IL COSA ED IL DOVE
Lo scorso 15 Gennaio, GAMBERO ROSSO ha presentato al pubblico romano la 37° Edizione della propria GUIDA TRE BICCHERI.
Numeri monster per l’Edizione 2024: 50000 vini degustati (da 70 assaggiatori che…povero il loro fegato), 2 paesi stranieri (Canton Ticino e Slovenia), 498 vini sul gradino più alto del podio (di cui 56 che costano meno di 15€ e 7 ne costano meno di 10).
Forse questo il motivo che ha costretto l’organizzazione a “sdoppiare” la location (mattinata istituzionale al TEATRO BRANCACCIO e “tasting tour” pomeridiano nella meravigliosa cornice del PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI.
Sold out la sessione di assaggi dedicata al pubblico.
Se la mattinata è trascorsa senza intoppi, diverso il discorso da fare per quanto riguarda il pomeriggio dedicato alla grande degustazione di tutti i vini premiati.
Lodevole il servizio curato dall’ASSOCIAZIONE ROMANA SOMMELIER ma location inadatta a eventi di questo tipo.
Sapete che personalmente non amo le manifestazioni che si svolgono su più sale ma, quando si coinvolge un Museo, l’asticella si alza.
Troppe sale e due piani si sono rivelati un vero labirinto (anche per molti Produttori).
Sarebbe bastato mettere un cartello fuori da ciascuna indicante quali regioni e quali vini poter assaggiare all’interno.
Ma, come sempre succede, solo chi fa sbaglia ed i miei “appunti” vogliono solo essere d’aiuto a migliorare una manifestazione davvero unica per importanza.
GLI ASSAGGI
Memore delle edizioni passate, stavolta ero stato davvero diligente: m’ero stampato tutta la lista dei vini ed avevo evidenziato il mio personalissimo percorso degustativo ma…
Vabbè, avete letto il “come” era organizzata la manifestazione e quindi non Vi devo certo dire che ne ho fatto presto carta straccia.
Mi sono quindi ritrovato a zigzagare tra una sala e l’altra sfidando le folle che si accalcavano come consuetudine davanti agli assaggi più ambiti cercando di tener fede il più possibile ai miei buoni propositi ma lasciando liberi occhi, naso e bocca di seguire caso ed istinto.
E dunque, tra saluti ad amici vignaioli, conferme di vecchie conoscenze, sorsi ahimè scontati ed inattesi agguati di Qualità sono riuscito anche stavolta ad imparare un sacco di cose.
Date una letta al mio personalissimo “taccuino”, prendete spunto, andate ad assaggiare e magari, datemi pure Voi qualche dritta per i sorsi a venire.
IL PIEMONTE
LUIGI SPERTINO
Una lunga tradizione contadina che si riflette in una produzione attenta ed identitaria, fortemente rappresentativa del territorio Monferrino.
MONFERRATO ROSSO DOC “LA MANDORLA DI MAURO” 2021: controfigura, solo nelle annate migliori, della storica Barbera d’Asti.
Da uve stramature un naso che accosta alla frutta rossa matura, il giusto di fiori e di spezie ed una segnante nota dolce e vegetale di barbabietola rossa.
Il sorso denota potenza e grande controllo grazie in primis ad una freschezza mai doma che addomestica con classe i 17° alcolici.
GIOVANNI ROSSO
Un secolo di storia e 10 CRU in quel di Serralunga d’Alba (ma con una costola pure sull’Etna) per una produzione di grande coerenza la cui eccellenza è ormai riconosciuta in tutto il mondo.
BAROLO DOCG “ESTER CANALE ROSSO VIGNA RIONDA” 2019: che Vi posso dire riguardo un vino classificato come MIGLIOR VINO ROSSO D’ITALIA?
Che certo non avrei dovuto assaggiarlo così (peraltro è stato anche l’ultimo assaggio della giornata) ma che, nonostante tutto, sono riuscito a coglierne nobiltà e valore.
