IL COSA ED IL DOVE
L’elegante ed ormai consueta location di Palazzo Brancaccio a Roma ha ospitato, lo scorso 26 Novembre, la presentazione della guida BEREBENE 2024 a firma GAMBERO ROSSO.
Una guida dedicata a tutte quelle etichette che consentono di godere delle emozioni di un gran vino a fronte di una spesa “etica” (ormai sono stati sdoganati i 20€uri ma tant’è…).
Io non ce l’ho fatta ad assistere anche alla premiazione (e veramente non sapevo nulla della masterclass) e mi sono dunque unito alla gran folla di addetti del settore e winelovers che in disordinata processione vagavano per il dedalo di sale inseguendo l’emozione del prossimo assaggio.
Lo sapete che non amo particolarmente gli eventi “diffusi”, ma in questo c’ho trovato un qualcosa di divertente: “ma tu l’hai assaggiato XXX? No, dove sta? La sala quella in fondo, ma non quella! Invece, se tu vai al piano di sopra ci sta YYY che c’ha un vino da paura”!
Vabbè dai, si poteva fare un pochino meglio (magari il solito cartello fuori dalle sale per capire quali Aziende ci fossero all’interno), ma è stato davvero un bell’Evento ed i Produttori, in molti casi presenti, hanno saputo aggiungere emozioni al “semplice” assaggio dei loro Vini.
GLI ASSAGGI
Beh, c’erano più di 200 etichette in cui ficcare il naso ed io, come ben sapete, sono uno solo!
Mi sono dunque preparato a casa il compitino e, armato di lista, ho cercato di non uscire dal seminato.
Ma si sa, i programmi sono fatti per essere disattesi ed il mio non è sfuggito a questa regola non scritta.
A volte è stata la folgorazione di un’etichetta, altre lo sguardo di un Produttore, in ogni caso sono sempre “cascato in piedi”.
E tra conferme e belle sorprese (in realtà pure qualche scivolone) il mio viaggio (iniziato in Piemonte e terminato in Sicilia) si è concluso arricchendo il mio bagaglio culturale e regalandomi ancora una volta tanti spunti per il futuro.
Voi date una letta al mio consueto ed ovviamente personalissimo “recit de dègustation”, prendete spunto (e datemene qualcuno), assaggiate e condividete.
PIEMONTE
BELLICOSO
5ha di Astigiano dedicati ai vitigni tradizionali del Territorio (Barbera, Freisa e Grignolino) di cui avevo già scritto qui e che, come spesso mi succede, dico di voler conoscere meglio ma, alla fine, mi ritrovo ad assaggiare di corsa e senza la dovuta attenzione ad un Produttore (Antonio) che sprizza amore per il proprio lavoro da tutti i pori.
BARBERA D’ASTI DOC “AMORMIO” 2022: una Barbera nera come l’inchiostro, con un naso materico, che dice di mora, prugna, amarena inossidabili.
Il resto sono arabeschi di rabarbaro e spezie scure.
Il sorso è quasi denso ma di rara scorrevolezza, gradevolmente tannico e con una chiusura di sapida mineralità.
Una Barbera Femmina, con la “F” Maiuscola e con un nome che svela la passione del Produttore.
Da bere ascoltando ”AMOR MIO” di MINA.
LOMBARDIA
TENUTA CASA VIRGINIA
4ha vitati nel Parco dei Colli Bergamaschi tra vitigni autoctoni ed estro sperimentale, con l’unicum di aver ripristinato un vigneto del ‘700.
BIANCO DELLA BERGAMASCA IGP “L’ORO DEL DIAVOLO” 2021: 90 parti di Chardonnay ed il saldo in Pinot Grigio che, in una atmosfera ammiccantemente boisé, tra mefistofelici sbuffi minerali, accende lo spot sugli agrumi ed accenna a qualcosa di tropicale.
Sorso di suadente coerenza che sottolinea la sapidità ed evidenzia carnose fruttosità tropicali (vabbè, forse un po’ troppo).
