
IL COSA ED IL DOVE
E con questa del 2024 siamo a DIECI Edizioni per la GUIDA ESSENZIALE AI VINI D’ITALIA firmata da DOCTOR WINE (al secolo Daniele Cernilli).
Una guida da grandi numeri: 1254 Aziende, 3189 vini…
La presentazione romana dello scorso 8 Ottobre ha visto un gran numero di appassionati e professionisti del settore affollare le sale dello SPAZIO NOVECENTO dell’EUR.
Presenti numerosissime Aziende (in buona parte di persona) non c’era davvero che l’imbarazzo della scelta: Nord, Centro, Sud ed Isole, nomi nuovi e vecchie conoscenze, etichette blasonate ed altre molto meno note per un tasting di livello assoluto.

GLI ASSAGGI
Inutile che Vi dica dell’impossibilità di poter assaggiare tutto!
M’ero fatto una sorta di scaletta ma si sa, i programmi sono fatti per non essere rispettati ed io, come da copione, mi sono ben presto perso tra la folla lasciandomi trascinare da naso, estro, occhio e fortuna.
Davvero tante le belle sorprese, a far dimenticare qualcosa di cui non avrei sentito la mancanza e qualche inevitabile “scivolone”.
Vabbè, Voi date una letta al mio consueto ed ovviamente personalissimo report, fateVi qualche idea, datemene qualche altra ma soprattutto…assaggiate!

L’ALTO ADIGE
ELENA WALCH
Un nome che vuol dire Territorio sugli scudi, ricerca continua e non dare mai nulla per scontato.
Proprietaria in quel di Termeno di alcune delle Vigne che possono fregiarsi di questo nome anche come “menzione aggiuntiva”.
Una produzione davvero identitaria ed affatto omologata.
ALTO ADIGE DOC GEWÜRZTRAMINER “VIGNA KASTELAZ” 2021: naso “boom”, particolarmente “gewürz” gioca sulle amaricanti vegetalità di sambuco, timo, basilico ed osso di pesca prima di lasciare campo aperto alla polpa matura di quest’ultima ed alla mela ranetta.
Sorso di grande mineralità ed aromaticità imperante che però…finisce un tantino troppo “snob”.
ALTO ADIGE DOC SAUVIGNON “VIGNA CASTEL RINGBERG” 2021: un naso MAIUSCOLO e “GREEN” introdotto da sambuco srotola poi un tappeto di pesca gialla e rose su un palcoscenico di iodata mineralità.
Qui è il sorso ad essere “boom”, di bella rispondenza, segnato dalla inesorabile progressione dei ricordi olfattivi e con un finale particolarmente aromatico.

GIRLAN
Realtà nata nel ’23 del secolo scorso dall’idea di 23 viticoltori riscrive oggi con il 200 il numero dei soci e degli ettari vitati.
Diversi terreni per diversi vitigni, con un occhio di riguardo per il Pinot Nero.
SÜDTIROL – ALTO ADIGE DOC SAUVIGNON “FLORA” 2021: naso delicato nello sciorinare agrumi canditi e note erbacee, pesca bianca e mineralità di pietrisco.
Sorso segnato da verticale freschezza e sapidità quasi marina che sorreggono agevolmente i ricordi erbacei conducendo ad un inaspettatamente lungo finale.
SÜDTIROL – SCHIAVA “GSCHLEIER ALTE REBEN VERNATSCH” 2021: una Schiava da vigne ultrasecolari che al naso propone un mix ombroso e boschivo di piccoli frutti, corteccia, muschio e felci, impreziosito da luminose delicatezze di rosa.
Sorso potente e balsamico, leggiadro più che dinamico che fa della semplicità l’arma per vincere, a mani basse, il mio personalissimo premio “SURPRAIS”.
Da bere con la cannuccia ascoltando “NO SURPRISES” dei RADIOHEAD.
SÜDTIROL – PINOT NERO RISERVA “TRATTMANN” 2020: per quelli che “il Pinot Nero è aristocratico”.
Naso di semplicità esemplare, che scaffala con ordine visciole e lamponi, humus e menta, resina e rose aggiungendovi uno sfondo di spezia dolce sottesa mineralità.
Sorso di birbante dinamicità, che propone il lampone e colpisce col ferro rinfrescando il palato con schiaffi mentolati.
Sorprendente (anche per me che non stravedo per il vitigno)!

