INCIPIT
Quella di oggi è una storia nata per caso facendo zapping nel dopocena ed imbattendomi nella trasmissione GENERAZIONE BELLEZZA condotta da un Emilio Casalini che è pure bravo ma…personalmente spedirei sulla fascia di asteroidi…
Ma quella sera è bastata un’inquadratura dell’inconfondibile profilo delle alberate aversane a farmi posare il telecomando e dispormi all’ascolto dell’Asprinio e del suo Territorio.
Cominciamo dal secondo che, ad Aversa, è “difficile”, violentato dalla camorra e da un’agricoltura accecata dal profitto che ha fatto scempio della Storia riducendo le alberate a merce rara, preferendogli colture più redditizie fino a quando la Regione non è riuscita a porre un freno agli espianti.
Ed il primo? l’Asprinio?
Una vite che, per come la conosco, mi ricorda la favola di “Jack ed il fagiolo magico”, una sorta di ponte tra la terra ed il cielo, avvinghiata ai pioppi in indissolubile unione.
Una vite che è forse l’asse cartesiano sbagliato, una “Y” in un mondo che accetta solo le “X”.
Una vite che non sembra non voler essere di peso a quella terra che lascia libera di accettare altro.
Una vite i cui grappoli sono stelle da cogliere nella volta celeste.
Un’uva maturata ad adrenalina e vertigine, che sa di allontanamento (dalla terra) e di ascensione (al cielo).
Un’uva che sembra voler sfuggire il vulcano da cui nasce e che, dopo una vendemmia spericolata, nel ventre di quello stesso vulcano diventa un vino che ha unito le tavole dei papi e dei re a quelle dei contadini, che ha la forza della miseria e la nobiltà del riscatto.
Eppure, in questa storia, il protagonista non è il vino ma l’uomo.
Perchè è sull’anima “sociale” di questo vino che si DEVE spendere più di una parola.
Perchè dietro il bicchiere che ho in mano, come spesso succede, c’è una storia che racchiude tante storie.
VITEMATTA
Tempo fa scrissi di un altro vino “camorra free”, una Falanghina dei Campi Flegrei prodotta dalla Cooperativa (R)esistenza Anticamorra sotto la guida di Ciro Corona.
La storia di oggi ha un plot simile ed attori diversi.
È la storia di una Cooperativa Sociale a nome EUREKA, che aderisce ad un Consorzio di cooperative sociali che cela nell’acronimo N.C.O. (Nuova Cooperazione Organizzata) un significato profondo e che dal 2005 decide di essere “tutore vivo” per le vite (inteso qui non come pianta ma come “esistenze”) di quelli che sono rimasti indietro, nella società e nel lavoro.
Una storia di “recupero”, del patrimonio storico delle alberate e delle vite di coloro che attraverso il lavoro nei campi si riappropriano delle proprie esistenze.
E la Cantina VITEMATTA nasce nel 2014 per dare il giusto valore alle cose ed alle persone, all’uva la cui sola vendita non copriva neppure le spese di produzione, alle tradizioni, al Territorio, al lavoro ed al futuro di tutta una Comunità.
VITEMATTA nasce per essere esempio ed indicare una strada da percorrere insieme, recuperando, restaurando, mantenendo e valorizzando, per regalare una nuova vita a quelle alberate che sono patrimonio materiale ed immateriale non solo di una Comunità ma del Mondo intero e per promuovere un Territorio attraverso un vino identitario.
VITEMATTA è un nome che racchiude non solo il disagio ma anche la scommessa.
Una scommessa vinta da Vincenzo Letizia e da una Casal di Principe che, grazie al sacrificio e forse alla follia di molti, è riuscita a spogliarsi degli abiti sporchi di un passato affatto lontano.
L’ASPRINIO, anzi “GLI”
Si, vabbè, ma due parole sulle etichette?
C’avete ragione, ma sono tante, tante davvero!
Allora: per oggi ne scelgo un paio tra quelle che ho assaggiato e delle altre Vi dirò in futuro.
In primis ho scelto TERRE DEL VOLTURNO IGT ASPRINIO FRIZZANTE – COL FONDO “FEMMEN”, perchè forse nulla meglio di un “ancestrale” può descrivere quanto prodotto da una vite avvinghiata ad un pioppo ed ad una Storia che racconta di Etruschi, Greci, Romani…
Un vino “col fondo”, uno di quelli che in genere non mi fanno impazzire, uno di quelli che a vederli volgeresti lo sguardo altrove.
“Miseria e nobiltà” come in un film di Totò: la semplicità di un vino “senza niente” e la nobiltà di quella “corona” che chiude la bottiglia.
Il naso racconta subito della Campania della mela Annurca (ma c’è pure la pera acerba).
Poi è pompelmo, un’idea dolce di cedro candito e pasticceria cremosa, fiori di campo, camomilla, arnica e bocche di leone, lontanezze di pietra focaia e vulcano spento.
Sorso cremosissimo e di acidità strapiombante, salato di golfo, quasi piccante sulle labbra.
Ed a contrasto una dolcezza che sa di riscatto.
L’ho anche lasciato aperto un paio di giorni (anche nel bicchiere) per ritrovarci un’ossidazione che aggiungeva dolcezze cremose e sulfurei ricordi.
Un vino “col fondo”, quello che non devi toccare ma che, se succede, ti deve spingere a risalire.
Un vino in cui niente è sopraffazione e tutto è contrasto e battaglia.
Da bere ascoltando “NUN TE SCURDÀ” degli ALMAMEGRETTA.
Il secondo è TERRE DEL VOLTURNO IGT ASPRINIO “PIETRA BIANCA” – 2021: il CRU della Cantina, poche bottiglie tra cui la mia.
Un’etichetta nera che rimanda a quando Aversa era cronaca di quel colore, terra bruciata dai “fuochi” e dai casalesi ed una vite bianca che sembra crepa in un muro che la forza di molti è riuscita ad abbattere.
Un vino che racconta della leggerezza del salire e del “peso” del produrre e del proporre.
Un naso ciccione ma leggiadro di fiori bianchi grassi e di agrumi gialli e maturi (cedro, pompelmo e limone), neppure troppo lontanamente erbaceo.
Pesca bianca e gelso a proporre inattese dolcezze.
A contrasto l’amaricante nota della ruta prima ancora che della mandorla ed infine un chè di resina.
Sorso sfrontato, salino, affilato ed al contempo pieno e succoso.
Una storia di generose morbidezze e prorompente freschezza con un finale agrumato lungo e virtuoso.
Un vino lungo e personale come “‘o scalill”, un gioco di incastri tra pensieri ed emozioni invece di quelli tra piede e ginocchio.
Quasi una magia che trasforma quel peso delle “fascine” da frenare con le foglie in idee senza peso ma maledettamente materiali.
Da bere ascoltando “SCIOSCIE VIENTO”, ancora degli ALMAMEGRETTA.
E QUINDI?
E quindi viva i matti!
Viva la pazzia di chi non ha paura di mettersi in gioco affrontando sfide alte quanto le alberate, di chi non ha paura di metterci la faccia ma preferisce tifare per il Territorio, viva Vincenzo, Viva VITEMATTA e la Famiglia che rappresenta, viva l’Asprinio, viva la Cultura della legalità.
E Voi…correte ad assaggiare, chè oltretutto in enoteca spenderete molto meno di quanto dovreste!