IL COSA ED IL DOVE
Dopo quelli dedicati alle “bolle” ed ai rosati non poteva mancare, nel carnet di CUCINA & VINI, un Evento dedicato ai vini bianchi.
Ed è così che nei giorni 31 Maggio e 01 Giugno u.s. le sale dell’HOTEL QUIRINALE di Roma hanno ospitato la prima edizione di BEREbianco.
50 Aziende, un sacco di etichette (spesso disponibili anche in vecchie annate) e svariate masterclass dedicate ai grandi bianchi d’Italia hanno attirato un numerosissimo pubblico di appassionati ed esperti del settore.
GLI ASSAGGI
Come accennatoVi le cose in cui “ficcare il naso” erano davvero un sacco, troppe per uno solo (e soprattutto per me) quindi libero sfogo alla fantasia, all’estro, all’occhio, al caso…
Alla fine un po’ di vini li ho assaggiati, ho scambiato un sacco di chiacchiere con i numerosi Produttori presenti, ho imparato un sacco di cose.
Davvero molto elevato il livello qualitativo (rarissimi e potrei dire fisiologici gli “scivoloni”) a dimostrazione che il mondo dei vini bianchi continua a crescere incessantemente.
Comunque, di seguito potrete trovare il mio consueto, necessariamente incompleto e personalissimo report su una duegiorni che avrei voluto vivere con più calma ma che mi ha regalato un sacco di emozioni.
Dategli una letta e magari suggeritemi qualcosa tra il tanto che mi sono, ahimè, dovuto perdere.
LA VALLE D’AOSTA
LO TRIOLET
Una storia, quella odierna di Marco Martin, che inizia nel 1988 con l’idea di piantare quel Pinot Gris che, seppur non autoctono, veniva da un Vallese non troppo distante.
Il risultato?
Beh, lo dovreste assaggiare.
Siamo a Introd quasi 1000m ed il Monte Bianco a fare la guardia.
Nel calice Qualità, Territorio, passione e fatica.
VALLÉE D’AOSTE DOC “PINOT GRIS” 2021: ha dentro la freschezza dei prati di montagna con i fiori e le erbe, la dolcezza della mela e della pera, una nota fumé che sa di baita…
Ed il sorso è di granitica potenza, quasi un cazzotto per chi si aspettava un bianco “tutto rose e fiori”.
Fighissimo!
VALLÉE D’AOSTE DOC PETIT ARVINE 2020: me l’aspettavo floreale e fruttato ed invece si becca il mio premio “SURPRAIS” per quelle note mentolate e boschive cui s’aggiungono poi toni di timo e nespola, tiglio a contrasto e mineralità diffusa.
Sorso quasi austero ma di grande dinamicità, decisamente sapido e con un finale erbaceo ed agrumato.
VALLÉE D’AOSTE DOC “PINOT GRIS” (ÉLEVÉ EN BARRIQUES) 2020: da una annata più “morbida” e dall’abbraccio del legno un vino totalmente differente dalla versione “inox”, un abbraccio di dolcezze di mele (quelle della pasticceria) e di spezie (lo zafferano, la curcuma), burrosità di cioccolato bianco, una stilettata pirica…
Sorso che mette a nudo l’olfatto, di viva freschezza e sapidità quasi tattile, con un finale lungo e meditativo.
LA LOMBARDIA
PERLA DEL GARDA
Portabandiera del Trebbiano di Lugana (alias Turbiana), l’Azienda della Famiglia Prandini in 15 anni è riuscita là dove in molti, sul Garda, avevano fallito.
Punti fermi il rispetto per il Territorio e la cura maniacale in ogni aspetto produttivo.
I risultati?
Tutti da assaggiare!
LUGANA DOC “MADONNA DELLA SCOPERTA” SUPERIORE 2019: zagare e buccia di limone introducono a complessità orientali di foglia di tè e dolcezze di tiglio.