CANTINE MERAN
Dalla fusione di due Aziende nasce questa grande realtà cooperativa che, nonostante le dimensioni, dimostra di avere ben fisso in testa l’obiettivo finale della produzione di vini di assoluta Qualità nel rispetto delle tradizioni del Territorio.
SÜDTIROL – ALTO ADIGE DOC PINOT BIANCO RISERVA “FIVE YEARS” 2017: intensamente fruttato (melone bianco e pompelmo), regala un tocco di mughetto e mostra una mineralità addirittura piccante.
Sorso quasi salato e fin troppo schematico nel riproporre didascalicamente i descrittori olfattivi.
Dannatamente agile nella sua forse troppo ricercata costruzione.

IL VENETO
PASQUA
Cent’anni di storia ed oltre 300ha vitati per un’Azienda che in realtà nasce con l’intenzione di vendere in Veneto vini pugliesi.
Sette i vigneti ed una produzione di decisa personalità, mai dimentica sia della tecnologia che della tradizione.
VENETO IGT BIANCO “HEY FRENCH You Could Have Made This But You Didn’t (TERZA EDIZIONE)”: un nome di fantasia lunghissimo per un vino che si becca immediatamente il mio personalissimo premio “WOW” per la veste e per l’idea.
Garganega, Sauvignon e Pinot Bianco (in proporzioni che non conosco) per un “multivintage” di cui mi è davvero difficile dire qualcosa vista la modalità di assaggio.
Vergata a fuoco la provenienza vulcanica, mixa freschezza, croccantezza del frutto, dolcezze pasticcere, dinamicità, avvolgenza ed irriverenti graffi speziati e tostati.
Un vino che vorrei davvero ri-assaggiare (magari a fianco delle Edizioni 1 e 2 che suppongo esistere).
Un vino da mettere in agenda e tirar fuori tra un paio di lustri.

AMARONE DELLA VALPOLICELLA DOCG “MAI DIRE MAI” 2015: il naso è scuro di confettura d’amarena, cioccolato fondente e tabacco trinciato forte ma di sorprendente freschezza boschiva.
Poi è un corricorri di alloro, liquirizia, erbe aromatiche ed amaritudini di mallo di noce.
Sorso caldo ma di struggente verticale freschezza, dinamicamente ravvivato dal grip tannico e con un finale lungo e sapido.
Figo (ed è poco)!
Da bere ascoltando “ONCE IN A LIFETIME” dei TALKING HEADS.

NINO FRANCO
Un’Azienda che da oltre cento anni valorizza il Prosecco ed il Territorio.
Detto da me che non sono un fanatico del Prosecco, mi sembra di poter affermare che qui, nel calice, si vada ben oltre il concetto di “bollicina”.
Un bel mix di edonismo, cultura e Qualità.
VALDOBBIADENE PROSECCO SUPERIORE DOCG BRUT “RUSTICO”: mela, pera, freschezze d’erba appena falciata, un mazzolino di fiori bianchi, questo lo spettro olfattivo di un Prosecco che in bocca risulta ben fresco, scorrevole ed elegantemente identitario.
Altro che “RUSTICO”!
VALDOBBIADENE PROSECCO SUPERIORE DOCG EXTRA BRUT “NODI” 2021: vecchie vigne centenarie regalano all’occhio un calice dal fittissimo perlage.
Riccamente floreale mostra l’eleganza del glicine e la semplicità dei campi, la freschezza agrumata del cedro ed il calore del pane appena sfornato.
Delicato al palato, mai sopra le righe.
In una parola: raffinato.
VINO SPUMANTE BRUT “GRAVE DI STECCA” 2017: la seconda bottiglia (peccato il tappo della prima che però…può capitare) rivela un complesso ma ben delineato bouquet floreale intrecciato a note di mela e crosta di pane.
Fin grasso il corposo ma agilissimo sorso che la fine carbonica rende di sensuale cremosità.
6 mesi sulle fecce prima dell’autoclave per quelli come me che non amano troppo il Prosecco.
Celticamente elegante!
Da bere ascoltando “CANTO D’INVERNO” dei FUROR GALLICO.

