IL COSA ED IL DOVE
Nella bellissima location del Salone delle Fontane dell’EUR a Roma, SENS EVENTI e l’infaticabile Luca Maroni hanno presentato l’Edizione 2023 della guida I MIGLIORI VINI ITALIANI.
Una tre giorni (quattro considerata la serata iniziale ad invito cui ho avuto l’onore di partecipare) che dal 16 al 19 Febbraio scorsi ha permesso al grande pubblico di incontrare, spesso di persona, oltre 170 Produttori in rappresentanza di tutto lo stivale italico e di assaggiare un impressionante numero di etichette.
GLI ASSAGGI
Dato per scontato che mai e poi mai sarei riuscito ad assaggiare tutto quello che mi interessava, ho cercato comunque di soddisfare la mia curiosità e, spero, il Vostro interesse.
Prima serata a parte, sono riuscito a fare un secondo mezzo giro nella giornata di Domenica affidandomi come di consueto all’occhio, al caso ed ai consigli di quei Produttori che non esitano a consigliarti quell’amico/rivale che considerano “BBravo”.
Stavolta ho deciso di saltare a piè pari tutto quello di cui già sapevo qualcosa ed andare all’avventura.
Cosa ho trovato?
Aziende storiche e new entries, el complesso una Qualità che in alcuni casi toccava punte di assoluta eccellenza, qualcosa che…era meglio di no e tante cose da approfondire.
Comunque, Voi date una letta alle mie consuete note di degustazione, fateVi un’idea, andate ad assaggiare di persona e, se Vi va, datemi qualche indicazione…seguirò volentieri i Vostri consigli!
IL PIEMONTE
ANTONIO BELLICOSO
Solo 5ha a Montegrosso d’Asti, 10000 bottiglie dedicate dal “factotum” Antonio a due grandi autoctoni della zona: Freisa e Barbera.
Una produzione di nicchia cui mi piacerebbe davvero dedicare più tempo ed attenzione (chè gli “speed date tastings” imposti da questi Eventi sono…).
FREISA D’ASTI DOC 2021: l’etichetta è di assoluto acchiappo e, nel sabaudo Piemonte mi ricorda la Sardegna.
Assolutamente toppp quel suo naso di violette prima e frutta rossa fresca poi.
Golosi lamponi precedono speziature dolci di chiodi di garofano e graffi di erbe aromatiche.
In bocca sorprendono i tannini pistoleri ed una freschezza alpina che tendono a stroncare un po’ i rimandi olfattivi.
Sorprendente il finale, contrastato tra amaritudini di china e dolcezze di frutto della passione (sisi, non ho bevuto troppo).
BARBERA D’ASTI DOCG “MERUM” 2020: tattarataaaa!
Come fosse la sigla della MGM, BELLICOSO presenta: “LA” Barbera!
Un naso di grande profondità olfattiva.
Banalmente potreste soffermarvi alle evidenze dolci di frutto scuro, tabacco, vaniglia, quella liquirizia che, essa stessa, cela dolcezze.
Ma “profondità” vuol dire scavare, anzi…addentrarsi.
Ed allora ecco il bosco, scuro come quell’etichetta che dice di sipari cinematografici, umido, terroso…non manca neppure una nobiltà di tartufo.
In bocca è scontroso, grippante, di tagliente acidità, materico nel presentare il grande estratto, vuole l’attesa dell’allungo per presentare il frutto e nel finale regala orizzonti di liquirizia mentolata.
A proposito, l’altra Barbera, quella che si chiama “AMORMIO” e che immagino dedicata proprio a quel vino “femmina” che tanto mi affascina, era finita…
E mo?
Quando me l’assaggio?
LA LOMBARDIA (MA PURE L’EMILIA ROMAGNA)
CASTELLO DI LUZZANO
Tra l’Oltrepò Pavese ed i Colli Piacentini, tra i Galli ed i Romani, tra le argille ed il calcare, un po’ lombarda ed un po’ emiliana.