Non mancano pesca bianca, pera, mela e susina, non mancano le erbette, non manca la mineralità di un Territorio unico come quello del Lugana ed una nota di crosta di pane che mi rimanda subito ad un Metodo Classico sorprendente come il loro Chardonnay Extra Brut 2009.
Ed il lavoro delle fecce fini si palesa anche in un assaggio di suadente cremosità, svettante freschezza e minerale sapidità, assolutamente corrispondente e con l’unica pecca, forse, di essere meno lungo di quanto mi aspettassi.
Vorrei ri-assaggiarlo con calma ma intanto, per non sbagliare, gli li do il mio premio “MARAVILLA”.
L’ALTO ADIGE
CANTINA COLTERENZIO
Un esempio mirabile di realtà cooperativa (300ha e 300 viticoltori) nel cuore della viticoltura altoatesina.
Riuscitissimo “blend” di imprenditoria e rispetto del Territorio i cui risultati sono evidentissimi nel calice.
SÜDTIROL ALTO ADIGE DOC CHARDONNAY “83” 2022: botte grande per questo Chardonnay che racconta subito un’alzata piena di frutta matura che spazia dalla pesca al melone e si concentra poi su dolcezze d’acacia ed agrume candito, grassezze burrose e nocciole tostate su uno sfondo profondamente minerale.
Sorso di dolomitica freschezza cui fa eco una indomata mineralità.
Chiude su ricordi d’agrume e lontani toni fumé.
SÜDTIROL ALTO ADIGE DOC SAUVIGNON “LAFÒA” 2021: certo le vegetalità non gli mancano: c’è il sambuco e c’è la salvia ma pure un corredo “di orto” che dice di piccantezze come di sedano rapa.
Poi sono dolcezze di pesca e freschezze di lime e uva spina.
Sorso deciso, dominato da durezze sapido-minerali cui la freschezza fatica a tenere testa e con un finale salino e leggermente fumè.
SÜDTIROL ALTO ADIGE DOC “LR” 2019: naso quasi grasso che sottolinea dolcezze di zafferano, cioccolato, e canditi accompagnati da piccantezze di pepe bianco, dolcezze di pesca e lontane tostature.
Sorso morbido e carezzevole, di grande equilibrio, raffinata corrispondenza e sontuosa persistenza.
CANTINA TERLANO
Una vera perla della viticoltura altoatesina, dimostrazione di come si possano coniugare Qualità di livello assoluto e produzioni di milioni di bottiglie.
Vini che da sempre raccontano della pazienza e dell’attesa e che come pochi raccontano il Territorio con dovizia di particolari.
ALTO ADIGE DOC TERLANER CUVÉE 2022: concede freschezze d’agrume (pompelmo rosa in primis), dolcezze di mela, sbuffi di erbe alpine e ben più di un tocco di camino.
Sorso tagliente, affilato da una sottile vena carbonica e reso ancor più intrigante da una sapidità che conduce le danze fino al finale dedicato ai rimandi olfattivi.
ALTO ADIGE DOC TERLANER CUVÉE “NOVA DOMUS” RISERVA 2020: succosità tropicali s’alternano ad erbe aromatiche e freschezze alpine s’accompagnano a quelle d’agrume.
Seguono cenni canditi e dolcezze speziate a precedere toni insolitamente marini.
Sorso masticabile e sontuosamente glicerico ma dotato di freschezza e sapidità arrembanti che incitano al secondo sorso.
Inaspettato.
ALTO ADIGE DOC TERLAER “QUARZ” 2021: un Sauvignon che accantona i toni della frutta e le vegetaltà del sambuco per concentrarsi su ombrosi toni boschivi che dell’umida terra non dimenticano neppure i funghi.
Ed arrivano poi spezie d’Oriente, freschezze mentolate, un che di salmastro e, pescando in fondo al calice vuoto, pure una nota di camino spento.
Sorso di grande eleganza ed estrema coerenza che denota larghe spalle fresco-sapide ed una lunghezza chilometrica.
Fighissimo!
