IL COSA, IL DOVE E UN MISTERIOSO PERCHÉ
Lo scorso 26 Giugno, il CONSORZIO VINI D’ABRUZZO e l’ENOTECA REGIONALE D’ABRUZZO hanno organizzato a Roma un Tour per presentare le eccellenze delle Regione al grande pubblico e proporle alla GDO.
Certo la location non era delle migliori (un locale buio e seminascosto in pieno centro storico) ma, le mie perplessità sulla riuscita e sulla reale utilità dell’Evento vanno ben oltre il “dove” e il “come” merita un racconto.
Vengo a sapere del “cosa” grazie all’amico Giammarco Cioce (TENUTA DEL PRIORE) che mi invita a partecipare a un “walk around tasting” dei suoi vini…
Roma, fine Giugno, caldo africano, moto, traffico, sensi unici e divieti…
Arrivo a Via Larina e…credo di aver sbagliato indirizzo.
Mi accolgono un anonimo portoncino, un buio corridoio e un paio di manifesti della Regione Abruzzo nascostamente appesi.
“Permesso”?!
Si accende una luce, s’affaccia qualche testa e un sommelier…
L’inattesa comparsa di altri amici Produttori mi perplime!
Baci, abbracci, una vigorosa stretta di mano a Giammarco, ripetuti “ma che ci fate qui”…
Seguono presentazioni di rito con i responsabili dell’ENOTECA REGIONALE e…la scoperta di un “cosa” che mi lascia basito.
Il Tour cui scopro di stare partecipando è iniziato da 10 giorni, scopo: commercializzare il vino abruzzese nella Capitale coinvolgendo i grossi nomi della GDO.
Dunque: il Montepulciano d’Abruzzo, a Roma, non raccoglie grandi consensi (fors’anche meno del Frascati) e, per “spingerne” il nome mi sembrerebbe quantomeno necessario veicolarne l’immagine e comunicarne la Qualità.
Ora, la domanda sorge spontanea: chi ha comunicato cosa al pubblico romano?
E, a monte, chi doveva occuparsi della cosa? Chi doveva farlo sapere a me e agli altri che, come me, si piccano di promuovere Territorio e Qualità?
Nessuno sapeva niente e, perdonatemi, la soddisfazione dei titolari dell’ENOTECA REGIONALE per aver venduto la più grossa partita di Montepulciano della storia al più importante gruppo romano della GDO la trovo davvero fuori luogo.
Scaffalare centinaia di bottiglie senza preoccuparsi di promuoverne il valore intrinseco al consumatore finale equivale allo stesso numero di bottiglie invendute e ad un futuro di rapporti commerciali equivalente a zero.
E se poi le perplessità dei Produttori presenti sull’utilità di aver investito tempo e denaro in una inutile trasferta romana vanno a sommarsi ai miei appunti…
Vabbè, lasciamo perdere e parliamo di vini, quelli BBuoni!
GLI ASSAGGI
Diverse le Aziende presenti (in pectore) e tanti i vini da assaggiare.
Tanta Tradizione, diverse sorprese, Qualità a 360° e… un manifesto sullo sfondo che non smette di tormentarmi e lasciarmi perplesso.
Comunque, date un’occhiata alle mie note d’assaggio (i punteggi contano poco) e correte ad assaggiare l’Abruzzo, nel bicchiere troverete l’inaspettato!
TREBBIANO D’ABRUZZO DOC “PER INIZIARE” 2017: salta subito al naso quella nota ossidativa, voluta ma inattesa, che ci accompagnerà per il resto della degustazione.
Un’atmosfera che avvolge i fiori bianchi, la mela renetta e la nespola, il sambuco e l’agrume amaro e, in chiusura, la liquirizia.
Sorso sostanzioso, quasi compatto, di grande equilibrio e agile scorrevolezza nonostante la mole.
Mettete le gambe sotto il tavolino e godeteVi ‘sta bottiglia!
Da bere ascoltando “LET’S GET IT STARTED IN HERE” dei THE BLACK EYED PEAS.
(89 Punti).
TREBBIANO D’ABRUZZO DOC “PER INIZIARE” 2019: da un’annata sicuramente meno complicata un vino decisamente più “pulito”, meno complesso dal punto di vista olfattivo, più centrato sulle dolcezze di frutta e di miele che non sulle amaritudini.
Sorso coerente, fresco e decisamente salato, deciso e solo apparentemente ammiccante.
(85+ Punti).
CERASUOLO D’ABRUZZO DOC “A SALIRE” 2019: se cercate un Cerasuolo “piacione” lasciate perdere!
Qui si respira il succo della tradizione e non si usa il pantone colore!
La ciliegia che sentite è quella sotto spirito della nonna, unica nota “sweet” (oddio, forse c’è un ché di fragola) in un vino in cui gli altri descrittori tendono all’amaricante: ruggine, radice di liquirizia, mallo di noce…
Non mancano una sottile nota foxy e un tocco “fumé” che sa di camino e riposo.
Il sorso è glicerico e sostanzioso, maledettamente coerente e, per fortuna, ben sapido.
DimenticateVi il tintinnare dei calici e le risate sulla spiaggia, qui ci vuole calma e un bel Brodetto alla Vastese!