Un vino non nelle mie corde ma si sa, le tentazioni fanno perdere la testa!
Demoniaco.
Da bere ascoltando “SIMPATHY FOR THE DEVIL” dei ROLLING STONES.
ISIMBARDA
Azienda con alle spalle una storia secolare ed un oggi giovanissimo datato 2019.
Una produzione centrata sui classici dell’Oltrepò, dalle declinazioni del Pinot Nero ai Riesling passando per Barbera e Croatina.
OLTREPÒ PAVESE DOC RIESLING RENANO SUPERIORE VIGNA MARTINA “LE FLEUR” 2021: sarà che me lo ricordavo tanto diverso…
Si apre al naso con un bouquet di fiori banchi lasciando poi campo libero alle dolcezze fruttate della mela, della pera ed ad un tocco di agrumi, lasciando la “benza” idrocarburica ad una evoluzione che sembra davvero lontana da venire.
Sorso femminilmente fruttato, fresco e scorrevole, a ricordare agrumi nella sua sapida persistenza.
Bevibilissimo ma non il mio Riesling.
Una Tesla nel parco macchine dei Riesling.
VENETO
CA’ SALAROLA
20ha nella parte meridionale dei Colli Euganei, Cabernet, Merlot, qualche chicca enologica e…anche l’EVO
COLLI EUGANEI CABERNET “LA CAREGA DEL DIAVOLO” 2018: quasi tutto Cabernet Sauvignon con quel quid di Franc a dargli sprint.
Il risultato è una esplosione balsamica che sparge schegge di spezie tutt’attorno e lascia che la sostanza del frutto rosso carnoso sia solo un ballerino di fila in uno show nel quale si accendono spot anche su tostature e polvere pirica.
Sorso che sottolinea calore e sostanza, marcando col neretto delle screziature vegetali del vitigno, i rimandi fruttati e che s’allunga in una suadente coda di liquirizia.
Da bere ascoltando “DEVIL MAY CARE” di MILES DAVIS.
FRIULI VENEZIA GIULIA
ALESSIO KOMJANC
24ha di Collio Goriziano con mezzo secolo di storia alle spalle, testimone fedele di un Territorio unico ed inimitabile messi in bottiglia con grande attenzione.
Da sottolineare anche l’occhio di riguardo alla produzione di olio EVO (l’unico frantoio della provincia di Gorizia).
COLLIO DOC PINOT BIANCO 2022: un naso ciccione, di femminile eleganza, che propone agrumi maturi e freschezze di mela, gentilezze floreali e buffetti minerali.
Sorso di tesa verticalità, affilato, quasi rude, sicuramente maschile, che sottolinea frutta ed agrumi con un pennarello di interessantissimi tannini.
Da sottolineare un packaging cui la materica consistenza di un’etichetta in fibra di cotone aggiunge ben più che semplice eleganza disegnando nel mio immaginario la ruvidità di una ponca che vuol dire schiena curva e duro lavoro.
Da bere ascoltando “MEZZANINE” dei MASSIVE ATTACK.
MONVIERT
Azienda del Cividalese che fa dell’attenzione all’ambiente un punto fermo della propria produzione.
Impatto quasi zero, api in vigna (ed in etichetta) e vini che ben rappresentano l’unicum produttivo dei Colli Orientali del Friuli.
FRIULI COLLI ORIENTALI DOC PINOT GRIGIO “MARTAGONA” 2022: naso ciccione e rotondo, che “chardonneggia” sottolineando grassezze bananose e tropicali che accosta a dolcezze di pesca ed albicocca cui fa da contrasto la minerale sapidità di un mare sepolto.
Sorso coerente che sottolinea con vivace freschezza i ricordi fruttati ed agrumati e la profonda, innascondibile mineralità.
Non proprio nelle mie corde ma…
MUZIC
26ha a San Floriano del Collio (GO) a conduzione familiare, grande attenzione agli autoctoni senza dimenticare quegli internazionali che, in Friuli, proprio “internazionali non sono per una produzione curata ed identitaria.
