IL COSA E IL DOVE
Lo scorso 25 Maggio, CUCINA & VINI ha organizzato la seconda Edizione di BEREBIANCO, naturale proseguimento di un percorso che fa tappa dall’ormai irrinunciabile BEREROSA passando per un imprescindibile SPARKLE DAY.
Negli eleganti spazi dell’Hotel Excelsior di Roma si sono dati appuntamento un gran numero di addetti del settore, giornalisti e semplici winelovers.
Banchi d’assaggio e interessantissime masterclass sono stati il ghiotto menù di una giornata all’insegna della freschezza e della Qualità cui non si poteva davvero rinunciare.
GLI ASSAGGI
65 Aziende e un numero imprecisato di etichette m’hanno costretto a scegliere dove ficcare il naso.
M’ero fatto una sorta di road map ma poi, come nella più classica delle situazioni, tutto è andato a farsi friggere e tra una chiacchiera e l’altra mi sono ritrovato a vagare tra una regione e l’altra seguendo istinto, occhio e fortuna.
Caso ha voluto che la Campania abbia avuto più “attenzioni” di altri ma…nella prossima Edizione prometto di stare più attento.
Comunque, dal mio percorso enoico ho estrapolato la ormai canonica e personalissima classifica.
Una “TOP FIVE” (di più non ce l’ho proprio fatta) cui accosto un paio di inseguitori che hanno lisciato di poco il risultato.
Dategli una letta, prendetela per quello che è e assaggiate personalmente, ché il giudizio di altri è “di altri”.
LA TOP FIVE
– GRECO DI TUFO DOCG “KURIS” RISERVA, TENUTA SCUOTTO (CAMPANIA)2021: il naso è un nodo gordiano di zolfo, camino spento, eucalipto, erbe aromatiche, pesca e albicocca in confettura, miele…
Un groviglio da districare, una partita a sciangai (scritto come si pronuncia per non confonderlo con la città) in cui ci si diverte a togliere senza muovere l’equilibrio precostituito.
Il sorso sottolinea le note fruttate a suon di salate scudisciate e il lunghissimo finale fa pensare che…un altro bicchiere potrebbe forse servire a capirci qualcosa di più.
Davvero bello.
Da bere ascoltando “A BOCCA CHIUSA” di DANIELE SILVESTRI.
– GRECO DI TUFO DOCG “RAONE” RISERVA 2020 (MAGNUM), TORRICINO (CAMPANIA): chissà perché io, nel Greco, cerchi le parole, i discorsi…
Beh, qui, quando credevo di averne ascoltati fin troppi, quelle note marine, salate di acciuga e olive in salamoia che s’accostano a un animo vulcanico quiescente ma affatto sopito, calano l’asso della sorpresa ammutolendo le dolcezze di un frutto che, pur fresco, sa di disidratata concentrazione.
Il sorso vive delle sportellate tra la glicerica consistenza e la salata tempra minerale.
Un vino da pensare, un vino che fa pensare.
Da bere ascoltando “CRIMINAL” di MITIVAÏ SERRA.
– FRIULI ISONZO DOC SAUVIGNON “PICOL” 2003, LIS NERIS (FRIULI VENEZIA GIULIA): se mi chiedessero cosa ricordo dell’annata 2003 risponderei che faceva talmente caldo che a Roma rubavano i condizionatori.
Eppure qui è freschezza!
La salvia, il sambuco, una pesca potente, un respiro di mare antico.
E poi un pensiero di camino e un’idea tostata.
Il sorso è il paradigma dell’equilibrio.
Ha il fresco della scorza d’agrume e l’aspra dolcezza del suo frutto maturo.
Dinamicamente rotondo e con una sapida mineralità che impone la sua presenza fino al lungo finale.
Da bere ascoltando “SOLO” degli LOUS AND THE YAKUZA.
– VERDICCHIO DI MATELICA DOCG “MACCAGNANO” RISERVA 2013, GAGLIARDI (MARCHE): nel mio personalissimo data base, il “MACCAGNANO” di Umberto (Gagliardi) è uno dei riferimenti in fatto di “Matelica”.
Questo ha più di due lustri sulle spalle ed energia da vendere.
Dolcezze croccanti di frutta bianca sono intarsiate da anice, finocchietto selvatico, mineralità gessosa e idrocarburi che: “Riesling levete propio”!
Sorso muscolare ma affatto pompato, dinamico, scattante, mai seduto nonostante la mole.
Lungi dal vedere la fine della propria evoluzione, si erge a custode di un Territorio.
Esemplare.
Da bere ascoltando “ONE WAY OR ANOTHER” di BLONDIE.
