Il dove
Il fondo rustico “Amato Lamberti” sono 14ha di di terreno strappato nel 1997 al clan dei Simeoli, in quel di Chiaiano, confiscato nel 2001 ed affidato infine nel 2012 alle mani dell’Associazione (R)esistenza Anticamorra guidata da Ciro Corona.
L’iniziale vigneto venne espiantato per la quasi totalità allorchè la camorra decise di mettere le mani sui fondi europei elargiti per la coltivazione delle pesche.
Sui “dueettariemezzo” sopravvissuti, quella Falanghina antica e tipica delle zone del Taburno e dei Campi Flegrei, viene allevata su “piede franco” con i tradizionali sistemi Puteolano e a Spalliera, raccolta a mano e vinificata, senza le ormai consuete “consulenza”, grazie al prezioso “supporto” logistico delle Cantine Astroni (e qualche dritta del loro enologo Gerardo Vernazzaro).
Il progetto
In calce a queste poche righe leggerete anche le solite note gustative, ma se vogliamo davvero parlare di un vino come questa Falanghina “camorra free”, dobbiamo parlare principalmente di quello che rappresenta in termini di lavoro e riscatto sociale.
Le mani sporche di terra e le schiene piegate lungo i filari, sono infatti quelle dei minori del Fondo Penale che scontano pene alternative al carcere, dei ragazzi a rischio e dei volontari guidati dai contadini del posto.
Il vino, prima che piacere, è territorio, persone e lavoro; quando poi ci si riesce ad aggiungere il plus di una rivincita su chi, di quel territorio, fa mercimonio e su uno Stato troppo spesso latitante allora tutto ha un altro sapore.
Un progetto resistente che va avanti fronteggiando le infinite complicazioni imposte dal sistema economico-politico in cui viviamo, e le ancora continue pressioni ed intimidazioni di quell’illegalità che non vuole rassegnarsi alla sconfitta in un territorio dove tenere alta la bandiera della legalità è la più grande delle sfide.
Un progetto resistente per un vino resistente.
Letichetta
L’etichetta stessa parla di resistenza visto che SELVA LACANDONA altro non è che quella foresta del Chiapas ultimo baluardo dei Maya a fronteggiare l’avanzata dei Conquistadores.
Una etichetta fighissima che attira l’occhio costringendolo all’osservazione con quelle parole volutamente attaccate l’una all’altra a “fare quadrato” in un ideale abbraccio: “BENICOMUNITERRITORIOSOLIDARIETÀ”, “COOPERAZIONEANTIMAFIACORAGGIO”, “RISPETTOBENICONFISCATIAMBIENTE”,”CAMBIAMENTOALTERNATIVARICICLO”.
Il vino
3 le annate (2018, 2017 e 2015) che sono riuscito ad assaggiare e che mi hanno permesso di valutarne l’evoluzione.
Una 2017 che si mostra ruffiana già al naso, una 2015 in cui tra gli sbuffi di zolfo dei Campi Flegrei si intravede pure Belzebù e quella 2018 che vi propongo qui e che promette davvero bene: minerale, sapida, scalpitante, ammaliatrice e…con un gran futuro davanti (a mio modestissimo parere).
DOC per disciplinare e per quello che rappresenta ed in attesa di certificazione BIO.
Il prezzo? Davvero poco per così tanto!