COLLIO DOC FRIULANO “VIGNA VALERIS” 2022: nella fruttata tipicità (forse un pochino troppo esotica) mixa dolcezze di ananas ad amaritudini di nespola aggiungendovi gentilezze di camomilla, pizzicori di fieno e viva mineralità.
Il sorso è un morbido abbraccio reso intrigante dalla piccante sapidità, dal sottile grip tannico, da un ché di selvatico e dal finale elegantemente ammandorlato.
RONCO BLANCHIS
12ha della parte più meridionale del Collio Goriziano, là dove il mare è ben più che una lontana presenza.
Una produzione di estremo rigore che, nomen omen, ruota attorno ai vitigni a bacca bianca.
COLLIO DOC FRIULANO 2022: un naso che va ben oltre la didattica della pesca e della mandorla.
E non parlo degli accenni agrumati o della mela matura, ma di quel colpo di polvere pirica e di una nota boschiva che ricorda freschezze di fungo!
In bocca la sapidità quasi piccante accompagna passo passo il lungo sorso fino all’elegante chiusura che vede i ritorni fruttati giocarsela a pari e dispari con le amaritudini di mandorla.
Davvero un gran bel Tocai!
Da bere ascoltando “ORCA” dei WINTERSLEEP.
VILLA DE PUPPI
Una sorta di ponte tra la Toscana e Cividale gettato dalla storia.
25ha di Colli Orientali del Friuli per una produzione rispettosa del Territorio, attenta ed elegante.
VENEZIA GIULIA IGT ROSSO CABERNET 2020: al naso i frutti rossi e le viole fanno comunella per nascondere il sottobosco vegetale, lasciando a spezie e liquirizia il compito di chiudere il corteo olfattivo (peccato che la bottiglia non fosse perfetta).
Sorso morbido che, ravvivato dall’elegante grip tannico e da una sapidità mai doma, chiude su lunghi ricordi di frutta e spezie.
EMILIA ROMAGNA
CANTINA DI CARPI E SORBARA
1200 i soci di questa bella realtà cooperativa della bassa modenese che coniuga Qualità e numeri incentrando la propria produzione su Lambruschi (senza dimenticare l’Ancellotta).
LAMBRUSCO SALAMINO DI SANTA CROCE “DEDICATO AD ALFREDO MOLINARI”: una sentita dedica al fondatore della Cantina di Carpi che acchiappa l’occhio con il suo colore viola intenso ed il naso con il rosso dei frutti (va compresa).
Sorso di grande scorrevolezza che la struttura cui la struttura affatto esile non toglie dinamica e piacevolezza di beva.
Preciso nei rimandi olfattivi, oppone nel piacevolissimo finale sottili piccantezze a dolcezze fruttate.
TOSCANA
FATTORIA COLLE VERDE
8ha appena per questa che è una delle 13 Aziende biodinamiche della Lucchesia.
Una Storia che risale al XVII Secolo con un oggi iniziato proprio ieri.
Grande l’attenzione all’ambiente e totalmente “filosofico” l’approccio produttivo.
COSTA TOSCANA IGT BIANCO “TERRE DI MATRAJA” 2022: praticamente solo Trebbiano con un naso burroso, pasticcere e tropicale arrotondato vieppiù da un legno che forse farei lavorare meno ma disturba affatto.
Il sorso sorprende per quell’inatteso brio che dà una bella scossa alle morbidezze facendo comunella con una tannicità tutta “Trebbiano style”.
Salino nell’animo chiude su toni dolci e rimandi di pasticceria sorprendendo ancora una volta con questo suo ultimo colpo di coda.
Un vino fuori da schemi precostituiti, da ri-assaggiare con calma, magari ascoltando “XXX”
FATTORIA LE PUPILLE
Azienda non piccola (85ha e quasi 500000 bottiglie) a trazione in gran parte femminile che si propone come paladina del Morellino di Scansano valorizzando un vino che è spina dorsale della produzione e che interpreta come pochi l’unicità del proprio Territorio.
