IL COSA E IL DOVE
Lo scorso 16 Maggio, l’instancabile GoWINE ha messo in scena la 13° Edizione di BAROLO, BARBARESCO & ROERO, l’appuntamento romano dedicato ai vini provenienti dalle due sponde del Tanaro.
Nella ormai consueta location dell’Hotel SAVOY di Roma, 15 Aziende (in gran parte presenti “in corpore”) hanno presentato al numeroso pubblico di addetti del settore, stampa e winelovers le proprie eccellenze.
GLI ASSAGGI
Quelle di GoWine sono da sempre delle degustazioni “a misura di assaggio”, poche Aziende un numero di vini vasto ma non debordante e la possibilità di farsi un’idea completa di un Territorio senza dover fare “anghingò” saltando da un tavolo all’altro in cerca di fortuna.
Nelle righe seguenti potrete leggere la storia del mio viaggio in Piemonte, tra volti nuovi e vecchie conoscenze, cavalcando una Qualità di altissimo livello in cerca di quell’Emozione spesso nascosta dietro un’etichetta più timida di altre.
Ne è uscita quella ormai consueta “TOP QUALCOSA” che, lo avrete ormai capito, non tiene in alcun conto prezzi e blasoni ma solo il far vibrare le corde dell’animo.
Dategli una letta, confrontatela con la Vostra, condividete e suggerite (aspetto le Vostre impressioni).
LA TOP EIGHT (+ UNO)
ROERO ARNEIS DOCG 2019, CORNAREA: il naso propone sottigliezze floreali di limone e delicate vegetalità ma ben presto mostra tutta la potenza di una evoluzione espressa attraverso fumi idrocarburici e nebbie balsamiche che, diradandosi, mostrano calore di fieno e piccantezze pepose.
Sorso rigoroso (forse fin troppo), coerente, profondamente minerale e progressivamente fresco.
Davvero bello.
Da bere ascoltando “THE RIVER” di BRUCE SPRINGSTEEN.
VINO OTTENUTO DA UVE STRAMATURE “TARASCO” 2020, CORNAREA: il tabacco e i legni nobili dominano un olfatto che s’arricchisce di miele, fichi secchi, piccantezze candite e sottili note vegetali.
Sorso di sostanziosa dolcezza, che esalta il miele ma non si dimentica del proprio animo fresco-sapido e che, in chiusura, ha un guizzo di mallo di noce.
COLLINE NOVARESI DOC VESPOLINA “BONA” 2021, I DOF MATI: lamponi e ciliegie non sono che l’ammiccante incipit di un panorama olfattivo scuro e stuzzicante.
Peposo come un’avventura, romantico come una rosa, rude come la terra bagnata, pensieroso come il tabacco e con quei chiodi di garofano lì davanti…
Il sorso è Betty Boop e Jessica Rabbit, ammiccante, succulento, con quei tannini stuzzicanti…
È passato un anno da quando lo avevo assaggiato l’ultima volta e…mai domo.
Da bere ascoltando “LA NOSTRA PELLE” degli EX OTAGO.
COLLINE NOVARESI DOC BIANCO “ERESIA” 2022, I DOF MATI: un nome che racconta delle sciocchezze dei disciplinari e che dietro a quel pezzo che taglia in diagonale la scacchiera si celano storie di vescovi e abbazie.
Il naso di questo Erbaluce manca della mela (anche questa è un’eresia come quella di non poter scrivere il nome del vitigno in etichetta) ma trabocca di note vegetali di muschio, erbe di campo e anice e suggerisce camini spenti e nocciole.
Anche il sorso è trasversale, morbido e glicerico ma intriso di viva freschezza agrumata e di stuzzicante mineralità.
Da bere ascoltando “THE HERETIC ANTHEM” degli SLIPKNOT.
LANGHE DOC NEBBIOLO “CIABOT DELLA LUNA” 2022, VOERZIO MARTINI: la dolcezza delle more e delle ciliegie si contrappone a una nota ben definita di mallo di noce mentre s’avanzano toni boschivi e pizzicori pepati.