Quei petali di rosa e viola essiccati, del bosco i piccoli frutti e l’humus, le freschezze balsamiche, le note di cuoio…
Ed in bocca la profonda struttura, la trama e l’ordito tessuti dai regali tannini, la persistenza…
Nulla fuori posto, tutto preciso, tutto perfetto (forse troppo).
MIGLIOR VINO ROSSO D’ITALIA?
Forse no, almeno non a mio modesto parere e non dopo aver assaggiato oggi qualcosa di più emozionante ma…CHE VINO!
LA LOMBARDIA
PODERE SELVA CAPUZZA
Realtà secolare di Desenzano del Garda che dimostra da sempre grande attenzione ai vitigni del Territorio (non casuale dunque il Premio meritato quest’anno) ed una Qualità di livello assoluto su tutta la linea produttiva.
SAN MARTINO DELLA BATTAGLIA DOC “CAMPO DEL SOGLIO” 2022: un riconoscimento importante per una DOC che rischiava di scomparire.
Diciamocelo: è un Tocai (che chisseneimporta se non posso chiamarlo così, che dovrei chiamare Friulano, che qui si vuole denominare Tuchì e di cui un grande punto interrogativo rappresenta al meglio le vicissitudini storico-politico-economiche) ed ha un naso sconquassante.
Ha un naso che racconta in maniera fin troppo esuberante frutta esotica e resinosità boschive.
Ma non siamo sul Collio e questo vino vuole calma e spazio per raccontarVi una mandorla quasi celata che lascia il posto alla pesca e sussurrare punture di mentuccia.
In bocca rivela agrume e freschezza bilanciata dal giusto apporto glicerico e pone l’accento su una sapidità mai doma che governa ed amministra il sorso.
Non un vino “interrogativo” ma un vino per “interrogarsi”.
PERLA DEL GARDA
Azienda gardesana che si avvicina i vent’anni di storia e che ha nella grande attenzione al Trebbiano di Lugana il proprio punto di forza.
LUGANA SUPERIORE DOC “MADONNA DELLA SCOPERTA” 2022: quelle note di crosta di pane fanno andare con la mente al loro Metodo Classico.
Ma poi si torna con i piedi per terra, tra gli agrumi, i fiori ed un lungo corteo speziato.
Sorso di minerale sapidità e freschezza mai doma, ben coerente e con un finale che…avrei pensato più lungo.
CORDERO SAN GIORGIO
Una Storia antica che risale al XVI Secolo ed una recentissima che porta la data del 2019, l’anno in cui la Tenuta è stata acquistata dalla Famiglia Cordero.
Dalle Langhe di Castiglione Falletto all’Oltrepò Pavese per amore del Pinot Nero.
Una ventina di ettari di vecchie vigne dedicati ai vitigni tradizionalmente più espressivi del Territorio.
“V18” 2020: un Pinot Nero che colpisce il naso con una potenza “vietata ai minori”, di esuberante freschezza balsamica, sfrucuglia le narici con bianche e piccanti peposità, irretisce con mazzi di gerani, gelsomini e glicine e cela nella manica l’asso del mandarino.
Sorso gioioso, leggiadro, dinamicissimo, di nobiltà d’animo mai ostentata, e traviante fascino gustativo.
Da bere ora, adesso, subito, senza pensarci due volte.
Si becca il mio premio “HURRY UP”.
Da bere ascoltando “CURRE CURRE GUAGLIÒ” dei 99 POSSE.
IL VENETO
CAMERANI – CORTE SANT’ALDA
40 le vendemmie sulle spalle di Marinella Camerani ed oltre 20 quelle da quando s’è “convertita” alla biodinamica (per convinzione profonda e non per seguire mode passeggere).
Paladina di un gruppo di 13 Produttori che promuovono una ricerca atta ad approfondire il legame tra Territorio e vino e coltivano il sogno di veder riconosciuta la sottozona Val di Mezzane, ha suscitato la mia curiosità per il modo in cui s’è presentata al pubblico: VERA.
AMARONE DELLA VALPOLICELLA DOCG “VAL**ZZANE” 2016: evidentemente quest’anno il destino ha deciso di tendermi diversi agguati a suon di Amarone.
