
Rieccomi qui, a cercare in un vino la scusa per dire dell’uomo.
Qual’e il vino? Lo Schioppettino di Prepotto.
Chi è l’uomo? Hilde (Petrussa).
Il “dove” è Albana, che è “frazione” di Prepotto, paese di “settecentoanime” ad uno starnuto dalla Slovenia, dove ogni portone è un’Azienda.
Qui per lo Schioppettino (Pòcanza oltre quel confine disegnato dagli uomini) alzò la voce financo il Comune quando nel lontano 1977 chiese a gran voce che fosse nuovamente autorizzata la coltivazione di quella Ribolla Nera che, come Tazzelenghe e Pignolo, era addirittura reato impiantare.
E se è vero che la storia dello Schioppettino di Prepotto è piena di Cavalieri, è anche vero che non mancano le Dame, anzi!
Quello di questo vino è un mondo a trazione in gran parte femminile.
E se di “Schioppettino’s Ladies” si può parlare ed ho parlato (qui), allora di Hilde non si può che dire “signora” (ché “dama” mi sembra poco).
Capitai a casa sua tanti anni fa, quasi per caso.
Prepotto era per me solo uno dei tanti puntini sulla carta geografica del mio Friuli più che una sottozona appena creata.
Quando entri da VIGNA PETRUSSA ti guardi intorno per capire se hai azzeccato il posto, perchè spesso l’eleganza dei vigneti non corrisponde a quella delle cantine mentre qui…tuttapposto, tuttordinato, precisopreciso (sisi: tuttattaccato)!
E poi incontri Hilde e la sua eleganza (quella che traspare dai suoi modi e dalle parole sempre pesate, sempre garbate) e allora capisci e d’istinto vorresti inginocchiarti, quale cavaliere al cospetto della tua regina (un mix tra Rosmunda e Teodolinda considerando i Longobardi il cui elmo campeggia sul logo aziendale).
Cosa volete che Vi dica di una donna che quando avrebbe potuto riposarsi ha deciso di prendere in mano le redini dell’Azienda di famiglia e di reinventarsi non tanto come imprenditrice quanto come paladina della propria terra e di un vitigno interconnesso come pochi con essa?
Passionaria, sognatrice, mai ferma, poco incline alle certezze delle consuetudini, in Hilde trovate fascino, cultura, forza, determinazione.
Si vabbè, ma il “SUO” Schioppettino (ché lei lo chiama proprio così: “il MIO Schioppettino”)?
È una vecchia bottiglia sortita dal caos della mia cantina (che però c’ha un angolo dedicato allo Schioppettino ed uno al Montepulciano d’Abruzzo), una di quelle col vestito vecchio (quello nuovo è sicuramente più stylish ma io sono “old school”).
Riempie il naso con il pepe (quello in grani che aspetta di essere pestato nel mortaio e maritarsi poi con il cacio), punge di pietre sbattute sotto il sole, rinfresca con boscosità di felce e soffi d’eucalipto ed incenso e vi sperde con la sua aura selvatica.
E poi, cintosi la testa d’alloro, s’imbelletta con sbuffi di cipria e Vi lascia a dolcezze di chiodi di garofano.
Sorso pieno, di affilata freschezza, segnato da tannini che tessono sapientemente trama ed ordito e tenuto vivo dal giocoso rincorrersi tra graffi speziati e dolci carezze.
Uno vino di criminale femminilità, un invito al peccato.
Sa di occhiate ammiccanti, di dame e cavalieri, di duelli in punta di spada per un paio di trecce calate da una bifora, Achille ed Ettore, patria e conquiste.
È maschio come sa esserlo un cavaliere medievale che monta a pelo, taglio di spada e pelo di destriero,
È il filo che rimane impigliato alla sedia e disfa il vestito, quello delle calze che inguainano gambe che sono incroci di storie e destini.
Lo Schioppettino di Hilde, il MIO Schioppettino.
Da bere ascoltando “HEROES” di DAVID BOWIE.