“Carmignano tanta roba” questa la frase da cui è partita la fissa per scrivere queste poche parole.
“Treparoletre” pronunciate da Edoardo Ceri prima di ricevere il premio che GAMBERO ROSSO ha assegnato alla Sua Azienda (TENUTA CERI) come AZIENDA EMERGENTE del 2024.
Quale modo migliore per dimostrare, con la più infinita modestia, l’amore per un Territorio che spesso passa in secondo piano quando si racconta della Toscana del vino.
Eppure stiamo parlando di quella che è forse la più vecchia DOC(G) del mondo!
Gli etruschi prima, i Franchi poi, le testimonianze del ‘300…
Qui, sin dal ‘600, pur facendo perno sul “Sangioveto”, i vini della zona non hanno mai potuto prescindere dallo zampino messoci da quel Cabernet presente in loco sin dal tempo dei Medici, quel “vino francese” che forse faceva figo coltivare anche all’epoca.
Gli stessi Medici che, a firma di Cosimo III, emanarono nel 1716 quel “Bando Sopra la Dichiarazione de’ Confini” in cui venivano ben delineate, all’interno del Granducato di Toscana, le regioni del Chianti, Pomino, Carmignano e Val d’Arno all’interno delle quali potevano essere prodotti i rispettivi vini seguendo oltretutto rigide normative per la vendemmia.
E Carmignano va letto poi come il precursore di quei “supertuscans” che tante pagine e tanti bicchieri hanno riempito e continuano a riempire dal “TIGNANELLO” in poi.
Ma tornando ad Edoardo (e suo padre Luca), bisogna dire di una storia recentissima, dell’ultima Azienda arrivata nel Territorio, degli inizi da “garagista”, di una Cantina futuristica progettata “in casa” (Luca Ceri è un noto architetto di Prato) e di un futuro effervescente (agriturismo, piscina, showroom, scuola di cucina, attività di contorno).
E poi bisogna dire di questo vino (uno dei tre in catalogo).
Si chiama “L’ARRENDEVOLE” ‘sta bottiglia riempita di emozioni.
Un omaggio alla salita, un inno alla fatica.
Una pacca sulla spalla a chi mette piede a terra e se ne cruccia, un applauso a chi arriva in cima in piedi sui pedali o in punta di sella.
Un drittone da superare con lo sguardo fisso sull’asfalto, la speranza di un “dopo la curva spiana”.
E quando arrivi in cima non hai bisogno di premi, la cima è il premio, la discesa la ricompensa, gli amici attorno al tavolo quando la sera ti chiedono e gli dici il prossimo obiettivo.
Un inno alla vita, una poesia dedicata all’impegno.
Un inno ai frutti neri maturi ed alla marasca, alla radice di liquirizia, alla grafite.
E poi respiri di bosco, resina, foglie secche, la gentilezza di una rosa……
Il tabacco, quello dei sigari, l’amaro del timo e della radice di liquirizia, le dolci oscurità del cioccolato e dei chiodi di garofano, la freschezza dell’arancia rossa.
Il sorso procede tra due ali di folla, senza mai voltarsi indietro, sospinto dal tifo di tannini correttissimi.
Un incedere “en danseuse” sulle rampe di una sapidità che dice di progressione e non di scatto ed un finale corroborante come un ristoro, dissetante come un’aranciata amara, e con un intrigante ricordo chinato che Vi da appuntamento alla seconda tappa.
Un vino che ci ricorda che il tempo è l’unica cosa che nessuno potrà mai renderci.
Da bere ascoltando “TOUR DE FRANCE (ETAPE 2)” dei KRAFTWERK.
Lo trovate in enoteca ad un prezzo che, ‘nzomma…ma per una volta fatelo uno sforzo!