E questo, prodotto da quella Marinella Camerani eletta VIGNAIOLA DELL’ANNO, non sfugge alla regola sorprendendomi con un mix di potenza ed agilità degna del miglior Marvin “THE MARVELLOUS” Hagler.
Al naso vi colpisce una gragnuola di colpi ben assestati da spezie nere, erbe officinali e rosa canina.
E se non può mancare la ciliegia certo non ve ne aspettavate la luminosità di concerto con le scure note di caffè e tabacco.
La freschezza e la dinamicità del sorso Vi fa intrecciare gli occhi come i piedi di Cassius Clay e se la frutta rossa in confettura ci mette sostanza, la viola ci mette eleganza sottile e la carezza tannica Vi accompagna verso un finale che…non c’è!
Infinito e scandito dal susseguirsi dei sorsi.
Un vino per chi non rifugge la perdizione.
Da bere ascoltando “WHERE IS MY MIND” dei PIXIES.
IL FRIULI VENEZIA GIULIA
SKERK
8ha di Carso ed una produzione “naturale” per il semplice fatto che per Sandi non avrebbe senso fare vino in altri modi.
Erede di una tradizione che vedeva nel lungo contatto con le bucce e non nella solforosa il naturale rimedio all’ossidazione dei vini, produce oggi vini di spiccata personalità partendo da una cura maniacale in vigna e dal massimo rispetto per il Territorio.
VENEZIA GIULIA IGT MALVAZIJA 2020: il primo vino della giornata è un’esplosione di profumi: c’è si l’albicocca (fresca e sciroppata) in rappresentanza della frutta ma serve solo ad introdurre note di incenso, toni resinosi e vegetalità di erbe aromatiche.
Della bocca si impadroniscono invece queste ultime raccontando basilico e rormarino con una chiusura sapida e forse un po’ troppo netta dedicata alla mandorla.
VIGNA PETRUSSA
Azienda a trazione femminile in quella Valle dello Judrio che è ancora Italia ma quasi Slovenia.
Hilde ne guida dal 1995 il timone con grande attenzione ai vitigni autoctoni (Schioppettino in primis) ed alle pratiche di campagna e cantina.
FRIULI COLLI ORIENTALI DOC SCHIOPPETTINO DI FREPOTTO 2019: di questo Vi invito a leggere qui il mio recente articolo dedicato all’annata 2015 e ve ne ricordo i temi scuri, speziati di pepe nero, ombrosi di bosco, intimamente selvatici.
Sorso snello e pulito, di finissima trama tannica ed ordinati rimandi olfattivi.
L’ho già scritto e lo scrivo di nuovo: il “mio” Schioppettino.
ZIDARICH
Zidarich vuol dire il Carso, i suoi vini (Terrano, Malvasia, Ribolla Gialla, Vitovska) e la natura a comandare i processi di vinificazione.
Una produzione di altissimo livello ed identitaria come poche.
VENEZIA GIULIA IGT VITOVSKA “VINTAGE COLLECTION” 2016: quasi un “orange” (se non fosse che non mi piace tale definizione) per quell’occhio maledettamente oro antico, resinoso nel raccontare il bosco; dolce-amaro, con quel suo dire di miele di castagno, e poi note di radice di liquirizia e foglia di rabarbaro, legni orientali ed agrumi canditi con quel mare antico che mugghia in sottofondo.
Sorso didascalicamente narrativo, un crescendo di emozioni, il racconto di un Territorio che non vuole i confini disegnati dall’uomo.
EMOZIONANTE!
Da bere ascoltando “NO ROOTS” di ALICE MERTON.
PRIMOSIC
Da oltre cinquant’anni interpreta quella ponca che cancella i confini segnati dall’uomo ed unisce in un unicum territoriale Collio e Brda.
Una produzione di grande personalità e profondamente identitaria.
COLLIO DOC CHARDONNAY RISERVA 2018: forse distante dalla mia idea di Collio, sembra costruito ad arte per celare le freschezze collinari dietro grassezze pasticcere della frutta secca (mandorla e nocciola) e di quella bianca stramatura (singolare l’immagine della banana schiacciata).
