
IL COSA E IL DOVE
Lo scorso 10 Giugno la Delegazione del Governo della Catalogna in Italia (presente il Delegato Luca Bellizzi) in collaborazione con INCAVI (Institut Català de la Vinya i el Vi) ha presentato, nel corso di una cena presso il Ristorante Del Frate di Roma, il Progetto VINS DE FINCA QUALIFICADA.

IL PROGETTO VFQ
I vini VFQ rappresentano i vini di punta della Catalogna, simboleggiano prodotti che vantano forti radici e legami con un territorio specifico, fungono da traino a tutto il mondo del vino catalano e ne migliorano il posizionamento sul mercato mondiale.
I Vins de Finca Qualificada (VFQ) sono vini DO (che hanno già ottenuto la Denominació d’Origen), prodotti in tenute ed appezzamenti dalle caratteristiche geologiche e climatiche tipiche, che conferiscono caratteristiche peculiari, uniche, di altissima e comprovata qualità.
L’assegnazione della denominazione VFQ viene riconosciuta da INCAVI unicamente alle aziende che rispondono a rigorosi presupposti di qualità, nell’ambito dell’ambizioso PROJECTE HORITZÓ 2025 voluto dall’INCAVI.

I REQUISITI DI ASSEGNAZIONE
Stringenti i requisiti di cui devono essere in possesso le Aziende per potersi fregiare della Denominazione VFQ:
– devono aver ottenuto la Denominazione di Origine (DO) da almeno 10 anni.
– Le rese produttive del vigneto da cui provengono i vini VFQ devono essere inferiori del 15% rispetto a quelle stabilite dalla DO relativa.
– Devono aver ottenuto un voto più alto da parte del comitato di degustazione rispetto alla DO relativa.
– Il proprietario dei vigneti deve coincidere con quello della cantina e la vinificazione deve essere realizzata in una cantina situata nella stessa azienda agricola, o nelle sue vicinanze.
– Il vino deve essere prodotto in un ambiente specifico, con caratteristiche edafiche (ovvero corrispondenti e legate alla specificità della natura e dei suoli di quel particolare terreno) e microclimatiche proprie.
– La cantina deve avere una storia di prestigio e qualità sul mercato, comprovata e riconosciuta, da almeno 10 anni.
– Deve esistere una tracciabilità completa e specifica, dalla produzione alla commercializzazione.
– L’affinamento dei vini a denominazione VFQ deve effettuato in botti di rovere, con una capacità massima di seicento litri.

GLI ASSAGGI
Dopo un anno e mezzo dalla presentazione del Progetto, ad oggi sono solo 19 i vini che hanno ottenuto l’ambito riconoscimento, di questi, sono stati 6 quelli proposti in assaggio nel corso della serata.
6 vini di cui Vi propongo le mie poche considerazioni e cui ho avuto l’ardire di assegnare un punteggio.
Voi date una letta alle righe seguenti e, se ne doveste avere l’occasione, ficcate il naso nel calice e assaggiate.

1. DO PENEDÈS “RAÏMS DE LA IMMORTALITAT” 2022, CELLER TORRE DEL VEGUER: fino a questa annata solo Xarel-lo e Xarel-lo Vermel (dalla prossima anche un’iniezione di Malvasia di Sitges) da vigne che hanno dai 49 ai 74 anni di età.
Il naso è uno spintonarsi di freschezze balsamico-mentolate e calde carezze estive e dolcione di acacia, mela Golden e Renetta, agrume maturo e frutta secca.
I sussurri amaricanti di timo e lo sfondo di sapida mineralità chiudono l’analisi olfattiva di un vino che in bocca comunica calore e gentilezze tanniche.
Già centrato sulle dolcezze fa leva sull’importante apporto del legno francese per una sostanziosa addizione di piacioneria che, seppur d’acchiappo, stona abbastanza con una chiusura sapida di quasi mollusco e con quell’incipit di squillante freschezza.
(83/84 Punti)
2. DO PENEDÈS “AVI TON” 2021, CELLER EUDALD MASSANA: Xarel-lo e nient’altro per questo vino prodotto da impianti del 1945 (Millenovecentoquarantacinque!).
Ahimè, le arrembanti dolcezze sono introdotte da una mela Golden ben più che stramatura (fors’anche macerata) che propone una nota tra il ridotto e il fermentato abbastanza sgarbata.
Poi è un profluvio di frutta gialla matura e/o in quasi composta e dolcezze floreali d’acacia e camomilla che neppure il castagno delle botti nel quale avviene la fermentazione riesce a tenere a bada.
Il sorso prova a prendere la scia della grande coerenza per cercare di recuperare qualche posizione ma ormai il gruppo dei migliori ha troppo distacco e taglia la linea pur sapida del traguardo in piena crisi esalando un ultimo alito fumé.
Forse dovrei assaggiarne un’altra bottiglia ma, dopo la seconda, cedo alla tentazione di NON valutarlo per evitare punteggi imbarazzanti.
3. DOC PRIORAT “COMA BLANCA” 2018, CELLER MAS D’EN GIL: Grenache Bianca e Macabeo da vigne di 75/80 anni svelano l’animo segretamente vegetale, di erbe di campo e aromatiche di un vino che, al naso, s’ammanta d’acacia e non riesce a nascondere i muscoli dell’agrume candito.
Chiude poi su note floreali di lavanda e quasi marsiglia introducendo un sorso cinquecentesco, da vera corte di Spagna, firmato un po’ troppo a suon di legno ma con una interessante chiusura di marina freschezza che, per un attimo, Vi trasporta sul ponte di una caravella.
(84+ Punti).

