IL COSA E IL DOVE
IO VINO è l’ormai irrinunciabile appuntamento romano con i grandi vini di Marche e Campania.
Due regioni che non c’azzeccano niente tra loro ma che in questa occasione si ritrovano confinanti grazie alla passione di Manilo Frattari (che ancora si ostina a non voler doppiare l’appuntamento dandomi modo di assaggiare qualcosa in più).
Andato in onda lo scorso 17 Marzo, ha riempito sale e corridoi del TH CARPEGNA PALACE di Roma.
Location azzeccatissima (e ormai collaudata) per uno scontato successo di pubblico.
Un centinaio di Aziende presenti, ‘na cifra de vini da assaggià, masterclass (addirittura una dedicata agli EVO), tricchettracche e bombe a mano.
GLI ASSAGGI
Come avrete già capito, l’idea di assaggiare tutto non m’era passata neppure per l’anticamera del cervello.
Mi serviva un piano preciso e una rotta da seguire e allora…mi sono fatto suggerire qualche novità, ho lasciato il giusto spazio all’estro e, caso più unico che raro, soltanto salutato gli Amici Produttori già stressati in altre occasioni.
Davvero alto il livello qualitativo, tanto che anche un “cattivone” come me ha fatto fatica a trovare etichette “anonime”.
Ma una sorta di classifica (per quanto priva dell’orpello del punteggio) ho comunque creduto giusto stilarla.
Personale e discutibilissima ma che ho cercato premiasse in egual misura i due protagonisti.
Dategli una letta e magari, almeno stavolta, suggeritemi Voi qualcosa da mettere in agenda per l’Edizione 2025.
LA TOP SIX (3 + 3)
LE MARCHE
SOCCI
Siamo a Castelplaino, al centro dell’area Classica di produzione del Verdicchio dei Castelli di Jesi.
3ha sulla collina del Monte Deserto (che tanto deserto non deve essere visto quello che riesce a produrre).
Marika al timone di questa Azienda familiare interamente dedicata a quel Verdicchio di cui propongono diverse interpretazioni vanno dalle bolle alla potenza senza dimenticarsi passando per l’estrazione.
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC CLASSICO SUPERIORE “BIANCA” 2021: vinificato in totale assenza d’ossigeno grazie al sistema VINOXYGEN e privo di SO2 (come evidenzia il “cattivone bernoccoluto” in retroetichetta) arricchisce il proprio corredo olfattivo di una certa atmosfera “green” ma sottolinea le dolcezze fruttate della pesca e del melone in aggiunta alla carnosa florealità dell’acacia e, coup de theatre, vi affianca una profonda nota iodata.
Sorso energizzante, glicericamente abbracciante (15.5°, mica miciomicio!), di irruente sapidità eppure fedelmente legato a quella frutta nettarina che aveva riempito il naso.
Bellobello!
Da bere ascoltando, manco a dirlo, “BIANCA” degli AFTERHOURS.
VER.SER.
Acronimo di VERnaccia di SERrapetrona.
3ha e 3 vigneti a San Severino Marche dedicati al Pecorino e alla Vernaccia Nera.
Una storia familiare iniziata alla fine degli anni ’90.
Una storia fatta di curiosità, di studio e di lavoro.
Prima vendemmia nel 2020 un oggi di Tradizione e modernità e un futuro tutto da scrivere (con l’accento però).
SERRAPETRONA DOC “CLE MÈ” 2022: naso esplosivo!
Un mix di fiori di campo, boscaglia, more, visciole, impennate vegetali e friccicorii di gioventù firmati dal pepe verde con una chiusura sottilmente chinata e minerale.
Sorso inarrestabile, varietale e con i tannini giustigiusti che conducono alla progressione fruttata del finale.
Fighissima!
Si becca il mio premio “VERSAMENE ANCORA SAM”.
Da bere ascoltando “AS TIME GOES BY” di HERMAN HUPFELD ma interpretata da BOB DYLAN.
DANTE DURI
La cantina più piccola di Serrapetrona e un agricoltore figlio di agricoltori.
Un cognome che mal si confà al modo con cui descrive il proprio lavoro e all’amore viscerale per quelle uve che producono i suoi vini e sono protagoniste dei suoi begli scatti (quelli che mi sono permesso di rubargli).
MARCHE IGT ROSSO PASSITO “’PPICCATO” 2014: eccaallà!