110ha (75 quelli dedicati ai vigneti), 2000anni di storia ed oltre 100 quelli di un oggi che ha nell’entusiasmo di Giovannella Fugazza l’incentivo maggiore ad approfondire la conoscenza ed il racconto di una variegata produzione di cui il caso ha voluto assaggiassi solo la punta.
COLLI PIACENTINI DOC MALVASIA “TASTO DI SETA” 2022: altro che seta!
Il naso di questa Malvasia di Candia aromatica è ben più che boommm!
Ad un gioco di contrasti tra dolcezze di frutta ed amaritudini di sambuco ed erbe aromatiche (rosmarino e salvia) s’aggiungono agrumi che si fanno strada tra mineralità di pietrisco e dicono di dolci asprezze ed un tocco di menta rinfresca vieppiù l’olfatto.
Sorso scorrevole e dinamico, di piccante sapidità cui manca un po’ di allungo ma…è peccato veniale.
BARBERA DOC “LUZZANO 270”: la Barbera si sa, è femmina, e per questa potreste perdere la testa.
A cominciare da una etichetta pop che…“ve se ‘trecciano l’occhi”.
Un po’ di legno usato ed un naso che sa di attese e fretta di assaggiare.
Il naso mette in cortocircuito i sensi e la bocca vuole subito conferme.
Scuro di macchia mediterranea, scuro anche di more (rovi compresi), dolce di ribes, ciliegie, spezie e cioccolato, luminoso di fiori rossi e di rinfrescante balsamicità.
Sorso caldo e fresco (tanto per parlare di contrasti), tannini di finissimo ordito e lunga chiusura equamente spartita tra frutta e spezie.
IL VENETO
TINAZZI
In quel di Lazise (VR), nell’entroterra del Lago di Garda, l’Azienda racconta da oltre cinquant’anni il vino in Veneto e non solo (viste le acquisizioni di altre realtà in Toscana ed in Puglia).
Un ampia proposta per soddisfare quotidianità e grandi occasioni strizzando l’ochio al domani ma con tanta attenzione alla tradizione.
VALPOLICELLA SUPERIORE DOP RIPASSO “MONTERÈ” CA’ DE ROCCHI 2019: scostate le rose e lasciateVi avvolgere da un mantello di more mosso dall’alcol delle amarene sotto spirito.
Dolce, la balsamicità del tabacco duetta simpaticamente con l’amaricante radice di liquirizia.
Sorso morbido, dinamicizzato dalla buona freschezza e dall’educato grip tannico, che rimanda a dolcezze di frutta e tabacco e termina con un allungo succoso, agrumato e di minerale sapidità.
AMARONE DELLA VALPOLICELLA DOCG “AUREUM ACINUM” TENUTA VALLESELLE 2018: singolarmente contenuto, il naso non può comunque nascondere la frutta rossa, matura ma non troppo ed una bella marasca sotto spirito.
Dolce la cannella, dolce il tabacco, amaricante la liquirizia e piccante il pimento che screzia il cioccolato.
Sorso glicerico, elegante ma affatto spocchioso, abbina la verticale freschezza ad un grip tannico quasi monello per poi allungarsi e chiudere con controllata sapidità.
Un Amarone inaspettatamente moderno che mi fa in parte ricordare un altro Produttore a me caro ma di cui non sto qui a dirVi il nome.
Bel vino!
AMARONE DELLA VALPOLICELLA DOCG “LA BASTIA” CA’ DE ROCCHI 2018: già il naso dice di legni più piccoli e nuovi prima di lasciare campo libero a viole e mirtilli.
Ampio il corredo speziato (soprattutto dolce) a ben contrastare l’amaricante della china.
Il tabacco (dolce anche lui) accompagna infine il giusto di erbe aromatiche ed il sipario è chiuso dalla ciliegia di un boero.
Sorso ampio, caldo e scorrevole, con una vellutata trama tannica che accompagna ad un rilassante finale di buona mineralità.
Elegante, anzi…”piacione” (forse troppo).