Fresco e grippante, il sorso si mantiene vivo grazie all’importante sapidità.
Lungo e piacevolissimo.
VERDUNO PELAVERGA DOC 2022, SORDO: naso di vegetali fragranze che evidenzia i rovi più che le more, le erbe di campo più che i fiori ma che non dimentica i lamponi e la sottile mineralità prima di lasciare che il pepe alzi la voce.
Sorso decisamente fresco e sottilmente tannico che evidenzia peposità green e s’allunga sapido su ricordi vegetali.
Decisamente trasversale.
NEBBIOLO D’ALBA DOC 2022, PODERI COLLA: davvero bello il frutto: arancia rossa, gelso, susina, lampone, fragola.
Davvero fresche le note balsamiche di tè e incenso e coerenti quelle di viola.
Sorso di mirabile equilibrio, fresco e con tannini vivi ma ben integrati che, in chiusura, mostra il proprio animo sapido e rimanda ai toni fruttati.
VERMOUTH “BONMÈ”, PODERI COLLA: base Moscato e dodici erbe per un sorso Boudleriano (impossibile non precipitare nel pozzo dell’Assenzio).
Lo so, non è un vino, ma è fatto (anche) con il vino, ce ne sta bene un goccio prima di dedicarsi al vino e ce ne sta bene un altro dopo essersi dedicati al vino.
È un modo di approcciarsi alla tavola predisponendosi alla “battaglia” ed è un modo per congedarsi dalla tavola ritagliandosi uno spazio per i propri pensieri.
Il Piemonte e il Vermouth (ovviamente nell’imprescindibile grafia francese) vanno a braccetto da più di duecento anni, a me ricorda l’infanzia e le Domeniche in famiglia.
Non ve lo descrivo (anche perché io preferisco il Vermouth Torino) ma Voi assaggiatelo, ne vale la pena.
Da bere ascoltando “BREAKFAST IN AMERICA” dei SUPERTRAMP.
BARBARESCO DOCG “RABAJÀ” RISERVA 2016, BERA: un olfatto incantatore, sinuoso di lamponi, scattante di arancia sanguinella e freschissimissimo!
Lunga sequenza di tornanti di incenso, mentuccia, lavanda ed eucalipto, intrigante respiro di sigaro (quello cubano arrotolato sulle cosce), unghia graffiante di vermouth.
Sorso più rilassato, quiete dopo la tempesta ma affatto calma piatta, profondo con tannini che sono piacevolissima e infinita risacca.
Spaziale.
Da bere ascoltando “WE ARE ALL MADE OF STARS” di MOBY.
GLI ALTRI
ROERO ARNEIS DOCG 2023: un naso che vive dei contrasti tra la frutta bianca e un anice importante, tra la dolcezza del tiglio e la sottile, piccante speziatura.
Aggiungeteci un quid d’agrume e una nota di sabbiosa mineralità e passate all’assaggio.
Di integralista coerenza, decisamente fresco e meno sapido di quanto atteso punta tutto sulla carta delle dolcezze fruttate e di una sottile carbonica (eredità dell’imbottigliamento frescofresco) per presentarsi sotto spoglie di insolita piacioneria.
ROERO DOCG 2020: naso salato e decisamente piccante cui la fresca dolcezza dell’amarena prova a dar battaglia e che in chiusura mostra un’idea di cuoio.
Sorso brillante che il ritmico incedere dei tannini mantiene vivo e vivace.
Coerente e identitario.
NEBBIOLO D’ALBA DOC 2021: piccoli frutti neri s’alternano alle spezie, a toni di lavanda e soffi balsamici e grafitici in una atmosfera appena polverosa.
Sorso agile e succoso che vive del ritmo imposto dai vispi tannini e dalla importante sapidità.