Beh, che la Vernaccia Nera abbia un “animo passito” è risaputo ma qui…
Un naso saggio, da esplorare ruga per ruga, un’esplosione di ciliegia, polvere di cacao, amaretto, pepe e cannella.
Racconta di miele ma anche di profonde note amaricanti di olive nere e di un ché di forse carciofo.
In bocca governano le dolcezze del miele e della prugna secca ma noci e nocciole sono lì, sedute in prima fila e quei legni che percepiva l’olfatto ora sanno d’Oriente.
Da bere ascoltando “STRANGE FRUIT” di BILLIE HOLIDAY.
LA CAMPANIA
SALVATORE MARTUSCIELLO
12ha nel cuore dei Campi Flegrei per una produzione legata a filo doppio con il Territorio e i vitigni autoctoni (compresi quelli semisconosciuti come Sauca, Suppezza, Surbegna, Castagnara).
GRAGNANO DELLA PENISOLA SORRENTINA DOC “OTTOUVE” 2023: per raccontarVi questo vino ho bisogno del Vostro aiuto.
Dovete immaginare la scena più famosa del film MISERIA E NOBILTÀ di Mario Mattioli, quella del “PALTÒ DI NAPOLEONE”.
Le due famiglie protagoniste sono alla fame più nera e Don Pasquale decide di dare in pegno il suo cappotto in cambio di alcuni generi alimentari.
Totò ha in braccio il cappotto di Don Pasquale, e durante la scena, se lo coccola come se si trattasse di un bimbo.
Don Pasquale: Vai dallo sciarcuttiere qui alla cantonata.
Toto: Da chi?
Don Pasquale: Dallo sciarcuttiere qui alla cantonata.
Totò: E chi è questo sciacquettiere?
Don Pasquale: Il pizzicagnolo, il salumiere!
Totò: Il casatuoglio!
Don Pasquale: Il bottegaio! Gli lasci questa roba in pegno e ti fai dare un chilo e mezzo di spaghetti, non pigliare la pasta grossa che non la digerisco.
Totò: Pasquale con questa fame tu digerisci pure le corde di contrabbasso
Don Pasquale: Ti fai dare una bella buatta di pomodoro perché a me gli spaghetti piacciono pieni di sugo. A proposito, il sugo come lo facciamo, con la salsiccia?? Con la salsiccia! Ti fai dare un chilogrammo di salsiccia. Non pigliare quella stantia, quella già fatta. C’ha la macchina tritacarne: piglia la pelle taratatà taratatà taratatà. E poi rimaniamo asciutti asciutti, solo spaghetti e salsicce? Vogliamo fare una bella padellata di uova? Uova in padella? Te le mangi, le uova?
Totò: Si, se me le dai me le mangio!
Don Pasquale: Allora 10 uova; assicurati che siano fresche, le agiti, se sono fresche le prendi, se no, desisti; come le vogliamo fare, con la mozzarella? Si, con la mozzarella, le uova vanno fatte con la mozzarella! Ti fai dare mezzo chilogrammo di mozzarelle di Aversa, assicurati che siano buone, pigli queste dita, premi la mozzarella, se cola il latte le prendi, se no desisti.
Poi, che altro?
Un po’ di frutta fresca. Ecco, ti fai dare pure cinque lire in contanti e vai dirimpetto dal vinaio a nome mio, di Don Pasquale il fotografo, e ti fai dare due litri di Gragnano frizzante, assicurati che sia Gragnano. Tu lo saggi; se è frizzante, lo pigli, se no…
Totò: …Desisto!
Don Pasquale: Che altro? Tornando a casa, a fianco al portone c’è il tabacchino, prendi due sigari, uno per me e uno per te e il resto me lo porti.
Totò: Pasquale dimmi una cosa: ma qui dentro c’è il paltò di Napoleone?
Tenete conto che io non sono un fan di Totò ma quale scena potrebbe meglio descrivere il rapporto tra Napolie un vino di cui pure il grande Mario Soldati subiva il fascino?
Se il Barolo può essere l’Aglianico del nord, perché il Lambrusco non può essere il Gragnano dell’Emilia Romagna?
L’anima enoica di Napoli.
Provola, salame, pizza…il capitone!
Il Gragnano non fa prigionieri…è amico di tutti.
E questo non fa eccezione!