MORELLINO DI SCANSANO DOCG 2022: basta ficcare il naso nel bicchiere per essere immediatamente trasportati in una Maremma che è cespugli di macchia mediterranea e piccole bacche, le pinete della costa e la loro resinosa atmosfera, il tutto condito da una spolverata di spezie e segnato da un profondo solco ematico (peccato per uno sgarbo alcolico figlio di un’annata certo non semplice).
Sorso ben equilibrato che propone tannini adeguati e nessuno sconto ai varietali del Sangiovese, con un finale succoso d’arancia ed aromatico di siepe.
MARCHE
ANDREA GIORGETTI
3ha che raccontano la parte più settentrionale dei Colli Maceratesi attraverso una produzione incentrata su quella Ribona che sta pian piano uscendo dall’ombra grazie al lavoro di un sempre maggior numero di Produttori illuminati.
COLLI MACERATESI RIBONA “FLOSIS” 2022: un naso panoramico che abbraccia succosità di prugna ed albicocca senza dimenticare la freschezza degli agrumi.
Il sorso, succoso, percorre invece l’asse delle “X”, permeato com’è di adriatica freschezza.
Un vino di insolita immediatezza, un vino da bere dimenticando complessità che lasciano al piacere del sorso un ruolo secondario.
Tappo stelvin ovviamente, per far parlare i detrattori della sua tecnicità e far sorridere chi preferisce il sorso alle chiacchiere.
VICARI
Nome storico dei vitigni Verdicchio e Lacrima di Morro d’Alba.
Da tre anni in regime biologico valorizzano l’unicum territoriale dei colli marchigiani accarezzati dalle brezze dell’Adriatico proponendo vini di grande rigore e piacevolezza.
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC CLASSICO SUPERIORE “L’INSOLITO DEL POZZO BUONO” 2021: al naso si propone con ampiezze e sensualità inusuali per un Verdicchio che ha conosciuto solo l’acciaio.
Ricco nei descrittori della frutta a polpa gialla, suggerisce dolcezze pasticcere e grafia con salina mineralità mentre un pot pourri di erbe aromatiche arricchisce lo spettro olfattivo.
Sorso di spiccata verticalità e correttissimo bilanciamento fresco-sapido, didascalico nel riproporre quanto percepito dal naso e con un lungo finale segnato dalle amaritudini delle erbe aromatiche.
LAZIO
CORTE DEI PAPI
Da quattro lustri paladini del Cesanese del Piglio producono, in quel di Anagni declinazioni del vitigno che ne esaltano le peculiarità accostandovi un’eleganza per nulla affettata.
CESANESE DEL PIGLIO DOCG “COLLE TICCHIO” 2012: naso dominato dalla dolce croccantezza dei piccoli frutti rossi, reso più interessante da una spolverata di spezia e ben più che scalfito da boschive sensazioni che non dimenticano neppure i funghi (avrei forse fatto a meno di una leggera sensazione “casearia” ma…ci sta pure quella).
Sorso fresco, equilibrato e scorrevolissimo che evidenzia tannini ben educati e lunghe eco fruttate e minerali.
PILEUM
Azienda dal passato ventennale con una produzione nella quale tradizione e modernità si intrecciano fittamente.
Grande attenzione al territorio e risultati finali in cui sostanza e leggiadria camminano mano nella mano.
LAZIO IGP PASSITO “IL PASSITO” 2019: Passerina del Frusinate con un quid di Malvasia Puntinata per un naso che mixa le amaritudini della frutta secca (noce in primis) con le dolcezze del miele sotto cui è conservata aggiungendovi un tocco di spezia a ricordare dolci natalizi.
Assaggio dominato da dolcezze mai stucchevoli che strizzano l’occhio al caramello bruciato pareggiando il conto con la buona freschezza.
Forse un tantino troppo “pompato”, dedicategli i formaggi e dimenticateVi della pasticceria.
