IL COSA ED IL DOVE
Dopo l’appuntamento primaverile di cui avevo scritto qui, lo scorso 28 Ottobre Stefano Minelli (Minelli Wine Events) ha organizzato VINIamo…d’Autunno, manifestazione che, nella splendida cornice di Santa Emilia de Vialar a Roma ha radunato una cinquantina di Aziende provenienti da tutta Italia per presentare ad operatori del settore, wine lovers, appassionati e semplici curiosi le proprie eccellenze enoiche.
Se devo dirla tutta, forse si stava un po’ “strettini” ma l’atmosfera era molto accogliente ed è stato bello zigzagare tra le varie sale alla ricerca di vecchie conferme e nuove sorprese (anche per uno come me che non ama gli Eventi “diffusi”).
GLI ASSAGGI
Tante, troppe le cose da assaggiare per una persona sola (a maggior ragione pensando a quello che m’aspettava il pomeriggio) e quindi m’è toccato fare di necessità virtù: cancellare la road map che m’ero più o meno fatto e lasciarmi guidare da estro, occhio e fortuna.
Voi date una letta al mio solito report e prendete qualche spunto, datemi il Vostro parere, qualche dritta e condividete la Qualità.
IL FRIULI VENEZIA GIULIA
TENUTA STELLA
12ha di Collio interamente dedicati alla valorizzazione dei vitigni autoctoni (con una piccola deviazione per produrre il Metodo Classico “TANNI”).
Una produzione davvero identitaria, affascinante ed affatto scontata.
Grande attenzione all’ambiente
SPUMANTE METODO CLASSICO RIBOLLA GIALLA BRUT 2019: una sosta di 36 mesi per un olfatto di frutta bianca e nocciole che comunica leggiadre freschezze e territoriale mineralità.
Sorso brioso che qualche bollicina di troppo rende forse un po’ irruento, centrato su note d’agrume e sfumato di crosta di pane, con un finale un po’ “terrapiattista”.
Che abbia bisogno di più vetro?
SPUMANTE METODO CLASSICO “TANNI” PAS DOSÈ 2017: 60 mesi sui lieviti per questo Chardonnay dal naso seducente di frutta e lievitata pasticceria cui non manca la parte grassa delle creme.
Sorso avvolgente che il fine perlage rende particolarmente cremoso contribuendo a mantenere viva, amplificandola, la memoria olfattiva sino al finale lungo e di profonda mineralità.
COLLIO DOC RIBOLLA GIALLA RISERVA 2020: ci sono il caramello e le mandorle tostate ad introdurre la pasticceria dei canditi di frutta ed agrume e poi, tra le dolcezze…quell’idea amaricante di boh…liquirizia?
Sorso ampio e verticale al contempo, grasso ma agilissimo, sostenuto mirabilmente dalla sottile vena tannica.
A memoria ha qualcosa in meno della 2019 ma magari mi sbaglio.
Sarà meglio che cerchi di riassaggiarla (magari tutte e due le annate).
Una grande Ribolla.
DI GASPERO
12ha in quel di Faedis, lì dove Famiglia, Storia, passione e Tradizione si intrecciano.
In questo lembo dei Colli Orientali del Friuli il Refosco se la comanda ed è vero interprete del Territorio ma c’è spazio anche per la voce di altri autoctoni e di quegli “internazionali” che in Friuli tanto “internazionali” non sono più.
VENEZIA GIULIA IGT SCHIOPPETTINO 2022: è la spezia a guidare le danze (pepe e noce moscata) ma sul palco è tutto uno spintonarsi tra frutta (mora e ciliegia) ed amaritudini di erbe aromatiche (salvia e timo).
Fresco ma decisamente sapido il sorso, che grip tannico e rimandi fruttati mantengono vivo fino all’allungo finale dedicato nuovamente alla frutta.
REFOSCO DI FAEDIS “ETICHETTA NERA” 2016: al naso le more si presentano con tanto di spine mentre le viole cercano di metterci una toppa di delicatezza.
Segue un sottobosco di foglie umide e toni fungini, il corteo delle spezie ed una chiusura amaricante sui toni della noce.
Sorso di intensa sapidità e concreta freschezza, segnato da tannini decisi e grippanti ma affatto ruvidi fin troppo marcato dai rimandi fruttati ma con un bel finale di spezie e polvere di caffè.
FRIULI COLLI ORIENTALI DOC VERDUZZO FRIULANO 2022: al naso sono dolci intensità di una frutta che spazia da quella matura a quella candita passando per la disidratata che non riescono però a celare del tutto amaritudini erbacee e di mandorla.
Sorso di ottima freschezza che mixa sapidità a dolcezza lasciando però che, nel finale, questa prenda il sopravvento rendendo l’assaggio forse un po’ troppo piacione.
Non abbiate fretta, c’ha bisogno di vetro.
L’EMILIA ROMAGNA
LURETTA
Un’Azienda che da trent’anni coccola 50ha di Colli Piacentini regalandoci etichette che acchiappano l’occhio ed il palato.
Che si tratti di vini fermi o spumanti Metodo Classico gli assaggi risultano sempre “esperenziali” sorprendendoci nel dimostrare le potenzialità di un Territorio di cui spesso ci si dimentica.