– ETNA DOC BIANCO “…..” 2020, FEDERICO CURTAZ (SICILIA): beh, ne avevo già scritto.
Lo scorso anno mi aveva impressionato e non credo di essere cosi bravo da trovare parole nuove per descrivere le emozioni che trasmette.
Potrei però dirvi della nuova etichetta, di un nome sparito, di una serie di puntini che nascondono ma sembrano condurre.
Cinque puntini per un silenzio che parla, cinque puntini che sanno di memoria e futuro.
Si vabbè, ma il vino?!
Il vino annoda il mare a quella “Muntagna” che vi affonda le radici, sa di burrasca passata, di spiaggia e risacca, di riposo al sole, granite d’agrume maturo, spezie di un’Africa non lontana…
Il sorso aggiunge passione a pensieri, realtà a immaginazione, conferma l’olfatto a colpi di grassezze, sottolinea la lavica mineralità e, con un tuffo “a caposotto” si ributta in mare.
Seguite i puntini, manterrete serrato il nodo.
Da bere ascoltando “LA NOTTE DEI MIRACOLI” di LUCIO DALLA.
I QUASIQUASI
– FIANO DI AVELLINO DOCG “BOSCO SATRANO” 2019, VILLA RAIANO (CAMPANIA): forse per colpa dell’aria fine dei 510m/slm qui la freschezza decolla ma quello che lascia a bocca aperta è quella nube sulfurea che lascia intravedere Belzebù.
La frutta si eclissa, il tiglio sussurra la sua dolcezza e le vegetalità, che hanno ormai campo libero, snocciolano acuti di sambuco e biancospino.
Sorso ciccione ma giammai seduto, anzi!
Un abbraccio caldo di salina consistenza, forse non lunghissimo ma con un bel finale agrumato.
– FIANO DI AVELLINO DOCG BIOLOGICO “ESOTERICO” 2022, DONNACHIARA (CAMPANIA): al naso si presenta vegetale e per certi versi terragno, sa di prato e margherite e la frutta, in parte bananosa, è poco più che la “chorus line” di un musical olfattivo in cui la nocciola è uguale agli altri “ma un po’ di più”.
Il sorso esprime profonda mineralità, una sapidità quasi marina che firma questa interpretazione aziendale di un Fiano che mi ripropongo di assaggiare tra una decina d’anni.
GLI ALTRI
L’ABRUZZO
TREBBIANO D’ABRUZZO DOC “ANIMA” 2023: un naso che comunica il calore tipico delle messi al sole e della frutta matura presa a morsi in un caldo pomeriggio d’estate.
Sorso fresco e dissetante pur nella sua non sottovalutabile sostanza, di sapidità coinvolgente e coerente corrispondenza.
TREBBIANO D’ABRUZZO DOC “ANIMA” 2020: all’olfatto sembra aver trovato la quadra tra il sostanzioso apporto di frutta bianca matura, i fiori bianchi e un animo green e balsamico che reclamava il proprio spazio.
Sorso succoso e una piccante, salina sapidità che rivaleggia con le note di frutta disidratata ritmando un sorso di grande piacevolezza.
TREBBIANO D’ABRUZZO DOC “ALTARE” 2022: in una sorta di continuum spazio-temporale, questo vino sembra prendere iniziare da dove finisce “ANIMA” 2020.
Certo il legno ci mete del suo, con una vaniglia che è un po’ troppo più che spezia e una generale sottolineatura della composta di frutta gialla.
Sorso che pende un po’ sul versante delle morbidezze ma che la sottile vena tannica rende piacevole e che in finale gioca la carta delle erbe aromatiche.
TREBBIANO D’ABRUZZO DOC “ALTARE” 2020: in un quadro olfattivo nel complesso non troppo dissimile da quello dell’annata 2022, sorprende non tanto l’integrazione del legno nel tessuto di un vino che sembra aver trovato la strada da percorrere in termini di evoluzione, quanto quell’acuto iniziale di olive in salamoia che rende difficile staccare il calice dal naso.
In bocca è assolutamente coerente nel giocare le carte di spezia d’oriente e frutta dolce in confettura calando poi l’asso di una tannicità coinvolgente e di un finale in cui le amaritudini di erbe aromatiche (timo e rosmarino) prendono possesso del palato
COLLINE PESCARESI IGT “PUNTA DI COLLE” 2022: un naso che ti propone la frutta con una morbida verve di freschezza, quasi fosse yogurt.
C’è il melone e c’è l’ananas.
Poi ci sono i cachi, le ginestre e il fieno al sole.
Il sorso è quasi cremoso, caldo e con una bella nota salina a renderlo più interessante.
