel passato.
L’EVO
L’olio EVO è senz’altro la grande passione di Alessandro e questi, dalle circa 4500 piante di Frantoio, Moraiolo, Leccino, Dolce Agogia (tutte cultivar tipicamente umbre), Pendolino e San Felice cui si aggiunge la sperimentazione in intensivo di San Carlo”, la declina traendone 7 etichette (cinque monocultivar e due blend).
Una passione che va a braccetto con la tecnologia a “PASSO DELLA PALOMBA”, con Alessandro che ci tiene particolarmente a tenere d’occhio il suo frantoio Mori a due fasi per trarne il massimo risultato.
Ma dell’EVO non Vi dico altro chè preferisco tenermelo per un approfondimento successivo.
Il vino
Vi dico invece del vino che non è il core-business dell’Azienda.
Ma Alessandro non poteva certo decidere di lasciare le cose al caso ed allora è partito subito alla grande!
6 etichette (mi permetto di dare un “così così” al packaging) spiccatamente umbre tra cui anche un metodo classico da Pinot Nero ed un passito da Grechetto e Trebbiano.
Grechetto, Chardonnay e Sauvignon in proporzioni variabili per il “BIANCO DELLA PALOMBA” ed il “FRUTTO DELLA PALOMBA”.
“PUPA DELLA PALOMBA” e “MERLO DELLA PALOMBA” sono rispettivamente 65% Cabernet Sauvignon, 35% Merlot e viceversa.
Assaggiamo
“BIANCO DELLA PALOMBA” è puro succo di frutta!
Mela, pesca bianca, dell’ananas che gli dà un certo “tocco di esotico” che mi disturba appena per la sua NON territorialità.
E poi limongrass ed un intero mazzetto di erbe aromatiche il tutto inserito in una (in questo caso territorialissima) mineralità gessosa.
Assaggio corrispondente con una importante sapidità a coprire la freschezza comunque impoirtante.
Finale lungo, agrumato ed elegantemente ammandorlato.
“FRUTTO DELLA PALOMBA” è un cazzotto al naso!
Verde di salvia e di prato e fresco di erba limoncella.
Importantissima e complessa la bianca nota speziata in cui spicca il cumino.
Più che sapido direi salato e di grande freschezza con una interessante nota di pepe bianco che lo rende quasi piccante.
“MERLO DELLA PALOMBA” spinge sull’acceleratore di quel 65% di Merlot con cui è fatto.
Piccoli frutti rossi maturi cui il “soggiorno” in legno aggiunge un po’ di liquirizia ed una avvolgente nota di cioccolato.
Morbido ed avvolgente il sorso, ravvivato dalla buona freschezza e dai tannini ancora un po’ “vispi” e scalpitanti ma di bella fattura .
Di grande spendibilità a tavola e di sicuro successo ma, confesso, un po’ troppo “ruffiano” per i miei gusti.
“PUPA DELLA PALOMBA” inverte i termini dell’equazione del “MERLO” dando libero sfogo al Cabernet Sauvignon.
La frutta matura cede la scena all’ombra del bosco ed ad una complessa speziatura.
La “scioglievolezza” del cioccolato al fornello di pipa appena riempito.
Il legno fa bene il suo lavoro smussando e dando eleganza ai tannini di un sorso lungo e ben corrispondente al naso.
Il seguito
Il seguito, come Vi ho accennato, sarà a brevissimo termine ma l’attenzione si sposterà su quell’EVO che…niente: dovrete assaggiarlo per capire!