IL FRIULI VENEZIA GIULIA
CONFINIS (FRANCESCO ROTOLO)
Giovane realtà (2017) di Capriva del Friuli (ma con un background di tutto rispetto), che presenta una linea fresca, dinamica e di grande personalità in cui vengono ben rappresentati vitigni e Territorio.
FRIULI VENEZIA GIULIA DOC PINOT GRIGIO 2022: vinificazione in bianco e solo acciaio per un Pinot Grigio che gioca la carta delle dolcezze di frutta esotica (ahimè) per calamitare il naso lasciando sullo sfondo le erbe aromatiche e gli agrumi.
Sorso di ottima struttura (merito anche dell’annata), coerente con una chiusura giocata tra amaritudini mandorlate e soffi pasticceri.
Chissà perché m’è venuto in mente di abbinarlo con la “REGINA DI SAN DANIELE” degli amici di FRIULTROTA.
VENEZIA GIULIA IGT RIBOLLA GIALLA 2022: un naso che vi porta subito in collina, tra brezze che veicolano freschezza d’agrume ed erbe aromatiche.
Sorso quasi marino e di bella freschezza, agile e beverino.
Non uccidetela con temperature “polari”.
FRIULI VENEZIA GIULIA DOC SAUVIGNON 2022: tutti cloni francesi per un Sauvignon dallo sviluppo olfattivo molto lineare nella sua varietalità.
Predilige le vegetalità del bosso e del sambuco ma non dimentica la pesca e strizza l’occhio ad un ché di pirico.
Fresco e con tutta la salinità del mare antico scivola leggero al palato sorprendendo per la lunghezza del finale.

L’EMILIA ROMAGNA
MEDICI ERMETE
Un’Azienda che, in oltre un secolo di storia, ha scritto parole importanti riguardo i metodi di produzione del Lambrusco, la conduzione dei vigneti, il rispetto dell’Ambiente e l’attenzione all’economia del Territorio.
LAMBRUSCO DI SORBARA “PHERMENTO” 2022: un “metodo ancestrale” di quelli che non riesci a separare il naso dalla bocca.
Un sorso easy con distinguo, curato e modaiolo.
Scegliete Voi il “con” o “senza” lieviti in sospensione e chiamate un po’ di amici: “oggi niente birra d’abbazia! Oggi si va di “metodo ancestrale”.
Da servire a temperatura cantina.
LAMBRUSCO REGGIANO DOC SPUMANTE METODO CLASSICO ROSSO BRUT “GRAN CONCERTO” 2020: naso da acchiappo, che mixa polpose amarene a delicatezze di viola, dolcezze di caramella al rabarbaro ad amaritudini di cassis.
Palato sostanzioso e di grande impatto con una interessante chiusura amaricante ahimè troppo brusca.

LA TOSCANA
TUA RITA
Dagli iniziali 2ha agli attuali 60 sono passati quarant’anni ma nulla è cambiato nella gestione accurata dei vigneti e nella passione messa nella produzione di vini davvero identitari.
TOSCANA IGT ROSSO “PERLATO DEL BOSCO” 2020: un Sangiovese mediterraneo e speziato, ma garbato (fin troppo) e che fa emergere pian piano la gentilezza della frutta dandogliela poi vinta.
Sorso morbido, tannini che mostrano pugno di ferro in guanto di velluto e finale lungo e dedicato alle spezie.
Un po’ troppo femminile per i miei gusti
TOSCANA IGT ROSSO “GIUSTO DI NOTRI” 2020: 80 parti di Cabernet Sauvignon ed il resto a mezzi tra Cabernet Franc e Merlot per un naso devastante!
Confettura di frutti di bosco si mescola con balsamicità di tè nero e radice di liquirizia.
Poi è una ridda di humus e ferrosa mineralità, graffi salmastri e cacao in polvere.
Il sorso è uno squillo di trombe, un duello senza vincitori tra freschezza e sapidità su un tappeto di tannini che tessono elegantemente trama ed ordito.
Spiazzante!
Da bere ascoltando “BACK SEAT BETTY” di MILES DAVIS.
TOSCANA IGT ROSSO “REDIGAFFI” 2020: Merlot da legni nuovi e che sorprende strizzando l’occhio al Cabernet calcando la mano sui piccoli frutti rossi ma riuscendo a distogliere l’attenzione con balsamicità boschive quasi di resina ed intensi sbuffi di macchia mediterranea.
Poi l’Oriente delle spezie, ferrosa ematicità ed una inattesa nota di cuoio in una atmosfera appena boisè.
Sorso intenso e solare, elegante ma non borioso, di bella progressione gustativa e con un lungo finale di semplicità ed eleganza disarmanti.
Un vero “giovin signore”.