IL FRIULI VENEZIA GIULIA
LIS NERIS
Una storia lunga quasi 150 anni in quella valle dell’Isonzo che raccoglie la bora e racconta di un mare che era
un’Azienda non piccola, impianti di 35 anni, tanta cura ed un Territorio facilmente riscontrabile nel calice.
Quella di cui leggerete ora è una sorta di “mini verticale” del loro Pinot Grigio “GRIS”, 3 annate tutte calde ma ciascuna con la propria storia.
Un interessantissimo viaggio nel tempo.
FRIULI ISONZO DOC PINOT GRIGIO “GRIS” 2020: fiori, frutta e agrumi si leggono come ginestre, pere (e pesche) cedro…
Brezze salmastre s’accompagnano ad una intensa mineralità che va a braccetto con pizzicori di pepe bianco e che non riesce comunque a zittire toni dolci di camomilla e zafferano (forse regalo dei vecchi tonneau ormai quasi esausti).
Sorso fresco e morbido, molto coerente e con una decisa scia minerale.
FRIULI ISONZO DOC PINOT GRIGIO “GRIS” 2015: frutto di una grande annata profuma di glicine e lavanda ma non dimentica note citrine ben mixate a dolcezze di pera e una robusta spolverata di pepe bianco.
Assaggio potente, dominato dalle morbidezze ma che racconta di una freschezza forse superiore a quella della 2018 e di una marina sapidità.
Chiude sui toni dell’agrume lasciando immaginare cosa potrebbe diventare il precedente tra tre anni.
FRIULI ISONZO DOC PINOT GRIGIO “GRIS” 2008: ancora monello dopo 15 anni, racconta una storia diversa dagli altri due.
Il naso si stupisce di quei toni sulfurei che fanno pensare più ad un vino vulcanico che al prodotto ultimo di una terra che era mare.
Voli pindarici a parte, racconta di mandorle tostate (ma anche di quelle fresche ed amare), dei toni pasticceri della frutta candita e delle spezie d’Oriente.
Ed in bocca è un caldo abbraccio, succoso, ancora ben lungi dal rifuggire freschezze verticali e con un finale interminabile segnato da una sapidità quasi piccante.
Che vino!
VENICA & VENICA
Da oltre novant’anni i Venica raccontano il Collio attraverso vini di grande personalità e rispettosi di un Territorio trattato con cura maniacale.
COLLIO DOC PINOT BIANCO “TALIS” 2022: profumatissimo e quasi sfacciato nel declamare la parte tropicale.
Seguono pesca, agrume maturo ed un lungo corredo “green” fatto di nespole e sambuco (e perché no: tarassaco dal friulano “tale”) su uno sfondo decisamente minerale.
Sorso morbido giocato sul contrasto tra la parte glicerica ed una sapidità arrembante che aiuta anche a prolungare il finale.
COLLIO DOC MALVASIA “PETRIS” 2022: naso quasi didattico nel raccontare di fiori di campo ed acacia prima che di timo e rosmarino e frutta secca.
Pesca ed agrumi sono maturi e quel tocco d’ananas beh…non ce l’avrei voluto.
Sorso deciso e di affilata freschezza, equilibrato da una parte glicerica affatto nascosta e con un finale sapido ed amaricante.
COLLIO DOC SAUVIGNON “RONCO DELLE MELE” 2022: un naso ampio ed aromatico che spazia dalla salvia al timo e dal sambuco alla mentuccia prima di concentrarsi sui toni della pesca e ravvivarsi raccontando freschezze di lime ed uva spina.
Una coda speziata e leggermente fumè introduce ad un sorso ricco e glicerico, di grande equilibrio fresco-sapido e con un finale inaspettatamente dolce.
Davvero molto elegante.
LA TOSCANA
IL COLOMBAIO DI SANTA CHIARA
Una realtà nata con il nuovo millennio che dà grande rilievo al bianco per eccellenza della zona declinandolo in diverse interpretazioni ciascuna aderente alla diversa composizione di suoli che caratterizza i 22ha aziendali.
