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BEREBIANCO 2025 (by CUCINA& VINI): masterclass #2

IL COSA E IL DOVE

Lo scorso 10 Maggio le eleganti sale dell’Hotel WESTIN EXCELSIOR di Roma hanno ospitato la terza Edizione di BEREBIANCO, Evento organizzato dalla Rivista CUCINA & VINI che si propone di far conoscere al pubblico degli enoappassionati un’Italia dei vini bianchi differente da quella troppo spesso influenzata dal “vino d’annata”.

Il nostro Paese è infatti in grado di produrre grandi vini bianchi destinati all’evoluzione ma questi rimangono troppo spesso patrimonio segreto di pochi edotti estimatori e sono comunemente dimenticati nelle carte dei vini anche dall’alta ristorazione.

Una vera e propria vetrina per le Aziende presenti, un viaggio in quell’Italia bianchista che ancora in troppi vedono seconda ad altri. 

GLI ASSAGGI

Oltre 60 le Aziende presenti ai banchi d’assaggio e oltre 150 le etichette in degustazione, un vero tour de force per chi avesse avuto il tempo di intraprendere quest’avventura.

A latere sono poi state organizzate 5 masterclass tematiche nel corso delle quali i partecipanti hanno avuto modo di valutare le potenzialità evolutive dei diversi vini proposti e confrontarli poi con quelli dell’annata corrente proposte nella sala comune.

Incerto fino all’ultimo sul fato di riuscire a partecipare sani altri inderogabili impegni sono riuscito miracolosamente a prendere parte a due delle masterclass in programma (ai banchi d’assaggio ho fatto solo una velocissima puntata per salutare gli amici Produttori presenti).

La prima, quella che ha ospitato il SANNIO CONSORZIO TUTELA VINI ve l’ho già raccontata qui e oggi è la volta della seconda, quella che mi ha consentito di viaggiare nello spazio e nel tempo attraverso l’Italia.

LA MASTERCLASS

6 vini da 6 Aziende diverse, da 6 regioni diverse e di sei annate diverse.

Uno zigzagare da Sud a Nord, dalla Campania alla Valle d’Aosta, in una macchina del tempo che ci trasporta subito nel 2020 per poi portarci indietro fino al 2012.

Una masterclass che non ha un tema specifico se non quello dell’attesa, del tempo che scorre, lavoratore silenzioso per il nostro edonismo.

Nei racconti di chi il vino lo fa si leggono passione, impegno, fatica, voglia di comunicare il territorio e prodotti che sanno di un qualcosa che va meritato.

I Vini bianchi possono raccontare memorie di anni che abbiamo dimenticato?

Quelli di questa masterclass sicuramente si, gli altri aspettano la vostra curiosità.

Date una letta alle mie personali note d’assaggio e chiedeteVi: “cosa ho fatto nel 2020? E nel 2019?…”

1- VESUVIO DOC BIANCO “CONTRADAE 61.37” 2020, CASA SETARO (CAMPANIA): verde di macchia mediterranea ed erbe aromatiche (alloro e rosmarino), silvestre di anche pigne, fruttato di pesca e pera, intenso nei suoi sbuffi dolci d’acacia, fresco d’agrume di costiera, minerale si ma soprattutto…quello iodio!

In bocca mostra polso e muscolare sostanza glicerica ma è il sale a governare l’assaggio, a tenere a bada la sferzante acidità e l’alcol ben dosato, chiude su note di frutta secca e macchia marina.

Vigne vecchie pre-fillossera, Capri sullo sfondo…

“61.37” al secolo “BOSCO del MONACO”…AMBO SECCO!

88/+ Punti.

2- VENEZIA GIULIA IGT BIANCO “BRAIDE ALTE” 2019, LIVON (FRIULI VENEZIA GIULIA): al naso lo Chardonnay e il legno sono i primi a presentarsi, quelle note grasse di frutta matura (anche esotica), quell’intensa speziatura orientale…

Segue a ruota un Sauvignon che del suo ci mette qualche nota boisé e, della pesca, l’armellina e poca polpa.