Sorso materiale e glicerico, che pone l’accento sulle tostature e, coup de theatre, su una inattesa e verticale freschezza che supporta le sportellate tra le dolcezze ed una piccante sapidità.
Non il mio “VINO BIANCO DELL’ANNO” ma un gran vino.
LA RONCAIA
Da un quarto di secolo in quel di Nimis, fazzoletto di ponca all’ombra del confine sloveno.
Produzione focalizzata sui vitigni del Territorio ma con un occhio attento anche a quegli internazionali che, in Friuli, tanto internazionali non sono.
FRIULI IGT BIANCO “ECLISSE” 2021: 10 parti di Picolit vinificato secco a fare 100 con il restante di Sauvignon per un naso abbagliante a scapito del nome.
Vegetale quanto deve nel dire di sambuco e rosmarino e forse un po’ troppo esotico nel raccontare la frutta, rialza poi la testa con intensità di nocciole e la pungenza dei cespugli che costeggiano le strade bianche.
Il sorso è un decollo missilistico che offusca le morbidezze e chiude brusco e salato.
Forse un tantino estremo nella chiusura, un vino di confine che confini non ha.
Si becca il mio premio “BUZZ LIGHTYEAR”.
Da bere ascoltando “ECLIPSE” dei PINK FLOYD.
L’EMILIA ROMAGNA
CHIARA CONDELLO
Piccola e giovanissima chicca dell’areale di Predappio che produce vini privi di inutili orpelli, leggiadri ed illuminanti.
Davvero una brava interprete del Territorio.
ROMAGNA SANGIOVESE DOC PREDAPPIO RISERVA “LE LUCCIOLE” 2020: un altro Sangiovese di Predappio che strappa applausi dopo quelli che lo scorso anno avevo tributato a (non ve lo dico, andateVi a leggere l’articolo)…
Boschivo, racconta humus e foglie, non dimentica la frutta sotto spirito, colpisce al mento con un gancio ben assestato di china e cuoio e, porge una mano balsamica di tabacco per farVi rialzare e Vi accarezza di spezie.
Sorso luminoso, di grande intensità e precisa coerenza, pugno tannico inguantato ed un finale di traviante mineralità.
Seguite le lucciole…sono magiche!
Si becca il premio “RESTA DI STUCCO”.
LA TOSCANA
TENUTA CERI
Giovane realtà di Prato che ha saputo guadagnarsi il premio del GAMBERO ROSSO come MIGLIOR CANTINA EMERGENTE ed emozionare il sottoscritto con le parole che Edoardo ha pronunciato sul palco.
“TREsoleparole” che dicono dell’attaccamento ad un Territorio troppo spesso dimenticato e relegato ai margini della Toscana del vino, ben più di quanto possa fare un’intera Guida: “CARMIGNANO, TANTA ROBA”.
Massima tutela dell’ambiente in vigna, cemento e botte grande in cantina per risultati spaziali.
CARMIGNANO DOC RISERVA “L’ARRENDEVOLE” 2020: di questo vino leggerete presto come “ bottiglia della settimana” perché…perché Edoardo si merita ben più di poche parole frutto di uno “speed date tasting”.
Un Carmignano dal naso dinamico e moderno ma forse troppo pavido di dimostrare la propria profondità.
Lento ma inesorabile propone però a chi sa aspettare netti toni di marasca ed arancia rossa prima di lasciare campo libero ad un crescente mix di balsamicità, cioccolato (quasi da after eight) ed amaricante sapidità quasi d’oliva.
Ed in bocca ha un incedere che non fa prigionieri e non presta il fianco ad alcuna debolezza, maledettamente coerente, sapido e di strapiombante verticalità.
ARRENDEVOLE?!
Non direi proprio!
“Retroceder nunca, rendirse jamas” sembra coniato proprio per questo vino.
Da bere ascoltando “PROTECT THE LAND” dei SYSTEM OF A DOWN.
