IL COSA ED IL DOVE
L’EVENTO
Lo scorso 6 Gennaio, la Befana ha portato in dono ai winelovers romani un Evento dedicato interamente al Cesanese del Piglio DOCG ed ai produttori aderenti al Consorzio di Tutela di questo vino.
Una giornata organizzata dal Consorzio (oggi guidato da Pina Terenzi) in collaborazione con l’AIS (grazie al Presidente Regionale del Lazio Francesco Guercilena ed al Delegato di Latina Umberto Trombelli) nei meravigliosi spazi dell’Acquario Romano (oggi Casa dell’Architettura).
Una giornata che ha consentito ai numerosissimi intervenuti di assaggiare non semplici vini ma calici di Ciociaria.
DEL CESANESE
Tra i Monti Ernici ed i Lepini, lungo tutta la Valle del Salto, ci sono 15000 ettari vitati che producono bottiglie che hanno dietro una storia.
Quella di vitigno del quale Piglio ed Affile si disputano la patria di origine (con il primo cui va sicuramente il merito del suo rilancio dopo il secondo conflitto mondiale) che a me piace vedere accomunati da quei Romani che ne disboscarono i territori per piantare vigneti (da “silvae caesae” deriverebbe proprio il nome del Cesanese).
Un vitigno che sembra essersi diffuso grazie al fatto che le spose del luogo ne portassero in dote le barbatelle e che pare essere stato tutelato con forza nello statuto del Comune di Affile.
Un vitigno che alla prova del tempo dimostra oggi di essere cresciuto in termini di Qualità, potenza e, soprattutto, rappresentatività di un Territorio.
Dunque: si scrive Cesanese del Piglio, si legge Ciociaria.
GLI ASSAGGI
Banchi di assaggio ed una masterclass nel ricco programma della giornata.
13 le Aziende presenti, tutte con radici ben piantate nella Tradizione e sguardo rivolto al futuro.
13 Aziende per tante diverse interpretazioni di un vino (unico rosso laziale a potersi fregiare della DOCG) che ha scritto un bel pezzo della storia enologica del Lazio.
QUELLI DELLA MASTERCLASS
1- CORTE DEI PAPI: da quasi vent’anni questa Azienda di Anagni coccola 25ha di Ciociaria con grande attenzione e rispetto per la terra e chi la coltiva.
Una Produzione che coniuga Tradizione e modernità, varietale ed eleganza.
CESANESE DEL PIGLIO DOCG “COLLE PICCHIO” 2022: un naso cosìcosì in cui tanti piccoli frutti introducono soffi di erbe aromatiche ed ombre di sottobosco in una atmosfera sottilmente fumé.
Decisamente meglio il sorso, beverino ed ammiccantemente femminile che evidenzia peccati di gioventù.
Docilmente tannico nel suo continuum tuttifrutti chiude su piacevoli piccantezze.
Me lo ricordavo diverso.
Troppo femminile per i miei standard ma sicuramente “piacione”.
2- RAPILLO: 3ha in quel di Serrone.
Un’Azienda a trazione femminile che crede profondamente nelle produzioni “naturali” limitando a praticamente “zero” gli interventi in vigna ed in cantina.
CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE 2022: racconta a voce alta di frutta rossa succosa ed appena matura e poi sussurra di balsamicità di anice, di erbe aromatiche, di fiori appassiti, di note sottilmente fumé.
Sorso dinamico, di buona coerenza e sostenuto da tannini ancora vivi e grippanti con un finale di onesta lunghezza.
3- MARLETTA TERESA: nata nel 2015, ecco un’altra Azienda a carattere familiare.
CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE “BONIFACIO VIII” RISERVA 2020: potrei dirVi del rosso della frutta in diverse consistenze o di quello dei fiori, delle vegetali amaritudini di erbe aromatiche, della sottile vena balsamica ma…
Quello che colpisce davvero è una affatto sottaciuta nota selvatica che gli dona un tocco di elegante rusticità.
Sorso morbido che evidenzia volume, sostanza e freschezza, con la decisa sapidità a far allungare la mano per chiedere un altro giro ed un lungo finale amaricante e ferroso con quell’appena di brett che…
Bello davvero!
Da bere ascoltando “I LOVE ROCK ‘N’ ROLL” di JOAN JETT & THE BLACKHEARTS.