Da bere ascoltando “HIGH” dei LIGHTHOUSE FAMILY
(90 punti, e forse qualcosa in più).
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “ED INFINE” 2018: dalla stessa vigna del Cerasuolo, quella vecchia solo anagraficamente, un vino che non può non evidenziare lo stesso DNA.
Certo, qui c’è una dolcezza di fondo che sa di pazienza e voglie, il frutto è più pieno e maturo e le spezie raccontano dell’evoluzione.
Sorso glicerico, ammiccante e “traditore”, tannini forse ancora un pochino ineducati ma che invogliano al secondo calice e chiusura lunga e sapida.
15° gradi alcolici che voi potreste non riconoscere ma che potrebbero presentare il conto alle Vostre gambe.
Da bere ascoltando “IN THE END” dei LINKIN PARK.
(88 Punti).
CERASUOLO D’ABRUZZO DOC 2023: il naso apprezza distintamente le dolci intensità del succo di lampone e fragola, la freschezza della melagrana e le gentilezze dei petali di rosa.
Il sorso dimostra più nerbo, puntando sulla verve fresco sapida e cedendo ai richiami di lampone giusto nel finale.
Un Cerasuolo modaiolo ma “furbo” (ché “smart” è parola anglosassone e qui si cerca di mantenere un quid di identità).
(83 punti)
COLLINE PESCARESI IGT PECORINO 2023: intenso e fumoso l’olfatto, carico di note fruttate di mela verde e frutta presenta.
Con gentilezza un mazzetto di fiori di campo e, nel finale, si arricchisce di suggestioni sapido-minerali che sono introduzione e svolgimento di un sorso che, nel finale, strizza l’occhio alla moda di un agrume zuccherino.
(84 Punti)
TREBBIANO D’ABRUZZO DOC “LUPUS” 2023: appena ossidato, propone la dolcezza matura della mela renetta e dell’agrume, un cespuglio di ginestra e la minerale sapidità della pietra scottata dal sole.
Il sorso punta sulla freschezza per gestire la sostanza glicerica e chiude coerente sottolineando l’animo sapido.
(85 Punti).
TERRE DI CHIETI IGT ROSATO “CONCETTO” 2023: un naso di bon bon e gelée al lampone con un quid di erbe aromatiche a dare brio.
Assaggio dinamico e allineato, giocato tra rimandi fruttati e spinta sapido minerale.
(83 Punti).
TERRE DI CHIETI IGT PECORINO “CONCETTO” 2023: naso ammiccante, tutto frutta estiva e agrumi, ravvivato da sottigliezze di sambuco, un appena di peposità e sussurri minerali.
Sorso fresco e scorrevole nel percorrere la scia agrumata.
Un po’ troppo modaiolo per i miei standard.
(83 Punti).
TERRE DI CHIETI IGT MERLOT “CONCETTO” 2020: un Merlot che affianca alle note di prugna e marasca mature una verve vegetale di quasi Cabernet che oscilla tra corteccia, cassis, tabacco e una nota di carcadè senza dimenticare le spezie.
Sorso fresco, vivo e avvolgente, corretto nel proporre i tannini, corrispondente e con un finale piacevole anche se forse sottolinea un po’ troppo un cioccolato che non ci avrei visto.
Interessante.
(85+ Punti).
COLLI APRUTINI IGT PECORINO 2023: tra il giallo dei fiori e della polpa di pesca si fanno strada le note amaricanti del timo e quelle iodate di un mare lontano.
Sorso educato e mai sopra le righe, morbido e garbatamente sapido e con la giusta persistenza per le lunghe chiacchierate estive.
(83 Punti)
CERASUOLO D’ABRUZZO DOC “FEMINA” SUPERIORE 2023: mentre mi colpisce una nota di messi assolate che generalmente associo al Trebbiano, mi riempie il naso con suggestioni di lampone e melagrana e chiude con la cicciona sostanza floreale del garofano rosso.
Sorso di muscolata sostanza, dinamica agilità e bella coerenza con l’olfatto, peccato solo che il finale sia un tantino troppo corto.
“FEMINA” si, ma con artigli da pantera.
Da bere ascoltando “THE PINK PANTHER THEME” di HENRY MANCINI.
(86 Punti).
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO COLLINE TERAMANE DOCG “PIGNOTTO” 2015 RISERVA: olfatto di intrigante, balsamica intensità, quasi duro nel proporre le note scure di china e liquirizia.
Si distende poi tra amarene e more mature, cullato dalla vaniglia dei piccoli legni, senza però dimenticarsi del brio delle erbe aromatiche.
Sorso materico e succoso, con la carezza dei tannini e la decisa sapidità a invogliare la beva e un finale di bell’equilibrio.
Un bel Montepulciano che, per gusto puramente personale, non avrei esiliato in barrique.
(87+ Punti).
E QUINDI?
E quindi niente!
Si, ho assaggiato tante emozioni ma…davvero non avrei voluto farlo in un contesto simile!
Credo fermamente che al di là di tutto occorra non dimenticarsi mai il rispetto, per il Lavoro, per l’Uomo, per il Territorio, per il Prodotto Vino e questa volta, mi spiace dirlo, chi doveva lo ha fatto.
Verranno giorni migliori, LO SO!