IL LAZIO
DAMIANO CIOLLI
7ha in quel di Olevano Romano.
Un’Azienda che da vent’anni mette in bottiglia un mix di vulcanica mineralità e brezze marine.
OLEVANO ROMANO DOC CESANESE SUPERIORE “SILENE” 2021: quasi fumoso, racconta agile freschezze di frutti di bosco, scorza d’agrume (pure mandarino) e sottli vegetalità.
Sorso che mostra orgoglioso la trama tannica prima ancora di lasciar spazio alla freschezza ed alla adeguata mineralità.
Chiusura equilibrata ed adeguatamente persistente con ben più di un accenno balsamico
COLETTI CONTI
Vero paladino del Cesanese, da vent’anni Antonello ne porta in alto il vessillo producendo vini di assoluto riferimento per la categoria, in cui mixa sapientemente Territorio, tipicità varietale, intensità, potenza, complessità e agilità di beva.
CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE “HERNICUS” 2021: della produzione di Antonello sicuramente il mio preferito, forse per il suo essere così “scapestrato” rispetto a quel “ROMANICO” che rappresenta l’animo nobile del Cesanese.
Il naso incontra la frutta rossa in confettura e l’eleganza dei petali di rosa ma entra presto nell’ombroso abbraccio del bosco e si lascia andare ad amaritudini ferrose, di agrume chinotto ed erbe aromatiche.
Il sorso è un buco nero in cui convergono vorticosamente struttura, calore e freschezze mentre gli eleganti tannini vi orbitano attorno fino al finale di lunghezza siderea.
Un Cesanese con la “CHE” maiuscola (ma questo lo capirà solo il “compagno” Antonello)!
L’ABRUZZO
GIULIANO PETTINELLA
Professionista del foro o artigiano della vigna?
Scegliete Voi quale attributo preferite per definire Giuliano.
E se è vero che il demone enoico gli sta sottraendo sempre più tempo all’avvocatura, è anche vero che in campagna ha affinato una tecnica da vero artista.
Il Montepulciano continua ad essere il suo credo ma…stay tuned!
CERASUOLO D’ABRUZZO DOC “TAUMA” 2022: che Vi devo dire ancora del vino che ha vinto il premio per MIGLIOR VINO ROSATO DELL’ANNO e/o dell’Azienda sicuramente più piccola tra quelle in degustazione!
AndateVi a leggere gli altri articoli qui e qui e poi correte ad assaggiare.
Questo non è un rosato è Cerasuolo, anzi…”IL” Cerasuolo!
Esperenziale.
CONTESA
50ha, praticamente 2 per ogni anno di storia per l’Azienda di Rocco Pasetti.
Grande attaccamento alle tradizioni ed al Territorio, per una produzione fortemente identitaria che strizza l’occhio in particolare al Pecorino ed al Montepulciano.
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC RISERVA 2019: annata in commercio di quello che, in versione 2013, è uno dei miei personali riferimenti in materia di Montepulciano d’Abruzzo.
Intenso nel raccontare prima prugne e more e nel dedicarsi poi alle erbe aromatiche, alle dolcezze di spezia ed ai toni umidi e vegetali del bosco senza dimenticarsi di qualche graffio animale.
Succoso nel suo riempire il palato, propone tannini dal graffio gentile ed una chiusura infinita e coerente.
Un Montepulciano da applausi.
FEUDO ANTICO
Azienda che si avvicina a compiere vent’anni e che porta in alto il vessillo della più giovane DOCG abruzzese attraverso la produzione di vini di grande equilibrio gustativo.
TULLUM DOCG PECORINO BIOLOGICO 2022: gioca la carta della frutta, (asprigna, per carità!) prima ancora di quelle amaricanti della mandorla e delle erbe aromatiche ed è quasi dimentico delle mineralità.
Sorso di bell’equilibrio e quasi femminile eleganza, ravvivato qua e là da alterni richiami d’agrume e salini con una chiusura che strizza l’occhio a dolcezze modaiole ma forse poco tradizionali.
Un sorso elegante, forse troppo.