4- FEDERICI: un’Azienda nata negli anni ’60 con un “oggi” targato 2001.
70ha suddivisi in diverse zone della Regione (40 quelli tra Anagni e Piglio).
CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE “NUNC” 2017: naso sicuramente intenso, che evidenzia dolcezze di frutta rossa (anche sotto spirito), spezie, cioccolato, una soverchiante vaniglia…
Sorso quasi borioso, grasso nel riproporre i toni burrosi della cioccolata anche nel lungo finale.
Piacerà sicuramente e potrei assegnargli il mio personalissimo premio “UN AMERICANO A ROMA” ma…davvero poco “ciociaro” e molto lontano dalla mia idea di Cesanese del Piglio.
5- MARIA ELENA SINIBALDI: Maria Elena ha imparato dal nonno a prendersi cura della vite (e lo scrive pure in etichetta).
Oggi accudisce 3ha in quel di Paliano con una passione che…basta guardarla in viso per capire quanto sia forte.
CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE “BIVI!” 2015: lo avvicini al naso e ti viene da dire: “finalmente”!
Semplice.
Nulla di celato, nulla da svelare, didascalico nei descrittori varietali dl vitigno: fiori, frutti rossi, sottili vegetalità di erbe aromatiche, note ferrose, delicate ed inattese tostature, quel quid di “pelliccia” che ci tiene ancorati alla semplicità della campagna.
Sorso freschissimo, schietto, rurale nella sua semplice eleganza contadina, spigoloso quanto serve per stare lontano da piatte omologazioni, dannatamente scorrevole ed accattivante e con una grande chiusura che fa schioccare le labbra senza vergogna.
Si becca il mio personalissimo premio “BBONO” e pure quello “COMMUNICHESCION” per quell’etichetta che zittisce gli svolazzi letterari di quelli che, come me, provano trasformare il vino in parole.
Da bere ascoltando “COMMUNIQUÉ” dei DIRE STRAITS.
6- CASALE DELLA IORIA: 100 anni di storia e 4 generazioni per questa Azienda di Acuto.
38ha coltivati in biologico e dedicati esclusivamente alle varietà autoctone del Territorio.
CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE BIOLOGICO “ZERO S” 2021: duole dirlo, ma si fa tanta fatica a fare la tara a quel naso davvero “sgarbato” che si muove scaltro ed in precario equilibrio sul filo del difetto, esplorando senza pregiudizi l’affilata cresta che separa la rusticità contadina dalla beva succosa.
Certo, scavando troverete freschezze di sottobosco e mentolate balsamicità, piccoli frutti rossi e chinate amaritudini ma…
Comunque, superata l’impasse, l’assaggio rivela dinamismo e bella rispondenza, sottolineando freschissime amaritudini che sbloccano il ricordo di quelle pastiglie alla menta le cui bustine bianche, troppi anni fa, riempivano le nostre tasche.
Tannini birbanti e finale in sapido crescendo chiudono poi l’assaggio di un vino che evidenzia come quella degli “zero solfiti” sia strada tortuosa ed irta di insidie che richiede studio e coraggio per essere percorsa.
7- LUCA SBARDELLA: 10 anni di storia per questo ettaro (solo 1) di Piglio coltivato con rispetto per produzione ridotta ma di Qualità.
CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE 2022: naso pocopoco timido, scuro, appena fumè e dolcemente speziato, rinfrescato da ciliegia, arancia rossa ed un bel respiro balsamico cui un “appena” di brett regala sottile rusticità.
Sorso molto coerente e davvero fresco, garbatamente tannico, che evidenzia succose amaritudini agrumate e chiude su intriganti, lunghe piccantezze di pimento.
Da bere ascoltando “THE PERSUADERS THEME” di JOHN BARRY.
8- CANTINA SOCIALE CESANESE DEL PIGLIO: nata nel 1960 è stata il primo Socio fondatore del Consorzio e riunisce circa 20 Produttori sotto la guida di Luca Sbardella.
CESANESE DEL PIGLIO DOCG “CERCIOLE” 2022: occhio che Vi vedo che state pensando: “questo l’ho visto al supermercato”.
Beh, ce ne fossero di vini così rappresentativi di un Territorio sugli scaffali!