E le etichette?
Davvero molto fighe!
Una ragione in più per volere (DOVERE) ri-assaggiarle TUTTE con la calma che meritano.
SPUMANTE METODO CLASSICO BLANC DE BLANCS “PRINCIPESSA CUVÉE 8.25”: 24 mesi sui lieviti per 80 parti di Chardonnay 2020 e 20 dell’annata 2019.
Il naso ha la frescosità della mela Granny Smith e la dolcezza della susina, la delicatezza dei fiori ed il dolce invito del pane appena sfornato.
Sorso monello ed inatteso, fresco ed invitante, che irretisce con un mix di dolcezze fruttate e graffiante sapidità rendendo impellente e necessario il secondo bicchiere.
Il vino per gli amici ma…non solo.
SPUMANTE METODO CLASSICO BRUT MILLESIMATO ROSÉ “ON ATTEND LES INVITÉS”: Pinot Nero e nulla più.
Cremoso già all’occhio è un rincorrersi di piccoli frutti di bosco croccanti e dolcezze gelatinose cui fanno da contraltare amaritudini di cassis e tostature di nocciole al chiosco delle giostre.
Sorso teso, affilatissimo eppure ampio, fresco, sapido e chi più ne ha più ne metta con un allungo di fresca fruttosità che rischia di farlo sembrare troppo easy.
SPUMANTE METODO CLASSICO PAS DOSÈ: 36 mesi di domicilio coatto sui lieviti per questo mix di Pinot Nero (70%) e Chardonnay che si traducono in un mix pasticcere di nocciole, agrumi canditi e frutta tropicale cui la fragranza della crosta di pane aggiunge brio.
Sorso deciso, tagliente, sostanzioso ed al contempo scorrevolissimo, che vuole attenzione ma non risulta mai impegnativo e con un lungo finale di agrumata persistenza.
SPUMANTE METODO CLASSICO “ON ATTENDE LES INVITÈS RISERVA RONCOLINO” 2011: prendete il fratello minore ed aggiungeteci complesse amaritudini di salvia, balsamicità di tè, note di pane in bruschetta e friccicori piccanti.
Il sorso, di disarmante completezza ed a firma Pinot Nero, lascia spazio solo per il piatto (ché qui la tavola DEVE essere imbandita) ed il pianto di non averne un’altra bottiglia.
Sicuramente non ASSOLUTO, ma quasi.
Beh, non se ne farà più neppure una bottiglia (per ragioni tristi che non sto a dirVi) e sarà davvero un peccato mortale non averne almeno un paio in cantina (Magnum obviously).
GUTTURNIO DOC SUPERIORE “L’ALA DEL DRAGO” 2019: 60% di Barbera ed il saldo in Croatina regalano un naso complesso ma affatto complicato di piccoli i frutti rossi, succosa la ciliegia, intrigante la visciola, delicate le viole, fine ma “sfrucuglioso” il pizzicorino pepato.
In bocca è fresco e giustamente sapido, presenta i tannini con piglio deciso ma computa eleganza e chiude su intriganti amaritudini.
EMILIA IGT ROSSO “COME LA PANTERA E I LUPI DELLA SERA” 2020: metà Cabernet Sauvignon, 30 parti di Barbera ed il resto Croatina che regalano una sequenza ordinata di fiori secchi e vegetalità boschive cui seguono freschezze balsamiche di liquirizia e tabacchi aromatici e dolci speziature orientali.
Il sorso è di panoramica ampiezza, succoso e coinvolgente, ben centrato sul frutto, di coinvolgente speziatura ed assolutamente intrigante trama tannica.
COLLI PIACENTINI DOC CABERNET SAUVIGNON “CORBEAU” 2018: affatto timido nel raccontare la frutta nera selvatica, prosegue sui toni scuri della china e del ginepro aprendoVi i polmoni con ben più che una brezza balsamico-mentolata e dandoVi di che pensare con vegetalità ortolane.
Il sorso, che dimostra grande equilibrio e bella freschezza, Vi culla con una lunga onda tannica e Vi conduce ad un finale sapido, balsamico e persistente facendo riflettere sulle potenzialità di una Val Trebbia che in molti non sanno neppure dov’è.
COLLI PIACENTINI DOC CHARDONNAY “SELÌN DL’ARMARI” 2021: grasso, burroso e tropicale, stimola all’azione ed invita all’ozio.
Fresco e dolce al contempo dice di ananas e pompelmo, erbe aromatiche e schiaffi minerali in una atmosfera elegantemente boisè.
Sorso caldo e grandangolare che dimostra al contempo una bella verve grazie al corpo tonico ed alle larghe spalle di minerale sapidità.
L’ABRUZZO
FATTORIA GAGLIERANO
Giovane realtà abruzzese che sui vocatissimi suoli argillosi di Città Sant’Angelo coltiva solo vitigni del Territorio (Montepulciano e Pecorino).
Uno stile inconfondibile e risultati davvero da non perdere.
p.s. E non sto qui a dirVi dei loro salumi artigianali!!!