Vini nei quali si riconosce la “mano” ma che dicono anche di grande spontaneità.
VERNACCIA DI SAN GIMIGNANO DOCG “SELVABIANCA” 2022: scalpitante nel proporre biancospino e mughetti, gioioso il contributo della pesca gialla, tonificante quello delle erbe officinali.
E poi quella sottile piccantezza regalata da pepe bianco e mineralità…
Sorso di grande sapidità e freschezza che si stacca un po’ di ruota, coerente e con un lungo finale minerale.
Un bel mix di “toscanaccia” rusticità e nobile eleganza.
VERNACCIA DI SAN GIMIGNANO DOCG “CAMPO DELLA PIEVE” 2021: la balsamica ouverture introduce ad un palcoscenico giallo su cui danzano frutta, pompelmi, ginestre e fieno che ondeggia alle brezze minerali.
Sorso tutto dedicato ai rimandi di frutta, di sferzante freschezza e costantemente ravvivato da una sapidità mai doma.
VERNACCIA DI SAN GIMIGNANO DOCG “L’ALBERETA” RISERVA 2020: è tutto un complesso tira e molla tra dolcezze e vegetali amaritudini.
La pesca rivaleggia con la nespola ed il mallo di noce, la ginestra se la batte con il timo, qualche svenevole accenno di vaniglia e ben più di qualche graffio minerale.
La botte grande regala un sorso di grande equilibrio nonostante la svettante freschezza, lasciando alla sapidità la lunga scia di chiusura giocata tra fiori e frutti.
LE MARCHE
SIMONE CAPECCI
Siamo a Ripatrasone (AP), lì dove le Marche diventano quasi Abruzzo, un’Azienda con 10 lustri di storia e 7 di bottiglie.
30ha condotti in maniera quasi “scapigliata”, senza preconcetti e con grande fiducia nellem proprie conoscenze e convinzioni.
Una produzione sicuramente identitaria che racconta di attese ed immediatezze.
MARCHE IGP PASSERINA “TUFILLA” 2022: una Passerina mediterranea, salmastra già al primo ficcarci il naso.
Poi arriva la frutta, anche tropicale (sic), un po’ d fieno a ricordare le colline assolate che fronteggiano l’Adriatico ed una mineralità piccante, quasi tufacea.
Sorso verticale ed affilato, quasi a contrasto del piatto orizzonte marino, sapidissimo e con un finale succoso tra ricordi di lime.
MARCHE BIANCO IGP “CHIODO” 2021: se oggi possiamo assaggiare la Garofanata lo dobbiamo a questa Azienda ed ad altre due o tre che testardamente s’impegnano a non lasciarla cadere nel dimenticatoio.
Al naso brilla subito per la floreale freschezza (c’è il biancospino ma pure, ovviamente, il garofano), arriva poi la frutta bianca matura, arrivano gli agrumi (c’è pure uno sbuffo di citronella) ed un conturbante corteo di spezie ed anice.
Sorso di freschezza devastante, molto coerente con l’olfatto e dal finale, guarda un po’, tutto sapidità.
Da studiare con attenzione.
OFFIDA PECORINO DOCG “CIPREA” 2022: c’è una lunga storia dietro questo Pecorino, una storia che parte da una sperimentazione che traccia una linea, un solco dal quale tutto inizia (andatevela a cercare)…
Marino anch’esso (e non potrebbe essere altrimenti), dopo nespole e susine lascia che il palco della frutta sia preda di tropicalità un po’ fuori standard per i miei gusti.
E poi arrivano le note amaricanti di tarassaco ed erbe mediterranee a contrasto di sussuri di miele.
Sorso avvolgente, verticale e glicerico al contempo, salato più che sapido e con un lungo finale dai piacevoli ritorni fruttati.
Da ri-assaggiare con calma (magari tra qualche anno).
MARCHE BIANCO IGP “MURIA” A CAPPELLO SOMMERSO 2019: terza annata in dieci anni di questo Pecorino nato dalla smania di sperimentare di Simone.