Naso didattico (beh, forse anche troppo): ciliegie di diverse qualità, pure le visciole, le rose, un tocco di spezia ed uno vegetale, con quell’accento di finocchietto selvatico che fa tanto campagna.
In bocca perde qualche punto atteggiandosi a piacionerie sicuramente commerciali che chiedono il frutto e sacrificano il tannino ma…quel sapido finale gli dà un sussulto di identità-
Merita, davvero.
Da bere ascoltando “CHEAP THRILLS” di FRANK ZAPPA.
9- CANTINA GIOVANNI TERENZI: una decina di ettari a La Forma (Serrone).
Un’Azienda nata negli anni ’50 e che da una trentina d’anni si dedica unicamente a Cesanese di Affile e Passerina.
Conduzione “naturale” per una produzione davvero identitaria.
CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE “VAJOSCURO” RISERVA 2021: naso che evidenzia gioventù e…legno non ancora integrato.
Scuro di frutta (prugna e ciliegia matura), dice anche di cioccolato, sottolinea il timbro ematico e chiude su ben più che sottili speziature
Coerente ma più dinamico il sorso in cui la frutta riacquista croccantezza.
La nota erbacea aiuta a nascondere sotto il tappeto l’impronta vanigliata mentre il tannino che parla a voce alta e le sottili piccantezze accompagnano la beva.
Ma…
C’è il “ma” dell’attesa e del bicchiere lasciato lì mentre la degustazione procede.
Ed ecco che il naso si arricchisce di tostature di caffè, di soffi balsamici, di un quid selvatico e qualcosa di grafite.
Dai!
Me so’ sbajato (tranne che per il fatto che mi toccherà assaggiarlo tra qualche anno)!
Crescerà.
Da bere ascoltando “THE CIRCLE GAME” di JONI MITCHELL.
10- L’AVVENTURA: un’Azienda a carattere familiare nata nel 2015 (dunque tra le più giovani del Consorzio) che, seguendo i principi dell’agricoltura organico-rigenerativa, è arrivata alla certificazione BIO nel 2020.
Una produzione dal piglio (mai parola poteva essere più azzeccata) moderno affatto dimentica dei valori della tradizione.
CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE “AMOR” 2021: dolce, forse troppo, l’impronta speziata di una vaniglia che tende a coprire l’amaricante vegetalità delle erbe aromatiche e le gentilezze floreali lasciando spazio solo alla fresca succosità dell’arancia sanguinella.
Sorso che evidenzia gioventù ed equilibrio ancora precario mettendo in risalto note scure di liquirizia ed amaritudini vegetali.
Me lo ricordavo più brillante, quindi: NI.
11- ANTICHE CANTINE MARIO TERENZI: un’Azienda (ovviamente a conduzione familiare) con una storia centenaria e terreni situati in tutti e tre i Territori del Cesanese (Piglio, Affile ed Olevano)
CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE “CASAL SAN MARCO” 2020: naso intenso, ciccione, che racconta di erbe officinali, di una mentolata balsamicità che, sposa al cioccolato, racconta degli after eight degli anni ’70, la frutta è nera e non mancano amaritudini di rabarbaro e un sottobosco di terra umida.
Sorso più opulento che potente, che la buona freschezza prova a ridimensionare e finale davvero amaricante.
Per me un bel gradino sotto il “CASAL DEI MONACI”.
12- PILEUM: Azienda dal passato ventennale con una produzione nella quale tradizione e modernità si intrecciano fittamente.
Tra le prime a credere nel Cesanese e nel Territorio propone vini in cui sostanza e leggiadria camminano mano nella mano.
CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE “BOLLA DI URBANO” RISERVA 2020: l’olfatto è una ammiccante strizzata d’occhio che racconta dolcezze di spezie e piccoli frutti neri maturi prima di dire delle ombre boschive e proseguire con un lungo corteo di erbe aromatiche e respiri balsamici e chiudere poi sottilmente grafitico (peccato per lo sgarbo di una nota di lacca a disturbare).
Sorso che racconta di equilibri e sostanza ed accarezza il palato con tannini finissimi prima di chiudere su sottili amaritudini.
Dedicato a quel Papa Urbano II che, oltre a convocare la Prima Crociata, aveva tanto a che spartire con il vino (nato nella Champagne e poi Priore dell’Abbazia di Cluny).