4. DO MONTSANT “TEIXAR” 2019, CELLER VINYES DOMÈNECH: Grenache Nigra e Peluda, vigneti con pendenze da ribaltamento e legni francesi si traducono in un mix olfattivo di ciliegiose freschezze e più stanche, secche, prugnosità, rinfrescate da soffi di erbe officinali e brezze balsamiche di liquirizia e tabacco mentolato che, a bicchiere vuoto, lasciano spazio a sapidità di oliva al forno.
Sorso fresco, dinamico e coerente, con tannini divertenti anche se un pochino polverosi e una chiusura davvero salata che regala alla gola una piccantezza di quasi pimento.
Un vino “onesto” e in gran parte modaiolo penalizzato da una nota smaltata che, sottile ma ben presente, non ha mai abbandonato il calice.
(83 Punti).

5. DO EMPORDÀ “V D’O 2” 2017, CELLER VINYES D’OLIVARDOTS: rileggendo le mie note m’ero accorto che, se non avessi conosciuto l’origine del vino, avrei potuto pensarlo come sardo e, saputo che di Carignan si trattava, ho capito che, tutto sommato, non ero ancora del tutto ubriaco.
L’olfatto è prepotentemente mediterraneo, intarsiato di macchia e bacche nere di mirto e ginepro.
Svela poi freschezze di frutti rossi e neri, cespugli di rosmarino e timo e contrappone, all’eleganza del cioccolatino boero una nota rustica che contribuisce a tenere il vino vicinovicino alla terra da cui proviene e alla fatica dell’uomo che la coltiva.
Sorso dritto, di sillogistica coerenza e tannini musicali, succoso, invogliante, stimola la curiosità e fa allungare la mano a chiedere un secondo giro.
Difficile starne lontani.
Un demonio!
Da bere ascoltando “SYMPATHY FOR THE DEVIL” dei ROLLING STONES.
(89/90 Punti).

6. DO PRIORAT “CLOS MOGADOR” 2014, CELLER CLOS MOGADOR: Carignan, Cabernet Sauvignon, Cannonau e Syrah per un vino che, già dal nome, tradisce ambizioni e lignaggio.
Vigne di anche ottant’anni e legni francesi di diverse dimensioni regalano un naso imponente, ricco di suggestioni di frutta scura (di bosco e non), intarsiato di tè e tabacco mentolato, screziato di After Eight, erbe provenzali e spezie d’Oriente che scomodano addirittura il mitologico cardamomo.
In bocca è di sbarazzina giovinezza e lascia che l’occhio si riempia di una vivacità cromatica distante anni luce dal millesimo di produzione.
Un quasi capolavoro di equilibrio lascia che morbidezze e verve fresco-sapida procedano spedite e senza incertezza sul filo teso e sottile dell’assaggio.
Francia? Spagna?
Non è nelle mie corde e non lo comprerei ma…davvero un “vinone”!
(93 Punti).

p.s. in chiusura, una piccola chiosa per farVi notare come, i due vini “migliori” siano frutto di due annate (2017 e 2014) davvero complicate.
In Italia la componente più importante del famigerato “terroir” (leggasi: il cristiano che fa il vino), fu discrimine tra la produzione di vini pazzeschi e vini da dimenticare.
Che i vignaioli spagnoli siano bravibravi?

IN CONCLUSIONE
Beh, intanto lasciatemi ringraziare Saula Giusto e Luca Bellizzi per l’invito a partecipare a questa bella serata e poi fatemi fare dueconsiderazionidue su una Catalogna del vino che certo punta in alto.
Confesso che la mia conoscenza dei vini spagnoli è davvero minima e fatta essenzialmente di scoperte casuali frutto di scelte dettate dal packaging.
Certo, assaggiare 6 vini come quelli proposti nel corso di questa serata schiude un panorama sul mondo del vino della Catalogna e della Penisola Iberica tutta davvero inaspettato.
Qui c’è ambizione e voglia di puntare in alto senza fare sconti seguendo l’esempio di chi già ha imboccato la strada della Qualità senza compromessi (forse, in alcuni casi, anche scimmiottando troppo).
Certo il punto prezzo di queste etichette fa pensare…
E, personalmente, fanno pensare anche certe “impostazioni enologiche” di cui faccio volentieri sempre più a meno.
A me, che apprezzo sempre più quei vini a cui si cerca di “sottrarre” qualcosa anziché aggiungere pesanti costruzioni, alcune proposte sono sembrate fuori tempo ma…
Per fortuna di tutti il mondo del vino non va nella mia direzione e il successo di alcune etichette sembra dimostrarlo.
Personalmente resterò in finestra cercando di seguire lo svolgersi degli eventi cercando, qualora possibile, di approfondire alcuni argomenti che hanno stuzzicato la mia curiosità.