Come non cadere in deliquio sotto i colpi della sua essenza vinosa, delle more, dei lamponi, delle fragoline di bosco…
E poi la succosità dell’arancia rossa, le freschezze del prato verde, quel tocco di liquirizia in chiusura…
Sorso di devastante piacevolezza che rende inarrestabile la voglia di sostituire il calice con la cannuccia, ciliegioso, fragoloso eppure sapido, con quei tannini mariuoli.
Gli ammollo il mio premio “LEVATEMELO” e corro a farmene una flebo!
Da bere ascoltando “8 MILE” di EMINEM.
ANTICA MASSERIA A CANC’LLERA
Quattro ettari e mezzo di Sannio.
Una storia di famiglia con uno ieri da conferitori e un oggi, targato 2007, che ha sacrificato, a colpi di zappa, la quantità sull’altare della Qualità per una produzione centrata sui vitigni autoctoni (Barbera del Sannio, Coda di Volpe e Agostinella) tutta da assaggiare.
SANNIO DOP BARBERA “GROTTA DI FUTA” 2020: quella frutta rossa, fresca e succosa, vorrebbe recitare il ruolo di protagonista ma quelle foglie di menta ed eucalipto masticate la riconducono a più miti consigli lasciando che anche le spezie sussurrino qualcosa.
Il sorso è di profumata sostanza, leggiadro, morbido quanto serve ad apparire di affascinante rusticità.
Chiude ricordandoVi che menta ed eucalipto masticati sono amaricanti e che la prossima volta dovete aver pronta una seconda bottiglia.
Da bere ascoltando “B-SIDE” dei KHRUANGBIN & LEON BRIDGES.
MUSTILLI
15ha a Sant’Agata dei Goti.
Cinquant’anni di storia ed un oggi a trazione femminile.
Tutela dell’ambiente e valorizzazione dei vitigni autoctoni per produzioni davvero identitarie.
PIEDIROSSO DEL SANNIO SANT’AGATA DEI GOTI DOC “ARTUS” 2019: nette le sensazioni di prugna e piccoli frutti rossi e ancor di più quelle balsamiche di rabarbaro, liquirizia ed eucalipto, un accenno floreale e una nota selvatica (che subito mi fa tradurre Piedirosso in Per’e Palummo) che rende dannatamente intrigante il pentagramma olfattivo.
Morbidezza e fitta trama tannica rendono ammaliante un sorso in cui risuonano a lungo le eco dei descrittori olfattivi e l’assolo finale delle balsamicità.
Da non perdere!
Da bere ascoltando “CORTO CIRCUITO” dei 99 POSSE.
I “QUASIQUASI”
LE MARCHE
TERRALIBERA
Quella di Gian Mario Bongini è una delle tante storie di “ritorno” alla campagna, di sogni realizzati.
Dalla finanza alla vigna in cerca di spazi per respirare.
7ha e 2 versanti a Serra de’ Conti dedicati alla libertà e al Verdicchio.
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC CLASSICO SUPERIORE “DA SOLO” 2022: l’indirizzo è quello della Particella 140, Foglio 17 di Serra de’ Conti.
Una singola vigna di 1.38ha esposta a NW sull’altro versante della collina.
Più fresco dell’annata 2021 (in cui avevo riscontrato la timidezza di mostrare il proprio animo vegetale nascondendolo tra i frutti) vuol dire anche più “giusto”.
Credo possano bastare queste sole parole per descrivere un vino che è libera espressione delle vigne da cui proviene e che, interpretato diversamente, perderebbe interesse.
Davvero un bel lavoro.
COSSIGNANI L. E. TEMPO
Da 5 anni, Letizia ed Edoardo Cossignani si dedicano alle cinquantennali vigne del nonno e alla produzione esclusiva di spumanti Metodo Classico con l’occhio attento alla valorizzazione dei vitigni autoctoni e nessun timore reverenziale nei confronti dei cugini d’oltralpe.
SPUMANTE METODO CLASSICO “BLANC DE BLANCS”: cuvée 2017-2020, 60% legno e 40% cemento, una parte di malolattica e 24 mesi sui lieviti per questo Pecorino “Cocci Grifoni Original” che di vegetalità ne ha da vendere e che le note di burrosa pasticceria e agrumi canditi provano a tenere a bada.
Sorso diretto, tagliente, affilato, fresco e profondamente sapido, che alla grande corrispondenza con l’olfatto aggiunge ben più che una nota di tè.
Lungo e coinvolgente.