ABRUZZO
ABBAZIA DI PROPEZZANO
Piccola realtà di Morro d’Oro che, dal centro delle Colline Teramane, riesce a proporre una produzione di grande spessore territoriale senza scivolare in banali commercialismi.
TREBBIANO D’ABRUZZO DOC “TAb” 2020: un Trebbiano dal naso grandangolare che racconta calore delle messi al sole, dolcezze di zafferano, amaritudini di frutta secca con rustica e verace eleganza.
Sorso di bella freschezza e grande coerenza, che strizza l’occhio alle dolcezze fruttate e sorprende chiudendo invece sulle note amaricanti delle erbe aromatiche.
Davvero da assaggiare.
CIRELLI
Una delle innumerevoli realtà del sorprendente areale di Atri/Città Sant’Angelo.
Vent’anni di attività ed una produzione di grande personalità, dedicata ai vitigni tradizionali che fa perno sulle anfore ma non dimentica l’acciaio.
TREBBIANO D’ABRUZZO DOC “LA COLLINA BIOLOGICA” 2022: un Trebbiano di insolita dinamicità, che racconta mare ed erbe officinali senza dimenticare le colline ricoperte di messi da mietere.
Sorso teso, affilato, sostenuto da una spina dorsale di imperante freschezza che amplifica note agrumate che l’olfatto percepiva appena.
Sicuramente non il “mio” Trebbiano ma…
FATTORIA NICODEMI
Da Notaresco (TE), una sintesi della Qualità che questo lembo d’Abruzzo è in grado di proporre.
Una sintesi di tradizione ed innovazione che si traduce in etichette rigorose e mai banali.
TREBBIANO D’ABRUZZO DOC SUPERIORE “NOTÀRI” 2021: se il naso avesse un colore sarebbe giallo, quello delle susine, delle ginestre, delle pesche.
Gli agrumi a rinfrescare, la nespola e le erbe aromatiche a dargli un tocco amaricante.
Fresco e decisamente sapido il sorso, green nelle sensazioni che fanno ripercorrere i sentieri dell’agrume (lime) e delle erbe aromatiche (basilico?).
Bellobello.
TENUTA TERRAVIVA
Una ventina di ettari fronte mare in quel di Tortoreto (TE), una produzione dinamica ed attenta alla Tradizione ed al Territorio con un packaging…tutto da leggere.
CERASUOLO D’ABRUZZO DOC “GIUSI” 2022: beh, ne ho già scritto qui in occasione dei TRE BICCHIERI ma, siccome l’ho riassaggiato per gola, altre due parole gliele devo.
Annusate!
Riconoscerete il rosso dei piccoli frutti e degli agrumi, il pantone dei fiori di campo, il verde screziato delle erbe aromatiche.
E l’assaggio sarà freschissimo ed amaricante, l’agrume diventerà chinotto, le erbe aromatiche alzeranno la voce ed un tocco di sana “rusticità” farà da aggregante.
Un Cerasuolo con la “C” Maiuscola!.
CAMPANIA
CANTINA DI SOLOPACA
Numeri monster per questa storica cantina cooperativa che da circa “milleecentoettari” vitati produce quasi “quattromilionidibottiglie” che raccontano un Territorio calcareo-argilloso spesso poco conosciuto attraverso interpretazioni molto calzanti dei vitigni tradizionali.
FALANGHINA DEL SANNIO DOP “IDENTITAS” 2022: frutto della zonazione di 11 parcelle differenti riempie il naso con la grassezza di una banana che…faccio fatica ad inquadrare nell’areale produttivo e che le amaritudini di nespola ed erbe aromatiche e la serpeggiante mineralità riescono poco a scalfire.
Sorso di adeguata freschezza che sottolinea i morbidi fianchi della frutta matura dimenticandosi un po’ delle code olfattive.
Una Falanghina di eleganza forse troppo ostentata con una “IDENTITAS” che rimando ad un secondo assaggio.