L’UMBRIA
ARNALDO CAPRAI
Azienda ormai al giro di boa del mezzo secolo di storia cui da tempo in molti additano ad esempio per la cura che mette nella produzione di un vitigno scorbutico come il Sagrantino.
Cura maniacale in vigna ed in cantina e grande attenzione all’ambiente.
MONTEFALCO SAGRANTINO DOCG “25 ANNI” 2019: nato per celebrare il quarto di secolo dell’Azienda pone l’accento sulle freschezze, mentolo, eucalipto ed anice si mischiano alla confettura di frutti di bosco, alle amaritudini di chinotto e di erbe aromatiche, alle piccantezze speziate.
Sorso che colpisce, per la morbidezza, per i tannini broccati e per l’infinita scia sapida e mentolata.
Nobile.

L’ABRUZZO
NICODEMI
A Notaresco, nel cuore delle Colline Teramane Alessandro ed Elena gestiscono 30ha tra il Gran Sasso e l’Adriatico con grande attenzione all’ambiente ed ai vitigni del Territorio.
CERASUOLO D’ABRUZZO DOC “NOTARI” 2022: decisamente figlio del Montepulciano racconta piccoli frutti rossi e vegetalità di erbe aromatiche fresche senza dimenticarsi dei petali di rosa.
Sorso lungo,di agrumata freschezza, dinamico e decisamente minerale.
Un assaggio luminoso.

CITRA
Enorme realtà del chietino che raggruppa oltre 3000 soci.
Grande l’attenzione ai classici del Territorio quali Montepulciano e Trebbiano ma senza perdere d’occhio i “fratelli minori” (Pecorino, Passerina, Cococciola)
TREBBIANO D’ABRUZZO DOC “LAUS VITAE” 2021: un ritorno dopo 10 anni di assenza per un trebbiano didattico pur nella sua “costruzione” fin troppo rigorosa.
Al naso sono susine e messi da trebbiare con una bella nota di mandorla ad armonizzare.
In bocca è dinamico e verticale sapido in primis e giustamente fresco, di ottima rispondenza e, come per il “cugino” di CODICE VINO, Vi lascia con un amaricante saluto.

CODICE VINO
Costola della precedente, nasce 4 anni fa con l’idea di far esprimere ai massimi livelli i vitigni autoctoni.
Tecnologia “a tutta callara” (financo i satelliti) e microzonazione per risultati che Vi invito ad assaggiare.
ABRUZZO DOC PECORINO SUPERIORE “TEGEO” 2021: in una atmosfera decisamente iodata, il naso si riempi di un frutto giallo e maturo insolitamente sostanzioso per un Pecorino, cui fanno da corteo richiami di timo, limone e vaniglia .
Sorso morbido e ciccione cui non mancano però larga spalla acida e verticale sapidità.
Un po’ “troppotroppo” per i miei standard ma di sicuro appeal.

TREBBIANO D’ABRUZZO DOC “C” 2020: degno compare del Pecorino precedente, mette in bella mostra luminosità di mele gialle ed agrumi maturi, prugne e dolcezze d’acacia.
Sorso anglosassone, di grande sostanza, materico, davvero fresco, di pareggiante sapidità e con un finale che regala una amaricante sorpresa.

MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC TEATE “TORREPASSO” 2019: esordisce con balsamicità di liquirizia e tabacco prima di dedicarsi al lungo corteo di frutta rossa in confettura e chiudere su freschezze boschive.
Sorso di bella rispondenza e tannini sugli scudi per un Montepulciano che racconta varietale e Territorio.

LA CALABRIA
CAPARRA E SICILIANI
Azienda nata nel 1963 nel cuore della DOC più importante della Calabria.
Grande attenzione ai vitigni autoctoni ed in particolare al Gaglioppo.
CIRÒ DOC BIANCO “CURIALE” 2022: 80% Greco Bianco ed il resto Pecorello per un naso di erbe di campo ed albicocca cui si aggiungono fiori bianchi e scorza d’agrume.
Sorso fresco e coerente, ravvivato da succosi richiami agrumati e decisamente sapido nella chiusura un pochino brusca.
Troppo caldo
CIRÒ DOC ROSSO CLASSICO SUPERIORE RISERVA “COLVITO” 2019: tutto Gaglioppo che mescola ombrosità boschive a frutta rossa croccante, luminose dolcezze vanigliate a scure piccantezze pepose, balsamicità di tabacco a freschezze d’eucalipto.
Sorso coerente, pieno e caldo, ben sorretto dalla spinta tannica e di piccante sapidità ma…forse un po’ tronco nel chiudere sui toni della china
LA SARDEGNA
MORA & MEMO
Elisabetta (Pala) partorisce la sua idea aziendale 10 anni fa.
Ed è un’idea fighissima (tanto da beccarsi il mio premio “ACCHIAPPALOCCHIO”)!
A cominciare da un packaging che non può passare inosservato e che racchiude una quantità di messaggi davvero impressionante: una bottiglia che, nella sua modestia, la rappresenta “fisicamente”, etichette che strizzano l’occhio alla produzione fumettistica giapponese, tappi vetro per “ovviare” ad uno Stelvin incompatibile con quei vetri…
I suoi vini?
Dinamici, identitari, di grande personalità e sicuro appeal.
È già grande (credo) ma crescerà ancora
VERMENTINO DI SARDEGNA DOC ”TINO” 2022: naso mediterraneo che propone timo e rosmarino freschi quale introduzione a calda e calcarea mineralità.
Segue la frutta con le dolcezze d’albicocca e le asprezze della scorza d’agrume.
Sorso intenso e profondamente minerale, dalle larghe spalle fresco-sapide e con un finale che gioca sul contrasto tra inattese dolcezze di frutta ed amaritudini d’erbe aromatiche e che finge d’avere le gambe molli per poi sorprenderVi con un inaspettato allungo.
CANNONAU DI SARDEGNA DOC “NAU” 2022: già il naso è “tuttafreschezza” (tuttattaccato).
Arancia rossa e visciole aprono la strada alle bacche, quelle di ginepro e quelle di mirto , nel finale, una spolverata di cacao da quasi starnutire.
Sorso dinamico, verticale e correttamente sapido con un finale lungolungo.
Io Ve lo proporrei fresco, con una bella bistecca di mare.
MONICA DI SARDEGNA DOC “ICA” 2021: mi verrebbe da dire: “un Pinot Nero de noartri”, ma farei un torto all’identità di un vino che nulla fa per scimmiottare il più blasonato cuGGino.
Floreale di rose e viole, balsamico, cela cespugli mediterranei e propone frutti scuri e maturi in una atmosfera soffusa di mineralità.
Sorso che travia, monello ed ammiccante, ben fresco e quasi salino scorre veloce ed invita a finire la bottiglia.
Altro che monacesco!
Da bere ascoltando l’interpretazione live di “I’VE BEEN LOVING YOU TOO LONG” di TINA TURNER (ma guardandone anche il video).

ED ORA?
Barra dritta e vele spiegate verso una stagione di Eventi che si preannuncia fin troppo densa.
L’idea è sempre quella di conoscere e promuovere ma Vi confesso che ogni tanto accuso il colpo.
Vabbè, fino che je la faccio…
Certo però che Voi ‘na mano me la potreste pure da’!