Cemento e lunga sosta sulle fecce fini gli conferiscono un’aura tostata che avvolge il giallo di agrumi maturi e susine cui fanno da contorno erbe aromatiche (salvia in primis), schegge di pietrisco ed orientali piccantezze speziate.
Sorso maschio e sostanzioso ma estremamente piacevole, segnato dalla profonda aspidità e ravvivato da una vena tannica affatto sottaciuta.
Chiude davvero lungo ricordandoVi succosità di mandarino e lasciandoVi decidere se porre attenzione più sull’amaricante rosmarino o sul miele che lo contrasta.
Gli do il mio premio “DAVVERO”.
L’ABRUZZO
MARRAMIERO
Una storia ormai secolare quella di questa Azienda che dedica gran parte del proprio impegno ai vitigni tradizionali per raccontare con grande passione un Territorio attraverso vini che sono un bel mix di tradizione e modernità.
Tre i Trebbiano in degustazione (stessa vigna di cinquant’anni ma differenti lavorazioni) che dimostrano, se ancora ce ne fosse bisogno, le potenzialità di un vitigno spesso sminuito dagli eno-appassionati.
TREBBIANO D’ABRUZZO DOC “ALTARE” 2021: forse un tantino esagerato l’apporto di quel legno piccolo che veicola le dolcezze di una frutta gialla (pesca ed albicocca) già tendente alla confettura.
Poi arrivano esotismi, spezie dolci e piccanti ed il giusto di scorza di un agrume già candito ma fresco.
Sorso che riempie, quasi masticabile, ottimamente bilanciato tra morbidezze ed acidità e costantemente ravvivato da un apporto tannico affatto trascurabile, con un finale vissuto sul tira-molla tra dolcezze fruttate e note balsamico-aromatiche.
TREBBIANO D’ABRUZZO DOC “ANIMA” 2015: naso davvero verticale che sbeffeggia quello in etichetta con freschezze d’agrumi (cedro ed arancia) e salvia.
Poi le dolcezze della mela e dell’acacia ed ancora un ché di balsamicità mentolate e qualche graffio di selce.
Sorso di pari freschezza ed ottimo equilibrio, complesso ma che al contempo diverte con un ritmico succedersi di richiami agrumati e balsamici che in parte distraggono dall’intrigante presenza di speziate dolcezze orientali.
TREBBIANO D’ABRUZZO DOC “ANIMA” 2022: di questo, che sembra essere tutto un altro vino, Vi dico però poco e niente perchè c’è ancora qualcun* che prima di venire alle degustazioni inciampa e cade nel “boccione” di profumo come Obelix nel pentolone della pozione magica.
Lì per lì mi ricordava vagamente “ALTARE” ma con un bel po’ di sprint in più e mi sembrava ancora distante dall’aver raggiunto un proprio equilibrio ma…
Appuntamento al prossimoi assaggio.
LA CAMPANIA
FONTANAVECCHIA
Siamo a Torrecuso, all’ombra del Taburno.
Qui, da quarant’anni (ma solo per parlare dell’oggi) la Famiglia Rillo produce vini che coniugano Tradizione, Territorio e rispetto.
FALANGHINA DEL SANNIO DOP 2020: irruento nel proporre fiori bianchi, mela Golden, pere, susine e scorze d’agrume che intarsiano la sulfurea atmosfera.
Sorso agile e beverino giocato su note saline e freschezze agrumate.
FALANGHINA DEL SANNIO DOP VENDEMMIA TARDIVA “FACETUS” 2015: si apre su dolcezze di camomilla e cedro candito, pera abate e susina.
Arrivano poi pizzichi di pepe bianco e zenzero e toni vegetali di timo e finocchietto selvatico, il tutto su un palcoscnico di vulcanica mineralità.
Sorso che nonostante l’avvolgente calore denota sorprendente freschezza e che ritmati guizzi salati riaccendono costantemente fino al lungo finale fruttato e vegetale.
endemmia tardiva
Forse più “austerus” che “facetus”.