ZYMÈ
Un’Azienda che cela nel nome quello che è forse l’elemento più importante nella produzione del vino.
25 anni di storia ed innovazione che si traducono in vini che rappresentano tradizione ed innovazione.
Una piccola nota per segnalarVi le etichette forse più fighe della serata che, disegnate da Celestino e da sua figlia, raccontano graficamente il vino cui sono dedicate.
VERONESE IGP OSELETA 2013: 7 lunghi anni di barrique nuove e di secondo passaggio regalano un naso che dopo ampie tostature (caffè) racconta di spezie dolci, intriga con volute d’incenso ed affonda il colpo con un frutto che, pur se di bosco (ma anche amarena) sorprende con la dinamicità dell’agrume.
Sorso di verticale freschezza e profonda sapidità che, ravvivato dal birichino grip tannico, riparte dal frutto per sciorinare al contrario i descrittori percepiti all’olfatto chiudendo poi su una lunga nota ematica.
VENETO IGT ROSSO ROSSO “KAIROS” 2019: 4 vitigni a bacca bianca ed 11 a bacca rossa per un naso che è un puzzle complesso e difficile da comporre in una occasione come questa.
C’è marmellata di frutti di bosco, ci sono delicati mazzi di viole, un’inaspettata ginestra, nobiltà di tabacco ed una balsamicità da far aprire i polmoni.
Il sorso è scalpitante ed irruento come un puledro di cui i grippanti tannini ricordano il manto ma, con calma si lascia domare e, se avrete la pazienza necessaria, scoprirete che saprà declinare con ordinata coerenza tutte le complessità olfattive.
Birbante!
Ti riassaggerò!
Un bianco vestito di rosso?
AMARONE DELLA VALPOLICELLA DOCG CLASSICO 2017: confettura di more e cioccolato (fondente), fiori secchi e spezie dolci si affollano in una atmosfera profondamente balsamica.
Sorso deciso che denota una definita ma non palestrata muscolatura della spalla fresco-sapida ben supportata da alcol e tannini adeguati.
Peccato che la solita influencer caduta nella “boccia de profumo” m’abbia poi azzerato tutto lasciandomi con un calice vuoto che regalava solo caffè.
Comunque, davvero un bel sorso!
L’UMBRIA
CESARINI SARTORI
Dopo essere passata per SIGNAE e ROSSO BASTARDO la realtà odierna prende il nome dalla Famiglia proprietaria dell’Azienda.
Grande attenzione in vigna, interventi minimali, solfiti appena il necessario e…tanto lavoro.
Da qui i grandi risultati in bottiglia.
UMBRIA IGT BIANCO “LA RANDA” 2020: fermentazione in legno per queste 90 parti di Grechetto e 10 di Sauvignon.
Spicca subito un’atmosfera elegantemente boisè che avvolge agrumi e dolcezze di camomilla e spezie orientali.
Poi un quid di nocciola ed una rinfrescatina di erbe aromatiche (il tanto che serve a farmi dimenticare una frutta esotica che avrei preferito non trovare).
Sorso fresco ed equilibrato nelle componenti fresco-sapide, che chiude con un Sauvignon che forse ci tiene troppo a dire la sua.
UMBRIA IGT ROSATO “PEPEROSA” 2021: ma tutta ‘sta fragola come c’è entrata!
E quelle foglioline di menta che rinfrescano il palato più di un drink estivo?!
C’è però anche il giusto di fiori e ben più di un tocco d’oriente in quei soffi speziati.
Succoso, freschissimo e dotato di una consistente sapidità che simpaticamente contrasta con l’evidente residuo zuccherino.
Non rientra nei miei canoni ma…davvero fighissimo!
UMBRIA ROSSO IGT ROSSO “BENOZZO” 2018: un Sagrantino raccolto “con calma” che regala al naso visciole e violette, incenso e tabacco, liquirizia, graffi di eucalipto ed una nota terrosa che lo riporta con i piedi per terra.
Sorso pronto, beverino, grippante, sapido e di lunghezze fruttate.