CANTINE OLIVELLA
12ha di un Vesuvio che è al contempo vulcano e custode di tradizioni enoiche che spesso non hanno conosciuto la fillossera per una produzione di compita tipicità.
CATALANESCA DEL MONTE SOMMA IGP “KATÀ” 2022: naso quasi timoroso di mostrare lontane reminescenze vulcaniche coprendo piccanti ricordi sulfurei con ampiezze di frutta gialla matura intarsiata qua e là da piccantezze pepate e strass agrumati.
Sorso fresco, sapido e dinamicamente scorrevole che chiude con misurata lunghezza ricordando amaritudini di salvia e timo.
TEMPA DI ZOÈ
12ha e circa 40000 bottiglie per questa realtà di un Cilento che riesce a domare le irruenze dell’Aglianico facendo leva su un mare che è ben più che semplice spettatore.
PAESTUM IGT AGLIANICO “DICIOTTO” 2021: al naso l’alcol alza un po’ troppo la voce (peccato) veicolando balsamicità che risultano alfine sin troppo invadenti rischiando di distrare l’attenzione dal piccolo frutto rosso, dal tabacco, dall’umido pavimento boschivo cui spezie orientali aggiungono un tocco di dolcezza.
Sorso che evidenzia calore e freschezza, marina sapidità e tannini dal grip traditore che spingono a versarsi un secondo bicchiere.
Chiude su ricordi di frutta rossa firmando un vino che vuole tavole imbandite ma non si vergogna della semplicità degli amici e del pane e salame.
BASILICATA
DONATO D’ANGELO DI FILOMENA RUPPI
15ha di una Regione di cui davvero si parla troppo poco.
E se l’Aglianico del Vulture è uno degli argomenti del discorso, allora questa Azienda ha tutti i titoli per salire in cattedra e decantarne le lodi.
AGLIANICO DEL VULTURE DOC “CALICE” 2021: un naso scuro di ciliegie e spezie, balsamico di tabacco, nobile di legni orientali.
In bocca è tutta freschezza e tannini pistoleri ed indomiti, tanto che del frutto sembra esserci la componente acerba e le note green paiono strillare.
Un sorso dalla chiusura amaricante per un Aglianico “easy rider”, magari poco “canonico” ma…
SICILIA
CANTINE LIPARI
Al giro di boa dei 10 anni di storia, Francesco Lipari si pone come custode della Storia e dei vini di un Territorio dalle pendici dei Monti Peloritani, consente di abbracciare l’orizzonte fino alle Isole Eolie con un solo sguardo.
Ed è per mantenere un piede nella Storia che ha scelto di vinificare in anfora di terracotta quanto prodotto dai suoi 3ha di vigneto.
MAMERTINO DOC ROSSO 2021: Nocera, Nero d’Avola e Nerello Cappuccio per un naso che racconta di bergamotto e ferro, liquirizia e caffè, pomodori secchi ed erbe aromatiche.
Sorso di grande freschezza ed agilità che evidenzia tannini ben educati e chiude su ricordi agrumati.
ED ORA?
Ora è innanzitutto il momento dei ringraziamenti (a GAMBERO ROSSO per l’ospitalità concessami ed ai Produttori per avermi sopportato), all’Associazione Romana Sommelier per il servizio (anche se con un piccolo buffetto).
È il momento delle scuse, ai Produttori cui non sono riuscito a far visita ed a quelli di cui ho scritto e che non troveranno la foto del proprio vino perché…io ci vedo poco per carità, ma il livello dell’illuminazione lasciava davvero a desiderare ovunque (a parte una sala al primo piano) e le foto “mosse” so’ proprio brutte!
Ed è poi il momento dell’attesa (per un’Edizione 2025 cui non si potrà mancare) e del lavoro, quello di approfondimento su alcuni assaggi che m’hanno particolarmente emozionato e quello che m’aspetta da qui alle prossime vacanze natalizie per far fronte alla ridda di Eventi che affollano il panorama romano (sono davvero troppi e, troppo spesso, contemporanei).