ABRUZZO DOP PECORINO PECORINO “AUÀ” 2018: beh, di questo Pecorino potreste leggere anche qui, ma siccome so che siete pigri due parole ve lee dico lo stesso, di quel suo “giallo”, quello della frutta, quello della scorza d’agrume, quello delle ginestre.
E di quell’intensa mineralità che sa quasi di zolfo e fa pensare a Belzebù, del suo ricco corredo di erbe aromatiche.
Il sorso è di grande intensità e coerenza, morbido quanto deve, di scapicollante verticalità e sapidità tutta adriatica.
Da bere promettendomi di assaggiare anche il Cerasuolo ed il Montepulciano che portano la stessa firma.
TENUTA ANTONINI
Una storia lunga quattro generazioni, una storia che come tante altre in Abruzzo racconta di partenze e ritorni, di fortune cercate altrove e trovate in casa.
Un’Azienda nuovissima (prima vendemmia 2020) che guarda al futuro avendo radici ben piantate nella tradizione.
Vitigni del Territorio e tanta (ma TANTA) attenzione all’Ambiente.
CERASUOLO D’ABRUZZO DOC 2022: un naso che non nasconde la paternità del Montepulciano e sciorina note di frutti di bosco, amarene ed erba tagliata.
Sorso di buon equilibrio, fresco, giustamente sapido e con un finale adeguato anche se forse un pochino corto.
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “P. 121”: l’etichetta, bell’omaggio alla storia dell’Azienda, replica il foglio catastale del vecchio vigneto da cui proviene questo vino dal naso centrato sulle dolcezze del frutto rosso e nero ben maturo, del cioccolato e della vaniglia accennando balsamicità in una rarefatta atmosfera fumé.
Sorso polposo e materico, di grande morbidezza e vellutata trama tannica, che evidenzia le dolci tostature del legno e chiude su rimandi balsamici e sottili piccantezze.
Un Montepulciano internazionale, elegante ma troppo piacione.
TENUTA ULISSE
Da quasi vent’anni interpreti della viticoltura chietina, pongono al centro dell’attenzione i vitigni autoctoni senza dimenticare gli internazionali.
Un lavoro fatto di esperienza e sperimentazione che valorizza la tradizione ma guarda anche alle nuove tendenze.
VINO ROSSO “DON ANTONIO 4° RILASCIO” LIMITED EDITION: un omaggio al fondatore dell’Azienda che si apre al naso su note di cioccolato e caffè prima di intraprendere il cammino delle dolcezze.
Ecco allora arrivare i chiodi di garofano, la cannella, l’amarena sciroppata, il tabacco ed una sottile nota di cuoio.
Sorso masticabile e morbidissimo centrato sulle note dolci e dai tannini esageratamente morbidi.
Finale lungo ed atmosfera boisé chiudono un assaggio eccessivamente internazionale.
CANTINE ROVERI
Una cantina nata negli anni ‘60 del Secolo scorso, ristorazione e ricettività, questa la proposta a 360° di un’Azienda che vinifica la tradizione ed “azzarda” assaggi che possono rivelarsi fatalmente affascinanti oppure lasciare interdetti.
In ogni caso, il lavoro di Andrea (Veri) è la fedele interpretazione (personale e di fine cesello) del proprio modo di intendere il piacere del vino.
“AQUILA UVE NERE” 2022: rosato? Quasi.
Bianco? Quasi.
Rosso? Nell’animo.
Mixa 80 parti di Montepulciano (vinificato in bianco) con 20 di Sauvignon Blanc regalando un naso monello di caramella alla fragola e sostanza di mela cotogna, sottili graffi erbacei e sensazioni di nocciola tostata.
Sorso in linea con l’olfatto che, sulle ali di una sottilissima carbonica, ripropone i toni olfattivi arricchendoli di interessanti sapidità.
Un vino fuori dagli schemi, decisamente troppo “Barbie” per i miei gusti ma che non mancherà di affascinare il pubblico meno agé.
CERASUOLO D’ABRUZZO DOC “TIRABUCCIA STROZZA PRETI”: dal cemento (ed una piccola quota di botte di ciliegio) un naso che propone intensità rosso ciliegia (ma non dimentica le fragole), buffetti vegetali e sottili amaritudini di quasi osso di pesca.
Sorso che schiaffeggia il palato facendo nulla per nascondere dietro alcoliche morbidezze le rudi carezze del vitigno da cui proviene.
Lungo e sincero nel riproporre i toni olfattivi, sottolinea sapide piccantezze e vuole il chiasso della voce che si alza piuttosto che il sussurro delle parole dolci.
Diabolico.
ED ORA?
Ora è ora (passatemi il gioco di parole) che mi metta d’impegno per gestire la gran quantità di Eventi che, spesso sovrapponendosi) affolleranno il panorama romano da qui alla fine dell’anno.
Sarà difficile presenziare a tutti ed ancora di più scriverne (per uno lento come me) ma…prometto di impegnarmi.
Ma è anche l’ora dei ringraziamenti, in primis a Stefano Minelli per avermi ospitato e poi a tutti i Produttori che hanno condiviso con me vini e parole.