Un “vino del contadino” di sorprendente nobiltà.
MONTEFALCO SAGRANTINO DOCG “VILLARODE” 2015: dolcezze di confettura di frutti di bosco contrastano con china e rabarbaro, poi sono legni nobili e spezie d’oriente, macchia mediterranea a seguire, tabacco e nocciole a chiudere.
Sorso di detonante e succosa freschezza che sorprende per una sapidità marina vieppiù inaspettata da una regione che il mare non ce l’ha.
L’avvolgenza glicerica ed il sontuoso grip tannico fanno poi da legante in un vino davvero moderno nel suo essere tradizionale.
MONTEFALCO SAGRANTINO DOCG PASSITO “SEMÈLE” 2016: tra confetture di prugna, more ed amarene spiccano scorzette d’arancia candita ricoperte di cioccolato, dolcezze speziate di cannella e chiodi di garofano ed un tocco di caffè.
Sorso suadentemente dolce, dotato di una trama tannica fitta ma non invadente, ordinato nel riproporre i descrittori olfattivi (spezie in primis) e dotato di un sapido allungo chinato.
Preparate i formaggi!
UMBRIA IGT ROSSO “ROSSOBASTARDO” 2020: in buona parte Sangiovese (poi Merlot, Cabernet Sauvignon ed un 5% di Sagrantino Passito) regala al naso un quadro balsamicissimo e quasi boschivo nel quale si riescono a distinguere intarsi di frutti rossi e garofani prima ancora di liquirizia ed erbe aromatiche.
Morbido al sorso ed elegante nel proporre il corredo tannico, s’allunga in un acuto di fresca balsamicità.
L’ABRUZZO
CANTINE ROVERI
L’Azienda di Andrea (Veri) nasce ad Ortona (CH) nel 2009 con il singolare intento di produrre vini che sfuggano alle valutazioni fintamente oggettive delle guide.
Nella frase: “Il vino è un piacere personale, se anche a Te piace questo vino, siamo in due” si concentra la filosofia di un Produttore che svicola dalle mode e dal pensiero comune per proporre vini da stappare quando lo impone la voglia di farlo.
Da varietà autoctone nascono quindi vini “estrosi” ed in un certo senso unici (parlo per quanto mi è capitato di assaggiare in questa occasione), che in alcuni casi si muovono scaltri sul filo di un difetto inteso però come particolare caratterizzante (pensate a rughe, nei, nasi adunchi…), e che rappresentano un singolare mix di rispetto ed interpretazione personale della tradizione enoica abruzzese.
TERRE DI CHIETI IGT PECORINO 2021: un vino che, passatemi il termine, si propone come “sputtanatamente” esotico (dal mango alla papaia passando per il frutto della passione, la frutta tropicale ce la trovate tutta), con un inserto vegetale “Sauvignon style” neanche poco evidente e qualche dolcezza di miele.
Davvero lontano dalla mia personalissima idea di Pecorino ma di grande fascino per quel pubblico che cerchi qualcosa di “easy” da condividere in allegria.
Quasi stona quella sapidità profonda che, in questo vino, rappresenta forse l’unica nota veramente territoriale.
VINO ROSSO “IL BASTARDO DEL BORGO” 2021: un blend di quasi 50 parti di Montepulciano cui l’alleanza di Syrah, Sangiovese e Merlot cerca di smussare le innate spigolature.
Gioca sul frutto ciccione e maturo, l’amarena ed una mora alla quale non mancano neppure i rovi si lasciano accompagnare da un leggiadro colpo di spezia nell’intento, quasi perfettamente riuscito, di coprire un’idea di selvatico che rende più interessante un naso altrimenti troppo scontato e piacione.
Sorso fresco e morbido con un bel grip tannico ed una vegetalità che improvvisamente sembra rialzare la testa regalando al vino una sorta di doppia personalità che lo rende assolutamente poco anglosassone ma…
Assaggiatelo!
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “12” 2018: “12” come i mesi di un legno cui partecipa anche una barrique whisky.
