L’Azienda
Nel cuore della Valtellina, in quel di Teglio (Fraz. San Gervasio) ha sede l’Azienda Agricola “LE STRIE”.
Luciana, Marisa, Paolo e Stefano, romani e veneti trapiantati in Lombardia, coltivano dal 1997 ca. 2ha di vigneto.
Il dove, il come ed il cosa
Stanno tra la sottozona di Valgella e quella di Sassella dedicandosi al vitigno principe della zona, quel Nebbiolo che qui prende il nome di Chiavennasca e che loro allevano sui pendii rivolti a Sud tra i 300 e i 650m slm.
Il resto della produzione è una piccola percentuale di Rossola, Pignola e Brugnola.
Sono vigne che in alcuni casi risalgono agli anni ’40 del secolo scorso e in altri sono addirittura a “piede franco”.
Le sorreggono i classici muretti a secco della zona che danno sollievo ai ripidi pendii di scheletro e poco profondo.
Uno dei tanti e mai troppo esaltati esempi di viticoltura eroica, la chimica di zolfo e rame, il sacrificio delle basse rese per ettaro a favore di una qualità di altissimo livello, la fatica della raccolta manuale.
Raccolta differenziata per i vigneti delle due sottozone
Il rapporto con il Territorio
Tutto questo è rispetto per il territorio prima di tutto e la loro filosofia produttiva poi.
La prima bottiglia è del 2002 (prima l’uva veniva venduta) a seguito dell’acquisto di una vecchia cantina in quel di Ponte in Valtellina, ca. 7500 quelle prodotte oggi.
Il nome steso dell’Azienda è legato a filo doppio con il territorio e fa riferimento alle leggende della tradizione valtellinese del’500 incentrate sulla figura delle streghe; quelle streghe che Vi attirano con i loro sortilegi ammiccando dalle bellissime etichette colorate.
In cantina nulla snatura il lavoro in vigna e sin dal 2009 si utilizzano solo lieviti indigeni ed i solfiti aggiunti sono solo un male necessario.
Fermentazioni in inox precedono la permanenza in botti grandi di rovere ed interminabili attese in bottiglia prima della messa in commercio.
I vini
4 le etichette, una igt, una DOC e 2 DOCG tutto fuorchè ruffiane, anzi, spigolose e cupe come le montagne da cui provengono, ed al contempo fini ed eleganti nelle componenti dure dei vini, custodi di una saggezza che vorrebbe le si dimenticasse per lunghi anni in cantina.
Se dovessi dar retta alla proprietà, la bottiglia da consigliarVi sarebbe sicuramente il Valtellina Superiore DOCG, ma io faccio di testa mia e Vi propongo quello che potrei definire a torto il vino “base” dell’Azienda.
La bottiglia
“SASSIFRAGA” è Valtellina già dal nome.
È il vino giusto per ritornare alla vita dopo i lunghi giorni trascorsi in quarantena a causa del COVID-19.
È il vino da bere con gli amici, quelli che avrete ritrovato con i capelli più lunghi e con qualche chilo in più, magari davanti ad un tagliere di salumi (e perchè no, i sempre bene accetti “pizzoccheri”) per non perdere il vizio di smangiucchiare qualcosa.
Giovane, fresco, beverino, succoso come i piccoli frutti di bosco che nasconde ed intrigante come la sottile speziatura suadente e mai di disturbo.
Ci trovate la terra umida dei boschi e la mineralità granitica delle pareti rocciose.
Un vino da bere per bere (bene) dimenticandosi di inutili ampollosità e parole vuote.
In enoteca a circa 16€.