IL COSA E IL DOVE
Lo scorso Sabato 8 Giugno è andato in onda ITALIA WINE EXPERIENCE “ABRUZZO EDITION”, giornata organizzata da Saula Giusto e Veronica Laurenza e patrocinato dal CONSORZIO VINI D’ABRUZZO con l’intento di promuovere con eleganza la Qualità della produzione vitivinicola e gastronomica della Regione.
Sede dell’Evento è stata l’Azienda PODERE SANTA LUCIA di Tossicia (TE), scelta appositamente per dimostrare quale sia la capacità ricettiva di un Territorio troppo spesso dimenticato.
L’Evento è stato anticipato il Venerdì sera da un incontro tra Produttori, professionisti della comunicazione e stampa nell’elegante location di CORTE DEI TINI a Villa Vomano (TE).
Evento riuscito e totalmente “plastic-free” grazie agli allestimenti in cartone riciclato dell’Azienda IRONDA che ha viso numerosi winelovers affollare i banchi d’assaggio.
LE MASTERCLASS
3 le masterclass organizzate a latere dell’Evento, la prima dedicata alla DOCG MONTEPULCIANO D’ABRUZZO COLLINE TERAMANE, la seconda ai GRANDI BIANCHI D’ABRUZZO e la terza agli abbinamenti cibo-vino a “km zero”.
Giuseppe Ialonardi, delegato FISAR di Teramo, ha condotto le prime due (quelle cui ho partecipato) illustrando storia e storie della prima DOCG abruzzese e presentando un’ampia selezione di vini bianchi della regione con un bel focus sul Montonico e senza dimenticare la novità dei PIWI.
DOCG COLLINE TERAMANE: IL GRANDE ABRUZZO NEL CALICE.
Le Colline Teramane, areale spesso offuscato dalla presenza delle montagne e del mare, sono un vero scrigno di Qualità.
Una zona che come poche altre dimostra come l’uomo sia il vero discrimine all’interno di quel termine “terroir” di cui spesso abusiamo.
8 i vini in degustazione per 8 interpretazioni differenti dello stesso vitigno.
8 Montepulciano d’Abruzzo che raccontano di Tradizione, moda, presente, passato e futuro.
Io ve li ho raccontati in ordine di assaggio e, come mio solito in maniera schiettamente personale.
Mi sono poi permesso di dare a ciascuno un punteggio ma se vorrete stilare una classifica dovrete farlo Voi perché la Qualità non era argomento di discussione.
1. MONTEPULCIANO D’ABRUZZO COLLINE TERAMANE DOCG “YANG” 2022, BARBA: l’olfatto è una ridda di frutti croccanti: amarene, more e mirtilli.
E poi quella sottile (ma neanche troppo) vena vegetale fatta di cassis e erbe amare che tanto intriga…
Sorso davvero succoso e dissetante.
Freschezza e tannini marciano mano nella mano e la sapidità aiuta a chiedere un secondo bicchiere.
Un Montepulciano moderno per cedere alla tentazione di abbinamenti azzardati.
(87 Punti).
2. MONTEPULCIANO D’ABRUZZO COLLINE TERAMANE DOCG “COLLE SALE” 2020, BARONE DI VALFORTE: da subito tabaccoso e mentolato si lascia poi andare a succosità fruttate di arancia rossa e ciliegia croccante.
Seguono spezie e erbe di campo che, in chiusura, cedono nuovamente il posto a dolcezze di piccoli frutti di bosco.
Sorso sostanzioso, di buona freschezza e corretta trama tannica ma con una sorta di “scollatura” tra le dolcezze vanigliate e quell’animo amaricante di china e mandorla che gestisce il finale.
(84/85 Punti).
3. MONTEPULCIANO D’ABRUZZO COLLINE TERAMANE DOCG “M IL BOSSA” 2020 (MAGNUM), BOSSANOVA: quest’anno m’era già capitato di berne un’annata 2022 verde, balsamica e irriverentemente naif.
Ora, il “boccione” (ché “magnum” è termine che lascio ai cugini francesi) che racchiude la 2020 riempie i calici con selvatica schiettezza.
Poi abbiamo giusto il tempo di rinfrescarci a suon di balsamicità prima di affondare i piedi nella terra umida e scoprire in chiusura, anche qui come nel prodotto più giovane, quel frutto scuro che ancora mancava all’appello.
Sorso dinamico e squillante, decisamente fresco, sapido e tannicamente esposto, che nella sua bella rispondenza, sottolinea un’amarena che veicola con troppa disinvoltura un forse extra di alcol e quella sana rusticità che firma anche gli altri prodotti aziendali.
(Quasi 85 Punti).
Da bere ascoltando ”CORNER OF THE EARTH” di JAMIROQUAI.
