La scoperta
Mi piaceva il nome sopra ogni altra cosa e poi non la conoscevo.
Per questo mi sono avvicinato la prima volta al tavolo di FATTORIA LA RIVOLTA durante una delle tante manifestazioni dedicate al vino che in realtà ho sempre amato poco ma di cui, in questo particolare momento, sento davvero la mancanza…
Il dove
Siamo a Torrecuso, in provincia di Benevento, là dove l’antica Maleventum riporta alla mente Sanniti, Romani, battaglie e fierezza.
Lo stesso nome dell’Azienda fa riferimento alla sanguinosa “rivolta” contadina che si scatenò contro i feudatari del Ducato Longobardo del Centro-Sud.
Il territorio
Un territorio da sempre vocato alla vitivinicoltura di qualità che può vantare quelle caratteristiche pedoclimatiche uniche che, assieme alla professionalità con la quale il Consorzio Tutela Vini del Sannio segue i bisogni dei propri soci, dà vita ad un terroir di invidiabile valore.
Qui, alle falde del Taburno, i terreni argilloso-calcarei ed il substrato vulcanico ci regalano vini masticabili e di incredibile mineralità.
Il chi ed il cosa
L’Azienda così com’è nasce nel 1997 per mano di Paolo Cotroneo (con l’indispensabile aiuto delle sorelle Giovanna e Gabriella e del cugino Giancarlo) sui terreni di proprietà della Famiglia da oltre 100 anni.
29ha di vigneti collinari che ospitano, dopo una vasta opera di reimpianti, una produzione volutamente mirata alla valorizzazione dei vitigni autoctoni: Falanghina, Coda di Volpe, Greco, Fiano, Piedirosso ed ovviamente Aglianico.
La supervisione agronomica ed enologica è affidata alle capacità di Vincenzo Mercurio.
Prima bottiglia con etichetta “FATTORIA LA RIVOLTA” nel 2001 e ca. 180000 le bottiglie prodotte oggi.
Il vino
Banalmente potrei parlarVi dell’Aglianico del Taburno DOCG Riserva “TERRA DI RIVOLTA” per quel nome che tanto mi piace o per l’esplosione di emozioni che sprigiona il suo assaggio o del Rosso igt “SIMBIOSI” per l’aderenza del nome al prodotto.
Mi soffermo invece su una “banale” Falanghina (Sannio Taburno DOC) che io ho assaggiato con l’accompagnamento di una semplice frittata di zucchine cui ha aggiunto un bouquet infinito di erbe aromatiche in una nuvola gessosa che qua e là si diradava facendo intravvedere sbuffi floreali ed ammiccava ad un malcelato agrumato di cedro e pompelmo.
L’assaggio, mirabilmente corrispondente, gode dell’amplificazione a valvole di un salmastro ammaliante.
E poi…
E poi: niente!
Vi prometto solo un approfondimento a breve termine di un’Azienda che merita una visita per quello che fa, per il Territorio che interpreta e per la Storia che anche solo il nome rappresenta.
In enoteca intorno agli 11€.