CIAVOLICH
Azienda a conduzione femminile con ben più di un secolo di storia sulle spalle.
Grande attenzione ai vitigni del territorio ed alla tradizione ma anche tanta voglia di sperimentare.
TREBBIANO D’ABRUZZO DOC “FOSSO CANCELLI” 2020: un po’ dimentico del calore delle messi dorate, dei campi riporta il florilegio.
Di gessosa mineralità riempie il naso di balsamicità d’erbe mediterranee e frutta gialla, per chiudere su dolci speziature.
Sorso coerentissimo che Vi accompagna per mano ad un finale lungo e marino cui non mancano dolci ricordi d’agrume candito.
fresco e balsamico, oltre i trebbiani che amo
Quasi beverino nell’annata proposta, merita ben più di qualche anno d’oblio prima di potersi esprime e al meglio.
TENUTA TERRAVIVA
Azienda che da tre lustri, in quel di Tortoreto, produce vini cercando di ridurre al minimo gli interventi in vigna ed in cantina.
Una produzione incentrata sui vitigni del territorio e con una bevibilità davvero fuori dal comune.
CERASUOLO D’ABRUZZO DOC “GIUSI” 2022: un Cerasuolo incapace di nascondere la paternità del Montepulciano.
Con rude gentilezza contadina propone un naso che mixa dolcezze di lamponi, ciliegie e more di gelso con identitarie limature vegetali.
Il sorso, succoso e sapido, relega la freschezza a ruolo di comprimaria ponendo l’accento su amaritudini erbacee e di mandorla.
Un Cerasuolo fuori affatto omologato, con i piedi ben piantati nella tradizione e per nulla timoroso di proporsi come “quarto vino”.
LA SICILIA
FRANK CORNELISSEN
Dal Belgio alla Sicilia, versante Nord dell’Etna.
Paladino dei vini naturali, riassume nel motto “Prima di essere buono un vino deve essere vero” la propria filosofia produttiva.
Nessun (NESSUNO) intervento in vigna perché a suo dire l’uomo non ha le capacità per comprendere l’universo ed interpretare la natura e vinificazioni ultra tradizionali in giare di terracotta interrate nella pietra lavica.
In poche parole: nulla di più lontano dal mio concetto di “vino” eppure…
SICILIA ROSSO DOP “MAGMA” 2020: Nerello Mascalese da viti centenarie che respirano l’aria rarefatta dei quasi mille metri di quota di Contrada Barbabecchi.
Certo che è un peccato assaggiare certi vini in questi contesti…
Comunque partiamo dal naso, complesso e complicato, un intreccio di piccoli frutti rossi, erbe aromatiche, cespugli pungenti, delicatezze floreali e toni erbacei, mineralità ferrose che in testa si colorano del rosso dei suoli marziani (forse perché un vulcano non è diverso dall’Universo profondo) e speziature orientali, fumosità di camino spento e chi più ne ha più ne metta.
Il sorso, al contrario, appare inaspettatamente semplice, quasi sottile sembra voler scivolare via leggiadro e silenzioso ma…ecco la sorpresa!
Un continuo viavai dei toni olfattivi, un colpisci e fuggi da guerrigliero che evidenzia in primis i toni terragni ed in seconda battuta quelli della frutta rossa matura e sotto spirito che prenderanno poi possesso del palato.
Un vino demoniaco.
Da bere ascoltando “SYMPATHY FOR THE DEVIL” dei ROLLING STONES.
ED ORA?
Ora è il momento dei ringraziamenti, agli Organizzatori (che mi hanno voluto ospitare), ai Produttori (che mi hanno saputo emozionare) ed a Voi (che avete avuto la pazienza di leggere).
E poi mi aspetta il “duro lavoro” di cercare di approfondire la conoscenza di un sacco di Aziende senza perdere quel ritmo che al momento mi consente di tener testa alla grande quantità di Eventi che riempie l’agenda romana.
Prossimo appuntamento con il GAMBERO ROSSO la presentazione della guida BEREBENE 2024 ma nel frattempo…STAY TUNED.