LA CAMPANIA
ANTICA MASSERIA A CANC’LLERA
BENEVENTANO IGP AGLIANICO “NOTTE DI SAN LORENZO” 2021: punterebbe sull’equilibrio ma lascia che spicchino le freschezze del frutto nero su un’idea di cassis e macchia mediterranea e un’atmosfera sottilmente balsamica.
In bocca riempie, invita e, se non fosse per quei tannini di razza ma ancora ineducati, quell’equilibrio cercato lo avrebbe anche raggiunto ma, per ora, si accontenta di lasciarVi con un finale lunghissimo in cui si bea di sottolineare balsamicità e animo minerale.
Seducente ma con distinguo.
“ERIBIANO” PASSITO 2019: Agostinella, un’uva che si è cercato di accostare al Piemonte, così come accaduto per quella Barbera del Sannio che oggi è Camaiola.
Al naso apprezzate cotognata, miele ed agrumi canditi ma non potete non meravigliarVi di una nota “arrostita” di castagna e quasi carciofo
Al sorso nulla risulta essere fuori posto.
Freschezza, sapidità, le dolcezze pasticcere d’albicocca a prender per mano arancia candita e mandorle…
Davvero un bel passito.
MONSERRATO 1973
Azienda a conduzione familiare.
13ha vitati, conduzione biologica e focalizzata su Aglianico e Falanghina.
BARBERA DEL SANNIO DOP 2021: 9 mesi di anfora fanno tanto e, seppur imperanti i varietali di frutti di bosco, prugna e rosa canina, aggiungono a questi un tocco d’Oriente che profuma di spezie pepose e una balsamicità, a firma tutta “sailamenta”, da aprire i polmoni.
Sorso decisamente sapido e freschezza adeguata regalano un sorso mai borioso, leggero, succoso e dinamico che rimanda continuamente al frutto e spinge al bis (ma pure al ter).
Si merita un “PIÙ” per quell’etichetta che celebra il vitigno a voce alta.
MUSTILLI
SANNIO AGLIANICO SANT’AGATA DEI GOTI DOC “CESCO DI NECE” 2017: dolce di mirtillo e aspro di marasca, non dimentica prugne e viole e regala una ventata d’arancia prima concentrarsi sulle piccantezze speziate.
Sorso freschissimo (nonostante l’annata avesse fatto supporre il contrario) che lascia si esprimano, nel grande equilibrio complessivo, assoli di mentolata balsamicità, squilli di spezie e cori fruttati.
Coinvolgente.
GLI ALTRI
MARCHE
SOCCI
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC CLASSICO SUPERIORE “MARTINA” 2023: criomacerazione per questo Verdicchio dal naso che il contatto con le bucce restituisce quasi trebbianeggiante.
Sorso di inaspettata struttura eppure agile e scattante, assolutamente salato, quasi piccante.
Un Verdicchio ancora spettinato, un sorso da abbinare a chiacchiere e amicizie.
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC CLASSICO SUPERIORE “DESERTO” 2022: dal nome del colle su cui insistono i vigneti aziendali per un naso che, a discapito del nome, comunica freschezze.
Ecco dunque l’anice stellato e la mandorla verde schiaffeggiare la succosa frutta matura impersonata da pesche e albicocche.
Sorso che la decisa, slanciata salinità accostata alla glicerica e sostanziosa dolcezza di frutta e agrumi fanno associare a un margarita e che pian piano si arricchisce di ricordi di frutta secca e spezie orientali.
MARCHE IGT METODO CLASSICO “COSÌ È” EXTRA BRUT: un Verdicchio che, nomen omen, si propone nella sua totale nudità.
Inizialmente appena delicato di agrume, camomilla e frutta bianca rivela poi con piglio deciso la propria profonda anima marina disegnando addirittura banchi di pesce azzurro.
La birbante carbonica rende il sorso accattivante.
Scorrevole nonostante una sostanza ben presente, fresco, sapido e con un finale squillante.
Solo seimesisei sui lieviti (tenete conto che a me sembrano pochi 12!)…’sta cosa mi dà da pensare.
TERRALIBERA
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC CLASSICO SUPERIORE “INSIEME” 2022: “INSIEME” vuol dire uno stesso vigneto declinato in differenti quote, terreni, esposizioni eppure riunito in uno stesso contenitore di vetro per tenere “INSIEME” animi ed emozioni.
Intensamente iodato e minerale non fatica però a raccontare fiori di campo, frutta gialla matura, erbe aromatiche e un quid d’agrume.