70 parti di Montepulciano e 30 di Syrah per un naso assolutamente fuori schema!
Nell’atmosfera profondamente fumè farete un po’ di fatica a vedere la frutta rossa matura, più facile individuare dolcezze di spezie (vaniglia) e tabacchi ad accompagnare morbidezze cioccolatose.
Sorso morbido e tannini levigati, ben rispondente all’olfatto.
Da bere con…
…chi e cosa volete ma, personalmente, non ci accosterei nulla che non sia sigaro o cioccolata.
Esempio evidente di quella frase: “Se piace anche a Te…”
A proposito: le etichette sono davvero uniche!
MASTRANGELO
Siamo a Loreto Aprutino, dove dal 2000 è iniziato l’oggi di un’Azienda con alle spalle una antica tradizione famigliare.
12ha coltivati a pergola abruzzese e dedicati ai vitigni del territorio.
TERRE DI CHIETI IGT PECORINO “NUNTIUS” TENIMENTI DEL GRIFONE 2021: un’interessante nota selvatica introduce ad agrumi (cedro), intensità di erbe aromatiche, dolcezze di frutta bianca (ma, ahimè, pure tropicale) e graffi minerali.
Sorso che, ampio, fresco e di sapidità ben accordata, racconta un lungo finale.
TREBBIANO D’ABRUZZO DOC “L’ORO DEL CARDINALE” TENIMENTI DEL GRIFONE 2017: profuma di glicine ed è fresco di lemongrass ed uva spina, piccante (davvero piccante) di zenzero e pepe bianco, minerale ma…
…Peccato che il legno spinga un pochino troppo amplificando le dolcezze di miele d’acacia ed il calore delle messi al sole e releghi davvero in un angolo quelle amaritudini di erbe di campo che vorrebbero dire la loro.
Il sorso è comunque una lama, affilata dalla freschezza e dagli affondi citrini e quella sua sapidità davvero marina fa piacevolmente dimenticare quanto detto del legno a proposito dell’olfatto.
Da riassaggiare.
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “LA RISERVA DEL VICARIO” TENIMENTI DEL GRIFONE 2018: naso ciccione e cardinalizio che però insiste forse un po’ troppo sulla frutta matura (quasi marmellata in realtà).
Se però avrete la pazienza di scavare troverete una complessa platea di spezie che, partendo da dolcezze di cannella e chiodi di garofano e passano per il pepe in grani, Vi porta a piccantezze orientali di curry.
In bocca comunica calore e sostanza, fresco il giusto insiste sull’intensa sapidità e cede infine il fianco a dolcezze cioccolatose che i pur fitti tannini non riescono a gestire completamente lasciandoci con l’idea di un vino un po’ troppo piacione per essere un Montepulciano (ma tenete conto che io sono uno “old style” cui piacciono spigoli ed essenzialità).
TENUTA ANTONINI
Un’Azienda giovanissima ma con una storia che potremmo definire “circolare” e che racconta di quattro generazioni e di una passione mai sopita.
Siamo a Torano Nuovo (TE), lì dove le Colline Teramane rappresentano il naturale trait d’union tra la montagna e l’Adriatico.
TREBBIANO D’ABRUZZO DOC 2022: affatto banale propone un bel mazzo di fiori bianchi ed una alzata di frutta fresca prima dello sprint finale dedicato a vegetalità di sambuco.
Sorso fresco e sapido che segue l’olfatto allungandosi su note d’agrume verde.
ABRUZZO DOC PASSERINA 2022: dovrei dirVi del gelsomino e della pesca bianca ma quell’esoticità che sa di Sauvignon azzera tutto.
Sorso gradevole e pulito, di misurato equilibrio tra freschezza e morbidezze finisce coerentemente all’olfatto.
Un po’ troppo femminile per i miei standard.
ABRUZZO DOC PECORINO 2022: frutta esotica a parte (ahimè ce n’è pure parecchia), propone un quid di agrumi, dolcezze vanigliate ed una bella nota di tè verde.