Al Picolit resta il compito di raccontare affettate dolcezze mentre la ponca…la ponca armonizza il tutto.

In bocca mostra giunoniche morbidezze, una quasi totale assenza di spigoli ravvivata da una esuberante freschezza ben domata dalla salina mineralità di un mare che era.

Chiude lungo su intensi ricordi di miele e cera d’api.

88 Punti con forse un +, perché un po’ di grinta non gli avrebbe fato male.

3- VALLE D’AOSTA DOP BIANCO “NEIGE D’OR” 2018, LES CRETES (VALLE D’AOSTA): le austere note agrumate del Petite Arvine sono addomesticate da un Pinot Grigio che si atteggia a Chardonnay regalando note grasse di pesca sciroppata, camomilla e nocciola spalleggiato in questo da un legno che, con attenzione, si vede metter fuori il naso a suon di speziature vanigliate.

Decisamente caldo, morbido, financo burroso, a stento tenuto in equilibrio dalla freschezza, mostra le cicatrici lasciate dall’annata precedente.

87++ Punti.

4- LANGHE DOC SAUVIGNON “ROVELLA” 2016 MAGNUM, PARUSSO (PIEMONTE): inizialmente vegetale propone delicati mughetti e schiaffi di erba sfalciata.

Seguono gli agrumi, il bergamotto, il pompelmo…

Ed è allora che avvertite il silenzioso ma inesorabile incedere della pesca, un brusio di fondo che Vi entra nel cervello e che provate a scacciare con un sorso che è invece rivelatore.

Eccola!

Ecco la pesca!

Si, c’è la polpa ma è l’armellina velenosa a costringerVi a un bagno di realtà.

Un sorso pieno, di accattivante freschezza e sapidità quasi tannica.

Un vino frutto dell’iperossigenazione cui riserverei un destino di Stelvin.

89/+ Punti perché oggi 91 mi sembrano troppi e voglio avere una scusa per riassaggiarlo.

5- SOAVE DOC “LA BROIA” 2014, ROCCOLO GRASSI (VENETO): un vino che a guardarlo non diresti.

Importante già al naso.

Con quella sua anima rossista affatto celata mostra timido intrecci di frutta bianca e delicate florealità per lasciarsi poi andare a dolci consistente di creme brulée e cioccolato bianco.

E mentre vi colpisce un diretto di alloro e una gragnuola di colpi di erbe officinali, ecco avanzare una mineralità finora sottaciuta.

Sorso consistente, grande struttura, tensione emotiva, sapidità quasi tannica, allungo esemplare e…

Aggiungete Voi qualcosa, io ho finito le parole.

88++/89 Punti (perché per quanto la Garganega si sia dimostrata maledettamente scaltra, l’annata 2014 è stata l’annata 2014).

6- ALTO ADIGE VALLE ISARCO DOC SYLVANER “PRAEPOSITUS” 2012, ABBAZIA DI NOVACELLA(ALTO ADIGE): quando avvicinate il naso al calice Vi appare scontroso, montanaro, freddo come quella Valle Isarco che il Sylvaner interpreta magistralmente da sempre.

Didascalico, poco incline alle smancerie, sciorina miele e sedano, susina e mentuccia, intrichi di pini mughi e limonose freschezze.

In bocca taglia come quell’appiglio lontano che sembrava adatto a toglierVi l’acciaio dagli avambracci e si rivela invece tacchetta così piccola da costringerVi ad arcuare le dita.

Consistenza glicerica e freschezza Vi fanno tirare un po’ il fiato ma dovrete aspettare il prato fiorito dell’allungo finale per poterVi ritenere in sosta.

Forse poco armonioso, ma proprio per questo irrinunciabile.

89/90 Punti.

E QUINDI?

E quindi niente.

Ancora una volta GRAZIE a CUCINA & VINI per avermi sopportato e a Voi per essere arrivati fino qui.

Ora, mentre metto in agenda l’Edizione 2026 di un Evento che sta entrando di diritto nel ristretto numero di quelli irrinunciabili del panorama romano mi metto al lavoro perché…c’ho un sacco di roba da raccontarVi!

Roberto Alloi

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