BARBERA D’ALBA DOC 2021: naso di grande freschezza che racconta ciliegie, lamponi, arancia sanguinella, sottili note vegetali e soffusa mineralità.
Sorso di freschezza dirompente e mai doma al di là del calore alcolico, con una chiusura tutta dedicata alla frutta.
I DOF MATI: mi urge un plauso a Sara (Paladini) per la coinvolgente capacità di raccontare il Territorio e la Storia rendendo unici ed emozionanti gli assaggi dei suoi vini (cui prima o poi riuscirò a dedicare l’attenzione che meritano al di fuori di questi “speed date tastings”) e per quella scritta “VITICULTRICI” in etichetta che sa di piglio femminile e sottintende (con quella “U”) una Cultura di cui troppo spesso ci si dimentica.
COLLINE NOVARESI DOC NEBBIOLO “TRAMA” 2022: un Nebbiolo fresco come l’aria che scompiglia i capelli mentre cavalcate a pelo.
Eppure l’olfatto è da purosangue e dressage più che da percorso di campagna, elegante nel proporre brezze mentolate e liquirizia da succhiare.
L’ostacolo ferroso è agilmente superato a suon di amarene e violette e le spezie sono la riviera in fondo al percorso.
Sorso snello e alto al garrese, tannini imbrigliati ma che mordono il freno e chiusura tutta di liquirizia.
GHEMME DOCG “IL MATTO” 2019: scuro in volto, quasi gli si prospetti un esilio in quella “TORRE” che Sara mi sta facendo sospirare, indossa un pesante mantello di more e prugne che gli è d’inciampo tra le radici sporgenti di un viale balsamico.
La corona di ferro è un peso, una presa di tabacco momentaneo ristoro, quella nota di oliva succulento intermezzo.
Sorso di grande coerenza e freschezza, per un vino che, dopo cinque anni non ci pensa proprio ad abdicare.
VINO ROSSO MERLOT “TORNATO” 2020: il “pedone” sa di semplicità, di armate strappate alla terra che sporca le mani per combattere guerre di altri.
E questo Merlot, sotto le nobili insegne del frutto di bosco, è una mano che brandisce il ferro della vanga e sfiora la foglia di peperone che dà prurito, sotto gli squilli di tromba balsamici un animo minerale profondo come il cratere del supervulcano.
Sorso coerente e freschissimo, piccante più che salato.
“TORNATO”…meno male che è “TORNATO”!
COLLI TORTONESI DOC TIMORASSO 2022: pera, pesca e ginestre s’alternano a note mentolate e a un ché di frutta secca.
Sorso davvero fresco e sapido che nel finale finta l’agrume e cocca con la punta del vegetale.
BAROLO DOCG 2020: naso che regala frutti di bosco maturi, note pepose, respiri mentolati e pensieri di tabacco in una atmosfera un po’ “soffittosa”.
Sorso ricco e fresco, mai borioso nel suo sottolineare coerenze fruttate.
Un assemblaggio di tre cru forse poco “sabaudo” ma tutto da bere.
BAROLO DOCG CEREQUIO 2019: al naso dimostra la propria gioventù presentando un quid di vaniglia di troppo prima ancora di raccontare piccoli frutti rossi, arancia sanguinella ed eucaliptiche balsamicità.
L’attesa e le chiacchiere lo aiutano però a raccontarsi e a lasciarsi andare a note, affatto sottaciute, di pellame e spezie d’oriente.
Sorso forse un po’ troppo “supponente” nel suo abito di bell’equilibrio, tannini assolutamente giovani ma già educati e coinvolgenti freschezza e sapidità.
Forse sarebbe bastato un assaggio più “calmo” ma certo qualche anno di esilio in vetro non guasterebbe.
LANGHE DOC BIANCO VIOGNIER “VIONIÈ” 2020: più abituato a ritrovarlo marcato “Lazio” eccone invece uno sabaudo a ritagliarsi uno spicchio di curiosità da parte del sottoscritto.