COLLINE PESCARESI IGT “PUNTA DI COLLE” 2018: fin troppo carezzevole il naso, con quelle note di agrume candito, cera d’api e frutta a polpa gialla.
E poi c’è un ché di fumoso nell’aria che regala un po’ di mistero.
Sorso che, pur fresco e sapido, sembra un tantino troppo rilassato e che gioca sui corretti rimandi all’olfatto per tenere alta la testa.
COLLINE TEATINE IGT “IL BIANCO” 2022: un naso sicuramente ammiccante per questo blend di Pecorino, Trebbiano e Falanghina.
Agrumi e frutti maturi s’accostano a fiori bianchi e sottili speziature delle quali i toni del legno sottolineano la dolcezza.
Sorso sapido e fresco, un po’ troppo femminile per i miei standard e di eleganza forse eccessivamente atteggiata.
COLLINE TEATINE IGT BIANCO MILLESIMATO 2020: il naso regala dolcezze a profusione, dall’ananas candito alla creme brulé passando per il miele.
Un tocco di silicea mineralità prova a dare una scossa ma il legno, non ancora perfettamente integrato, mette le cose in chiaro.
Sorso teso, di bella freschezza e importante sapidità che mette in evidenza sottigliezze speziate e balsamiche.
Non il mio vino, ma dal sicuro fascino internazionale.
TERRE DI CHIETI IGT PECORINO 2023: un naso di ammiccante dolcezza che sciorina melone, agrumi e fiori di campo su uno sfondo di sottili piccantezze.
Sorso succoso e di tesa freschezza che sottolinea susina gialla e melone per una beva modaiola ma…
TERRE DI CHIETI IGT PECORINO 2018: mi spiace ma la frutta tropicale, in un Pecorino, non riesco proprio a farmela piacere.
Tuttavia, quelle note di mango e papaia, quando si fondono con la spigolosità della rosa canina e ben più che un soffio di pietra focaia beh…un certo fascino ce l’hanno.
Il sorso gli fa guadagnare punti, fresco, mineralmente sapido, ritmato da soffi di erbe aromatiche.
È fuori dai miei standard ma lo riassaggerei.
TERRE DI CHIETI IGP RIESLING 2019: al naso si apprezza lo spirito vegetale del sambuco e della salvia che la mineralità di selce sottolinea, ma l’ingresso delle dolcezze vagamente esotiche e d’agrume maturo allargano il panorama.
Il sorso è sicuramente di glicerica pienezza, forse fin troppo, rimarca la frutta quasi dimentico della mineralità e chiude su toni di mandorla.
TERRE DI CHIETI IGT RIESLING 2017: al naso, una sottile nota canforata svia l’attenzione dalle note evolutive di un vino che, seppur un po’ ingolfato, cerca di tirar fuori un sottile spirito idrocarburico da affiancare ai toni di menta e salvia e quella frutta esotica di cui avrei fatto a meno.
Il sorso sottolinea e rimarca quanto apprezzato dal naso evidenziando le dolcezze con eccessivo vigore.
LA CAMPANIA
IGP “OI NÌ” 2021: al naso si presenta, petto in fuori, una nocciola che sembra essere conservata sotto miele, segue un lungo corteo di frutta in cui è facile riconoscere ananas, albicocca e melone.
La nutrita schiera vegetale ravviva l’olfatto a colpi di biancospino e prato umido.
Sorso di grande sostanza e muscolose freschezza e sapidità, di scorrevolezza inattesa e pericolosa con un finale in cui l’ultima goccia, quella che sporca il bicchiere, dice di camino spento.
Bello.
GRECO DI TUFO DOCG “ALETHEIA” RISERVA 2021: profuma di fiori questo Greco!
Ma poi arriva la frutta a colpi di pesca e susina prima che l’atmosfera si faccia balsamica e quasi iodata.
Sorso molto equilibrato, glicerico, fresco, sapido e con un finale piacevolmente ammandorlato.
FIANO DI AVELLINO DOCG “I CLASSICI”2023: un naso fresco di mentuccia e origano e dolce di pesca e melone, ben più che sottilmente vulcanico e venato di nocciola.
Sorso dinamico, ritmato dal testa a testa tra la profonda sapidità e la compita morbidezza.
Lungo il finale, fruttato e non dimentico della sapida mineralità.
GRECO DI TUFO DOCG “I CLASSICI” 2023: nella dialettica sfida tra le dolcezze di frutta tropicale e camomilla e la vegetalità di sottobosco umido ed erbe amare la mineralità vulcanica cala l’asso rendendo il naso un po’ scontroso.