Sorso glicerico (ben oltre quanto i pur non pochi 14° farebbero immaginare), fresco ma soprattutto sapido, aggiunge una nota di frutta secca alla piacevole rispondenza gusto-olfattiva e chiude sottolineando, guarda caso, il proprio animo marino.
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC CLASSICO SUPERIORE “DA SOLO” 2021: un naso non spintissimo, dall’animo “green”, che pian piano esprime agrumi, frutta gialla, fiori di campo e una sapidità assolutamente minerale.
Sorso avvolgente, fresco e con un finale sapido, amaricante e venato di sottili piccantezze.
VER.SER.
MARCHE ROSSO FRIZZANTE IGT “RE BOL”: Metodo Classico?
Si, ma senza sboccatura e con il tappo a corona anziché il “fungo”.
Un vino da assaggiare subito senza affidarsi a fantasiose e inutili descrizioni.
Naso e bocca descrivono con dovizia di particolari (senza le eventuali “aggiunte” di un Metodo Classico tout court) il varietale di frutta rossa e spezie della Vernaccia Nera e sono un tutt’uno con la sete.
Un sorso che lega in dissolubile amicizia gli amanti della birra a quelli del Metodo Classico.
Da bere agitato (non scosso) nella migliore tradizione di James Bond.
MARCHE ROSATO IGT “SER ROSÉ” 2022: interpretazione “en rose” della Vernaccia che propone ribes e visciole, spezie scure e cenni di erbe aromatiche.
Sorso fresco e dissetante con quel gr/l di residuo zuccherino che sta lì a controllare che la nota amaricante del vitigno si comporti bene ma questa, monella, se ne scappa in chiusura di bocca dando il dovuto sprint a un vino altrimenti troppo piacione.
Piacevolissimo.
MARCHE BIANCO IGT “OH RÈ” 2022: un Pecorino che al naso appare con quell’appena di riduzione che un paio di giri di calice ben assestati riportano subito nei ranghi lasciando libero sfogo ai toni fruttati di pera e agrumi, ai soffi di gelsomino e ad un inatteso Oriente di curcuma.
Sorso teso e dalla piacevolissima scia sapida.
Un Pecorino diverso, tutto da provare
MARCHE BIANCO IGT “DU MÌ” 2022: selezione di grappoli dallo stesso vigneto del precedente e “tripla vendemmia” (precoce, ottimale e surmatura) per un Pecorino che già al naso propone la propria rotondità sciorinando aromi di pesca gialla matura e scorza di cedro, ginestre e camomilla, acacia e mandorla.
Sorso di struttura adeguata, con calore e morbidezze ben bilanciate da freschezza e sapidità.
Un rosso vestito di bianco.
Gastronomico.
COSSIGNANI L.E. TEMPO
SPUMANTE METODO CLASSICO “ROSÉ” BRUT: solo Sangiovese, cuvée 2017-2020, 80% cemento e 20% legno e 30 mesi sui lieviti per un naso in cui malagrana, arancia sanguinella e ribes si mescolano a grassezze di frutta secca mentre schiocchi di erbe amare accompagnano piccantezze pepate.
Fresco e cremoso, coerente, sapido ma…un po’ troppo piacione e pudico nel presentare al palato il Sangiovese nella sua intima vegetalità.
“NO LABEL”: una anteprima che sa di “sfida” ai cugini d’oltralpe.
Solo Chardonnay, solo legno e tutta malolattica per quella che è già ben più che una “prova”.
un mix di toni erbacei, ginestre e creme d’agrumi a introdurre una pasticceria friabile e burrosa ed un finale che sa di adriatica risacca.
Sorso grasso, materico, ciccione ma che la coccolosa carbonica rendono lieve, leggiadro e con un finale di fresco-sapida eleganza.
DANTE DURI
“IO SONO LA PRIMA” 2020: vendemmia anticipata per un naso tuttopepe con frutta a contorno.
Il sorso è di freschezza estrema, balsamicissima e ovviamente pepata, con le vegetalità varietali del vitigno in evidente affanno e una chiusura in cui la frutta si ricava il suo spazio.
SERRAPETRONA DOC “ESTELLA”2017: da una selezione maniacale degli acini un naso campagnolo tutto fiori e visciole cui seguono chiodi di garofano, pepe e, in chiusura, mineralità e le note amaricanti della china.