4. MONTEPULCIANO D’ABRUZZO COLLINE TERAMANE DOCG “OINOS” 2019, SAN LORENZO: il naso è una profusione di frutta matura (forse anche troppo).
Ciliegie, more e mirtilli fanno comunella con l’esuberate nota vanigliata rilasciata da un legno in eccessiva evidenza nascondendo quasi del tutto le note di tabacco (dolce anche lui) e spezie.
Sorso di bella coerenza, più brillante e più sapido di quanto atteso e con un finale che dice più di spezia che di frutto.
Certamente NON il mio vino e forse troppo “americano” anche per l’attuale palato degli americani.
Certo, c’è stato un tempo in cui il Montepulciano “doveva” essere fatto così ma…
(83/84 Punti).
5. MONTEPULCIANO D’ABRUZZO COLLINE TERAMANE DOCG “CASTELLUM VETUS” 2018, CENTORAME: indossa un abito austero e meditativo di tabacco arrotolato e dalle bisacce di cuoio tira fuori cacao liquirizia e spezie scure che distraggono dalla sostanza fruttata di prugna e more (rovi compresi).
Poi è un rincorrersi di freschezze balsamiche e cespugli d’erbe aromatiche vista mare.
Sorso consono all’olfatto ma birichino e invitante, succoso, reso vieppiù dinamico dagli smerigliati tannini e dalla sottile vena vegetale che si lascia seguire fino alla lunga chiusura di friccicosa sapidità.
Un Montepulciano da non perdere!
Da bere ascoltando “CASTLE OF GLASS” dei LINKIN PARK.
(89/90 Punti).
6. MONTEPULCIANO D’ABRUZZO COLLINE TERAMANE DOCG “TORRE MIGLIORI” 2017 RISERVA, CERULLI SPINOZZI: un naso boschivo che scomoda resina e muschio oltre all’humus e a quei piccoli frutti che accompagnano una prugna più importante.
C’è poi una gentilezza floreale a cercare di tener testa alla nota green di quasi peperone mentre la chiusura è un gioco a due mani di tabacco e china (peccato per un sottile sgarbo laccato che neanche l’attesa riesce a zittire).
Sorso di grande freschezza e coerenza, tenuto vivo dai guizzi agrumati e dai tannini serrati.
Lungo e deciso il finale di un vino che, causa “pensionamento” della vigna del ’65 da cui era proveniva, non sarà più prodotto.
Cercatelo.
(88 Punti).
5. MONTEPULCIANO D’ABRUZZO COLLINE TERAMANE DOCG “NEROMORO” 2017 RISERVA, FATTORIA NICODEMI: piccoli frutti rossi e neri in confettura sono la parte “luminosa” di un olfatto altrimenti scuro e intimista che sciorina un lungo corteo balsamico di tabacco e liquirizia pepe, peposo.
E poi ci sono un sottobosco di humus e funghi, un’idea di oliva, una carezza di cioccolato “fondente ma non troppo”.
Sorso gustoso, agile nella sua tonica muscolatura, di agrumata freschezza, preziosa sapidità, tannini addomesticati e un lungo finale in cui la frutta alza la testa.
(86/87 Punti al vino e una insufficienza a me che non l’ho riconosciuto).
8. MONTEPULCIANO D’ABRUZZO COLLINE TERAMANE DOCG “MASTROBONO” 2014 RISERVA, VINI LA QUERCIA: cinquant’anni il vigneto e 50 gli ettolitri della botte in cui ha passato circa tre anni prima di finire in quella bottiglia che, aperta, rilascia note scure e a maricanti prima che il canonico frutto rosso che tutti si aspetterebbero.
Ecco dunque cacao e radice di liquirizia introdurre la sorpresa di una importante oliva nera per distendersi poi tra corteccia e peposità di cemento.
Il sorso denota spalle larghe, definita muscolatura ed una agilità quasi ragazzina nel riproporre con coerenza i descrittori olfattivi sottolineando verdi toni balsamico-boschivi e ancora quella nota di olivosa sapidità.
Un Montepulciano “DAVVERODAVVERO” alla faccia dell’annata affatto semplice.
Da bere ascoltando “MASTER OF PUPPETS” dei METALLICA.
(89 Punti).
E QUINDI?
Beh, posto che ormai mi dovreste conoscere e che comunque si capisce benissimo quello che mi ha convinto e quello che mi ha lasciato perplesso, tirando le somme, posso senz’altro confermare quanto affermato sopra riguardo quanto l’interpretazione del vignaiolo influisca sul risultato finale nel calice.
Sono poi emerse filosofie aziendali diverse, che evidenziavano ora un’attenzione particolare al mercato estero, ora un particolare attaccamento alla Tradizione, ora la voglia di staccarsi da schemi precostituiti e guardare al futuro.
Ed è emerso come il Montepulciano d’Abruzzo possa e debba essere considerato come strumento di promozione di un Territorio.