Sorso succoso, decisamente sapido e di bella freschezza con un buon allungo tutto dedicato alla frutta e ravvivato da leggere piccantezze.
VINO BIANCO “24 CARATI” BIANCO 2022: “24” è la somma dei 12 mesi in legno (tonneau) e dei 12 in acciaio trascorsi da questo blend di vitigni a bacca bianca (che per quasi metà è Trebbiano) prima di finire in bottiglia.
Inizia con il bergamotto, poi l’albicocca, poi l’ananas (sic) e vegetalità di fieno ed erbe di campo, un pochino di sambuco ed un accenno gessoso.
Morbido, fresco e carezzevolmente sapido, aggiunge ai richiami fruttati dolcezze di spezia (vaniglia) e chiude delicatamente ammandorlato.
CERASUOLO D’ABRUZZO DOC 2022: affatto complesso, gioca sulla bella lotta tra ciliegie e fragole ed azzarda qualche spunto di geranio.
Sorso gioioso e beverino, onestamente fresco e parimenti sapido, ripropone le dolcezze fruttate dell’olfatto aggiungendovi un pizzico di pepe.
Più che moderno direi modaiolo.
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC 2022: il 40% della massa trascorre qualche mese in tonneau ed il risultato è un naso che rimanda a succosa frutta scura (more ed amarene), un po’ di terra, un po’ di china, il giusto di spezie (scure ma pure dolci) ed una bella nota di camino spento.
Sorso forse un po’ rustico ma sostanzioso, con tannini leggermente arruffati che, di comune accordo con una bella macinata di pepe e la leggera nota balsamica, stemperano l’eccesso di vaniglia.
Davvero un bel vino quotidiano.
VINO ROSSO “24 CARATI” 2020: 80 parti di Montepulciano (il cui 40%, anche in questo caso, si riposa un po’ in tonneau) e 20 di Merlot.
Naso signorile nel proporre dolcezze: di ciliegia, di prugna, di tabacco, di spezie…
Ed appena un quid balsamico a rinfrescare
Sorso opulento a marcare eccessivamente un frutto che in bocca s’è trasformato in confettura.
Cremoso e rotondo rimarca le dolcezze olfattive azzerando quasi l’apporto di una liquirizia che sembra quella delle girelle.
Personalmente amo i Montepulciano “scarnificati”, ridotti all’osso e questo lo trovo esageratamente femminile, pomposo e “uozzamerica”, ma sono sicuro che a molti piacerà.
VIGNAMADRE FAMIGLIA DI CARLO
La Famiglia Di Carlo è legata a filo doppio con il mondo del vino e questa nuova avventura a nome “VIGNAMADRE” non è che l’ultimo capitolo di una storia lunga 200 anni.
Il nome evoca un senso di appartenenza alla terra ed i risultati sono frutto di una ricerca e di un rispetto per l’ambiente che va avanti sin dal 1991.
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “TERREUM 91” BIOLOGICO 2021: in questo Montepulciano gli 0.3g/l di solfiti si leggono ZERO.
E questo “ZERO” il naso lo legge come un sottofondo “di pollaio” che fa da legante tra la dolcezze l’intensità della frutta rossa matura, la spolverata di spezie e la sottile nota vegetale.
Il sorso ripropone il frutto ed un pelo di alcol che mette quella ciliegia sotto spirito, un tannino grippante ma educato ed un finale fresco ed agrumato.
Una beva interessante, rustica forse, di sicuro temeraria nel percorrere in precario equilibrio l’affilato crinale del difetto.
Interessante e…da ri-assaggiare.
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOP “BECCO REALE” BIO 2018: il naso è una bagarre di balsamicità e profondità terragne, c’è quel tocco di selvatico del cuoio, ci sono schegge di grafite, forse quel goudron di cui ai francesi piace riempirsi la bocca.
E c’è naturalmente il frutto, nero, maturo, presente.
Al sorso è il frutto a battere il piede scandendo un ritmo che lo vede alternarsi con l’incedere di un tannino grippante ma educato ed una bella nota di camino.