Sorso che l’importante speziatura rende scorrevole e intrigante e con un finale gestito in progressione dalle morbidezze fruttate.
CAMPANIA
SALVATORE MARTUSCIELLO
ASPRINIO DI AVERSA DOC SPUMANTE “TRENTAPIOLI” BRUT: una dedica affatto velata a quello scalillo in cui si incastrano ginocchia e fatica per regalare la gioia di un sorso che “cavava la sete” ai portuali e non solo.
Metodo dichiaratamente Martinotti (alla faccia dei cugini francesi), 6 mesi di autoclave per dover poi dirimere le scaramucce olfattive tra dolcezze di mela cotogna e le amaritudini di erbe mediterranee, tra le freschezze di scorza d’agrume e le glicericità della prugna bianca.
Sorso, manco a dirlo, dissetante!
Una spremuta d’agrume sapientemente addizionata di marina sapidità con una chiusura dedicata alla frutta secca e a qualche ingressione esotica.
CAMPI FLEGREI DOC FALANGHINA “SETTEVULCANI” 2022: “coltivata in vigneti a piede franco su sette vulcani dei Campi Flegrei”, così recita l’etichetta di questa Falanghina che sottolinea le dolcezze gialle della frutta matura e della camomilla vergognandosi di quell’animo sulfureo che alcuni rischierebbero di confondere con il difetto e chiude su note verdi di salvia e basilico.
Sorso morbido e rinfrescante e chiusura “a mezzi” tra la minerale sapidità e i richiami verdi e amaricanti delle erbe aromatiche.
Avrebbe dovuto avere più coraggio.
CAMPI FLEGREI DOC PIEDIROSSO “SETTEVULCANI” 2022: si ripete il mantra dei “settevulcani” nei quali affondano le radici “franche” le viti di questo Piedirosso che profuma di more, prugna e ciliegia, che rinfresca d’arancia, che succhia liquirizia, che intriga di spezie dolci.
Sorso fresco, morbido e gentilmente tannico con una chiusura minerale un pochino troppo brusca.
LABORIS CATRAME
Siamo a Castel Campagnano, a pochi chilometri da Caserta, tra due vulcani e due fiumi, in piena “terra di lavoro”.
Una produzione unica e identitaria centrata sul recupero di vecchi vigneti e di varietà autoctone come il Pallagrello Bianco e il Casavecchia, una storia che coniuga passato e futuro.
TERRE DEL VOLTURNO IGT PALLAGRELLO BIANCO “FIORE CLASTICO” 2023: ancora spigoloso, separa con un taglio netto la frutta dai fiori, dalle note vegetali e da quelle minerali.
Ecco dunque il bergamotto, il tiglio, il bosso, il gesso…tutti in fila ma senza darsi la mano.
Il sorso conferma e amplifica le sensazioni olfattive ma la succosa bevibilità fa dimenticare tutto.
Larghe le spalle fresco-sapide, buona la morbidezza e lunga la persistenza fruttata e quasi salina.
TERRE DEL VOLTURNO IGT PALLAGRELLO BIANCO “FIORE CLASTICO” 2022: annata differente e vetro restituiscono un vino che comunica molto più calore e nasconde le note vegetali sotto il tappeto della mela golden senza dimenticarsi di lasciare i dovuti spazi all’agrume amaro e alle erbe aromatiche.
In bocca dimostra grande coerenza ed equilibrio oltre a una progressiva e sostenuta scia fresco-sapida che chiude su persistenze decisamente salate.
TERRE DEL VOLTURNO IGT CASAVECCHIA “ARGILLA MADRE” 2022: tra frutti rossi croccanti e spezie si fa strada una profonda balsamicità che apre i polmoni e che lascia poi il posto a note di geranio ed un quid vegetale regalo forse della piccola percentuale di Sangiovese.
Sorso fresco e fruttato, tenuto vivo da tannini ancora pistoleri e con una chiusura decisamente fruttata e appena foxy.
ANTICA MASSERIA A CANC’LLERA
BENEVENTANO IGP FALANGHINA “CARAFÈ” 2021: pesca, pera, mela, ananas, chi più ne ha più ne metta!
E poi un’idea di mandarino e una di sambuco in una inattesa atmosfera quasi sulfurea.
In bocca è caldo, un glicerico abbraccio prima dell’arrivo di quella tagliente freschezza che va ad equilibrare un sorso che chiude leggermente ammandorlato.