I FAVATI
18ha di Irpinia, una storia moderna con radici antiche.
Grande attenzione ai vitigni tradizionali per una produzione di alto livello, molto territoriale e che coniuga eleganza e disinvoltura.
GRECO DI TUFO DOCG “TERRANTICA” 2022: dolcezze di pesca e mela cotogna s’alternano a note più vegetali di nespola. Freschezze agrumate e graffi minerali.
Sorso di bella corrispondenza e con un finale lungo e piacevolmente sapido
FIANO DI AVELLINO DOCG “PIETRAMARA ETICHETTA BIANCA” RISERVA 2019: al naso spiccano dolci freschezze di pompelmo ed arancio maturi e forse canditi e pasticceri a contrasto di vegetalità d’erbe aromatiche e intensa mineralità.
Sorso che intriga, fresco, sapido, coerente e con un finale che lascia intravvedere tostature ed un quid di camino.
Forse un po’ troppo rufFIANO per i miei gusti ma di indubbio fascino.
VILLA RAIANO
27ha di avellinese condotti in regime biologico per una produzione di cui si riconosce la mano ma che pone l’accento sul Territorio lasciando che ogni vino racconti la vigna dalla quale proviene.
FIANO DI AVELLINO DOCG “VENTIDUE” 2016: tra mineralità sulfuree si fanno strada fieno e messi al sole, poi dolcezze di tiglio e camomilla, mele Fuji e scorze d’agrume, frutta secca ed infine vegetalità di sambuco ed un che balsamico di tè.
Sorso decisamente sostanzioso, più salino che sapido che spinge sulle persistenze agrumate ed intriga con ricordi di legni pregiati.
FIANO DI AVELLINO DOCG “ALIMATA” 2016: dolce di pesca ed albicocca, fresco di uva spina, profumato di gelsomino, verde di salvia, speziato e minerale quanto deve.
Sorso dinamicissimo nonostante la muscolatura, che sembra dimostrare più equilibrio rispetto al precedente e che evolve tra freschezze d’agrume e sapida mineralità fino al lungo finale.
LA SICILIA
FEDERICO CURTAZ
Se è vero come è vero che il Cervino è geologicamente un “pezzo” d’Africa, è vero pure che un valdostano ha trovato la propria dimensione enoica alle falde della “Muntagna” (e non solo).
Questo è Federico (Curtaz), contadino nell’animo.
Un valdostano in Sicilia poi ci sta proprio bene in questo momento della vita in cui mio figlio Jacopo, per l’esame di Terza Media, ha scelto di “discutere” una tesina dall’iconico titolo “SBARCHI (ieri, oggi, domani…)“.
Per sapere tutto o quasi di Federico dovete parlare con lui (e vorrei e dovrei farlo anch’io con molta più calma di quanta potevo averne durante uno “speed date tasting” come quello di questa occasione).
Qui mi limito a darVi e dirVi solo pochissime parole che spero possano esserVi di spunto per le Vostre ricerche: Piemonte, Vino, Viaggio, Cultura, Attenzione, Sorpresa, Anima, Territorio…
Leggete…studiate…
ETNA BIANCO DOC “GAMMA” 2020: ho capito che stiamo su un vulcano (e se Ve lo dice un vulcanologo, fidateVi) ma qua sembra di stare a Pozzuoli!
Mancano solo Totò e Belzebù…
Comunque, tra i fumi sulfurei non Vi sarà difficile intravvedere la macchia che punteggia i brulli versanti lavici, le erbe di campo (e pure quella cipollina).
E poi inattese dolcezze di susina a precedere scorza di limone ed un vagito di idrocarburo.
Il sorso ha tutta la freschezza dell’aria respirata dagli alberelli allevati a 900m slm, domina l’assaggio ed amplia gli orizzonti, quasi annullando le differenze tra cielo e terra.