13- PETRUCCA E VELA: 10ha nel cuore della Denominazione, questa la dimensione di un’Azienda a carattere familiare che si appresta a girare la boa del quarto di secolo di vita
CESANESE DEL PIGLIO DOCG “TELLURES” 2018: scuro nel presentare al naso i piccoli frutti neri, l’humus, la grafite ed una liquirizia che un “appena di troppo” di legno fa immaginare essere quella gommosa ed arrotolata.
Sorso equilibrato, che racconta calore glicerico (15.5°) e freschezza, tannini ben tessuti e morbidezze cioccolatose appena stemperate da una sottile sapidità.
Buono l’allungo finale ma un pochino troppo brusca la chiusura.
A LATERE
– ANTICHE CANTINE MARIO TERENZI, CESANESE DEL PIGLIO DOCG “CASAL DEI MONACI” 2021: freschissimo il sottobosco che il naso percepisce, complesso nelle sue sfumature di piccoli frutti, humus, felci e foglie umide, gentili le note floreali.
E poi quelle ammiccanti brezze balsamiche che ti fanno girare la testa…
Sorso compulsivo, freschissimo e sostenuto da tannini monelli che danno la mano ai rimandi fruttati.
Niente calice, per vini così ci vuole la cannuccia!
Fatene scorta e bevetelo ascoltando “STREAMS OF WHISKEY” dei POGUES.
– CORTE DEI PAPI, CESANESE DEL PIGLIO SUPERIORE DOCG “OTTAVOCIELO” 2020: al naso propone l’eleganza delle viole e lo sprint delle visciole.
Segue un sottobosco ricco di sfumature che racconta di bacche di rovo e felci.
Segnano forse troppo quelle spezie dolci che il balsamico montante non riesce a pareggiare.
Sorso di bella rispondenza, decisamente fresco e di suadente tessuto tannico con un allungo inatteso e minerale che fa riguadagnare punti ad un vino altrimenti forse troppo femminile.
– PILEUM, CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE “I CLONI”2021: naso un po’ timido (ma forse era solo troppo freddo) nel raccontare violette e piccoli frutti, più propenso invece nella narrazione balsamica della liquirizia e delle sottili vegetalità.
Decisamente meglio il sorso, verticalmente fresco e fittamente tannico, che mixa con sapienza frutta e vegetalità.
MARIA ELENA SINIBALDI:
– FRUSINATE IGT ROSSO “BOSCO CASTELLO” 2021: Cesanese di Affile con una iniezione di Ciliegiolo per un naso che è un’esplosione di frutta con, guardacaso, la ciliegia in bella mostra.
Non mancano poi accenni di spezie e china ed un quid boschivo.
Sorso scorrevole caratterizzato da bella freschezza, vivaci tannini ed un finale simpaticamente “green”.
Un giovanotto di campagna.
– CESANESE DEL PIGLIO DOCG “BIVI!” 2020: Vi invito a leggere quanto scritto sopra per l’annata 2015 facendo poi la tara tenendo conto dell’età del vino.
5 anni in meno non sono pochi e si tramutano in un naso che perde lo sviluppo terziario dei descrittori e calca la mano sulla fresca semplicità di frutta e fiori senza però nascondere per vergogna i precursori delle note selvatiche che saranno.
Sorso che acchiappa, che racconta di animo rustico con moderna, ruffiana, piacioneria.
Un bel gradino sotto la 2015 ma un vino da aspettare con fiducia, perché…secondo me meriterà attenzione.
CASALE DELLA IORIA:
– CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE “TENUTA DELLA IORIA” 2022: nonostante il legno grande, è la vaniglia (intesa come spezia, per carità) a caratterizzare un olfatto su cui tabacchi, frutti rossi e cacao lasciano solo leggere impronte.
Sorso caldo e di grande morbidezza, di corretta presentazione tannica e con un finale nel quale le balsamicità sembrano rialzare la testa.
Peccato per quel naso…
– CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE “TORRE DEL PIANO” RISERVA 2020: fiori, piccoli frutti e vena balsamica si danno la mano in una “chorus line” da cui si alzano acuti di spezie dolci, china, mineralità ed erbe officinali.