Beh, tanta roba!
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC “NOBU 1830” RISERVA 2021: 8 mesi di anfora e cemento per un naso che colpisce al mento con una profonda nota di after-eight e poi carezza con dolcezze di confettura di frutti rossi ed una delicata speziatura di vaniglia.
In bocca entra morbido ed avvolgente circuendo il palato con leggerezze di spezia e caffè, riempiendolo con la sostanza del frutto e rinfrescandolo con la bella spinta tannica.
Visto il cemento mi sarei aspettato un po’ più di sprint (e per questo lo pongo un bel gradino sotto al precedente), ma mica è robetta!
TERZINI
Tre lustri di storia ed una ventina di ettari in quel di Casauria.
Tradizione nei vitigni e nella forma d’allevamento.
Ampia la scelta di etichette, a soddisfare sia l’immediatezza che la riflessione.
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOP “DUMÌ” 2021: rosse le rose, bianche le gardenie, nere le ciliegie ed una balsamica atmosfera di tabacco e liquirizia a rinfrescare una parte terragna profonda e ben presente.
Sorso dalla beva succosa, delicato nella proposta tannica, non particolarmente lungo ma piacevolmente amaricante.
LA SICILIA
FAZIO
La Famiglia Fazio coltiva la vite sulle pendici del monte Erice da quattro generazioni.
Progressivamente virati alla conduzione integrata, nel corso degli anni hanno anche abbandonato progressivamente i vitigli internazionali per focalizzare la produzione sui vitigni autoctoni autorizzati in quella DOC Erice che, ultima nata tra le denominazioni dell’Isola, è riuscita a portare una ventata di novità in un Territorio conosciuto quasi esclusivamente per il Marsala.
ERICE DOC GRILLO “AEGADES” 2021: il naso è inizialmente intensamente vegetale, fresco di orto, vira poi sulla frutta bianca (susina e melone invernale) e propone infine leggere tostature di frutta secca in una atmosfera di profonda mineralità.
Sorso fresco e di marina sapidità che s’allunga d’agrume con luminosi spot di nocciola e mandorla.
TERRE SICILIANE IGT BIANCO “ANIMA SOLIS” 2021: Catarratto e Zibibbo a mezzi.
Ti irretisce con le dolcezze proponendo mela matura e pasticceria di zucchero a velo e fior d’arancio, finta con grassezze d’arachide e colpisce duro con la salvia.
Sorso di sportiva eleganza, con freschezze e dolci rimandi sugli scudi per una beva di ampie suggestioni, ruffiano ma…non solo.
ERICE DOC MULLER THURGAU 2021: che ci farà ‘sto svizzero in un’isola che è quasi Africa?!
Profuma di magnolie e gelsomini ma la sostanza è di quella frutta secca che davvero mixa le mandorle della Trinacria con il calore del Continente Nero.
Poi sono dolcezze di cedro candito e freschezze di erbe aromatiche.
Ed il sorso ha la freschezza di un Erice che ha quote altoatesine ed una sostanza ciccciona che in quell’arachide mixa sale a dolcezze.
Sorprendente (ed è poco)!
TERRE SICILIANE IGT ROSSO “ANIMA SOLIS” 2021: Cabernet Sauvignon, Merlot e…Nero d’Avola: bordolese ma…anche no.
Fruttaio e legni usati lavorano ai fianchi una frutta rossa che da matura diventa confettura ed accompagna dolcezze di vaniglia e cioccolato.
Sorso goloso, fresco ed avvolgente che il residuo zuccherino rende piacione e che il sapido allungo ravviva e rende più interessante.
ED ORA?
Ora brevissima pausa di riflessione, il tanto che serve a riordinare le idee e prepararmi ad un Marzo che si preannuncia davvero scoppiettante dal punto di vista degli Eventi enoici.
Nel frattempo approfondirò alcune cose e romperò le scatole a qualche Produttore.
È uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo.
Stay tuned.