Più che un vino “di cui” parlare, un vino “per” parlare.
tanto sui lieviti che regalano dolcezze inattese
ETNA BIANCO DOC SUPERIORE “KUDOS” 2019: quando Federico descrive questo Carricante non avete difficoltà ad immaginare che provenga da un CRU che è una “prua” vitata che dai 900m slm sopra Milo sembra insinuarsi nel mare all’orizzonte (una piccola porzione di vigneti di ottant’anni).
“KUDOS” è il risultato del lavoro dei tanti che hanno preceduto Federico e della sua tenacia ed è tutta un’altra storia rispetto al precedente.
Di balsamica ampiezza sembra poi concentrare tutta l’energia in un buco nero di grasse complessità.
Evoca con studiata lentezza frutta gialla matura e scorza d’arancia, il timo serpillo contrasta, il limone ravviva, il pepe bianco e l’anice stuzzicano, il vulcano gestisce.
Ed anche il sorso sembra intimista, Vi ricorda paterno quanto percepito al naso, insegna le erbe mediterranee, le spezie, non Vi fa dimenticare della roccia spigolosa e poi accelera, sapido, fino al lunghissimo finale.
“KUDOS“, in quell’Odissea di cui parla anche la tesina di mio figlio (ché Ulisse altro non è stato che uno dei tanti migranti), è orgoglio e trasmissione dei valori familiari, è il rispetto per il passato, è un “nodo” da non sciogliere per non dimenticare.
Il premio assegnateglielo Voi, per me è un vino epico.
FEUDO MACCARI
60ha nel paradiso della Val di Noto, una produzione che si concentra sul Nero d’avola, non dimentica il Grillo (come nel vino di cui leggerete) e strizza l’occhio agli internazionali (Syrah in primis).
SICILIA IGP “FAMILY & FRIENDS” 2017: un ponte gettato tra la Trinacria e l’Oriente, spezie dolci e fieno, dolcezze di pesca e vegetalità di finocchietto selvatico ed erba falciata, luminoso di mimosa e salato di Stretto.
Sorso sostanzioso ma snellito da freschezza e sapidità arrembanti e pizzicori speziati, con chiusura dedicata all’agrume.
Mi fa venire in mente le Crociate ma…non so perchè…
TORNATORE
Una realtà affatto piccola (100ha di cui 65 vitati) alle falde dell’Etna, con 150 anni di storia alle spalle ed un oggi iniziato nel 2014 che racconta di ripresa.
Nel calice un mix frutto di valorizzazione e salvaguardia del Territorio e delle tradizioni.
ETNA BIANCO DOC 2022: un Carricante arrembante (fa pure rima) nei toni del melone bianco racconta anche di mandarino e ginestre, camomilla, un tocco di sambuco ed un allungo tutto marino.
Di decisa sapidità e pareggevole freschezza sfrutta la sottile vena carbonica per accentuare la piacevolezza di beva di un vino che chiude agrumato e si becca il mio premio “BIRBANTE”.
carricante con freschezze di sambuco e vegetali più in bocca che al naso!
ETNA BIANCO DOC “ZOTTORINOTTO” 2020: il naso di questo Carricante gioca la carta della complessità e ci spiazza subito con toni fumé quasi altoatesini prima di lanciarsi a descrivere frutta bianca (pesca e susina) e dolcezze di spezia (vaniglia) e floreali d’acacia e ginestra che però vengono subito messe in disparte dall’arrembante progressione amaricante delle erbe aromatiche e della macchia mediterranea.
Sorso ricco e fresco, tenuto vivo da una vena acida che sfocia presto in freschezze d’agrume e mineralità iodata.
Equilibratissimo ed affascinante.
ED ORA?
Ora, mentre ringrazio CUCINA & VINI per la sempre cortese ospitalità, aspetto l’Edizione 2023 di “BERE ROSA” e la mia mente spera in un “BERErosso” dal prossimo futuro, stringo i denti per arrivare alla meritata pausa estiva cercando di mettere d’accordo gli ultimi Eventi enoici, i miei personali assaggi e gli esami di Terza Media del “nano” di famiglia.