Sorso di grande equilibrio fresco sapido ed elegantemente glicerico che ripropone con precisione e corposa sostanza quanto percepito all’olfatto nascondendo con studiata sapienza l’apporto dei piccoli legni dietro i rimandi di spezia d’oriente.
Sorprendente.
Da bere ascoltando “TOWER OF SONG” di LEONARD COHEN.
– CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE “I PORTALI DI PIETRA” RISERVA 2017: naso complesso che sottolinea l’inadeguatezza di un tasting corsaro come quello imposto dall’Evento.
L’eucalipto rivaleggia con la liquirizia, le luminose succosità aranciate con un sottobosco di foglie e felci umido ed ombroso ma per dirimere i descrittori dovrete avere pazienza e concentrarVi su quell’ultima goccia rivelatrice che sporca il fondo del calice.
Sorso caldo ed avvolgente con un’arrembante vena sapida ben sottolineata e tannini piacevolmente solleticanti che chiude infine su lunghi ricordi di spezie ed interessanti amaritudini.
CANTINA GIOVANNI TERENZI:
– CESANESE DEL PIGLIO DOCG “VELOBRA” 2022: Cesanese di Affile con un quid di Sangiovese per dare un “aiutino” (in realtà ben evidente) a quella vigna del 1962 che comincia a sentire il peso degli anni.
Giovane e birbante, non si vergogna di sventolarVi sotto il naso un sottobosco sconnesso e fitto di radici, le erbe aromatiche, l’alloro, un pot pourrì di spezie ed una fresca fruttosità che è più quella dell’arancia amara che non quella di prugne e ciliegie.
Sorso fresco, morbido ma non troppo, con quei tannini forse un po’ “campagnoli” ma proprio per questo interessanti ed un finale che rimanda alle spezie ed ai frutti dell’olfatto.
Bella prova.
Da bere ascoltando “FOUND A JOB” dei TALKING HEADS.
– CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE “COLLE FORMA” 2020: qui ci trovate visciole ed erbe aromatiche ma le rose non mancano ed ingentiliscono un profilo olfattivo che in chiusura racconta inattese, grasse dolcezze.
Il sorso è un’apoteosi di frutta e freschezza utile a compensare quei tannini che forse asciugano un po’ troppo.
Scorrevole ed affatto stancante chiude piacevolmente speziato.
– PETRUCCA E VELA, CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE “AGAPE” 2021: al naso piccoli frutti rossi, spezie e intriganti note vegetali sembrano darsi la mano in un allegro girotondo nel quale vorrebbe entrare anche un quid di cacao amaro.
Il sorso, per apparire morbido, paga forse pegno ad un pochino di alcol ma i vispi tannini ci mettono una pezza.
Chiude poi lungo e con birbante sapidità.
E QUINDI?
Beh, se dovessi tirare le somme di questa degustazione mi verrebbe da contraddire parte di quanto asserito nell’introduzione.
Non mi piacciono i giri di parole e non ho dunque nessuna vergogna nel dire che, nel complesso, m’aspettavo “deppiù”.
Vero è che il livello medio si è sicuramente alzato rispetto a qualche anno fa.
Certo, a livello di complessità olfattiva il vitigno non consente di deviare molto dal paradigma della frutta rossa e “l’omologazione” è un rischio concreto.
Il sorso invece racconta di alcol finalmente ben gestito, di tannini finalmente educati ma senza rinnegarne il piglio contadino, di allunghi in molti casi degni di questo nome.
M’hanno invece lasciato perplesso quelle interpretazioni vagamente “superciociars” davvero poco rappresentative di quel Territorio che il Consorzio dice di voler promuovere.
C’erano solo due “riserva” e…ecco, lì mi piacerebbe ficcare il naso con più attenzione.
E mi piacerebbe muovermi “orizzontalmente” tra qualche vecchia annata.
Vabbè, le occasioni non mancheranno.
ED ORA?
Ora aspetto con ansia che l’AIS LAZIO (che qui voglio ringraziare pubblicamente per avermi invitato a questo Evento e per il grande lavoro che sta facendo per la promozione del Lazio e del Territorio) organizzi una nuova manifestazione negli spazi davvero unici dell’Acquario Romano.
Nel frattempo studierò ancora un po’ il Cesanese ed approfondirò la conoscenza di diversi vini ed Aziende di cui ho avuto la fortuna di fare conoscenza.