Il sorso lascia invece che io riconosca il Greco ed il suo equilibrio tra morbidezze caloriche e sapidità minerale.
FIANO DI AVELLINO DOCG “SERRAPIANO” RISERVA 2022: apre con l’agrume, propone un ché di affumicato e chiude sussurrando freschezze balsamiche.
Sorso affilato, freschissimo, lungo e con una chiusura decisamente salata e di scugnizza tannicità.
Maschio e privo di cedimenti.
Da aspettare.
FIANO DI AVELLINO DOCG “SERRAPIANO” RISERVA 2021: il naso racconta di pesca e susina, mandorla amara e un ché di fungo che stento a inquadrare nel contesto.
Il sorso racconta dell’evoluzione ma lascia intatta quella briosa verve di freschezza che dissolve i dubbi dell’olfatto nel lungo e coerente finale.
GRECO DI TUFO DOCG “RAONE” RISERVA 2022: un Greco per chi cerca “UN” Greco.
Compostissimo nell’esporre il giallo della frutta tropicale e della ginestra senza dimenticarsi di quello dello zolfo.
La mineralità vuole però averla vinta a suon di piriche espressioni e la frutta secca chiede la parola.
Il sorso è un morbido racconto, tenuto vivo dalla verticale freschezza e da graffi ammandorlati che tagliano la strada ai ricordi di frutta.
3 fiano da 3 quote diverse
FIANO DI AVELLINO DOCG “ALIMATA” 2019: al naso, la pera, la pesca e la susina vengono quasi cancellate da una mole di anice stellato cui poi seguono, affatto in punta di piedi, dolcezze di tiglio e camomilla e un quid di nocciola.
Il sorso accorda tutti i descrittori sul pentagramma delle dolcezze in un quadro di estrema morbidezza lasciando libero sfogo alla mineralità.
FIANO DI AVELLINO DOCG “VENTIDUE” 2019: il naso risulta più fresco rispetto al precedente grazie alla mela Granny Smith e alla banda degli agrumi capeggiata dal limone verde e dal chinotto.
Soffi di mentuccia e anice ci mettono del loro e la stuzzicante peposità s’accompagna a una mineralità ben marcata.
Sorso che sterza decisamente dalla parte della sapidità lasciando alla freschezza il compito di uscire alla distanza con una progressione che conduce all’agrumato finale.
LE MARCHE
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC “SUPRINO” 2013: undici anni e non sentirli!
Si, perché qui il naso comunica solo freschezze: erbe aromatiche, eucalipto, menta, gesso, macchia marina…
E poi agrumi, e florealità di campo, di mughetto e di biancospino.
Sorso glicerico e cremoso, intessuto di giusta freschezza e balsamica mineralità.
Lungolungo, molto bello e…superGGiovane!
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI CLASSICO DOC “LA POSTA” SUPERIORE 2018: un gran mazzo di fiori illumina il naso di mimosa e glicine, dolcezze di acacia e allegrie di fiori di campo.
La mela, invero un po’ pastosa, è poi breve intermezzo prima di una chiusura balsamico-amaricante di finocchietto selvatico e di profonda, silicea mineralità.
Sorso avvolgente e di bella corrispondenza, fresco, DECISAMENTE sapido e, anche se forse meno sostanzioso di quanto atteso, di piacevolissima dinamicità.
LA SICILIA
ETNA DOC BIANCO “GAMMA” 2021: serbo ancora il ricordo sulfureo dell’annata 2020.
Qui, l’anima calda del versante Sud del vulcano sembra fondersi con quella fresca del versante Est in una sorta di pace armata tra le dolcezze d’agrumi e susine e le amaricanti unghiate del timo serpillo.
Il sorso è freschissimo, come solo quello di un vino fatto su un vulcano alto più di mille montagne che ha il mare come orizzonte può essere.
Certo l’annata 2021 è stata semplice ma mi pare di cogliere un’evoluzione dell’uomo vignaiolo più che del vino in sé.
Dovrò berne altre annate per capire se sono nel giusto.
È uno sporco lavoro ma qualcuno deve pur farlo.
E ORA?
Beh, ora è il momento dei ringraziamenti, a CUCINA & VINI per avermi ospitato e a tutti i produttori presenti, quelli che hanno sopportato i miei deliri e quelli che…scampato il pericolo.
È poi il momento di mettere in agenda sin da ora un’Edizione 2025 che sarà sicuramente ancora più ricca di contenuti e di suggerire un BEVIROSSO che, al di là di quel “libero pensiero triestino” che campeggiava su una delle mie tante t-shirt da arrampicatore, potrebbe essere la chiusura del cerchio, l’anello mancante nella già completissima proposta degli Organizzatori.