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TRALCI VULCANICI 2025

IL COSA E IL DOVE

Lo sorso 29 Giugno l’area attrezzata del Parco Archeologico Culturale di Tuscolo Ilaria Giardini e IPERICO SERVIZI PER LA CULTURA hanno organizzato TRALCI VULCANICI, Evento che ha raccolto le energie di 15 vignaioli naturali operanti nel Territorio del Vulcano Laziale.

15 Aziende che hanno presentato quei vini che producono nell’assoluto rispetto del lavoro e del Territorio dei Castelli Romani.

GLI ASSAGGI

Ricca la proposta di assaggi, tante novità in cui ficcare il naso, tante facce da mettere dietro un’etichetta ascoltando il racconto della terra e del vino da chi il vino lo fa sporcandosi le mani.

Una bella occasione per cercare di tirare le somme di quanto le nuove generazioni stiano facendo per tenere alto il nome del “vino dei Castelli” e di quanto la visione comune di un Progetto sul Territorio possa far bene a questo e di come “tornare” alla tradizione con occhi nuovi consenta di produrre vini più identitari.

Dal tanto (non tantissimo) che ho assaggiato ho estrapolato una personalissima “TOP SEVEN” nella quale troverete anche vini che per punteggio non Vi aspettereste ma che credo meritino la Vostra attenzione per quanto riescono a raccontare.

Dategli una letta e criticatela ma soprattutto assaggiate e condividete.

QUELLO DA NOVANTA (o quasi)

– LAZIO IGT MALVASIA PUNTINATA “LAVENTE” 2020 EMILIANO FINI: un naso che sa di confini, quello tra le durezze del vulcano e le dolcezze dei mieli di acacia e castagno, quelli tra le vegetalità ortolane di sedano rapa e lo schioccare di lingua della caramella mou, quelli minati sui quali si muove scaltra la sottile riduzione…

E poi calore di fieno e di frutta secca, orienti di curcuma e un forse di alcol che mannaggia.

Il sorso?

L’avete annusato prima!

È uguale! Diretto, ha sapidità tagliente ma sa colpire di piatto con la lama delle morbidezze regalando pensieri di corteccia e tabacco mentre Vi ricorda che l’osso di pesca non può mancare.

Da bere ascoltando “MASTER OF PUPPETS” dei METALLICA (e se non ne sapete il motivo indagate).

90 Punti, anche se quel mannaggia di alcol…

GLI ALTRI

– VINO ROSATO “RAW” 2024, CANTINA RIBELÀ: “RAW”, analogicamente come “Red And White” (o forse come un digitale “non elaborato”), frutto rustico del succo di uve bianche e rosse espone il naso a un’acidità imperante che sa di Barbera, dichiarando frutti rossi, fiori ed erbe di campo, soffi balsamico-boschivi…

Il sorso è come l’olfatto, contadino, dissetante, senza fronzoli, pensato per le chiacchiere e per riempire un bicchiere alla fine di un avambraccio che terge il sudore.

Se volete sapere del punteggio beh, direi 83 ma…davvero Vi interessa sapere quanti punti si merita?

– LAZIO IGP MALVASIA BIANCA DI CANDIA “SAMBUCO +” 2021, IL SAMBUCO: tra i fiori bianchi, il legno lascia che la camomilla perda la propria timidezza e si erga a protagonista, poi l’acacia e un tocco di miele, il bergamotto…

E poi l’anima lanuvina del Vulcano Laziale, quella mineralità tufacea che si fonde con il respiro di un mare che è dietro l’angolo, e le erbe aromatiche…la salvia a graffiare d’amaro un naso altrimenti di sole dolcezze.

Il sorso segue l’olfatto tra drittoni sapidi e strapiombi di freschezza collegati dal ritmo di un tannino quasi esuberante in un assaggio di crescenti durezze che per un attimo mi riportano al mio profondo NE.

85++ Punti.

– LAZIO IGP BIANCO “INDICO” 2024, LIANE: da una piccola parcella di Malvasie un vino dal naso delicato, floreale, fresco di sambuco, dolce di tiglio e pesca bianca, con un pensiero di mare.

Sorso freschissimo, salato, con uno scherzo di tannino regalato da un’azzeccata iniezione di Trebbiano a vivacizzarlo ulteriormente.

Dispettoso e amicone come raccontato dall’etichetta (lo conoscete il Lenghelo, vero?!) non nasconde la lunga strada che ancora c’è da percorrere per farlo “benebene” e, per ora, si accontenta di essere gustosissimo (e non è poco).

85—Punti.

– VINO BIANCO “DELICA BIANCO” 2022, MARCO COLICCHIO: sisi, avvicinate il naso al calice!

No, non state a Bagni di Tivoli, ma a Pavona, tra il vulcano e il mare anzi, in questo caso “dentro” il vulcano.

Ne respirate il fiato di zolfo che sembra voler essere come il permesso di varcare la soglia di casa sua, un’atmosfera che avvolge mela gialla macerata, piccantezze di pepe e zenzero, freschezze d’agrume…

Il sorso è uno schiaffo d’acidità e sale, una sbilanciata stadera che pende verso le durezze, con quell’appena di albicocca che ci prova ma non ce la fa.

Un vino con tanti distinguo ma di grande piacevolezza.

85+ Punti.

– LAZIO IGP BIANCO “TESTARDO” 2023, SIMONE PULCINI: se “MICAGNENTE” sa di Marchese del Grillo, “TESTARDO” è più Rugantino (o Conte Tacchia).

Sa di “tre scrocchi” sotto il tavolo, di passatella e sfottò…

“Frascati” dentro senza che sia scritto fuori, Malvasie e Trebbiano a firmare il Territorio, balsamico, boschivo (c’ha pure i funghi), la frutta gialla, le erbe aromatiche a mazzetto, il sale della terra e la mandorla che non può mancare.

In bocca è di graffiante sapidità e tagliente freschezza, sostanzioso quanto deve e quanto serve e lungo sui toni amaricanti della mandorla e delle erbe aromatiche.

88 Punti.

– VINO BIANCO “LE MONACHELLE” 2020, SIMONE PULCINI: nasce in un convento, da uno sguardo di intesa e per scommessa.

Malvasia e Trebbiano che dopo anni di clausura in vetro rinunciano ai voti e scelgono il peccato.

Malvasia e Trebbiano recuperati da un vero e proprio “clos” e che di quelle “quattro mura” mantengono l’animo terragno con quel quid di sacralità che il luogo inevitabilmente infonde, sa di ortolana sopravvivenza prima che di frutta dolce e solare, sa di erbe officinali e riti officiati.

In bocca è tempo scandito a suon di orazioni fresco sapide, fedele (all’olfatto e al Territorio) e miscredente, fa pensare e imprecare (soprattutto perché non ne avrete un’altra bottiglia).

87+ Punti

E QUINDI?

E quindi GRAZIE a Ilaria Giardini per avermi ospitato e a tutti i vignaioli che hanno avuto la buona creanza di sorbirsi i miei deliri enoici senza mandarmi a quel paese.

È stata davvero una bella serata che spero si possa ripetere ancora (magari aggiustando un pochino il tiro in termini di organizzazione degli spazi), perché parlare del Territorio lasciando la parola al vino è forse il modo migliore per conoscerlo.

Roberto Alloi

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