BENEVENTANO IGP FALANGHINA “CARAFÈ” 2022: mentre vale in gran parte quanto detto per l’annata 2021, mi piace sottolineare come, tenuto conto dell’annata mi sarei aspettato di trovare più calore e invece…
Eccola più fresca e tagliente a sottolineare l’agrume piuttosto che le grasse dolcezze fruttate.
Questa la dovrei riassaggiare.
“ATURNO” PASSITO: naso boom che ho fatto appena in tempo a definire tale che…è arrivat* quell* che, come Obelix nella pozione magica, è cadut* nella bottiglia del profumo!
E dunque, OK le balsamicità, va bene per quella speziatura orientale che sapeva tanto del mercato di Amman ma poi…buio.
Anche l’assaggio ne ha risentito e quindi Vi dico solo di dolcezze importanti ma compunte e freschezze sempre pronte a correre in aiuto.
Vabbè, questo lo devo riassaggiare.
MONSERRATO 1973
BENEVENTANO IGT FALANGHINA “LEVATA” 2022: un naso tuttifrutti, aspro d’agrume e dolce di mela golden e albicocca cui s’aggiungono glicini profumati e un ché di mandorla in una atmosfera gestita dalle erbe aromatiche.
Sorso fresco e di sapidità che, a pareggio, ben gestisce i richiami fruttati.
BENEVENTANO ROSSO IGT “RINTOCCO” 2022: 75parti di Aglianico e 25 di una Barbera del Sannio cui sarebbe affidato il compito di tenere a bada i tannini del primo ma che va ben oltre e cerca di gestire il naso a suon di frutti di bosco maturi e rosa canina fin quando le balsamicità di tabacco, liquirizia e china non decidono di prendere in mano la situazione.
Sorso fresco, ben in linea con l’olfatto e tannini ancora pistoleri conducono ad un finale in cui il fondo del calice rivela anche erbe aromatiche ed un quid di cuoio.
MUSTILLI
BENEVENTANO IGT FALANGHINA FRIZZANTE “REGINA ISABELLA SUI LIEVITI”: un rifermentato che sa di freschezze di mela Granny Smith, succosità di pera e amaricanti note di erbe aromatiche.
Sorso rinfrescante, semplice, ruffiano nella sua sapida limonosità.
In una parola: genuino.
FALANGHINA DEL SANNIO DOC 2022: un blend Sannio-Campi Flegrei centrato sulla frutta esotica (ahimè) che su quella nostrana con le note amaricanti della scorza d’agrume e delle erbe aromatiche a ravvivare un olfatto soffuso di mineralità.
Sorso brillante, intriso di freschezza e sapidità che invitano alla beva e con una chiusura di agrumate amaritudini.
FALANGHINA DEL SANNIO SANT’AGATA DEI GOTI “VIGNA SEGRETA” 2022: da una vigna di 1ha riprodotta per selezione massale una falanghina che già all’olfatto comunica una sostanza non comune.
Potete riempirVi i polmoni di grassezze di frutta matura che spaziano dalla pesca tabacchiera all’ananas passando per la mela renetta matura e il melone bianco.
Gli agrumi fanno invece comunella con le erbe aromatiche, la frutta secca con il miele e una sottile mineralità fa da legante.
Sorso di grande coerenza anche in termini di “sostanza”, masticabile ma di buona scorrevolezza grazie ai ritmati ritorni sapido-agrumati che spezzano il monologo della buccia di mela.
Un vino affatto semplice, gastronomico.
BENEVENTANO IGT ROSATO FRIZZANTE “REGINA SOFIA SUI LIEVITI”: Aglianico e Piedirosso per un naso di frutta appena spiccata dalla pianta, boschiva vegetalità e sottile speziatura.
Sorso succoso, morbido, delicato, piacione e…un po’ troppo femminile per i miei gusti.
In una parola: modaiolo.
E ORA?
Ora è il momento dei ringraziamenti, a Manilo Frattari per avermi ospitato e ai Produttori per avermi sopportato.
È anche il momento di scusarmi con tutte quelle Aziende cui ho detto: “ci vediamo dopo” e che (spero di no) mi stanno ancora aspettando.
E poi è il momento di mettere in agenda l’Edizione 2025 di un Evento davvero TOPPP come IO VINO e mettersi al lavoro per approfondire tutto quanto di nuovo mi è stato insegnato in una giornata così intensa.