Il naso scopre dolcezze d’acacia e albicocca freschi soffi d’agrume uva spina ma rimane colpito dagli acuti di anice, sambuco e salvia.
Sorso morbido, di compite freschezza e sapidità con una chiusura giocata sui contrasti tra dolcezze fruttate e ammandorlate amaritudini.
BARBERA D’ALBA DOC SUPERIORE “MASSUCCHI” 2020: sicuramente floreale, pur presentando nette note di lamponi, calca un po’ troppo la mano su toni grassi e cioccolatosi relegando in un angolino cannella e pepe.
Sorso di buona coerenza e importante struttura, abbastanza fresco e morbidamente tannico che, nel finale, si lascia andare a note balsamiche.
BAROLO DOCG 2019: naso ben centrato sulle note dei piccoli frutti di bosco e delle spezie scure ma principalmente balsamico.
Sorso ben strutturato ma essenzialmente fresco che i solleticanti tannini rendono quasi beverino.
BAROLO DOCG RAVERA 2017: in una atmosfera di soffusa mineralità, se i frutti rossi sono in bella evidenza, sono le note amaricanti del rabarbaro e del chinotto a colpire i sensi.
Sorso di muscolatura ben definita e affatto pompata, forse più fresco del precedente, che il gioco di piedi dei tannini ancora scalpitanti rende agile e addirittura sbarazzino.
LANGHE DOC RIESLING “RANERA” 2021: beh, sarà anche peccato di gioventù ma, se qui cercate gli idrocarburi beh…forse ci trovate un colpetto di spinterogeno ma niente di più.
Non mancano invece la mineralità e una freschezza esuberante che sa di scorza d’agrume ed erbe aromatiche con un appena d’acacia che prova a far abbassare i toni.
In bocca l’acidità è saettante e la sapidità segue a ruota tenendo vivo un sorso, giocato tra ritorni fruttati e aromatici, che non fa disdegnare un secondo giro.
BARBARESCO DOCG RONCAGLIE “TENUTA RONCAGLIA” 2020: propone rose e lamponi, legni nobili resinose note boschive, aromaticità d’alloro e piccantezze graffianti.
Sorso di decisa sapidità, coerente freschezza, tannini correttissimi ma…troppo femminile anche per un Barbaresco.
BAROLO DOCG BUSSIA “DARDI LE ROSE” 2020: olfatto di sontuosa eleganza, giocato tra freschezze di arancia rossa e fragoline di bosco, amaritudini di rabarbaro e china e orientali speziature in una atmosfera ferrosa che sa di temporale in arrivo.
Sorso che mostra nobiltà d’animo e maniera, di inarrestabile progressione fresco-sapida e broccata trama tannica.
Sicuramente di gran classe ma forse un pochino troppo insolente nel proporre il proprio rango con così poca “esperienza” sulle spalle.
Gli do il mio premio “NON ORA NON QUI”.
BAROLO DOCG “MOSCONI” 2018: il naso focalizza l’attenzione sulle amaritudini di timo e origano ma non disdegna digressioni di frutti di bosco e fogliame e fresche note balsamiche di china e incenso.
Sorso che i ritmati accenti di marina sapidità ed educati tannini rendono estremamente dinamico.
E ORA?
Ora è il momento dei ringraziamenti, a GoWINE per avermi ospitato e a tutit i Produttori che hanno dovuto sopportare i miei deliri enoici.
E sarebbe anche il momento di iniziare ad approfondire alcuni temi che il vino e le chiacchiere mi hanno suggerito ma…
Maggio è stato un mese in cui gli Eventi si sono succeduti, accavallati, spintonati…
Devo raccontarne ancora tanti e devo scusarmi fin d’ora con quanti leggeranno del loro lavoro con un ritardo tutto romano dovuto alla mia lentezza nel mettere nero su bianco le emozioni.
Vabbè, in qualche modo farò.
Voi rimanete sintonizzati.